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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

venerdì 19 aprile 2024

Sergio Benedetto Sabetta. L'Europa nell'Attuale conflitto Globale

 

L’ EUROPA  NELL’ATTUALE  CONFLITTO  GLOBALE

Ten. cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto  Sabetta

         Dopo due anni di conflitto in Ucraina si manifesta sempre più in termini geo-strategici la rete di alleanze e le tensioni nelle faglie che dividono le varie placche in cui si è suddiviso il globo, seguendo sia gli interessi economici dei vari attori che le culture nate dalla storia delle singole comunità.

            Gli USA  hanno più volte chiaramente fatto intendere la loro volontà di non superare una certa soglia nel coinvolgimento in Ucraina, un fronte secondario rispetto al Pacifico, all’Oceano Indiano e al Medio Oriente, richiamando gli alleati europei ad un loro maggiore coinvolgimento.

            Il Congresso, con le forniture di armi a Kiev sempre più limitate, a dicembre ha negato ulteriori finanziamenti, mentre si è entrati nell’anno delle elezioni dove si evidenziano i contrasti sempre più duri all’interno della Nazione.

            D’altronde il conflitto armato si è allargato dallo scorso ottobre al Medio Oriente, dal Mar Rosso alla Siria, Iraq e Libano, mentre tensioni sempre crescenti si accumulano nel Sud America, dove il Venezuela minaccia di occupare territori della Guyana ricchi di giacimenti di idrocarburi e gas ed il Brasile simpatizza con la Russia.

            La diplomazia russa a sua volta cerca una sponda, con la visita di Putin, negli Emirati Arabi e nell’Arabia Saudita, mediando con l’Iran, un fronte che mette in difficoltà gli USA mentre la Cina aumenta la pressione su Taiwan (16, Putin negli Emirati e a Riad: offensiva su petrolio e alleanze, il Sole 24 Ore, 7/12/23, n. 337), con la Turchia che mira a ricostituire una propria sfera di influenza in Medio Oriente sulle orme dell’ex Impero Ottomano.

            L’Europa in questo scenario risulta piuttosto in difficoltà, a sua volta l’Italia l’unico Paese del G7 a firmare un’intesa con la Cina per la Via della Seta nello scorso dicembre ha annunciato ufficialmente la sua uscita  alla scadenza nel marzo 2024.

            Se gli strateghi americani saldano il Quad (intesa India, Australia e Giappone) con la NATO per il contenimento delle ambizioni della Cina, in Europa la Germania, principale attore al centro del Continente e fortemente impegnata economicamente in Cina è in difficoltà, sia in termini finanziari che industriali, rischiando la tenuta sociale in caso di crisi (265, G. Cristini, La Germania teme per la tenuta del fronte interno, in La Guerra Grande, Limes, 7/2022).

            Questo comporta un atteggiamento ondivago della Germania, abituata dal dopoguerra  a concentrarsi sui soli aspetti economici, tralasciando quelli geo-strategici di competenza anglosassone, con sfumature francesi.

            Emerge una “vaghezza dell’Occidente collettivo, né occidentale né collettivo” (11, Editoriale Storia dell’Ucraina, in Lezioni Ucraine, Limes, 5/2023), quando vi è una perdita del senso del pericolo che scatta alla terza generazione di non-guerra, con la perdita della memoria viva dei reduci, aggravata dall’attuale appiattimento mediatico del social in un chicche riccio da osteria come sottolineava Umberto Eco.

            La crisi di identità strategica di Berlino, dove solo un giovane su dieci sarebbe pronto a difendere la patria, evidenzia ulteriormente la faglia Est-Ovest (147, G. Mariotto, La Germania inerte, in Il Bluff globale, Limes, 4/2023).

            La crisi del modello neoliberista nato con la fine della Guerra Fredda per cui vi è la sacralità dei mercati e del libero commercio ha condotto al recupero della visione ha miltoniana, dove l’intervento dello Stato a supporto dell’innovazione e della politica industriale è fondamentale per mantenere la superiorità USA a livello mondiale, con particolare riferimento alla Cina.

            Contrapposto al precedente approccio di   Hamilton nella sostituzione del modello neoliberista vi è quello protezionista nazionalista trumpiano, dove l’obiettivo degli Stati Uniti non è proteggere i mercati mondiali ma quelli nazionali, una visione molto popolare negli USA che si affianca all’idea dei progressisti di una semplice autosufficienza USA.

            In Europa si è affermata la pratica del green equity, che concentra l’attenzione sulle politiche sociali, usando la politica industriale solo quale strumento, indipendentemente dalle problematiche economiche e di competitività tecnologica, dei massimalismi che possono portare all’aggravarsi della frammentazione europea con una ulteriore perdita di rilevanza politica ed economica nello scacchiere mondiale, divenendo delle semplici pedine (123, R. D. Atkinson, Il mondo deve restare americano, in Il Bluff globale, Limes, 4/2023).

            Nell’incapacità odierna di definire una visione dell’Europa che non si riduca al puro aspetto economico o di una serie di diritti amorfi, onnicomprensivi ma non adatti a definire una identità, l’Occidente europeo viene ad avere una conflittualità interna, specchio delle tensioni mondiali, tirato da opposto interessi e arrotolato in confuse idee, problematiche emerse con forza dall’attuale conflitto mondiale ( F. Cardini, La deriva dell’Occidente, Laterza ed. 2023).

            La necessità del recupero comunitario di quella che Cardini chiama della “cultura del limite”, un “cambio di indirizzo” a cui preparare le future generazioni, nella ricerca “di un incremento nei campi dell’autocontrollo, della solidarietà, della sobrietà e della disciplina”(110, Cardini Cit.), come già si discute in Francia in una possibile riforma del settore scolastico.

APPENDICE

            Dopo un secolo si ripresenta un ciclo geo-strategico come nell’inizio del ‘900, acquista pertanto un particolare interesse storico il racconto breve  di Leonida Andreief “Colloquio notturno” scritto nel 1915, in cui si immagina un confronto tra Guglielmo II e un soldato belga prigioniero, professore di diritto di origine russa ed ex rivoluzionario, in una notte dell’estate del 1914 durante l’invasione del Belgio.

            Nel dialogo emerge l’animo russo, la difficoltà di distinguere tra il bene e il male nella loro sovrapposizione, un fatalismo sui destini umani nella durezza della quotidianità, ma anche il dispotismo che consegue dalla volontà di potenza.

            Fino a quello che Guglielmo chiama “sentimentalismo a buon mercato della vecchia stupida Europa ipocrita che è uscita di senno per la vecchiaia e lo stravizio”, per questo verrà soppressa dallo stesso imperatore.

            Nel colloquio vengono evidenziati tre grandi significazioni:

“L’amoralismo filosofico tedesco. La mostruosità del problema della guerra. I valori sociali nella pratica e nella teoria”.

            Interessante è una pagina del diario  personale di Andreief del 1914, relativa alla sera del 15 agosto quando il fratello di Leonida improvvisamente arriva a casa per un rapido saluto, deve raggiungere il fronte, è qui solo per un’ora, verso mezzanotte sarà a Reval dove con un treno proseguirà, il fratello gli chiede “Per dove? Egli sorrise come si sorride in simili casi: certo, laggiù, al di là di Varsavia. Proprio nell’incendio. Così fra un’ora egli raggiungerà questo grigio militare che va verso Varsavia. Non si sarebbe voluto parlare, ma condurlo per la casa, per il giardino, da tutta la nostra gente, perché salutasse tutti perché vedesse tutti, e non consolarlo ma dirgli : Andriuscia,  dunque è molto possibile che ti uccidano : guarda come si battono laggiù, …”

mercoledì 10 aprile 2024

Le idee ucraine sulla Russia


 Fonte LIMES, Rivista Italiana di Geopolitica 3/2023

sabato 30 marzo 2024

22 Febbraio 2022. il Mondo Cambia

 


Fonte: LIMES, rivista di geopolitica, n.4 del 2022.

 

La carta da una idea della situazione a fine aprile 2022 come “’operazione” russa in Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022,  nella incredulità generale nell’Occidente ancora avvolto nella nebbia geopolitica in Europa orientale, non si stia rilevando un successo. L’Ucraina è presentata a tre colori, il verde l’Ucraina occidentale, il rosa l’ucraina orientale. In giallo i territorii che la Russia dal 2014 ad oggi ha conquistato bell’indifferenza occidentale. 1) Repubblica popolare di Luhans , 2) repubblica popolare di Donec’k, Crimea, annessa senza colpo ferire nel 2014, e la Transnistria, ove è stanziata dalla caduta della URSS la XIV Armata Sovietica, ora russa. In Viola i territori che sono stati conquistati e controllati durante l’”operazione”, con indicate le direttrici di avanzata. Per Putin, che è al potere dal 31 dicembre 1999 è un semplice passaggio sulla via per ridare alla Russia un ruolo mondiale. Al suo interno ha trovato l’appoggio del Patriarca Kirill, capo della chiesa cristiana ortodossa che nutre sentimenti e considerazioni sull’Occidente veramente curiosi: per il Capo ortodosso l’Occidente sta deviando o ha già deviato dalle leggi naturali stabilite da Dio ( un altro della lunga serie che parla a nome di Dio) “il tutto banalizzato in una isteria secondo la quale in Occidente ci sarebbe di fatto un test per provare la propria lealtà al potere, una sorta di passaggio indispensabile per entrare in un mondo di sola apparente “libertà”, un mondo “felice” un mondo di consumi eccessivi.”[1] E in che cosa consisterebbe questo test? La prova è molto semplice ed allo stesso terrificante: una sfilata del Gay Pride.[2]

Su queste basi, si continua, Per Kerill Putin è “ un dono di Dio”. “Basta leggere il discorso dai toni apocalittici pronunciato dal patriarca il 6 marzo 2022 “ Quello che sta accadendo oggi (…)non è solo questione di politica (…) ma di salvezza dell’uomo, del suo posto alla destra o alla sinistra di Dio Salvatore, che viene nel mondo come Giudice e autore della creazione”[3] In un paese dove il Capo dello Stato è al potere da venti anni, e ci starà fino al 2036 se non farà un'altra legge che prolunga la permanenza, in cui vige una legge che chi “dissente” prende 15 anni di galera, si può ascoltare di tutto dai parti dei Capi Civili e Religiosi. Ma ancora non siamo sotto il loro potere, anche se notevoli sforzi sono stati fatti  da molto leaders occidentali per creare le situazioni russe e quindi ancora qualche barlume di desiderio possiamo esprimerlo. IL primo desidero è quello di capire ed essere informati, ma non in modo diretto, ma di sapere chi sta con chi, chi è pagato per, che cosa si vuole per la nostra comunità. Tutti voglio il bene del popolo, iniziando da Dio e dai suoi intermediari, per passare ai leaders politici ed economici. In realtà ci stiamo sempre più impoverendo sia moralmente che materialmente, senza un futuro, con la guerra in casa, con la disinformazione costante in un diluvio di notizie, sempre più soli. Una geopolitica che ci chiama a delle sfide, ma vedendo la cartina dell’Ucraina occorre ben ponderare il proprio agire, in quanto per anni abbiamo visto un “fair play” delle democrazie nei confronti di un Putin che nella sua parobola ventennale è arrivato al tragico errore di ogni dittatore: una guerra tanto insensata quanto in definitiva criminale e dalla quale rischia di uscirne stritolato. Ci sono voluti 6 anni di guerra per sconfiggere il Nazismo; ci sembrava che il mondo avesse appreso la lezione.



[1] Giuseppe Sacco, Perché Putin non crede più nell’Occidente, in LIMES, , Il Caso Putin, n.4/ 2022. Pag. 107.

[2] J.B.Poulle, La guerre sainte de Poutine, Le Grand Continent, marzo 2022. Cit.

[3] Giuseppe Sacco, Perché Putin non crede più nell’Occidente, cit.

martedì 19 marzo 2024

Rivista QUADERNI, Anno LXXXIV, Supplemento XXXI, 2023, n.4, Ottobre - Dicembre 2023, 30° della Rivista


la Rivista può essere chiesta a: segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org


 

lunedì 18 marzo 2024

Terrorismo La Minaccia jihadista in Italia ed In Europa. Nota

 Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica Relazione 2023

La Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza della Repubblica, che ogni anno entro il 28 febbraio, deve essere presentata al Parlamento e quindi ai cittadini italiani  riflette diversificata gamma alla sicurezza nazionale, che dalla prospettiva dell’intelligence, sono state alla prioritaria attenzione nel corso del 2023. La Relazione poi evidenzia le principali direttive di intervento lungo le quali gli Organismi informativi  hanno operato a tutela degli interesse nazionali in aderenza ai principi costituzionali.

La Relazione tratta nel  terzo capitolo del terrorismo jihafista sia in Italia che in europa, nel quadro generale della minaccia di questo genere  a livello globale trattata nel secondo capitolo

 Segue poi un ampia gamma di informazioni infografiche. utili per comprendere l'entità del fenomeno

La Relazione è disponibile sui siti governativi e può essere chiesta alla Emeroteca del CESVAM alla email: centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

sabato 9 marzo 2024

Politica Militare russa e invasione dell'Ucraina

 

Antonio Trogu

Nel 2022 la situazione geopolitica  in Europa si e’ modificata, e l’auspicata integrazione della UE nel centro del continente con una transizione post-sovietica ad est e’ al momento in bilico. Nel marzo del 2014 l’annessione alla Russia della Crimea, che dal 1954 era parte dell’Ucraina , ed il conflitto nel Donbass hanno messo in forse quelli che erano i confini post-sovietici ed hanno portato all’invasione della Ucraina.

Negli ultimi anni prima dello scoppio del conflitto ucraino, vi e’ stata una crescente  propensione filo occidentale di molti paesi ex sovietici che ha creato forti tensioni con la Russia anche perché si sottraevano  al privilegiato rapporto politico economico e questo andava contro al progetto di unione euroasiatica.

La nascita di un governo ucraino dichiaratamente antirusso e filo occidentale confinante con la russia andava contro l’idea di spazio post sovietico a guida russa.

All'alba del 24 febbraio 2022 il presidente russo Vladimir Putin ha dato l'ordine di invadere l’Ucraina, decisione presa poco dopo il riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass situate in territorio ucraino, Donetsk e Lugansk, e l'invio di truppe con la motivazione ufficiale di un’iniziativa di peacekeeping. Questo nonostante il Memorandum di Budapest in accordo del quale in cambio del disarmo nucleare dell’Ucraina, la Russia prometteva di rispettare i suoi confini internazionalmente riconosciuti. Dunque anche la Crimea era riconosciuta dalla Russia stessa come parte del territorio sovrano ucraino.

Gli Usa (Bill Clinton) e Regno Unito (John Major) diedero la garanzia internazionale di vigilare sulla inviolabilità dei confini dell’Ucraina. La stessa formula venne applicata anche a Bielorussia e Kazakistan. Essendo un memorandum e non un trattato, non era legalmente vincolante. Ma era comunque un impegno formale e scritto.

La Russia ha invaso l'Ucraina con circa 150.000 soldati; prima dell'invasione, manteneva circa 30.000 soldati nelle aree dell'Ucraina occupate dal 2014. Nel settembre 2022, il governo russo ha chiamato 300.000 riservisti al servizio militare attivo per sostenere la guerra in Ucraina. Nel novembre 2022, il presidente PUTIN ha firmato un decreto che consente ai russi con doppia nazionalità e a quelli con status di residenza permanente in paesi stranieri di essere arruolati nell'esercito per il servizio militare.

La Bielorussia, dalla quale Putin cerca di avere un supporto militare, anche non partecipando al momento con proprie truppe,  è nella realtà parte in causa nel conflitto,  ad ottobre dello scorso anno ha autorizzato il transito delle forze russe dirette nella parte nord dell’Ucraina confermando così di essere  un Paese satellite della Federazione Russa.

Il 10 Ottobre 2022, secondo quanto  riferito dal presidente bielorusso Lukashenko, i presidenti di Russia e Bielorussia hanno concordato lo schieramento di un gruppo regionale congiunto di truppe, Russe e Bielorusse, al confine con l’Ucraina. Il timore dell’Ucraina riguarda la possibilità che il confine settentrionale diventi porta di accesso per le forze russe costringendo così lo spostamento diparte delle forze ucraine a nord.

Altro aspetto da sottolineare riguarda il referendum farsa, non riconosciuto dall’occidente, che ha modificato la Costituzione cancellando lo status di Paese non nucleare e permettendo il dispiegamento di armamenti nucleari sul proprio territorio.

Putin ha bisogno di truppe in una fase delicata dal conflitto e potrebbe attingere da quelle dell’alleato a lui più vicino ed a lui subordinato ma occorre considerare che il conflitto in Ucraina tra i bielorussi non è popolare, come del resto in seno all’opinione pubblica non è affatto popolare lo stesso Lukashenko, che ha superato l’ondata di proteste successive alla presidenziali del 2020 solo grazie all’aiuto di Mosca.

A quasi un anno dall’inizio del conflitto, quella in Ucraina sembra essere sempre più una guerra di logoramento, la Russia si trova in una fase delicata del conflitto, quella che avevano ipotizzato essere una operazione veloce si è rivelata un pantano con l’offensiva bloccata ed una ingente perdita di uomini e mezzi.   Sebbene la scarsità di rifornimenti e munizioni stia ostacolando in modo decisivo l’avanzata delle forze russe, Putin non dà segni di voler scendere a compromessi.

Anche la politica interna della Russia ha avuto un cambio di passo, con gli emendamenti alla costituzione approvati nel 2020, consentono un secondo mandato consecutivo di 6 anni per il presidente eletto direttamente con voto popolare a maggioranza assoluta. Inoltre per le elezioni presidenziali del 2024 i precedenti mandati presidenziali non vengono considerati. Questo vuol dire che l’attuale presidente, Putin , potrebbe essere rieletto fino al 2036.  

 (aggiornamento sinossi Modulo 8 Politica Militare Comparata)

 

 

 

giovedì 29 febbraio 2024

Sergio Benedetto Sabetta. Essere Nazione

 

To apeiron, ovvero l’essere “indefinito”

Riflessi sull’identità nazionale

 

Te. Cpl. Art. Pe. Sergio  Benedetto  Sabetta

 

“ Il termine ellenico to apeiron non significa solo infinitamente lungo/grande, ma anche indefinibile, complesso al di là di ogni ragionevolezza, ciò-che-non-può-essere-gestito” ( David Foster Wallace – 39- Tutto di più, Codice ed.)

 

 

         Osserva Cardini che nella cultura vi è un trend con una “concentrazione qualitativa ma forte diminuzione qualitativa di chi detiene una preparazione medio – alta, proletarizzazione culturale in fortissimo aumento, crescita dell’alfabetismo di ritorno e della de mobilitazione intellettuale” (109), che si accompagna ad una “generale tendenza alla sparizione dei ceti medi e alla proletarizzazione delle “moltitudini”.

         In questa mancanza di un’idea di Occidente vi è il disperdersi senza indirizzo, privi di una “cultura del limite” che ne costituisca il contenitore, se, come sottolinea Edward O. Wilson, “all’interno dei gruppi gli individui egoisti vincono sugli altruisti”, ma è “tra o gruppi quelli che contengono altruisti vincono su quelli che formati da egoisti” ( 79).

         Vi è pertanto la necessità di un equilibrio fondato su un’idea riconosciuta di Occidente con i suoi valori identitari.

         Bauman parla di una “decostruzione della morte” e di una parallela “decostruzione dell’immortalità”, in cui ad uno spostare l’attenzione sulle cause della morte, che diventano comunque evitabili e razionalmente aggredibili, si contrappone un annullamento dell’idea di eternità, in un presente fatto di momenti, dove non vi è più distinzione fra transitorio e duraturo, dove la storia e l’eterno, il prima e il dopo vengono a volatilizzarsi.

         Viene annullata la distinzione tra il presente dell’uomo e l’infinito di Dio, nella confusione che si crea cessa il concetto di futuro, il ponte tra presente e infinito luogo d’incontro tra la finitezza umana e la sua coscienza della divinità, nel volere ridurre tutto al presente al futuro prossimo si vuole negare la probabilità di un infinito immanente e causale sui destini umani, trasformandosi l’insieme in un “indefinito” privo di freccia temporale.

         La scissione che è avvenuta tra mente e corpo a partire da Descartes ha favorito le “decostruzioni” indicate da Bauman, la distinzione fra proprietà attribuite ai soli eventi mentali e quelle proprie degli eventi fisici ha fatto sì che il corpo, privo e staccato dalle manifestazioni di intenzionalità mentali, è stato visto come una macchina da riparare i cui guasti sono razionalmente aggredibili, fino a giungere ad un “naturalismo eliminazionalista” che superando la stessa “teoria dell’identità” ha negato l’esistenza dei fenomeni mentali autonomi dai concetti fisici ( Feigl – Place – Feyerabend), invertendo l’antico prevalere della mente sul corpo.

         Il rapporto tra mente e corpo è stato, altresì, visto in termini esterni al sistema, nei quali impulsi provenienti da differenti ambienti danno luogo a interpretazioni differenti del sistema stesso, il tutto, quindi, manovrabile completamente dal e mediante il contesto ambientale ( Putnam).

         L’intrinseca capacità della natura di elaborare informazioni comporta una complessità del sistema con una conseguente ridotta capacità di prevedibilità delle future informazioni, lo stesso vuoto tra un’informazione e l’altra  modifica e interpreta l’informazione trasmessa, ma nell’uomo vi è l’ulteriore complessità determinata dalla moltitudine di linguaggi come mezzi di trasmissione dell’informazione.

         Osserva  Lloyd che è più semplice quantificare l’informazione, come energia o denaro, che qualificarla e definirla correttamente, d’altronde l’ambiguità del linguaggio umano da elemento di disturbo del sistema diventa di per sé stesso un ulteriore mezzo espressivo, che arricchisce le possibilità di trasmissione a fronte della non conoscenza dei modi di elaborazione delle informazioni da parte della mente umana.

         Molta informazione  è invisibile senza la necessità di alcun intervento umano, se a questo aggiungiamo la logica e una certa autoreferenzialità si ottiene l’imprevedibilità delle azioni umane.

Il sogno della certezza, della prevedibilità solo presente e quindi del tutto controllabile delle nostre vite ci fornisce la certezza economica per una totalità dei consumi, in cui l’accumulo mediante risparmio per un arco di tempo incerto perde le caratteristiche della virtù invertendo i valori, d’altronde la stessa finanza ha provveduto a sbriciolare le certezze future.

         Il nostro finito costeggia senza posa l’infinito, l’unità uomo è inscatolata in infinite strutture sommariamente identiche che tuttavia variano la “risoluzione” dell’immagine su scale differenti in una proiezione indefinita del tempo, quello che può anche definirsi un “ideale a infinito interno” (Luminet - Lachiéze - Rey), in questa lotta perenne tra finito e intuizione dobbiamo occuparci non solo e tanto dell’ esistenza quanto di quello che Russell definisce una “possibilità di esistenza”, frutto di una composizione infinita di trasformazioni infinitesimali.

         Il tempo risultato del continuo cambiamento della configurazione del sistema viene da noi percepito in funzione della nostra posizione nel sistema che ci comprende, la somma dei nostri diverso “Adesso” in cui la nostra esperienza è immersa crea le varie probabilità che possiamo percepire (Barbour), ma noi tendiamo a vivere nel qui ed ora quale risultato di una causalità orizzontale della totalità delle cose, così che per noi le cose non diventano ma sono.

         Viene, pertanto, negata la probabilità degli eventi per un immanentismo totale senza futuro, ma anche senza la possibilità del rischio della morte e dell’impotenza che diventa antieconomica e quindi da negare, ogni azione umana viene così imperniata nella negazione della possibilità del cessare, nell’ esistere di un continuo presente che rinasce quale idea ad ogni costruzione dell’uomo, da quella economica a quella giuridico – sociale e quindi politica.

         Vi è pertanto uno scollamento sul sentimento di identità nazionale, la Nazione quale società degli antenati legata ad un territorio tra passato e futuro, questa viene a sciogliersi in una globalità indefinita, nell’interstatualità di un internazionalismo obliquo e indeterminato, nella cui generale incertezza rientra anche il problema demografico, ridotto anch’esso in gran parte ad un puro aspetto economico individuale, non come investimento collettivo.

         In questo sciogliersi dell’identità dell’individuo nell’indefinito, utile ad un determinato modello economico, nasce inaspettatamente lo scontro, il conflitto con le diverse realtà culturali esistenti e il loro riaffermarsi anche in termini bellici.

 

Bibliografia

 

·        AA.VV., Popolazione e potere, Aspenia, 2023;

·        Z. Bauman, Mortalità, immortalità e altre strategie di vita, Il Mulino, 1995;

·        J. Barbour, La fine del tempo, Einaudi, 2003;

·        F. Cardini, La deriva dell’Occidente, Laterza, 2023;

·        L. Geymonat, storia del pensiero filosofico e scientifico, Garzanti,1996;

·        S. Lloyd, Il programma dell’universo, Einaudi, 2006;

·        J.P. Luminet, M. Lachiéze-Rey, Finito o infinito?, Cortina ed., 2006;

·        Edward O. Wilson, Le origini profonde delle società umane, Raffaello Cortina Ed., 2020.

        

martedì 20 febbraio 2024

URSS - Numero dei Gulag e loro consistenza Mappa


 Fonte Limes, Rivista Italiana di Geopolitica, n. 3/2003

sabato 10 febbraio 2024

Antonio Trogu. Paesi del Club dell'Atomo. Gran Bretagna e Francia

 

Gran Bretagna

Nel progetto Manhattan, progetto nucleare americano che portò il Paese a produrre l'atomica durante la Seconda Guerra Mondiale, furono coinvolti anche alcuni esperti inglesi, ma nel 1946 la legge Mac Mahon vietò agli Stati Uniti qualsiasi collaborazione in campo nucleare con Stati stranieri, tra cui anche gli alleati. Fu allora che la Gran Bretagna si dotò di un programma proprio, procedendo ad una serie test autonomi, dei quali il primo si registrò nel 1952. A questo fece seguito nel 1957 l'Operazione Grapple, con la detonazione della prima bomba all'idrogeno britannica. Oggi possiede 215 testate di cui 150 dispiegate, esclusivamente per uso sottomarino. Il Regno Unito è quindi la quarta potenza nucleare del mondo in termini di numero di testate possedute. Il governo britannico mantiene una flotta di quattro sottomarini con capacità nucleari in Scozia, ognuno armato con 16 missili balistici intercontinentali della serie Trident. Negli anni passati è stato avviato l'ammodernamento dell'arsenale, che dovrebbe concludersi nel 2024.

Francia

Anche la Francia fa parte del club nucleare. Il suo programma, già avviato alla fine degli anni Cinquanta, conobbe una impennata sotto la presidenza di Charles De Gaulle e il primo test, il cosiddetto “Gerboise bleue”, fu eseguito nel 1960 nel deserto dell'Algeria, il più potente mai realizzato. Dopo essersi liberato del fardello delle colonie e aver aumentato notevolmente i poteri del Presidente a spese del Parlamento, De Gaulle si concentrò su due obbiettivi: riportare la Francia al rango che riteneva le spettasse di potenza preminente in Europa ed emancipare l’Europa dall’egemonia esercitata dalle due superpotenze. Inoltre sostenne che l’Europa non avrebbe dovuto affidare la propria sicurezza agli Stati Uniti, i quali avevano ormai cessato di esercitare la funzione di “scudo” per rallentare l’avanzata comunista. La dottrina strategica di Eisenhower della Massive Retaliation non rappresentava per De Gaulle una risposta al problema della sicurezza europea, ma non trovava soddisfacente neanche la dottrina di Kennedy della Flexible Deterrent Options che prevedeva di commisurare la potenza della risposta e il tipo di Forze impegnate, all'attacco subito; il timore era che la scomparsa dell’impegno incondizionato di deterrenza nucleare statunitense avrebbe potuto invogliare l’Unione Sovietica a ingaggiare una guerra convenzionale in Europa. Nel giugno 1985 De Gaulle propose una radicale ristrutturazione della NATO per rafforzare il ruolo della Francia, creando un direttorio interno tripartito composto da USA, GB e Francia. Quando la proposta venne respinta da Washington, De Gaulle cercò allora di aumentare l’influenza francese al di fuori della NATO con il progetto Force de Frappe , forza di dissuasione nucleare indipendente basata sulle tre componenti aerea, terrestre e marittima. La prima ad essere operativa fu quella aerea (1964) su 62 bombardieri Mirage IV, la seconda componente fu quella terrestre (agosto 1971) e l’ultima fu quella marittima (dicembre 1971). L’obbiettivo principale della Force de Frappe era chiaramente politico piuttosto che militare, mirando ad aumentare il prestigio e il potere della Francia affinché essa assumesse il ruolo di terza forza rispetto alle due superpotenze e il ruolo di guida di un’Europa occidentale libera dal controllo statunitense. In seguito la Francia non ha aderito al PTBT (Partial Test Ban Treaty) ma ha abbandonato autonomamente ( a seguito di pressanti pressioni internazionali) i test atmosferici nel 1974 e nel 1992 ha firmato il trattato di non proliferazione. Oggi possiede 300 testate.


mercoledì 31 gennaio 2024

Antonio TRogu. Paesi del Club dell'Atomo. Russia

 


Il programma nucleare sovietico ebbe  inizio nel 1943, ma il primo test venne effettuato soltanto nel 1949, in risposta alla corsa agli armamenti degli USA e poi testato a Semipalatinsk, nell'attuale Kazakistan, nel 1953. Nel 1961 fu testato anche il più potente ordigno all'idrogeno mai realizzato, soprannominato proprio per questo "bomba zar". Per dare un'idea della forza sprigionata dall’ordigno basti pensare che la sua potenza raggiungeva i 100 megatoni, quella lanciata sulla città di Nagasaki non superava i 21. Per tale ordigno fu osservato un raggio di distruzione totale di 35 km.

Nella strategia militare e nel conseguente programma di armamenti che scaturiva dalla sua dottrina, l'URSS seguiva la massima leninista secondo cui “la quantità ha una qualità propria”, ad  esempio nel decennio 1977-1986 vennero costruiti 3.000 ICBM e SLBM e 140.000 missili terra-aria[1]. Alla fine degli anni Ottanta l'arsenale sovietico raggiunse il picco, con circa 45mila testate disponibili. Con la fine dell'Urss e della guerra fredda, il numero diminuì progressivamente, fino alle 7300 attuali, di cui 2800 dispiegate e pronte all'uso. In seguito al crollo dell'URSS nel 1991 per il neo costituito ministero della Difesa russo, la sfida immediata fu quella di trasferire armamenti, mezzi, attrezzature e personale dai nuovi Stati indipendenti al nuovo Stato russo. Russia, Ucraina, Bielorussia e Kazakistan, i quattro stati con armi nucleari nel loro territorio, alla fine raggiunsero un accordo per smantellare tutto l’armamento nucleare tattico e strategico nelle repubbliche non russe o il suo rientro in Russia.



[1] Fonte Military Power 1987

mercoledì 10 gennaio 2024

Carta dei Capi di Concentramento in URSS


 Fonte: LIMES  Rivista Italiana di Geopolitica, 3(2023