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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

domenica 18 gennaio 2009

Macro Regione Europa Occidentale

Articolazione

Andorra, Austria, Belgio, Eire, Francia, Germania, Italia, Lichtenstein, Lussemburgo, Malta, Monaco, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, San Marino, Spagna, Svizzera, Vaticano

Paese, Area, Popolazione

Andorra, 468, 71822
Austria, 83870, 8199783
Belgio, 30528, 10392226
Eire, 70280, 4109086
Francia, 643427, 63718
Germania, 357021, 82400996
Italia, 301230, 58147733
Lichtenstein, 160, 34427
Lussemburgo, 2586, 480222
Malta, 316, 401880
Monaco, 1,95, 32671
Paesi Bassi, 41526, 16570613
Portogallo, 92391, 10642836
Regno Unito, 244820, 60766238
San Marino, 61,2, 29615
Spagna, 504782, 40488191
Svizzera, 41290, 7554661
Vaticano, 0,44, 821



Analisi dei fattori di squilibrio della macro area
1) CONFLITTI – Con l’eccezione dei Paesi Bassi (dato non pervenuto) Regno Unito, al quale è stato assegnato un valore di parametrizzazione negativo dovuto al conflitto delle Falkland-Malvinas combattuto nel 1982 contro l’Argentina, tutti i Paesi in analisi sono stati valutati positivamente. In effetti, l’Europa Occidentale si distingue come area regionale che da ormai quasi 60 anni garantisce una duratura pace;
2) PAESI LIMITROFI IN CONFLITTO – Il parametro in questione certamente è legato al punto sopra. Infatti, se con l’accezione conflitti intendiamo, come sopra detto, una guerra fra Stati, allora è vero che nessuno di questi Paesi ha, ai suoi confini, situazioni di questo tipo.
3) RIFUGIATI – Da questo punto di vista, la macro area si dimostra assai eterogenea, il che sembra confermare quanto detto in precedenza. Non bisogna però dimenticare che alcuni di questi Paesi sono importanti nodi di transito per l’immigrazione clandestina e per la tratta degli esseri umani, come dimostra l’attenzione con cui lo United nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) guarda alla zona. Per di più, dopo il crollo dell’URSS, l’ultima guerra balcanica e l’attuale delicata situazione sullo status del Kosovo si sono sicuramente determinati fenomeni di diaspora.
4) DISOCCUPAZIONE – i Paesi presi in considerazione sono tutti parte dell’Unione Europea, quindi il parametro di valutazione è sicuramente
5) SFRUTTAMENTO DI PETROLIO, ORO E DIAMANTI – I parametri di riferimento sono tutti positivi o tendono a rimarcare l’assenza di sfruttamento di risorse.
6) AREA GEOGRAFICA – In questo caso la parametrizzazione evidenzia uno squilibrio potenzialmente interessante, specialmente se i dati assoluti vengono confrontanti in relazione alla popolazione, al numero di abitanti per chilometro quadrato e alla crescita demografica.
7) AREA FORESTALE – Con l’esclusione di Malta, per la quale il dato non è disponibile tutti i Paesi interessati hanno un valore tendenzialmente positivo.
8) FAZIONI ETNICHE E RELIGIOSE – La parametrizzazione presenta un insieme di Paesi non problematici, i cui parametri si attestano sul positivo.
9) MOVIMENTI INTERNI DI STRATI DI POPOLAZIONE – Come sopra, i parametri evidenziano una situazione del tutto positiva.
10) REGIME POLITICO – Con l’eccezione della Città del Vaticano, per la quale il valore non è pervenuto, la stabilità democratica dell’area è del tutto positiva e rispecchia i valori dell’Unione Europea.
11) NUOVI STATI FORMAZIONE INSTABILE – Come sopra, i parametri sono del tutto positivi e rispecchiano l’ormai consolidato rapporto intrastatuale del Vecchio Continente.
12) CORRUZIONE – Per quanto riguarda questo punto, tutti i parametri si attestano sull’assoluta positività tranne per ciò che concerne l’Italia e la Città del Vaticano, che presentano il parametro 0.
13) PNL PRO CAPITE – I valori assegnati rispecchiano la realtà economica dell’area analizzata con dei parametri di assoluta positività.
14) CRESCITA ECONOMICA – Per tutti i Paesi il valore assegnato dimostra l’effettivo benessere che caratterizza i Paesi analizzati.
15) FORZA LAVORO IN AGRICOLTURA – La parametrizzazione di questo fattore riporta l’assoluta positività del dato analizzato.
16) AIUTO ESTERO – I valori riportati sono indicativi dell’ampio tasso di commerci che i Paesi dell’area hanno in atto.
17) HIV/AIDS – Con l’eccezione dell’Andorra, il Regno Unito e la Città del Vaticano, per i quali manca il dato, appare evidente che tutti i Paesi dell’area sono stati fortemente colpiti. Questo elemento, chiaramente, rappresenta una grande fonte di preoccupazione, specialmente a livello sociale e per le possibili ricadute future.
18) SPESA MILITARE – I Paesi dell’area non presentano criticità dal punto di vista degli investimenti militari, anche perché inseriti nel contesto della NATO o della PfP.
19) DISASTRI NATURALI – L’area non presenta particolari fonti di preoccupazione o criticità
20) ISOLAMENTO GEOGRAFICO – Tutti i Paesi considerati sono ben collegati al Continente e tra loro.
21) INDICE DI SVILUPPO UMANO – Questo parametro è positivo per tutti i Paesi dell’area.
22) POPOLAZIONE – Il numero di abitanti, in senso assoluto, non presenta particolari fattori di rischio, ma va detto che una parametrizzazione che consideri altre variabili (superficie, PNL, risorse) può mettere in evidenza alcuni rischi.
23) CRESCITA DEMOGRAFICA – L’area, per quanto concerne la parametrizzazione adottata, cresce seguendo un trend regolare. Non si è ancora arrivati alla crescita nulla che caratterizza i cosiddetti paesi sviluppati.


Organizzazioni internazionali presenti nella macro area

L’azione delle OOII in Europa occidentale ha profonde radici storiche e non può non prescindere da esse. Le OOII presenti in territorio europeo, infatti, traggono origine dalla rimodulazione delle relazioni internazionali dopo il secondo conflitto mondiale con l’intervento sul continente delle due Superpotenze USA e URSS e soprattutto dopo lo scoppio della Guerra Fredda. Infatti, la fine delle ostilità sul continente europeo aveva posto da subito due problemi: la ricostruzione economica delle nazioni e la difesa del blocco occidentale dalla minaccia di un’espansione dell’URSS.
Per quanto riguarda la cooperazione civile ed economica, venne da subito creata l’OECE (Organizzazione Europea per l’Organizzazione Economica) - istituzione preposta alla supervisione dell’applicazione del Piano Marshall (lanciato il 5 giugno 1947) - che avrebbe rappresentato una sede importante per la collaborazione economica tra i paesi del vecchio continente. Successivamente, il 14 dicembre 1960, questo organismo si trasformerà nell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Il 28 gennaio 1949 si decise, poi, la creazione di un Consiglio d’Europa con l'obiettivo di raggiungere una maggiore integrazione tra i propri membri, sulla base di un patrimonio di tradizioni comuni, tra cui la libertà politica. L’Italia fu immediatamente invitata[1] e fu concordato che il Consiglio - con sede a Strasburgo - sarebbe stato aperto ai paesi membri dell’OECE. Lo Statuto definitivo fu firmato il 5 maggio 1949. Dieci paesi furono subito ammessi: Francia, Gran Bretagna, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Svezia, Danimarca, Irlanda e Norvegia. Successivamente aderirono altre trenta nazioni. Il Consiglio è operante ed attivo anche oggi, ma già a partire dal 1950 aveva ridotto via via i suoi compiti. Organizzazione prettamente occidentale fino agli inizi degli anni Novanta, con l’ingresso di molti paesi prima facenti parte del blocco orientale il Consiglio è diventato il maggiore strumento per sostenere la cooperazione tra i paesi occidentali e orientali d’Europa e per assicurare la sicurezza e la stabilità sul continente europeo. Il Consiglio d’Europa può essere inteso oggi come l’anticamera dell’Unione Europea, ma bisogna ricordare che è diametralmente opposto al Consiglio Europeo.
Successivamente, il 18 aprile 1951 fu firmato il Trattato che costituiva la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) da Francia, Repubblica Federale Tedesca (istituita il 21 settembre 1949), Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio e Italia (che non era stata invitata alle prime sessioni della conferenza costitutiva). Venne quindi costituita l’Alta Autorità della CECA, con ampi poteri di rilanciare su grande scala l'industria carbosiderurgica dei paesi aderenti e di operare un drastico abbattimento delle rispettive barriere doganali. Tale istituzione avrebbe rappresentato un passo avanti di importanza fondamentale sia per la costruzione di un ordine politico in Europa, sia per l’integrazione dei vari paesi.
In parallelo, si proponeva anche la costituzione di un’autorità politica e militare comune. Dopo il fallimento della CED, una conferenza si riunì a Parigi dal 20 al 23 ottobre portando nel 1955 alla creazione, sul piano militare, dell’Unione Europea Occidentale (UEO).
Con il crollo del muro di Berlino e con la disintegrazione dell'Unione Sovietica l'Europa si trovò a dover fronteggiare una situazione sconosciuta che la spinse alla ricerca di un nuovo ordine europeo, ed è proprio la velocità con cui si susseguirono questi avvenimenti che è alla base della richiesta di revisione dell'Atto Unico (1986).
Con la fine della Guerra Fredda in Europa si andava delineando un nuovo panorama in cui il dibattito in tema di politica estera e di difesa oscillava tra chi desiderava affermare un'identità autonoma di difesa europea e chi temeva di perdere l'Alleato Atlantico. Molte sono state le iniziative prese e i documenti prodotti dagli Stati della Comunità per sostenere una posizione più atlantica o più europea. Regno Unito e Francia erano i due poli su cui ruotava il dibattito, il primo, supportato dalla Germania, più incline a mantenere un legame con gli Stati Uniti, la seconda invece più propensa a raggiungere una reale difesa europea, riducendo l'influenza americana al minimo indispensabile.
Il primo passaggio del complesso processo di accrescimento istituzionale che la Comunità europea ha conosciuto dopo il 1989 è il Trattato di Maastricht, grazie a cui essa è divenuta l’Unione Europea. Discusso tra il 1990 e il 1991, tale documento ha risentito direttamente del mutato contesto internazionale, anche perché nel corso della sua negoziazione e ratifica eventi come la Guerra del Golfo e l’inizio della deflagrazione in Jugoslavia hanno nel modo più concreto mostrato le conseguenze della difficoltà europea di agire sulla scena internazionale.
Il Trattato - firmato il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1° novembre 1993 – ha conferito all’Unione Europea prerogative che travalicavano l’ambito economico e definito le modalità per una comune Politica Estera e di Sicurezza (PESC), per una cooperazione nel campo della giustizia e degli affari interni, ma anche per una completa eliminazione delle frontiere all’interno dell’Unione (l’Accordo di Schengen) e per l’allargamento di questa agli stati dell’Europa orientale e del bacino del Mediterraneo.
L’Accordo ha consentito di armonizzare la struttura comunitaria attraverso la costituzione di tre pilastri istituzionali. L’Unione Europea avrebbe concretamente operato in base all’autorità delegatagli dagli stati membri, con differente peso, nei tre pilastri:
- le politiche altamente integrate (primo pilastro) sono quelle per cui le decisioni sono prese dalle istituzioni della Comunità in base all’autorità delegatagli dagli stati membri; quelle meno integrate (ancora primo) sono quelle in cui gli stati membri non hanno rinunciato totalmente alle proprie sovranità e prerogative;
- le aree basate sulla cooperazione e sulle politiche intergovernamentali (secondo e terzo) sono quelle ove i paesi mantengono intatta la propria sovranità.
Il Trattato di Maastricht ha approfondito, quindi, la questione che si è da sempre posta della creazione di una struttura nel campo della difesa comune. Esso è poi stato modificato dal Trattato di Amsterdam del 1997.
Successivamente, il Consiglio Europeo di Helsinki del 10-11 dicembre 1999 ha preso la decisione si sviluppare una capacità militare operativa, mediante la creazione di una Forza di 50000-60000 uomini; un corpo integrato, posto alle dirette dipendenze dell’Unione.
Le competenze dell’Unione nel campo della sicurezza hanno subito un’accelerazione con il Trattato di Nizza (2001).
L’articolo 25 ha formalizzato l’istituzione del Comitato politico e di sicurezza, ponendolo sotto l’egida del Consiglio.
Il Comitato esercita il controllo politico e la direzione strategica delle operazioni di gestione delle crisi e può essere autorizzato dal Consiglio a svolgere questi compiti per tutta la durata della crisi.
L’Unione Europea è un attore pronto a partecipare alla responsabilità della sicurezza globale.
In questi ultimi anni e dopo i più recenti Summit, è stato affermato il ruolo che l’Unione vuole recitare nel mondo, sostenendo un ordine internazionale basato su un effettivo multilateralismo all’interno di un’ONU rinforzata e più credibile. In questo contesto di nuovi pericoli ma anche di nuove opportunità, gli Stati Membri hanno manifestato il loro convinto impegno votato a fornire all’Unione Europea gli strumenti per dare un maggior contributo alla sicurezza ed alla stabilità in Europa e nel mondo.
L’UE ha ormai sviluppato una struttura civile e militare in grado di far fronte alla natura poliedrica delle nuove minacce e, la disponibilità di strumenti efficaci che includano preziosi elementi militari giocherà un ruolo cruciale nella gestione delle future crisi, che potranno essere tempestivamente affrontate già dall’inizio e poi seguite nel loro sviluppo e nella delicatissima fase post conflittuale.
[1] In Italia i Trattati di pace di Parigi (10 febbraio 1947) non erano stati accolti favorevolmente dalla maggioranza degli intellettuali capeggiati da Benedetto Croce (che, però, non giocava un ruolo politico). La fazione opposta, rappresentata da Luigi Einaudi, sosteneva il bisogno di accettare con umiltà le condizioni imposte dal Trattato considerando che il fascismo fosse stato, per la nazione, una delle possibili realizzazioni della vicenda italiana. Einaudi sostenne la necessità di dimenticare tale percorso storico, chiudendo la parentesi del fascismo, ma di accettare il Trattato non compromettendo la storia nazionale e del Risorgimento. In tale frangente e anche in seguito Einaudi fu validamente aiutato da Carlo Sforza.

Il blog è aggiornato da Massimo Coltrinari : ricerca23@libero.it

sabato 17 gennaio 2009

Macro Regione: Europa Balcanica

Articolazione

Cipro, Slovenia, Grecia, Croazia, Bulgaria, Macedonia, Albania, Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina.

Paese
Area
Popolazione

Cipro
9250
788.457
Slovenia
20273
2009245
Grecia
131940
10706290
Croazia
56542
4493312
Bulgaria
110910
7322858
Macedonia
25333
2055915
Albania
28748
3600523
Serbia
88361
10150265
Montenegro
14026
684736
Bosnia-Erzegovina.
51129
4552198

Analisi dei fattori di squilibrio della macro area

1) CONFLITTI - La zona balcanica non risulta impegnata in conflitti negli ultimi 10 anni esclusa la Serbia che è stata coinvolta in una guerra, che si è conclusa nel 1999, contro l’etnia kosovara in Kosovo.
2) PAESI LIMITROFI IN CONFLITTO - La presenza di un Paese limitrofo in guerra può essere causa di instabilità. Negli ultimi anni sia Slovenia che Croazia, Macedonia, Albania, Serbia, Montenegro e Bulgaria hanno avuto ripercussioni economiche e politiche dai Paesi limitrofi impegnati in conflitti più o meno latenti.
3) RIFUGIATI - Nel territorio croato, ancora oggi, si trovano numerosi rifugiati provenienti dal territorio della Bosnia Erzegovina, scappati durante la recente guerra. Tra questi, la maggior parte sono di etnia croata, ma esiste anche una minoranza musulmana. Il caso della Bosnia Herzegovina è particolare in quanto nel suo territorio si trovano alcuni rifugiati di etnie varie, vittime della cosiddetta “pulizia etnica” portata avanti soprattutto dalla etnia serba (es. Srebrenica).
4) DISOCCUPAZIONE - Macedonia, Serbia e Montenegro hanno un alto tasso di disoccupazione (superiore al 20%), negli altri Paesi la disoccupazione è a livelli inferiori e dunque non è causa di instabilità.
5) SFRUTTAMENTO DI PETROLIO, ORO E DIAMANTI - Nei Balcani soltanto Croazia e Grecia riescono a coprire in misura relativamente soddisfacente il proprio fabbisogno di petrolio. La Croazia, ad esempio, con le proprie risorse petrolifere copre 1/3 del proprio fabbisogno. Le risorse minerarie, al contrario, sono piuttosto elevate in tutta l’area, tranne in Macedonia.
6) AREA GEOGRAFICA - Nell’area balcanica 5 paesi su 10 hanno un’estensione territoriale superiore a 50.000kmq.
7) AREA FORESTALE - Dal punto di vista ambientale i Balcani si configurano come un’area piuttosto eterogenea. In Croazia, Montenegro e Slovenia le aree forestali sono molto estese. In Serbia, al contrario, c’è un forte inquinamento ambientale dovuto alla deforestazione e al gran numero di industrie metallurgiche.
8) FAZIONI ETNICHE/RELIGIOSE - In Cipro sussiste un conflitto latente fra l’etnia musulmana turca e quella ortodossa greca. In Macedonia esistono scontri più o meno gravi fra l’etnia musulmana albanese e quella ortodossa macedone. L’attuale conflitto in Kosovo è caratterizzato da scontri religiosi/etnici tra serbi di religione ortodossa e kosovari. In Montenegro abbiamo una situazione simile a quella della Serbia; in Bosnia le tre etnie che erano entrate in guerra dieci anni fa, attualmente si trovano in una situazione di status quo.
9) MOVIMENTO INTERNO DI STRATI DELLA POPOLAZIONE - Durante le rispettive guerre in Cipro, Serbia e Bosnia Herzegovina si sono verificati movimenti di strati di popolazione da zone dove queste etnie rappresentavano la minoranza verso altri luoghi popolati, in maggioranza, dalla stessa etnia.
10) REGIME POLITICO - Nei seguenti Paesi: Macedonia, Albania, Serbia, Montenegro e Bosnia Herzegovina il regime politico negli ultimi anni è stato caratterizzato da una notevole instabilità del regime politico.
11) NUOVI STATI CON FORMAZIONE INSTABILE - Cipro, Croazia, Serbia e Bosnia Herzegovina, sono Stati di recente indipendenza ( posteriore al 1950), i cui regimi politici hanno ottenuto la loro indipendenza dopo un periodo di guerra.
12) CORRUZIONE - Macedonia, Albania, Serbia, Montenegro e Bosnia Erzegovina sono stati segnati da un alto livello di corruzione in tutti i livelli. Slovenia, al contrario, è un paese leader nella regione per quanto riguarda il livello di trasparenza e di non corruttibilità del sistema politico democratico.
13) PNL PRO-CAPITE - L’area dei Balcani è caratterizzata da un PNL pro capite relativamente basso (tra i 2500 ed i 7500 US$). Gli unici Paesi che possiedono un PNL superiore ai 7500 US$ sono Cipro, Slovenia, Grecia e Croazia.
14) CRESCITA ECONOMICA - Quasi tutte le economie post-belliche mostrano i segni di un recupero e di una crescita economica.
15) FORZA LAVORO IN AGRICOLTURA - In Albania la forza lavoro impiegata in agricoltura è piuttosto consistente (circa il 58% della forza lavoro). Negli altri paesi l’agricoltura occupa un posto inferiore e si aggira ben al di sotto del 50%
16) AIUTO ESTERO - Nell’area balcanica la Bosnia Herzegovina è il Paese che gode della maggior quantità di aiuto estero (in rapporto al PNL). La Grecia, al contrario, è il Paese che ottiene la minor quantità di aiuti esteri. Gli altri Paesi hanno avuto aiuto esteri inferiori al 5% del proprio PNL.
17) HIV/AIDS - Nei paesi balcanici il virus dell’HIV ha colpito in misura relativamente bassa la popolazione (da 0 a 2%).
18) SPESA MILITARE - Cipro, Macedonia e Serbia Herzegovina spendono moltissimo, in rapporto al PIL , in spesa militare a causa dei problemi interni. La Grecia, invece, spende molto a causa del conflitto “antico” con la Turchia.
19) DISASTRI NATURALI - Nella macro-area balcanica la maggior parte dei Paesi è da molto tempo preparata a risolvere e prevenire disastri naturali (soprattutto terremoti).
20) ISOLAMENTO GEOGRAFICO - Nell’area balcanica vi sono due Paesi senza sbocco al mare : Serbia e Macedonia. Tuttavia, il livello di stabilità dovuto al traffico commerciale è differente. La prima, infatti, gode di una buona rete di trasporti, la seconda ne è priva.
21) INDICE DI SVILUPPO UMANO - Macedonia e Albania possiedono un indice di sviluppo umano pari a 0,8, per gli altri Paesi della zona l’indice è superiore.
22) POPOLAZIONE - Tutti i Paesi balcanici sono piccoli e poco popolati. I Paesi più popolati sono Grecia e Serbia.
23) CRESCITA DEMOGRAFICA - Quasi tutti i paesi balcanici presentano una crescita demografica negativa. Cipro e Grecia sono gli unici Paesi ad avere uno sviluppo demografico positivo, rispettivamente dello 0,5 e 0,6%.

Il Blog è aggiornato da Masimo Coltrinari: ricerca23@libero.it