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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

venerdì 17 luglio 2015

Russia: le inique sanzioni: una nota voste da Mosca

Sanzioni Russe: una prospettiva da Mosca
 di
Federico Salvati
 Mosca, 7 luglio 2017

Qui a Mosca negli ultimi giorni si fa un gran parlare della sanzioni europee alla Federazione Russa. Motivo del fermento è la presentazione di un rapporto ufficiale, da parte del Ministero delle Finanze, che stima, in termini monetari, i danni effettivi che la nazione ha subito dall'inizio delle sanzioni.
Il ministro delle finanze, Anton Siluanov, dichiara in questo rapporto che  le sanzioni sono costate al paese circa 40 miliardi d euro. Il danno provocato all'economia russa, di rimando, ha generato una perdita di 100 miliardi di dollari sui mercati internazionali. Dal rapporto traspare in maniera chiara che  le sanzioni non hanno significativamente colpito l'equilibrio economico russo. L'azione occidentale, tuttavia ha forzato il paese a cambiare il suo focus geoeconomico verso il mercato asiatico.
 Dalle cifre presentate si capisce, inoltre, che l'Europa e gli USA rimangono i principali investitori all'interno dell'economia russa. Nonostante ciò il programma sanzionatorio dell'occidente non è riuscito a destabilizzare, fondamentalmente, la vita economica della Federazione.
IL FALLIMENTO DELLA STRATEGIA OCCIDENTALE
“Inutile giraci intorno: colpire l'economia russa significa colpire le esportazioni energetiche”. Così esordiva ieri, in prima serata, su Rassia 1, durante un importante talk show, l'opinionista Rastislav Abramovic. Le riverse di gas e petrolio costituiscono il fattore cardine della dottrina di sicurezza nazionale. Putin sin dall'inizio del suo mandato mise in chiaro che la sicurezza e la potenza russa sarebbero passate attraverso l'esportazione di queste risorse.
Il vero problema del mercato energetico russo, però, oggi rimangono la ricerca e lo sviluppo. Il tasso di impoverimento delle risorse sfruttate è superiore a quelle che sono le aspettative di progresso tecnico per lo sfruttamento. In altre parole: le risorse stanno finendo e la Russia è incapace di accedere a nuovi bacini che sarebbero potenzialmente sfruttabili se si investisse nel settore.
Al di la dell'embargo su prodotti commerciali di base, come le mele trentine e il formaggio italiano, il vero obiettivo occidentale era scoraggiare lo sviluppo tecnico dello sfruttamento delle risorse naturali della Russia. Questo è il vero gambetto che Washington e Bruxelles hanno provato a intavolare. La breve intesa tra Washington e Rihad per abbassare il prezzo del petrolio era solamente una misura a breve termine che non era sostenibile sul lungo periodo. Creare delle prospettive non incoraggianti per la capacità produttiva a lungo termine nel capo energetico è forse stato l'unico grande risultato delle sanzioni europee. Al di la di tale azione tuttavia i risultati concreti rimangono piuttosto limitati.
LE SANZIONI E I LORO EFFETTI
L'azione europea ha effettivamente danneggiato la Russia che però, in buona sostanza, è ricaduta sui suoi piedi.
Dopo il primo round sanzionatorio l'inflazione non è salita a tassi preoccupanti e Mosca ha imparato la necessita di una consistente diversificazione delle esportazioni.
A questo proposito il governo ha già una sua strategia che vede coinvolti principalmente la pipeline “Sila Siberi” (potere della Siberia) da una parte e il progetto Sakhalin dall'altra.
La sfida per quanto riguarda questo frangente sarà, da una parte, evitare che il Gippone e la Cina (entrambi partner nei progetti) entrino in contrapposizione tra di loro; e dall'altra fare in modo che le questioni pendenti tra la Russia e i suoi partner non si trasformino in motivo di rottura.
IL FALLIMENTO DELLO SHALE GAS
Un altro fattore importante che ha incoraggiato la Russia a persistere nella sua politica è stato il grande fallimento, dal punto di vista strategico, dello shale gas.  Quella che doveva essere una rivoluzione di stampo globale nell'esportazione energetica, di fatto, si è rivelata, secondo molto opinionisti russi, un vero e proprio bluff. I costi proibitivi ancora non permetto un uso massivo di questa tecnica nel mercato e comunque il grosso della domanda per lo shale gas viene dalle nazioni asiatiche e non dai paesi europei come ci si potrebbe aspettare.
CONCLUSIONE
La ratio sostanziale delle sanzioni europee era quella di fare pressione sulla Russia senza privare il mercato globale delle delle risorse energetiche russe. Il risultato finale però, invece di essere una brillante azione strategica, si è rivelato una scadente “mezza misura” che ha scontentato tutti e accentuato i toni delle relazioni bilaterali.

La situazione sanzionatoria ora si è trasformata in un pericoloso dilemma per l'occidente. La Russia è la 10° economia mondiale e un'azione più coercitiva potrebbe trasformasi in una crisi energetica di livello mondiale. D'altro canto però un'eccessiva indulgenza potrebbe far perdere qualunque credibilità all'occidente che si dimostrerebbe incapace di reagire in maniera efficace all'assertività di Mosca.

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