Mogherini Alto Rappresentante Una nomina ricca di potenzialità Jean-Pierre Darnis 01/09/2014 |
È stata una logica intergovernativa e di equilibrio fra le forze politiche europee che ha prevalso nella nomina di Federica Mogherini come Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune dell’Unione europea (Ue).
Il governo Renzi ha saputo manovrare con abilità ed è riuscito ad andare fino in fondo, superando opposizioni e resistenze non trascurabili. Si è trattato indubbiamente di un’operazione politica andata a buon fine grazie soprattutto alla Presidenza del Consiglio.
In questo quadro non va sottovalutata la personalità di Federica Mogherini, una donna giovane e seria, che risponde bene al desiderio di rinnovamento della politica italiana ed europea.
La Mogherini può infatti vantare buoni studi in campo internazionale e una lunga esperienza nella politica internazionale del Partito Democratico e. Né va sottovalutata la sua pur breve esperienza alla Farnesina.
Una visione molto italiana
Bisogna ricordare che la crisi ucraina è esplosa in concomitanza con la nomina del governo Renzi: Federica Mogherini si è subito trovata a dover gestire una grave crisi diplomatica, a cui si sono aggiunti altri focolai, come la Siria, l’Iraq, la striscia di Gaza e la Libia.
La posizione della Mogherini sulla crisi ucraina è stata spesso criticata dai falchi europei, perché ritenuta troppo tenera nei confronti di Mosca. Tuttavia, Mogherini non ha fatto altro che esprimere una constituency italiana molto attenta a mantenere i canali diplomatici con Mosca in nome del realismo interno (i molteplici interessi economici italiani) e di una visione ampia del quadro di sicurezza nel Medioriente nel quale la Russia è considerata un interlocutore imprescindibile, in particolare per i rapporti con la Siria e l’Iran.
Si tratta di una posizione di apertura cui si sono attenuti anche i precedenti governi. Va inoltre considerato che l’Italia, anche per motivi legati alla sua costituzione, è tradizionalmente restia all’uso della forza.
Un ruolo in rapida crescita
Federica Mogherini ha poi usato il turno di presidenza italiana dell’Unione con grande attivismo diplomatico, al punto da far riunire un Consiglio Ue il giorno di ferragosto per adottare una posizione comune sull’invio di armi ai curdi iracheni.
La dichiarazione comune, che accoglie in modo positivo la fornitura di armi da parte di alcuni stati membri, è stata un imprimatur europeo a decisioni nazionali piuttosto che una decisione unica.
Successivamente Federica Mogherini è riuscita, insieme alla collega della Difesa Roberta Pinotti, a gestire la decisione italiana relativa all’invio delle armi in seguito ad un voto delle Commissioni Difesa e Esteri del parlamento riunitesi pochi giorni dopo.
Nel dibattito in parlamento, ha saputo rappresentare con trasparenza ed equilibrio la posizione italiana in materia di difesa, rispettando in tal modo la natura parlamentare della democrazia italiana e permettendo anche ai pacifisti di esprimersi.
La decisione di inviare armi ai curdi mette l’Italia sullo stesso piano di Francia e Regno Unito. Il mandato della Mogherini agli Esteri è andato quindi crescendo.
Molti sono quelli che rimproverano al futuro Alto Rappresentante la sua poca esperienza, ma un’osservazione attenta mostra un percorso in netta crescita, situazione ben diversa da quella dell’attuale alto rappresentante, Catherine Ashton, quando fu nominata.
La nomina di un ministro degli esteri giovane e in grande consonanza con l’attuale maggioranza rappresenta anche un’ulteriore opportunità per l’Italia: la Mogherini non è un “grande vecchio” che viene premiato dopo una lunga carriera nazionale con un posto a Bruxelles.
Ha una carriera di fronte a sé, e rimarrà senz’altro attiva nel gioco politico italiano. Questo ne fa potenzialmente un interlocutore privilegiato per la politica nazionale, in grado di portare l’agenda italiana in Europa e assicurarne una maggiore europeizzazione.
Un futuro di mediazioni
La politica estera italiana, che insiste sulla diplomazia e sulla prevenzione, rappresenta spesso un denominatore comune accettabile dall’insieme degli stati membri, nonostante non sia sempre stata valorizzata al meglio, vittima a volte di una relativa instabilità o debolezza degli esecutivi.
Un Alto Rappresentante italiano che rimarrà in carica per cinque anni può servire da utile punto di riferimento alla politica estera italiana, già di per sé euro-compatibile.
Si possono produrre sinergie con altri stati membri, data anche la specifica sensibilità dell’Italia per i problemi della sponda sud e del Mediterraneo.
Certamente, l’Alto Rappresentante ha poteri limitati e non può essere attualmente paragonato a un vero e proprio leader in grado da solo di imporre decisioni politico-militari di rilievo, rimanendo i governi nazionali gelosamente custodi delle loro prerogative sovrane.
Se considerate nell’ambito di un ruolo diplomatico, le capacità di dialogo di Federica Mogherini, nonché la sua presenza nell’insieme di dossier rilevanti, possono certamente alzare il livello di rappresentanza dell’Unione, con ovvio beneficio anche per l’Italia.
Jean-Pierre Darnis è professore associato all'università di Nizza e vice direttore dell’Area sicurezza e difesa dello IAI (Twitter: @jpdarnis).
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Il governo Renzi ha saputo manovrare con abilità ed è riuscito ad andare fino in fondo, superando opposizioni e resistenze non trascurabili. Si è trattato indubbiamente di un’operazione politica andata a buon fine grazie soprattutto alla Presidenza del Consiglio.
In questo quadro non va sottovalutata la personalità di Federica Mogherini, una donna giovane e seria, che risponde bene al desiderio di rinnovamento della politica italiana ed europea.
La Mogherini può infatti vantare buoni studi in campo internazionale e una lunga esperienza nella politica internazionale del Partito Democratico e. Né va sottovalutata la sua pur breve esperienza alla Farnesina.
Una visione molto italiana
Bisogna ricordare che la crisi ucraina è esplosa in concomitanza con la nomina del governo Renzi: Federica Mogherini si è subito trovata a dover gestire una grave crisi diplomatica, a cui si sono aggiunti altri focolai, come la Siria, l’Iraq, la striscia di Gaza e la Libia.
La posizione della Mogherini sulla crisi ucraina è stata spesso criticata dai falchi europei, perché ritenuta troppo tenera nei confronti di Mosca. Tuttavia, Mogherini non ha fatto altro che esprimere una constituency italiana molto attenta a mantenere i canali diplomatici con Mosca in nome del realismo interno (i molteplici interessi economici italiani) e di una visione ampia del quadro di sicurezza nel Medioriente nel quale la Russia è considerata un interlocutore imprescindibile, in particolare per i rapporti con la Siria e l’Iran.
Si tratta di una posizione di apertura cui si sono attenuti anche i precedenti governi. Va inoltre considerato che l’Italia, anche per motivi legati alla sua costituzione, è tradizionalmente restia all’uso della forza.
Un ruolo in rapida crescita
Federica Mogherini ha poi usato il turno di presidenza italiana dell’Unione con grande attivismo diplomatico, al punto da far riunire un Consiglio Ue il giorno di ferragosto per adottare una posizione comune sull’invio di armi ai curdi iracheni.
La dichiarazione comune, che accoglie in modo positivo la fornitura di armi da parte di alcuni stati membri, è stata un imprimatur europeo a decisioni nazionali piuttosto che una decisione unica.
Successivamente Federica Mogherini è riuscita, insieme alla collega della Difesa Roberta Pinotti, a gestire la decisione italiana relativa all’invio delle armi in seguito ad un voto delle Commissioni Difesa e Esteri del parlamento riunitesi pochi giorni dopo.
Nel dibattito in parlamento, ha saputo rappresentare con trasparenza ed equilibrio la posizione italiana in materia di difesa, rispettando in tal modo la natura parlamentare della democrazia italiana e permettendo anche ai pacifisti di esprimersi.
La decisione di inviare armi ai curdi mette l’Italia sullo stesso piano di Francia e Regno Unito. Il mandato della Mogherini agli Esteri è andato quindi crescendo.
Molti sono quelli che rimproverano al futuro Alto Rappresentante la sua poca esperienza, ma un’osservazione attenta mostra un percorso in netta crescita, situazione ben diversa da quella dell’attuale alto rappresentante, Catherine Ashton, quando fu nominata.
La nomina di un ministro degli esteri giovane e in grande consonanza con l’attuale maggioranza rappresenta anche un’ulteriore opportunità per l’Italia: la Mogherini non è un “grande vecchio” che viene premiato dopo una lunga carriera nazionale con un posto a Bruxelles.
Ha una carriera di fronte a sé, e rimarrà senz’altro attiva nel gioco politico italiano. Questo ne fa potenzialmente un interlocutore privilegiato per la politica nazionale, in grado di portare l’agenda italiana in Europa e assicurarne una maggiore europeizzazione.
Un futuro di mediazioni
La politica estera italiana, che insiste sulla diplomazia e sulla prevenzione, rappresenta spesso un denominatore comune accettabile dall’insieme degli stati membri, nonostante non sia sempre stata valorizzata al meglio, vittima a volte di una relativa instabilità o debolezza degli esecutivi.
Un Alto Rappresentante italiano che rimarrà in carica per cinque anni può servire da utile punto di riferimento alla politica estera italiana, già di per sé euro-compatibile.
Si possono produrre sinergie con altri stati membri, data anche la specifica sensibilità dell’Italia per i problemi della sponda sud e del Mediterraneo.
Certamente, l’Alto Rappresentante ha poteri limitati e non può essere attualmente paragonato a un vero e proprio leader in grado da solo di imporre decisioni politico-militari di rilievo, rimanendo i governi nazionali gelosamente custodi delle loro prerogative sovrane.
Se considerate nell’ambito di un ruolo diplomatico, le capacità di dialogo di Federica Mogherini, nonché la sua presenza nell’insieme di dossier rilevanti, possono certamente alzare il livello di rappresentanza dell’Unione, con ovvio beneficio anche per l’Italia.
Jean-Pierre Darnis è professore associato all'università di Nizza e vice direttore dell’Area sicurezza e difesa dello IAI (Twitter: @jpdarnis).
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