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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

mercoledì 3 maggio 2017

UCRAINA: sull vie legali per esistere

Battaglia legale con la Russia
Ucraina: tentativo di non spegnere i riflettori
Cono Giardullo
30/04/2017
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Si è da poco concluso il primo capitolo della rinnovata battaglia legale tra Ucraina e Russia. Questa volta il palcoscenico è stato quello della Corte internazionale di Giustizia (Cig) dell’Aja. Lo scorso gennaio l’Ucraina aveva proposto ricorso dinanzi la Cig, sostenendo che la Russia avesse violato due convenzioni: la Convenzione internazionale per la repressione del finanziamento del terrorismo (Crft) e la Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (Cedr). Kiev aveva richiesto anche una serie di misure provvisionali, al fine di salvaguardare i diritti che lamentava lesi dall’azione russa.

L’Ucraina non aveva altre basi giuridiche su cui fondare la controversia, dato che l’esercizio della giurisdizione della Cig, nei procedimenti contenziosi, si basa sul consenso statale, ma la Russia non ha riconosciuto come obbligatoria la giurisdizione della Corte ai sensi dell’art. 36 del suo Statuto. Pertanto, l’unico modo per portare Mosca dinanzi ai giudici dell’Aja era quello di fondare le pretese in merito all’applicazione di una convenzione internazionale ratificata da entrambi i Paesi.

Nonostante la vera questione sia l’uso illecito della forza da parte della Russia nell’annettere la penisola di Crimea e il presunto supporto alle repubbliche separatiste nel Donbass, l’Ucraina è stata obbligata a invocare la violazione di due trattati fondamentalmente periferici, attaccando il finanziamento del terrorismo, leggasi delle repubbliche separatiste nell’Est del Paese, e le questioni di discriminazione razziale contro l’etnia tatara e quella ucraina.

Sulle orme della Georgia, con qualche accorgimento
Che l’Ucraina prenda in prestito politici georgiani, o si ispiri alle riforme che hanno valso a Tbilisi la concessione più rapida del regime visa-free per l’area Schengen, è noto. Ma il governo ucraino si è ispirato alla Georgia anche nel presentare il ricorso alla Cig. Una controversia simile era stata, infatti, presentata dalla Georgia. La base giuridica era ancora la Cedr e la denuncia riguardava le azioni russe in Abkhazia e in l’Ossezia del Sud tra il 1992 e il 2008.

La Cig, in quel caso, giudicò la clausola compromissoria della Convenzione, cioè il tentativo di definire dapprima la controversia mediante negoziati, come non soddisfatta. Al fine di rispettare la clausola, così come quella simile prevista dalla Crft, Kiev ha ben preparato il suo ricorso, dando prova di aver a più riprese tentato di negoziare in buona fede con Mosca.

Sin dal 2014, l’Ucraina ha portato avanti parallelamente molteplici battaglie diplomatiche, che le sono già valse il supporto di tre risoluzioni del Terzo Comitato dell’Assemblea generale e dell’Assemblea stessa delle Nazioni Unite, e la risoluzione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, e ricorsi a varie istanze giurisdizionali.

Sono stati aperti già cinque ricorsi inter-statali dinanzi alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo riguardo all’azione russa in Crimea e nell’Est del Paese, il primo dei quali proposto dall’Ucraina il 13 marzo 2014, tre giorni prima del referendum di annessione della Crimea alla Russia. Ma le azioni russe hanno anche generato un volume di circa 4000 contenziosi individuali, apparentemente connessi agli eventi in Crimea o alle ostilità nel Donbass.

Un altro tentativo è la dichiarazione presentata nel settembre 2015 da Kiev alla Corte penale internazionale (Cpi), che riconosce la giurisdizione con rispetto agli atti commessi sul suo territorio a partire dal 20 febbraio 2014 anche se, come già discusso, l’apertura alla Cpi non porterà alla messa in stato di accusa di cittadini russi.

Infine, l’Ucraina ha tentato anche il ricorso a un tribunale arbitrale per reclamare i diritti esercitati, prima dell’annessione, sulle acque della Crimea.

Misure provvisorie: utili o show mediatico?
L’Ucraina aveva richiesto che la Corte utilizzasse la propria autorità per intimare alla Russia di cessare le sue attività sul territorio ucraino, inclusi gli atti di sponsorizzazione del terrorismo, come l’abbattimento del volo Malaysian Airlines MH17, il bombardamento dei civili in alcune località dell’Est del Paese, o ancora il maltrattamento dei rappresentanti dell’etnia tatara e la chiusura della loro assemblea elettiva, il Mejlis, in Crimea, o la soppressione della lingua e cultura ucraina.

Mentre lo scorso marzo si sono svolti quattro giorni di serrate audizioni, in cui le due delegazioni hanno formulato le proprie posizioni giuridiche, il 19 aprile la Corte si è espressa sulle misure provvisorie e su pochi altri punti. In primo luogo, la Cig ha ricordato alle Parti che il principale strumento per la risoluzione del conflitto rimane l’implementazione degli accordi di Minsk, firmati il 12 febbraio 2015. In second’ordine, la Corte ha stabilito che le prove presentate sono sufficienti, per il momento, a stabilire prima facie la sua competenza e che le clausole compromissorie sono state, allo stesso modo, soddisfatte.

Quanto alle misure provvisionali, la Cig le ha concesse solo con riguardo alla Cedr, concludendo che rispetto alla situazione in Crimea: 1) la Russia dovrà astenersi dal mantenere o imporre limitazioni alla comunità dei tatari di Crimea quanto alle proprie istituzioni rappresentative, incluso il Mejlis; 2) la Russia dovrà assicurare l’educazione alla lingua ucraina; 3) entrambe le Parti dovranno astenersi da ogni azione che possa aggravare o ampliare la controversia dinanzi la Cig.

Di sicuro, le misure ordinate dalla Cig rivestono un significato più simbolico, e dunque politico, che pratico. L’art. 94 dello Statuto delle Nazioni Unite recita che “ciascun Membro s’impegna a conformarsi alla decisione della Cig”. Qualora il soccombente non adempia agli obblighi, l’altra parte potrà ricorrere al Consiglio di Sicurezza (CdS) dove però la Russia può disporre del potere di veto, già usato nel 1986 dagli Usa, in seguito alla famosa sentenza della Cig, che li vedeva soccombere contro il Nicaragua per le operazioni militari sul territorio dello Stato centroamericano.

A seguito della pronuncia dei giudici dell’Aja, si sono scatenate diverse reazioni politiche. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che le associazioni dei tatari di Crimea non sono ristrette in alcun modo in Russia, eccetto nei casi in cui perorino cause estremistiche. Il capo del Mejlis, Rufat Chubarov, ha invece sottolineato che la decisione della Cig è il primo passo per condurre i leader politici russi davanti la giustizia per l’aggressione contro l’Ucraina e l’annessione della Crimea. Mentre il presidente ucraino Poroshenko si è detto soddisfatto dalla presa di posizione della Cig che ha riconosciuto la Russia come parte integrante del conflitto e degli accordi di Minsk, anziché come mero intermediario.

La decisione della Cig, per ora, e in attesa che si discuta e si decida la controversia nel merito, deve esser considerata solo come un altro pezzo del puzzle del supporto internazionale che l’Ucraina si sta costruendo. I riflettori della comunità internazionale ancora non si sono spenti sull’ultimo conflitto europeo. Per quanto ancora?

Cono Giardullo lavora in Ucraina con l’Osce (Twitter: @conogiardullo).

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