Articolazione
Andorra, Austria, Belgio, Eire, Francia, Germania, Italia, Lichtenstein, Lussemburgo, Malta, Monaco, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, San Marino, Spagna, Svizzera, Vaticano
Paese, Area, Popolazione
Andorra, 468, 71822
Austria, 83870, 8199783
Belgio, 30528, 10392226
Eire, 70280, 4109086
Francia, 643427, 63718
Germania, 357021, 82400996
Italia, 301230, 58147733
Lichtenstein, 160, 34427
Lussemburgo, 2586, 480222
Malta, 316, 401880
Monaco, 1,95, 32671
Paesi Bassi, 41526, 16570613
Portogallo, 92391, 10642836
Regno Unito, 244820, 60766238
San Marino, 61,2, 29615
Spagna, 504782, 40488191
Svizzera, 41290, 7554661
Vaticano, 0,44, 821
Analisi dei fattori di squilibrio della macro area
1) CONFLITTI – Con l’eccezione dei Paesi Bassi (dato non pervenuto) Regno Unito, al quale è stato assegnato un valore di parametrizzazione negativo dovuto al conflitto delle Falkland-Malvinas combattuto nel 1982 contro l’Argentina, tutti i Paesi in analisi sono stati valutati positivamente. In effetti, l’Europa Occidentale si distingue come area regionale che da ormai quasi 60 anni garantisce una duratura pace;
2) PAESI LIMITROFI IN CONFLITTO – Il parametro in questione certamente è legato al punto sopra. Infatti, se con l’accezione conflitti intendiamo, come sopra detto, una guerra fra Stati, allora è vero che nessuno di questi Paesi ha, ai suoi confini, situazioni di questo tipo.
3) RIFUGIATI – Da questo punto di vista, la macro area si dimostra assai eterogenea, il che sembra confermare quanto detto in precedenza. Non bisogna però dimenticare che alcuni di questi Paesi sono importanti nodi di transito per l’immigrazione clandestina e per la tratta degli esseri umani, come dimostra l’attenzione con cui lo United nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) guarda alla zona. Per di più, dopo il crollo dell’URSS, l’ultima guerra balcanica e l’attuale delicata situazione sullo status del Kosovo si sono sicuramente determinati fenomeni di diaspora.
4) DISOCCUPAZIONE – i Paesi presi in considerazione sono tutti parte dell’Unione Europea, quindi il parametro di valutazione è sicuramente
5) SFRUTTAMENTO DI PETROLIO, ORO E DIAMANTI – I parametri di riferimento sono tutti positivi o tendono a rimarcare l’assenza di sfruttamento di risorse.
6) AREA GEOGRAFICA – In questo caso la parametrizzazione evidenzia uno squilibrio potenzialmente interessante, specialmente se i dati assoluti vengono confrontanti in relazione alla popolazione, al numero di abitanti per chilometro quadrato e alla crescita demografica.
7) AREA FORESTALE – Con l’esclusione di Malta, per la quale il dato non è disponibile tutti i Paesi interessati hanno un valore tendenzialmente positivo.
8) FAZIONI ETNICHE E RELIGIOSE – La parametrizzazione presenta un insieme di Paesi non problematici, i cui parametri si attestano sul positivo.
9) MOVIMENTI INTERNI DI STRATI DI POPOLAZIONE – Come sopra, i parametri evidenziano una situazione del tutto positiva.
10) REGIME POLITICO – Con l’eccezione della Città del Vaticano, per la quale il valore non è pervenuto, la stabilità democratica dell’area è del tutto positiva e rispecchia i valori dell’Unione Europea.
11) NUOVI STATI FORMAZIONE INSTABILE – Come sopra, i parametri sono del tutto positivi e rispecchiano l’ormai consolidato rapporto intrastatuale del Vecchio Continente.
12) CORRUZIONE – Per quanto riguarda questo punto, tutti i parametri si attestano sull’assoluta positività tranne per ciò che concerne l’Italia e la Città del Vaticano, che presentano il parametro 0.
13) PNL PRO CAPITE – I valori assegnati rispecchiano la realtà economica dell’area analizzata con dei parametri di assoluta positività.
14) CRESCITA ECONOMICA – Per tutti i Paesi il valore assegnato dimostra l’effettivo benessere che caratterizza i Paesi analizzati.
15) FORZA LAVORO IN AGRICOLTURA – La parametrizzazione di questo fattore riporta l’assoluta positività del dato analizzato.
16) AIUTO ESTERO – I valori riportati sono indicativi dell’ampio tasso di commerci che i Paesi dell’area hanno in atto.
17) HIV/AIDS – Con l’eccezione dell’Andorra, il Regno Unito e la Città del Vaticano, per i quali manca il dato, appare evidente che tutti i Paesi dell’area sono stati fortemente colpiti. Questo elemento, chiaramente, rappresenta una grande fonte di preoccupazione, specialmente a livello sociale e per le possibili ricadute future.
18) SPESA MILITARE – I Paesi dell’area non presentano criticità dal punto di vista degli investimenti militari, anche perché inseriti nel contesto della NATO o della PfP.
19) DISASTRI NATURALI – L’area non presenta particolari fonti di preoccupazione o criticità
20) ISOLAMENTO GEOGRAFICO – Tutti i Paesi considerati sono ben collegati al Continente e tra loro.
21) INDICE DI SVILUPPO UMANO – Questo parametro è positivo per tutti i Paesi dell’area.
22) POPOLAZIONE – Il numero di abitanti, in senso assoluto, non presenta particolari fattori di rischio, ma va detto che una parametrizzazione che consideri altre variabili (superficie, PNL, risorse) può mettere in evidenza alcuni rischi.
23) CRESCITA DEMOGRAFICA – L’area, per quanto concerne la parametrizzazione adottata, cresce seguendo un trend regolare. Non si è ancora arrivati alla crescita nulla che caratterizza i cosiddetti paesi sviluppati.
Organizzazioni internazionali presenti nella macro area
L’azione delle OOII in Europa occidentale ha profonde radici storiche e non può non prescindere da esse. Le OOII presenti in territorio europeo, infatti, traggono origine dalla rimodulazione delle relazioni internazionali dopo il secondo conflitto mondiale con l’intervento sul continente delle due Superpotenze USA e URSS e soprattutto dopo lo scoppio della Guerra Fredda. Infatti, la fine delle ostilità sul continente europeo aveva posto da subito due problemi: la ricostruzione economica delle nazioni e la difesa del blocco occidentale dalla minaccia di un’espansione dell’URSS.
Per quanto riguarda la cooperazione civile ed economica, venne da subito creata l’OECE (Organizzazione Europea per l’Organizzazione Economica) - istituzione preposta alla supervisione dell’applicazione del Piano Marshall (lanciato il 5 giugno 1947) - che avrebbe rappresentato una sede importante per la collaborazione economica tra i paesi del vecchio continente. Successivamente, il 14 dicembre 1960, questo organismo si trasformerà nell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Il 28 gennaio 1949 si decise, poi, la creazione di un Consiglio d’Europa con l'obiettivo di raggiungere una maggiore integrazione tra i propri membri, sulla base di un patrimonio di tradizioni comuni, tra cui la libertà politica. L’Italia fu immediatamente invitata[1] e fu concordato che il Consiglio - con sede a Strasburgo - sarebbe stato aperto ai paesi membri dell’OECE. Lo Statuto definitivo fu firmato il 5 maggio 1949. Dieci paesi furono subito ammessi: Francia, Gran Bretagna, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Svezia, Danimarca, Irlanda e Norvegia. Successivamente aderirono altre trenta nazioni. Il Consiglio è operante ed attivo anche oggi, ma già a partire dal 1950 aveva ridotto via via i suoi compiti. Organizzazione prettamente occidentale fino agli inizi degli anni Novanta, con l’ingresso di molti paesi prima facenti parte del blocco orientale il Consiglio è diventato il maggiore strumento per sostenere la cooperazione tra i paesi occidentali e orientali d’Europa e per assicurare la sicurezza e la stabilità sul continente europeo. Il Consiglio d’Europa può essere inteso oggi come l’anticamera dell’Unione Europea, ma bisogna ricordare che è diametralmente opposto al Consiglio Europeo.
Successivamente, il 18 aprile 1951 fu firmato il Trattato che costituiva la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) da Francia, Repubblica Federale Tedesca (istituita il 21 settembre 1949), Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio e Italia (che non era stata invitata alle prime sessioni della conferenza costitutiva). Venne quindi costituita l’Alta Autorità della CECA, con ampi poteri di rilanciare su grande scala l'industria carbosiderurgica dei paesi aderenti e di operare un drastico abbattimento delle rispettive barriere doganali. Tale istituzione avrebbe rappresentato un passo avanti di importanza fondamentale sia per la costruzione di un ordine politico in Europa, sia per l’integrazione dei vari paesi.
In parallelo, si proponeva anche la costituzione di un’autorità politica e militare comune. Dopo il fallimento della CED, una conferenza si riunì a Parigi dal 20 al 23 ottobre portando nel 1955 alla creazione, sul piano militare, dell’Unione Europea Occidentale (UEO).
Con il crollo del muro di Berlino e con la disintegrazione dell'Unione Sovietica l'Europa si trovò a dover fronteggiare una situazione sconosciuta che la spinse alla ricerca di un nuovo ordine europeo, ed è proprio la velocità con cui si susseguirono questi avvenimenti che è alla base della richiesta di revisione dell'Atto Unico (1986).
Con la fine della Guerra Fredda in Europa si andava delineando un nuovo panorama in cui il dibattito in tema di politica estera e di difesa oscillava tra chi desiderava affermare un'identità autonoma di difesa europea e chi temeva di perdere l'Alleato Atlantico. Molte sono state le iniziative prese e i documenti prodotti dagli Stati della Comunità per sostenere una posizione più atlantica o più europea. Regno Unito e Francia erano i due poli su cui ruotava il dibattito, il primo, supportato dalla Germania, più incline a mantenere un legame con gli Stati Uniti, la seconda invece più propensa a raggiungere una reale difesa europea, riducendo l'influenza americana al minimo indispensabile.
Il primo passaggio del complesso processo di accrescimento istituzionale che la Comunità europea ha conosciuto dopo il 1989 è il Trattato di Maastricht, grazie a cui essa è divenuta l’Unione Europea. Discusso tra il 1990 e il 1991, tale documento ha risentito direttamente del mutato contesto internazionale, anche perché nel corso della sua negoziazione e ratifica eventi come la Guerra del Golfo e l’inizio della deflagrazione in Jugoslavia hanno nel modo più concreto mostrato le conseguenze della difficoltà europea di agire sulla scena internazionale.
Il Trattato - firmato il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1° novembre 1993 – ha conferito all’Unione Europea prerogative che travalicavano l’ambito economico e definito le modalità per una comune Politica Estera e di Sicurezza (PESC), per una cooperazione nel campo della giustizia e degli affari interni, ma anche per una completa eliminazione delle frontiere all’interno dell’Unione (l’Accordo di Schengen) e per l’allargamento di questa agli stati dell’Europa orientale e del bacino del Mediterraneo.
L’Accordo ha consentito di armonizzare la struttura comunitaria attraverso la costituzione di tre pilastri istituzionali. L’Unione Europea avrebbe concretamente operato in base all’autorità delegatagli dagli stati membri, con differente peso, nei tre pilastri:
- le politiche altamente integrate (primo pilastro) sono quelle per cui le decisioni sono prese dalle istituzioni della Comunità in base all’autorità delegatagli dagli stati membri; quelle meno integrate (ancora primo) sono quelle in cui gli stati membri non hanno rinunciato totalmente alle proprie sovranità e prerogative;
- le aree basate sulla cooperazione e sulle politiche intergovernamentali (secondo e terzo) sono quelle ove i paesi mantengono intatta la propria sovranità.
Il Trattato di Maastricht ha approfondito, quindi, la questione che si è da sempre posta della creazione di una struttura nel campo della difesa comune. Esso è poi stato modificato dal Trattato di Amsterdam del 1997.
Successivamente, il Consiglio Europeo di Helsinki del 10-11 dicembre 1999 ha preso la decisione si sviluppare una capacità militare operativa, mediante la creazione di una Forza di 50000-60000 uomini; un corpo integrato, posto alle dirette dipendenze dell’Unione.
Le competenze dell’Unione nel campo della sicurezza hanno subito un’accelerazione con il Trattato di Nizza (2001).
L’articolo 25 ha formalizzato l’istituzione del Comitato politico e di sicurezza, ponendolo sotto l’egida del Consiglio.
Il Comitato esercita il controllo politico e la direzione strategica delle operazioni di gestione delle crisi e può essere autorizzato dal Consiglio a svolgere questi compiti per tutta la durata della crisi.
L’Unione Europea è un attore pronto a partecipare alla responsabilità della sicurezza globale.
In questi ultimi anni e dopo i più recenti Summit, è stato affermato il ruolo che l’Unione vuole recitare nel mondo, sostenendo un ordine internazionale basato su un effettivo multilateralismo all’interno di un’ONU rinforzata e più credibile. In questo contesto di nuovi pericoli ma anche di nuove opportunità, gli Stati Membri hanno manifestato il loro convinto impegno votato a fornire all’Unione Europea gli strumenti per dare un maggior contributo alla sicurezza ed alla stabilità in Europa e nel mondo.
L’UE ha ormai sviluppato una struttura civile e militare in grado di far fronte alla natura poliedrica delle nuove minacce e, la disponibilità di strumenti efficaci che includano preziosi elementi militari giocherà un ruolo cruciale nella gestione delle future crisi, che potranno essere tempestivamente affrontate già dall’inizio e poi seguite nel loro sviluppo e nella delicatissima fase post conflittuale.
[1] In Italia i Trattati di pace di Parigi (10 febbraio 1947) non erano stati accolti favorevolmente dalla maggioranza degli intellettuali capeggiati da Benedetto Croce (che, però, non giocava un ruolo politico). La fazione opposta, rappresentata da Luigi Einaudi, sosteneva il bisogno di accettare con umiltà le condizioni imposte dal Trattato considerando che il fascismo fosse stato, per la nazione, una delle possibili realizzazioni della vicenda italiana. Einaudi sostenne la necessità di dimenticare tale percorso storico, chiudendo la parentesi del fascismo, ma di accettare il Trattato non compromettendo la storia nazionale e del Risorgimento. In tale frangente e anche in seguito Einaudi fu validamente aiutato da Carlo Sforza.
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