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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

mercoledì 26 luglio 2017

CS1. 2015 fattori di Squlibrio FS1-FS10

2015 0.3.4 Fattori di Squilibrio Descrizione
CS.1
CAPACITA’ DI SICUREZZA. FATTORI  DI  RISCHIO

FS.1 A1. Fattore storico: conflitti
FS.2 A2. Paesi limitrofi in conflitto
FS.3 A3 Disastri naturali
FS.4 A4  Capacità dei cittadini mostrata a fronte delle Emergenze (guerra/disastri naturali ( Willingness to fight).
FS.5 A5 Area geografica
FS.6 A6 Conflitti Interni .Sfruttamento di petrolio, oro e diamanti/Sfruttamento delle risorse strategiche
FS.7 A7 Numero dei Visitatori del Paese preso in esame (Number of Visitors)
FS.8 A8 Relazione dello Stato con i Paesi limitrofi.(Neight Bourg.)
FS.9 A9 Capacità militare. (Military Capability)
FS.10 A10 Terrore Politico


FS.1 A1. Fattore storico: conflitti
Gran parte delle cause scatenanti di un conflitto permangono all’interno del Paese dove si è verificato anche dopo la sua conclusione. In effetti, Paesi che escono da un conflitto corrono il rischio, nella misura del 30%, che il conflitto si ripresenti nei cinque anni successivi alla sua conclusione. Inoltre, la stabilizzazione di uno Stato è un processo che può essere considerato concluso con successo soltanto quando lo stato riesce ad evitare il verificarsi di conflitti per un periodo di dieci anni o più.
La possibilità che un precedente conflitto possa innescarne un successivo è legata all’indebolimento delle istituzioni, all’impoverimento del Paese, al degrado delle strutture produttive. Questi fattori incrementano la dipendenza del Paese dalle risorse naturali e da attività illegali o sommerse e possono, inoltre, aggravare le condizioni interne di disuguaglianza, esacerbare gli animi per le atrocità e le perdite subite dalle fazioni in lotta.
Per ogni Stato, occorre inizialmente stabilire se vi è un conflitto in corso, oppure completato o latente. Il valore rilevato è espressione del tempo: più un conflitto è recente , più l’indice è basso, e viceversa
FS.2 A2. Paesi limitrofi in conflitto
Gli Stati non agiscono come entità isolate, ma alcuni fattori esterni, ed in particolare la presenza di un violento conflitto negli Stati limitrofi, possono esercitare una notevole influenza sulla stabilità politica di un Paese, in quanto tale situazione conflittuale può diventare un fattore destabilizzante, che può determinare un elevato rischio di crisi economica nel Paese in esame o trascinarlo nel conflitto. Come si è verificato per i conflitti nell’Africa Centrale, nell’Africa  Occidentale e nel Corno d’Africa, che hanno tutti le caratteristiche di conflitti regionali.
I Paesi più poveri risultano essere più vulnerabili da shocks esterni sia a causa della loro ubicazione geografica (predisposizione a rischi naturali) sia per  la struttura delle loro economie (la dipendenza da una ristretta serie di attività produttive e commerciali rende l’economia vulnerabile dalle oscillazioni del cambio). Secondo l’Organizzazione Mondiale di Sanità, la siccità ricorrente ha condotto all'insicurezza alimentare ed alla  malnutrizione in larga scala nei Paesi del Corno d'Africa (Eritrea, Etiopia, Gibuti, Kenia, Somalia ed il Sudan).

FS.4 A4  Capacità dei cittadini mostrata a fronte delle Emergenze (guerra/disastri naturai ( Willingness to fight).
Questo misura la attitudine dei cittadini alle emergenze, soprattutto la guerra ed i disastri naturali di ogni specie e la loro resistenza, primo fra tutti alla emergenza di  maggiore rilevanza, come detto,  la guerra. Il parametro viene dato inizialmente da 1 a 5
FS.5 A5 Area geografica
La superficie di uno Stato rappresenta il principale aspetto della ricerca in quanto il territorio è uno dei componenti base dello Stato stesso. In questa capacità la superficie dello stato è vista in termini quantitativi: più ampio è il territorio più complesse le problematiche legate alla gestione dello stesso. Da questo dato emerge un'altra limitazione dello stato. Ovvero sotto un certo valore lo Stato in quanto tale non viene preso in considerazione ma assegnato ad un'altra categoria, a quella dei Microstati.
FS.6 A6 Conflitti Interni .Sfruttamento di petrolio, oro e diamanti/Sfruttamento delle risorse strategiche.
L’analisi dei conflitti ha rivelato che il petrolio, i minerali preziosi e la droga possono essere associati allo scatenarsi o al prolungarsi di un conflitto, con modalità e meccanismi differenti:[1]
Il Fattore di rischio considerato, come parametro, è il numero dei caduti in battaglia dovuti al conflitto in corso interno, che è definito come una incompatibilità contestata che riguarda il tentativo e/0 del tentativo in cui l’uso della forza armata tra i due paesi di cui uno almeno è il Governo dello Stato. Il limite di riferimento è il numero 25 Caduti in battaglia correlati in un anno.
Fonte Istituto Internazionale di Studi Strategici, Armed Conflict, Data Base. Il valore va da 1 a 5 con l’intensità del conflitto bassa verso lo zero ed alta il contrario.
FS.7 A7 Numero dei Visitatori del Paese preso in esame (Number of Visitors)
Dati relativi al numero dei visitatori  del Paese  preso in esame, ovvero arrivi di persone (visitatori internazionali) per ragioni economiche, turistiche, culturali ed occasionali ed i visitatori non sono residenti potenziali. L’Indice va da 1 a 10 dove il valore minore e verso lo zero Fonte www.unwto.org.
FS.8 A8 Relazione dello Stato con i Paesi limitrofi.(Neight Bourg.)
Questo parametro misura la attitudine dello stato a relazionarsi con i vicini, non solo confinari. Rileva la capacità  dello Stato di avere relazioni positive e quindi capacità di prospettive. Il parametro viene dato inizialmente da 1 a 5, con  il valore minino a sinistra e il massimo a destra. Fonte:E.I.U. Analysts. Source: Economist Intelligence Units.
FS.9 A9 Capacità militare. (Military Capability)
Dati relativi al grado della tecnologia militare disponibile nel Paese. L’indice dimostra la capacità dello Stato in tema di forza militare e di sicurezza disponibile. Il valore va da 1 a 5  con il valore più basso verso lo zero. Fonte: Economist Intelligence Units.
 FS.10 A10 Terrore Politico
Il Parametro misura il valore della tenuta della Sicurezza interna ottenuta non la partecipazione e l’assenso ma con la forza ed il terrore. Amnesty International ogni anno pubblica un rapporto sul livello di terrore esistente nel paese considerato. I paesi sono codificati su una scala da 1 a 5  (molto basso –alto) in base al  livello di terrore del precedente rapporto di Amnesty International e del Dipartimento degli Stati Uniti. Rapporti Paese. Fonte Gibney M., Cornetto L., & Vood R.  Political Terror Scala
Nella media ponderazione si è messo in risalto:
il fattore guerra.
Per questa capaicità al fattore conflitto dando un peso variamente magiore al restanti cinque.
Questa ponderazione vuole indicare il fattore guerra per lo stato nel passato, nel presente e le sue conseguenze.

Nella alta ponderazione si è messo in risalto
Il fattore disastri naturali
Con l’Alta ponderazione si vuole un dato di riferimento che sia il frutto di elementi non dipendenti dalla volontà dello Stato e via via altri che via via potrebbero essere orientati in base alle sue scelte
Per l’alta ponderazione il peso massimo è dato ai disastri naturali, il massimo pericolo che uno Stato può affrontare; seguire poi il fattore storico e l’area geografica, con il significato che è stato dato. Indi la capacità militare, quale parametro relativo all’investimento nella sicurezza, poi via ivia i parametri rimanenti come la capacità dei cittadini di resistere alle emergenze, ed a parametro relativo alle relazioni , alle relazioni con i vicini



[1] - il petrolio può determinare conflitti per cambiare il governo o esercitare il controllo di una parte del territorio (ad esempio Angola, Nigeria, Sudan);
- l’oro e le pietre preziose possono essere associati al perdurare di conflitti in atto (ad esempio Angola, R. D. del Congo, Sierra Leone).
Ma occorre evidenziare la notevole influenza esercitata dal regime politico nei confronti delle risorse naturali che possono assumere il ruolo di Fattore di Squilibrio.
Infatti, l’effetto perverso dello sfruttamento del petrolio si verifica principalmente in regimi non democratici, dove la partecipazione politica è scarsa, il controllo dell’esecutivo è debole e la possibilità d’innescarsi di meccanismi perversi nella distribuzione del reddito da esso derivante  è molto elevata. Un’altra conseguenza perversa è che il governo può ricorrere a sistemi più autoritari e perfino alla repressione per proteggere le risorse, acuendo le contraddizioni e causando molte vittime.
Angola, Nigeria e Sudan non hanno un regime democratico e si annoverano tra i Pesi più corrotti del mondo.
In Angola, dal 1975, nella regione di Cabinda, ricca di petrolio, si oppongono al governo gruppi armati separatisti in un conflitto che ha già fatto 3.500 vittime. I separatisti accusano il governo di non migliorare le condizioni di vita degli abitanti di Cabinda con il ricavato del petrolio.
In Nigeria, dal 1997, nella regione del Delta del Niger, l’esercito governativo e le forze di polizia si scontrano con numerose milizie armate. Queste ultime combattono per i diritti delle comunità locali per una partecipazione migliore ai proventi dello sfruttamento petrolifero.
Nel Sudan, dal 2003 gruppi armati in Darfur si ribellano contro il governo, che accusano di non fare abbastanza per la popolazione locale. Il territorio del Darfur, con un’estensione pari a quella della Francia, è la principale risorsa contesa tra le parti in conflitto. Comunque non sia stata ancora provata la presenza di petrolio nel sottosuolo, si sospetta che il motivo principale del conflitto sia proprio dovuto ai potenziali giacimenti energetici della regione che, secondo analisti, il governo vorrebbe sfruttare senza dividere i proventi con la popolazione locale. Il conflitto ha fatto ben 60.000 vittime.
L’effetto perverso dello sfruttamento dei minerali preziosi si è verificato in maniera evidente nella R. D. Del Congo. Dal 1996 movimenti indipendentisti finanziati con il ricavato dei giacimenti minerari (diamanti, oro) hanno continuamente tentato la secessione della regione del Katanga dal governo centrale, in un conflitto che ha già fatto ben 1.500.000 vittime. Il governo autocratico, per sua volta, è accusato di continua violazione dei diritti umani e di  una dilagante corruzione. Secondo analisti dell’ONU, il rapporto tra il commercio di armi e lo sfruttamento delle notevoli risorse minerarie congolesi è strettissimo. Gli stessi esperti hanno evidenziato che finché il governo congolese non avrà uno stretto controllo dello sfruttamento del settore minerario “sarà impossibile assicurare la pace e la sicurezza nel Paese”. 
Continuando con i diamanti, Sierra Leone e Botswana sono diventati grandi esportatori di questa ricchezza; in Botswana, in presenza di un governo democratico con istituzioni efficienti, lo sfruttamento di diamanti è associato ad un controllo efficace, ad una destinazione dei renditi ottenuti verso lo sviluppo socio-economico dello intero Paese ed a un’assenza di conflitti; in Sierra Leone la stessa disponibilità, in presenza di regimi instabili, è associata allo sfruttamento illegale dei giacimenti di diamanti ed al sostegno di conflitti, a punto tale che, il 5 Luglio 2000, di fronte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il rappresentante della Sierra Leone ha dichiarato: “La radice del conflitto è e rimane i diamanti, i diamanti, i diamanti” (il conflitto in Sierra Leone si è protratto per 10 anni, dal 1991 al 2001, ed ha causato 25.000 vittime).
Tali elementi sono stati presi in considerazione nella valutazione dello Fattore di Squilibrio in riferimento. Ghana, Namibia e Sudafrica, che hanno regime democratico associato ad una assenza di conflitti, la disponibilità notevole di oro o diamanti, non è stata considerata come Fattore di Squilibrio. Si era proposto di individuare come Fattore di squilibrio lo sfruttamento di risorse strategiche. Era però limitato solo ad alcuni Paesi, non a tutti quelli considerati. Quindi si è passati ad analizzare i conflitti che queste materie prime essenziali scatenano.

giovedì 13 luglio 2017

CS2. 2015 Fattori di Rischio FS11-FS20

CS.2
CAPACITA’ DI COESIONE SOCIALE
FS11.B1 Fazioni Etniche e Religiose. Minoranze
FS12.B2. Ostilità verso gli stranieri
FS13.B3. Rifugiati
FS14.B4. Violenza palesata nelle dimostrazioni
FS15.B5. Violenza Criminale
FS16.B6. Laicità dello Stato. Separazione tra Chiesa e Stato
FS17.B7. Funzionalità dello Stato.
FS18.B8. Analfabetismo
FS19.B9. Processi Elettorali
FS20.B10. Partecipazione Politica

FS11.B1 Fazioni Etniche e Religiose. Minoranze
Una nuova sfida per le capacità di uno Stato è rappresentata dai fenomeni transnazionali di natura violenta quali traffico di armi, droga, risorse preziose, criminalità organizzata, gruppi armati, gruppi terroristici, NGO, rifugiati. L’incapacità dello Stato di reagire a tale tipo di minacce può condurre alla diffusione di situazioni conflittuali nell’intera area regionale interessata. Tali conflitti regionali hanno le caratteristiche di vere e proprie guerre civili che interessano realtà locali, provinciali, nazionali e regionali senza tener conto delle frontiere. Gruppi transfrontalieri, vicini ostili ed economie sommerse possono ugualmente determinare l’instaurarsi di situazioni conflittuali. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati - United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) - stima che nel dicembre 2004 si contava un numero globale di 9,2 milioni di rifugiati, circa 2,8 milioni (31%) collocati in Africa.
Il concetto di discriminazione fornisce un ausilio per comprendere la correlazione tra conflitti e instabilità politica. Quanto meno il sistema è tollerante nei confronti di una società multi-etnica e multi-religiosa tanto  più è alta la probabilità  che si verifichino condizioni d’instabilità sociale. Due indicatori sono sintomatici di questo aspetto:
- la connotazione etnica/religiosa di una elite in una società eterogenea;
- l’esistenza di polizie pubbliche che agiscono in maniera discriminatoria nei confronti di  alcuni gruppi. Nel 2003, una ricerca dell’University of Maryland’s Center for International Development & Conflict Management (CIDCM) ha individuato 31 Stati africani con minoranze etniche/religiose a rischio di azioni discriminatorie da parte del governo o di altri settori della società. Nove Stati (Angola, Burundi, Camerun, R.D. del Congo, Nigeria, Senegal, Sudan, Uganda e Zimbabwe) presentano la situazione di rischio più elevato. Confermando tale ricerca, ai contrasti di natura etnica sono attribuiti i conflitti in Burundi, Nigeria, R.D.del Congo e Sudan.
FS12.B2. Ostilità verso gli stranieri
L’indice misura il livello di ostilità verso quello che non è nazionale, ovvero verso le persone straniere e, più in generale, verso il concetto di proprietà privata. L’indice ha come minimo 0 e come massimo 4 in un arco di valore da 1 a 4.  Fonte E.I.U. Economist Intelligence Units.
FS13.B3. Rifugiati e Sfollati
Uno nuova sfida per le capacità dello Stato è rappresentata dar fenomeni trasazionalidi natura violenta quali traffico di droga, di armi, risorse preziose, criminalità organizzata, gruppi armati, gruppi terroristici, NGO. L’incapacità dello Stato di reagire efficacemente a tale tipo di minacce può condrre a diffuse situazioni conflittuali dell’intera arera regionale interessata. Tali conflitti regionali possono raggiungere anche le caratteristiche di vere e proprie guerre civili che interessano realtà locali, provinciali, nazionali e regionali senza tener conto delle frontiere. Gruppi frontalieri, vicini ostili, ed economie sommerse possono ugualmente determinare l’istaurarsi di situazioni conflittuali. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati United Nations Hig Commissioner for Refugees UNIHCR –in un dato storico di dieci anni fa stimava che il numero globale dei rifugiati nel 2004 era pari a 9,2 milioni, con 2,8 milioni ( 32%)collocati in Africa.
Il dato rilevato si riferisce ai Rifugiati per territorio di origine ( partire dal 2010 questo indicatore include anche il numero dei sfollati interni nel Paese. Fonte:CenterINternationalDisplacement Monitoring. Vision of Umanity. org)
FS14.B4. Violenza palesata nelle dimostrazioni
L’indice misura il livello di percezione della violenza nelle dimostrazioni di protesta ne Paese. L’indice ha come minimo 1 e come massimo 5, intesa con questo parametro una violenza molto alta. Fonte: Economist Intelligence Units.
FS15.B5. Violenza Criminale
L’indice misura il livello di percezione della violenza criminale  nel Paese. L’indice ha come minimo 1 e come massimo 5, intesa con questo parametro una violenza molto alta. Fonte: Economist Intelligence Units.
FS16.B6. Laicità dello Stato. Separazione tra Chiesa e Stato
L’indice misura il grado di consenso sociale e coesione tra la concezione laica e la concezione clericale dello Stato, separati e l’uni rispettosi dell’altro del Paese. L’indice ha come minimo 0, che significa che questo grado è molto basso,  e come massimo 10, inteso con questo valore un consenso molto alto. Fonte: Economist Intelligence Units. Democrazy Index
FS17.B7. Funzionalità dello Stato.
L’indice misura le risposte a queste domande, volte ad una valutazione quantitativa: quale grado di libertà con ui gli eletti al parlamento determinano la politica del Governo? C’è un effettivo sistema di controllo e bilanciamento nell’esercizio della autorità del Governo nel Paese considerato? L’indice ha come minimo 0 in cui le risposte hanno valore molto basso, quasi negativo e come massimo 10 inteso questo valore come risposte positive. Fonte: Economist Intelligence Units.
FS18.B8. Analfabetismo
L’indice misura il livello il tasso di analfabettizzazione in % della popolazione di oltre i 15 anni di età.
Fonte: Calendario de Agostani.
FS19.B9. Processi Elettorali
L’indice misura se le elezioni generali e gli altri processi elettorali sono realmente competitive tra gli elettori oppure manovrate in varia misura; e se gli elettori stessi sono liberi di scegliere in un range ragionevole di possibilità di scelta . L’indice ha come minimo 0, che significa che questo grado è molto basso,  e come massimo 10, inteso con questo valore un grado di libertà molto alto. Fonte: Economist Intelligence Units. Democrazy Index
FS20.B10. Partecipazione Politica

L’indice misura la partecipazione dei cittadini votanti ai temi elettorali in una valutazione quantitativa nelle elezioni nazionali e, nel contempo, prende anche in esame il rapporto dei cittadini con la classe dei politici L’indice ha come minimo 0, che significa che questo grado è molto basso,  e come massimo 10, inteso con questo valore un grado di libertà molto alto. Fonte: Economist Intelligence Units. Democrazy Index

mercoledì 12 luglio 2017

CS.3 2015 Fattori di Squlibrio FS21-FS30

CS.3
CAPACITA’ DI GOVERNO.
FS.21.C1 Regime politico
FS22.C2 Global Peace Index
FS23.C3  Percezione della Corruzione
FS24.C4 Percezione della Criminalità  nella Società
FS25.C5 Popolazione Carceraria
FS26.C6 Stabilità Politica
FS27.C7 Libertà di Stampa
FS28.C8 Atti Terroristici
FS29.C9 Diritti Politici
FS30.C10 Libertà Civili

FS.21.C1 Regime politico
L’analisi effettuata prende in considerazione tre tipi di regime politico: democrazia, “anocracy”[1] e autocrazia.
Si intende per “anocracy” un regime politico che non risulti né completamente democratico né completamente autocratico, essa comporta l’instaurazione di sistemi di governo variamente “ibridi” in Paesi caratterizzati da una fase di transizione verso la democrazia. Alcuni Paesi, come  Messico, Nicaragua, Senegal, e Taiwan, sono riusciti a creare un regime democratico uscendo da una fase autocratica attraverso l’“anocracy”. Un certo numero di Paesi africani, Burkina Faso, Gibuti, Guinea, e Tanzania, ha dato l’avvio recentemente ad una cauta transizione verso una maggiore apertura dei propri regimi politici,.
I tre tipi di regime già menzionati sono stati analizzati in base alle relative istituzioni politiche, in particolare:
- le modalità di selezione della classe dirigente (per esempio: elezione, colpi di Stato, successione ereditaria);
- le pressioni esercitate sul ruolo dell’élites (per esempio: controlli forniti dal potere legislativo e giudiziario);
- il livello di coinvolgimento del popolo nel processo politico (per esempio: tramite i partiti politici);
- il livello di accesso della popolazione al potere politico (per esempio: il livello di rappresentanza delle minoranze);
- la neutralità e la professionalità dell’apparato burocratico. Il controllo dell’esecutivo e la partecipazione della popolazione alle istituzioni hanno un consistente e positivo effetto sulla stabilità politica. Se l’esecutivo è controllato da altri livelli governativi e se la competizione politica è istituzionalizzata ed efficace, l’instabilità politica è notevolmente bassa. In assenza di controlli sull’esecutivo e di effettiva partecipazione della popolazione alle istituzioni, anche in un contesto di notevole crescita, l’instabilità è notevole. In democrazia questi fattori tendono ad esaltarsi reciprocamente. Attraverso le elezioni ed i partiti politici la popolazione è coinvolta nella scelta della classe dirigente, il cui potere è limitato dalla legge, dall’operato di una burocrazia autonoma e dalle iniziative degli altri organi dello Stato. Nell’autocrazia la partecipazione è limitata ad una ristretta élite che sceglie l’esecutivo, rimuovendo le eventuali limitazioni al relativo potere,  impiegando la burocrazia in funzione strumentale, favorendo il clientelismo ed l’assegnazione mirata delle risorse. La labilità delle istituzioni rende le “anocracies”  meno stabili e resistenti. In presenza di un sistema parzialmente democratico, con scarsi controlli sull’esecutivo e modesta  partecipazione popolare, l’instabilità politica è circa 10 volte superiore a quella associata a fattori socio-economici (mortalità infantile, mercati chiusi, ecc.) : ciò è frequente  in Africa. In Africa (e nel resto del mondo), le “anocracies” sono spesso prossime alla crisi completa dello Stato. Le libere elezioni per un presidente o per un primo ministro non sono sufficienti a garantire una piena democrazia, infatti le elezioni possono essere di per se pericolose. Forti controlli sulla classe dirigente e /o la regolare partecipazione popolare sono necessarie per creare stabilità. Dunque i Paesi completamente democratici sono più stabili; i sistemi autocratici, particolarmente nei Paesi con bassi livelli di reddito, sono relativamente stabili; le “anocracies” sono esposte ad un più alto rischio di instabilità.

FS22.C2 Global Peace Index








FS23.C3  Percezione della Corruzione
La corruzione è riconosciuta, generalmente, come uno dei vincoli più seri allo sviluppo di società civili. In Africa la corruzione su vasta scala è una delle minacce più grandi alla sicurezza e sviluppo. Secondo il Trasparency International Corruption Perceptions Index 2005, su un elenco di 159 Stati valutati, tra i 50 Paesi più corrotti si annoverano ben 21 Paesi africani (circa metà dei Paesi del continente). Essi sono (in ordine decrescente per livello di corruzione): Ciad, Nigeria, Guinea Equatoriale, Costa d’Avorio, Angola, Sudan, Somalia, Kenya, R.D. del Congo, Liberia, Etiopia, Camerun, Congo, Burundi, Sierra Leone, Niger, Uganda, Libia, Zimbabwe, Zambia e Eritrea
FS24.C4 Percezione della Criminalità  nella Società



FS25.C5 Popolazione Carceraria






FS26.C6 Stabilità Politica
Il susseguirsi di governi e di dirigenze in tempi bresi, oppure giunti al potere non seguendo le previste norme ( colpi di stato, rivoluzioni ecc.) è un indicatore del Regime politico dello Stato, he palesa, qualora si verificassero, una stabilità politica insufficiente. La correlazione tra le norme per la formazione della classe governativa e dirigente, il suo ricambio e la sua attività che si esplica nel tempo previsto secondo le norme previste è un indicatore di Stabilità politica.



FS27.C7 Libertà di Stampa
La possibilità di poter pubblicare senza restrizione ogni scritto sia su giornali che su altre forme di diffusione come i social networks è un indice indicativo del regime politico esistete nello Stato. La possibilità dei gruppi dominanti di influire sulla stampa e sulla comunicazione in genere è un altro indicatore del Regime dello Stato.




FS28.C8 Atti Terroristici





FS29.C9 Diritti Politici





FS30.C10 Libertà Civili



Nella media ponderazione si è messo in risalto:

Nella alta ponderazione si è messo in risalto



[1] Il termine inglese “Anocracy” può essere tradotto in italiano con il termine anocracy , in maniera letterale, oppure con il termine concettuale, con la parola “intercrazia”. Nell’uno e nel’altro caso sono termini non di uso comune e corrente, come democrazia e autocrazia. Si adotta, per questo lavoro, il termine inglese “anocracy” onde evitare possibili confusioni o male interpretazione, inviando per il termine“anocracy” alla definizione di cui sopra.

domenica 9 luglio 2017

Russia. Riscatto Possibile


La economia russa non può rimanere insensibile alla attuale situazione. Il calo dei prezzi petroliferi e le sanzioni incrociate stanno impattando sul quadro economico russo che d’ora in avanti punterà sui consumi iterni e sugli investimenti. Secondo “Russia Beyond the he headlines” l’nserto preparato e pubblicato da Rossiyskara Gazeta, non solo materie prime da esportare, ma anche consumi ed investimenti da sviluppare saranno i “capstone” della prospettiva economica russa. L’economia russa tenta la strada della diversificazione per reagire alle difficoltà dovute alla recessione in atto. Il crollo dei prezzi petroliferi, ha impattato pesantemente sul paese, che  affida all’export delle commodity una parte importante el proprio PIL. La sensazione diffusa tra gli operatori e che la risalita delle quotazioni non sia dietro l’angolo, ancor più  più lontana dopo la scoperta di un immenso giacimento petrolifero davanti alle coste dell’Egitto da parte ella italiana ENI, che aumenta il numero dei venditori  e sottrae un mercato come quello egiziano che si renderà autornomo.. Oltre a questo è evidente che l’OPEC non appare intenzionato al alzare le quote, e che è in atto la frenata della crescita cinese e la distenzione tra USA e d Iran agevolata dall’accordo sul nucleare; infine non vi sono prospettive che nel breve periodo si superoano le tensioni in Ucraina, che hanno portato alle sanzioni incrociate con l’UE e con l’Occidente in generale.. Proprio questo aspetto, si ossrva a Mosca, che incide sull’impennata dei prezzi che sta caratterizzando l’inflazione , ha portato ad un cambiamento nella produzione di cui poco si è parlato fino a questo momento.. Approvvigionarsi di prodotti, soprattutto cerealicoli ed agroalimentari provenienti da oltre frontiera è sempre più difficoltoso; da qui gli stimoli e le pressioni affinche quanto non si riesce ad avere e manca sia prodotto all’interno della Federazione, Una scelta strategica, destinata a rivestire un ruolo importante nel medio termine una volta che verranno superate le prevedibili difficoltà iniziali

La strada verso la ripresa potrebbe passare anche attraverso una maggiore focalizzazione sugli investimenti pubblici, a cominciare dal nodo infrastrutturale, decisivo per sostenere una crescita sostenibile del paese e convincere gli investitori stranieri  a creare stabilimenti produttivi della Federazione. Lo sforzo in atto non è semplice ed il risultato non appare scontato, ma si confida che il processo si sia messo in moto in modo tale da perseverare che i 2016 sia veramente l’anno della ripresa.


In pratica il Cremlino sta studiando una “exit strategy” pe superare la doppia minaccia del crollo dei prezzi del petrolio e del gas naturale, vera trappola in cui la Russia è caduta, quella della “monoproduzione”, e delle sanzioni non preiste a segutio della crisi Ucraina che sta facendo pagare alla Federazione un prezzo non preventivato e forse troppo alto.