2015 0.3.4 Fattori di Squilibrio Descrizione
CS.1
CAPACITA’ DI SICUREZZA. FATTORI DI
RISCHIO
FS.1 A1. Fattore
storico: conflitti
FS.2 A2.
Paesi limitrofi in conflitto
FS.3 A3 Disastri
naturali
FS.4 A4 Capacità dei cittadini mostrata a fronte
delle Emergenze (guerra/disastri naturali ( Willingness to fight).
FS.5 A5 Area
geografica
FS.6 A6 Conflitti
Interni .Sfruttamento di petrolio, oro e diamanti/Sfruttamento delle risorse
strategiche
FS.7 A7 Numero
dei Visitatori del Paese preso in esame (Number of Visitors)
FS.8 A8 Relazione
dello Stato con i Paesi limitrofi.(Neight Bourg.)
FS.9 A9 Capacità
militare. (Military Capability)
FS.10 A10 Terrore
Politico
FS.1
A1. Fattore storico: conflitti
Gran
parte delle cause scatenanti di un conflitto permangono all’interno del Paese
dove si è verificato anche dopo la sua conclusione. In effetti, Paesi che
escono da un conflitto corrono il rischio, nella misura del 30%, che il conflitto
si ripresenti nei cinque anni successivi alla sua conclusione. Inoltre, la
stabilizzazione di uno Stato è un processo che può essere considerato concluso
con successo soltanto quando lo stato riesce ad evitare il verificarsi di
conflitti per un periodo di dieci anni o più.
La
possibilità che un precedente conflitto possa innescarne un successivo è legata
all’indebolimento delle istituzioni, all’impoverimento del Paese, al degrado
delle strutture produttive. Questi fattori incrementano la dipendenza del Paese
dalle risorse naturali e da attività illegali o sommerse e possono, inoltre,
aggravare le condizioni interne di disuguaglianza, esacerbare gli animi per le
atrocità e le perdite subite dalle fazioni in lotta.
Per ogni
Stato, occorre inizialmente stabilire se vi è un conflitto in corso, oppure
completato o latente. Il valore rilevato è espressione del tempo: più un
conflitto è recente , più l’indice è basso, e viceversa
FS.2 A2. Paesi limitrofi in conflitto
Gli Stati
non agiscono come entità isolate, ma alcuni fattori esterni, ed in particolare
la presenza di un violento conflitto negli Stati limitrofi, possono esercitare
una notevole influenza sulla stabilità politica di un Paese, in quanto tale
situazione conflittuale può diventare un fattore destabilizzante, che può
determinare un elevato rischio di crisi economica nel Paese in esame o
trascinarlo nel conflitto. Come si è verificato per i conflitti nell’Africa
Centrale, nell’Africa Occidentale e nel
Corno d’Africa, che hanno tutti le caratteristiche di conflitti regionali.
I Paesi
più poveri risultano essere più vulnerabili da shocks esterni sia a causa della
loro ubicazione geografica (predisposizione a rischi naturali) sia per la struttura delle loro economie (la dipendenza
da una ristretta serie di attività produttive e commerciali rende l’economia
vulnerabile dalle oscillazioni del cambio). Secondo l’Organizzazione Mondiale
di Sanità, la siccità ricorrente ha condotto all'insicurezza alimentare ed alla malnutrizione in larga scala nei Paesi del
Corno d'Africa (Eritrea, Etiopia, Gibuti, Kenia, Somalia ed il Sudan).
FS.4
A4 Capacità
dei cittadini mostrata a fronte delle Emergenze (guerra/disastri naturai (
Willingness to fight).
Questo
misura la attitudine dei cittadini alle emergenze, soprattutto la guerra ed i
disastri naturali di ogni specie e la loro resistenza, primo fra tutti alla
emergenza di maggiore rilevanza, come
detto, la guerra. Il parametro
viene dato inizialmente da 1 a
5
FS.5 A5 Area geografica
La superficie
di uno Stato rappresenta il principale aspetto della ricerca in quanto il
territorio è uno dei componenti base dello Stato stesso. In questa capacità la
superficie dello stato è vista in termini quantitativi: più ampio è il
territorio più complesse le problematiche legate alla gestione dello stesso. Da
questo dato emerge un'altra limitazione dello stato. Ovvero sotto un certo
valore lo Stato in quanto tale non viene preso in considerazione ma assegnato
ad un'altra categoria, a quella dei Microstati.
FS.6 A6 Conflitti Interni .Sfruttamento di petrolio,
oro e diamanti/Sfruttamento delle risorse strategiche.
L’analisi dei conflitti ha rivelato che il
petrolio, i minerali preziosi e la droga possono essere associati allo
scatenarsi o al prolungarsi di un conflitto, con modalità e meccanismi
differenti:[1]
Il Fattore di rischio
considerato, come parametro, è il numero dei caduti in battaglia dovuti al
conflitto in corso interno, che è definito come una incompatibilità contestata
che riguarda il tentativo e/0 del tentativo in cui l’uso della forza armata tra
i due paesi di cui uno almeno è il Governo dello Stato. Il limite di
riferimento è il numero 25 Caduti in battaglia correlati in un anno.
Fonte
Istituto Internazionale di Studi Strategici, Armed Conflict, Data Base. Il
valore va da 1 a
5 con l’intensità del conflitto bassa verso lo zero ed alta il contrario.
FS.7 A7 Numero dei Visitatori del Paese preso in
esame (Number of Visitors)
Dati relativi al numero dei visitatori del Paese
preso in esame, ovvero arrivi di persone (visitatori internazionali) per
ragioni economiche, turistiche, culturali ed occasionali ed i visitatori non
sono residenti potenziali. L’Indice va da 1 a 10 dove il valore minore e verso lo zero
Fonte www.unwto.org.
FS.8 A8 Relazione dello Stato con i Paesi limitrofi.(Neight
Bourg.)
Questo
parametro misura la attitudine dello stato a relazionarsi con i vicini, non
solo confinari. Rileva la capacità dello
Stato di avere relazioni positive e quindi capacità di prospettive. Il
parametro viene dato inizialmente da 1 a 5, con il valore minino a sinistra e il massimo a
destra. Fonte:E.I.U. Analysts. Source: Economist Intelligence Units.
FS.9 A9 Capacità militare. (Military Capability)
Dati relativi al grado della tecnologia militare
disponibile nel Paese. L’indice dimostra la capacità dello Stato in tema di
forza militare e di sicurezza disponibile. Il valore va da 1 a 5 con il valore più basso verso lo zero. Fonte:
Economist Intelligence Units.
FS.10 A10 Terrore Politico
Il Parametro
misura il valore della tenuta della Sicurezza interna ottenuta non la
partecipazione e l’assenso ma con la forza ed il terrore. Amnesty International
ogni anno pubblica un rapporto sul livello di terrore esistente nel paese
considerato. I paesi sono codificati su una scala da 1 a 5 (molto basso –alto) in base al livello di terrore del precedente rapporto di
Amnesty International e del Dipartimento degli Stati Uniti. Rapporti Paese.
Fonte Gibney M., Cornetto L., & Vood R.
Political Terror Scala
Nella media ponderazione si è messo in risalto:
il fattore guerra.
Per questa capaicità al fattore conflitto dando un
peso variamente magiore al restanti cinque.
Questa ponderazione vuole indicare il fattore
guerra per lo stato nel passato, nel presente e le sue conseguenze.
Nella alta ponderazione si è messo in risalto
Il fattore disastri naturali
Con l’Alta ponderazione si vuole un dato di
riferimento che sia il frutto di elementi non dipendenti dalla volontà dello
Stato e via via altri che via via potrebbero essere orientati in base alle sue
scelte
Per l’alta ponderazione il peso massimo è dato ai
disastri naturali, il massimo pericolo che uno Stato può affrontare; seguire
poi il fattore storico e l’area geografica, con il significato che è stato
dato. Indi la capacità militare, quale parametro relativo all’investimento
nella sicurezza, poi via ivia i parametri rimanenti come la capacità dei
cittadini di resistere alle emergenze, ed a parametro relativo alle relazioni ,
alle relazioni con i vicini
[1] - il petrolio può determinare conflitti per cambiare il governo o
esercitare il controllo di una parte del territorio (ad esempio Angola,
Nigeria, Sudan);
- l’oro e le pietre preziose possono essere
associati al perdurare di conflitti in atto (ad esempio Angola, R. D. del
Congo, Sierra Leone).
Ma occorre evidenziare la notevole influenza
esercitata dal regime politico nei confronti delle risorse naturali che possono
assumere il ruolo di Fattore di Squilibrio.
Infatti, l’effetto perverso dello sfruttamento del
petrolio si verifica principalmente in regimi non democratici, dove la
partecipazione politica è scarsa, il controllo dell’esecutivo è debole e la
possibilità d’innescarsi di meccanismi perversi nella distribuzione del reddito
da esso derivante è molto elevata.
Un’altra conseguenza perversa è che il governo può ricorrere a sistemi più
autoritari e perfino alla repressione per proteggere le risorse, acuendo le
contraddizioni e causando molte vittime.
Angola, Nigeria e Sudan non hanno un regime
democratico e si annoverano tra i Pesi più corrotti del mondo.
In Angola, dal 1975, nella regione di Cabinda,
ricca di petrolio, si oppongono al governo gruppi armati separatisti in un
conflitto che ha già fatto 3.500 vittime. I separatisti accusano il governo di
non migliorare le condizioni di vita degli abitanti di Cabinda con il ricavato
del petrolio.
In Nigeria, dal 1997,
nella regione del Delta del Niger, l’esercito governativo e le forze di polizia
si scontrano con numerose milizie armate. Queste ultime combattono per i
diritti delle comunità locali per una partecipazione migliore ai proventi dello
sfruttamento petrolifero.
Nel Sudan, dal 2003
gruppi armati in Darfur si ribellano contro il governo, che accusano di non
fare abbastanza per la popolazione locale. Il territorio del Darfur, con
un’estensione pari a quella della Francia, è la principale risorsa contesa tra
le parti in conflitto. Comunque non sia stata ancora provata la presenza di
petrolio nel sottosuolo, si sospetta che il motivo principale del conflitto sia
proprio dovuto ai potenziali giacimenti energetici della regione che, secondo
analisti, il governo vorrebbe sfruttare senza dividere i proventi con la
popolazione locale. Il conflitto ha fatto ben 60.000 vittime.
L’effetto perverso dello sfruttamento dei minerali
preziosi si è verificato in maniera evidente nella R. D. Del Congo. Dal 1996
movimenti indipendentisti finanziati con il ricavato dei giacimenti minerari
(diamanti, oro) hanno continuamente tentato la secessione della regione del
Katanga dal governo centrale, in un conflitto che ha già fatto ben 1.500.000
vittime. Il governo autocratico, per sua volta, è accusato di continua
violazione dei diritti umani e di una
dilagante corruzione. Secondo analisti dell’ONU, il rapporto tra il commercio
di armi e lo sfruttamento delle notevoli risorse minerarie congolesi è
strettissimo. Gli stessi esperti hanno evidenziato che finché il governo
congolese non avrà uno stretto controllo dello sfruttamento del settore
minerario “sarà impossibile assicurare la pace e la sicurezza nel Paese”.
Continuando
con i diamanti, Sierra Leone e Botswana sono diventati grandi esportatori di
questa ricchezza; in Botswana, in presenza di un governo democratico con
istituzioni efficienti, lo sfruttamento di diamanti è associato ad un controllo
efficace, ad una destinazione dei renditi ottenuti verso lo sviluppo
socio-economico dello intero Paese ed a un’assenza di conflitti; in Sierra
Leone la stessa disponibilità, in presenza di regimi instabili, è associata
allo sfruttamento illegale dei giacimenti di diamanti ed al sostegno di
conflitti, a punto tale che, il 5 Luglio 2000, di fronte al Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite, il rappresentante della Sierra Leone ha
dichiarato: “La radice del conflitto è e rimane i diamanti, i diamanti, i
diamanti” (il conflitto in Sierra Leone si è protratto per 10 anni, dal 1991 al
2001, ed ha causato 25.000 vittime).
Tali
elementi sono stati presi in considerazione nella valutazione dello Fattore di
Squilibrio in riferimento. Ghana, Namibia e Sudafrica, che hanno regime
democratico associato ad una assenza di conflitti, la disponibilità notevole di
oro o diamanti, non è stata considerata come Fattore di Squilibrio. Si era
proposto di individuare come Fattore di squilibrio lo sfruttamento di risorse
strategiche. Era però limitato solo ad alcuni Paesi, non a tutti quelli
considerati. Quindi si è passati ad analizzare i conflitti che queste materie
prime essenziali scatenano.
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