Antonio Trogu
Nel
2022 la situazione geopolitica in Europa
si e’ modificata, e l’auspicata integrazione della UE nel centro del continente
con una transizione post-sovietica ad est e’ al momento in bilico. Nel marzo
del 2014 l’annessione alla Russia della Crimea, che dal 1954 era parte dell’Ucraina
, ed il conflitto nel Donbass hanno messo in forse quelli che erano i confini
post-sovietici ed hanno portato all’invasione della Ucraina.
Negli
ultimi anni prima dello scoppio del conflitto ucraino, vi e’ stata una
crescente propensione filo occidentale
di molti paesi ex sovietici che ha creato forti tensioni con la Russia anche
perché si sottraevano al privilegiato
rapporto politico economico e questo andava contro al progetto di unione
euroasiatica.
La
nascita di un governo ucraino dichiaratamente antirusso e filo occidentale
confinante con la russia andava contro l’idea di spazio post sovietico a guida
russa.
All'alba
del 24 febbraio 2022 il presidente russo Vladimir Putin ha dato l'ordine di
invadere l’Ucraina, decisione presa poco dopo il riconoscimento delle
repubbliche separatiste del Donbass situate in territorio ucraino, Donetsk
e Lugansk, e l'invio di truppe con la motivazione ufficiale di un’iniziativa di
peacekeeping. Questo nonostante il Memorandum di Budapest in accordo del quale in
cambio del disarmo nucleare dell’Ucraina, la Russia prometteva
di rispettare i suoi confini internazionalmente riconosciuti. Dunque
anche la Crimea era riconosciuta dalla Russia stessa come parte del territorio
sovrano ucraino.
Gli
Usa (Bill Clinton) e Regno Unito (John Major) diedero la garanzia
internazionale di vigilare sulla inviolabilità dei confini dell’Ucraina.
La stessa formula venne applicata anche a Bielorussia e Kazakistan. Essendo un
memorandum e non un trattato, non era legalmente vincolante. Ma era comunque un
impegno formale e scritto.
La
Russia ha invaso l'Ucraina con circa 150.000 soldati; prima
dell'invasione, manteneva circa 30.000 soldati nelle aree dell'Ucraina occupate
dal 2014. Nel settembre 2022, il governo russo ha chiamato 300.000 riservisti
al servizio militare attivo per sostenere la guerra in Ucraina. Nel novembre
2022, il presidente PUTIN ha firmato un decreto che consente ai russi con
doppia nazionalità e a quelli con status di residenza permanente in paesi
stranieri di essere arruolati nell'esercito per il servizio militare.
La
Bielorussia, dalla quale Putin cerca di avere un supporto militare, anche non
partecipando al momento con proprie truppe,
è nella realtà parte in causa nel conflitto, ad ottobre dello scorso anno ha autorizzato
il transito delle forze russe dirette nella parte nord dell’Ucraina confermando
così di essere un Paese satellite della
Federazione Russa.
Il
10 Ottobre 2022, secondo quanto riferito
dal presidente bielorusso Lukashenko, i presidenti
di Russia e Bielorussia hanno concordato lo schieramento di un
gruppo regionale congiunto di truppe, Russe e Bielorusse, al confine con
l’Ucraina. Il timore dell’Ucraina riguarda la possibilità che il confine
settentrionale diventi porta di accesso per le forze russe costringendo così lo
spostamento diparte delle forze ucraine a nord.
Altro
aspetto da sottolineare riguarda il referendum farsa, non riconosciuto
dall’occidente, che ha modificato la Costituzione cancellando lo status di
Paese non nucleare e permettendo il dispiegamento di armamenti nucleari sul
proprio territorio.
Putin ha
bisogno di truppe in una fase delicata dal conflitto e potrebbe attingere da
quelle dell’alleato a lui più vicino ed a lui subordinato ma occorre
considerare che il conflitto in Ucraina tra i bielorussi non è popolare, come
del resto in seno all’opinione pubblica non è affatto popolare lo stesso
Lukashenko, che ha superato l’ondata di proteste successive alla presidenziali
del 2020 solo grazie all’aiuto di Mosca.
A
quasi un anno dall’inizio del conflitto, quella in Ucraina sembra essere sempre
più una guerra di logoramento, la Russia si trova in una fase delicata del
conflitto, quella che avevano ipotizzato essere una operazione veloce si è rivelata
un pantano con l’offensiva bloccata ed una ingente perdita di uomini e mezzi. Sebbene la scarsità di
rifornimenti e munizioni stia ostacolando in modo decisivo l’avanzata delle
forze russe, Putin non dà segni di voler scendere a compromessi.
Anche
la politica interna della Russia ha avuto un cambio di passo, con gli
emendamenti alla costituzione approvati nel 2020, consentono un secondo mandato
consecutivo di 6 anni per il presidente eletto direttamente con voto popolare a
maggioranza assoluta. Inoltre per le elezioni presidenziali del 2024 i
precedenti mandati presidenziali non vengono considerati. Questo vuol dire che
l’attuale presidente, Putin , potrebbe essere rieletto fino al 2036.
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