Nella notte di sabato
14 giugno un aereo militare che trasportava 49 soldati dell’Esercito
ucraino, viveri e munizioni destinati a sostenere lo sforzo militare di
Kiev nell’Est del Paese è stato abbattuto dalle forze filorusse mentre
effettuava una manovra di atterraggio a Novohannivka, 20 Km a sud-est di
Lugansk, una delle roccaforti dell’insorgenza separatista, causando la
morte di tutto l’equipaggio. L’attacco, avvenuto presumibilmente con un
missile anti-aereo spalleggiabile, ha inflitto un altro duro colpo alla
campagna antiterrorismo che il governo ucraino ha lanciato a partire dalla
fine di aprile e ha rappresentato un’ulteriore conferma delle notevoli
capacità militari dei ribelli filorussi.
La tensione tra la Russia e l’Ucraina è resa ancor più grave
dall’acquisizione, da parte delle milizie anti-governative, di 3 carri
armati, la cui provenienza è tutt’ora incerta, che lo scorso 13 giugno
hanno transitato l! ungo il confine ucraino e successivamente sono entrati
a Donetsk. A questo proposito, la Russia è stata accusata da di Kiev,
Bruxelles e Washington di essere responsabile della fornitura dei carri e
di altri sistemi d’arma complessi ai separatisti al fine di alimentare
l’insorgenza nella regione del Donbass. In un simile contesto di
instabilità e incertezza, la proposta di un cessate il fuoco unilaterale
avanzata dal Presidente ucraino Petro Poroshenko sembra costituire un
segnale distensivo che potrebbe scongiurare un’ulteriore recrudescenza
degli scontri. Tuttavia, sui già difficili rapporti tra Kiev e Mosca pesa
anche la questione del gas che pare aver messo a dura prova le volontà
negoziali dei due governi.
Infatti, i colloqui di pace avvenuti a Bruxelles hanno subito una battuta
d’arresto dopo che la Russia ha annunciato di essere pronta ad interrompere
i rifornimenti di gas a Kiev a causa del mancato rispetto della scadenza
del 16 giugno per il pa! gamento del debito con Gazprom. Qualora l’Ucraina
non accettasse le condizioni economiche proposte da Gazprom, ci potrebbero
essere rischi per l’approvvigionamento energetico ai Paesi dell’Europa
Centrale e Meridionale, compresa l’Italia, il cui flusso gasifero passa per
le condotte transitanti dall’Ucraina. Tale situazione è resa ancor
più preoccupante a causa dello stallo per la costruzione di South Stream,
gasdotto che servirebbe a bypassare il territorio ucraino e garantire la
sicurezza energetica europea, dovuto alle divisioni interne al fronte di
Bruxelles. Il rischio, dunque, è che l’Europa possa dover affrontare una
nuova crisi di approvvigionamento come quelle del 2006 e del 2009.
Fonte CESI. Newletter 149.
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