Energia dalla Russia L’Europa tra Tap e Turkish Stream Alessandro Ronga 02/07/2015 |
Sebbene il progetto sia ancora in fase embrionale, in ambienti economici e politici competenti si dà già per scontato che la nuova “arma energetica” della Russia sarà il gasdotto Turkish Stream, che - ormai accantonato il South Stream - avrà il compito di trasportare il gas russo fino in Turchia, da dove raggiungerà l’Europa attraverso la Grecia.
Atene poche settimane or sono ha siglato un memorandum d’intesa con Mosca, finalizzato alla realizzazione di un prolungamento del gasdotto sul proprio territorio: un impegno da due miliardi di dollari che può rivelarsi strategico, soprattutto politicamente, in un momento in cui il governo greco è impegnato in un negoziato con quella stessa Unione europea (Ue) che ha appena prolungato le sanzioni economiche contro il Cremlino.
L’Anatolia hub energetico
La formalizzazione dell’accordo per la realizzazione del Turkish Stream tra Mosca e Ankara è attesa a giorni. Ed è difficile pensare che, come accaduto con il suo abortito predecessore, l’infrastruttura nemmeno stavolta venga portata a compimento: troppo alto è l’interesse russo di trovare al più presto un sostituto del South Stream, impantanatosi in cavilli burocratici locali e norme anti-trust comunitarie, troppo appetitoso per la Turchia il ruolo di hub energetico tra Mediterraneo ed Europa.
Nella regione turca dell’Anatolia sta già per essere realizzato il Tanap, il Gasdotto Trans-Anatolico, che al confine tra Turchia e Grecia si unirà con il Tap, Gasdotto Trans-Adriatico, a completamento del Southern Gas Corridor, la colossale infrastruttura di 3500 chilometri che dal 2020 trasporterà il gas estratto nel Mar Caspio, al largo delle coste dell’Azerbaijan, fino in Puglia, da dove Snam Rete Gas (che potrebbe anche entrare nel progetto come azionista) avrà il compito di distribuirlo nel Vecchio Continente.
Ridurre la dipendenza dalla Russia
Il Tap rappresenterà qualcosa di più di un semplice gasdotto: segnerà un vero e proprio cambiamento epocale, poiché andrà a sfidare il monopolio russo per ciò che riguarda le forniture di gas all’Europa ed eleverà ulteriormente l’Azerbaijan al ruolo di potenza energetica, con tutti i benefici politico-economici che questo status comporta.
Se dunque il Turkish Stream costituirà una sorta di variante del South Stream, il Tap è destinato ad assumere il ruolo che avrebbe dovuto avere Nabucco, il gasdotto che l’Ue programmava di costruire per sganciarsi dall’eccessiva dipendenza dalle fonti energetiche russe, il cui progetto è stato accantonato per l’enormità dei costi.
A conferma dell’endorsement comunitario per il progetto azero, basta considerare un fattore non da poco. Nonostante appartenga per il 20% alla Socar, la compagnia energetica di Stato dell’Azerbaijan da cui l’Europa comprerà anche il gas, dal 2013 il Tap è esente dal rispetto delle rigidissime norme Ue contenute nel Terzo Pacchetto Energia, che proibiscono ad una compagnia energetica di essere contemporaneamente proprietario e gestore dell’infrastruttura attraverso cui la risorsa energetica verrà distribuita: un muro giuridico contro il quale invece è andato a schiantarsi il South Stream, bloccato dall’Ue per via del doppio ruolo di gestore-proprietario della russa Gazprom.
L’arma della norme anti-trust
Sebbene in questi mesi di crisi tra Ue e Russia si sia parlato spesso di diversificare le fonti di approvvigionamento con gas proveniente anche dall’Iran e dal Turkmenistan, ad oggi l’ “oro blu” dell’Azerbaijan resta l’unica alternativa concreta a quello russo: l’Europa ha già siglato accordi di fornitura di gas azero per 25 anni ed anche se le relazioni con Mosca dovessero tornare al sereno gli obblighi contrattuali imporrebbero comunque agli acquirenti europei di ricevere specifici quantitativi di gas.
Tuttavia, lo sbarco in Europa del gas azero non significherà affatto l’esclusione di Mosca dall’ ‘Albo Fornitori’ comunitario. Attraverso il Tap, infatti, l’Azerbaijan potrà inizialmente soddisfare il fabbisogno energetico dell’Europa per soli 10 miliardi di metri cubi di gas, un quantitativo notevole per la piccola repubblica ex sovietica, ma di molto inferiore a quello che la Russia è in grado di fornire: basti pensare che nel 2014 la quantità di gas russo giunto in Europa è stata di circa 155 miliardi di metri cubi.
Le scelte in bilico della Socar
Di questo gap con Gazprom la Socar è consapevole, tanto che l’obiettivo della compagnia azera per i prossimi anni sarà quello di incrementare la produzione per venire sempre più incontro alla domanda dei consumatori europei.
Ciò richiederà necessariamente altri investimenti per ampliare la capacità distributive del Tap in Europa, a meno che la Socar, considerate la vicinanza geografica e politica tra Turchia ed Azerbaijan, non decida di servirsi anch’essa del Turkish Stream, che a regime avrà una capacità annua di 63 miliardi di metri cubi di gas.
Un’ipotesi tutt’altro che remota, stando alle recenti dichiarazioni del numero due del colosso energetico azero Elshad Nasirov, secondo il quale, invece di investire sull’ampliamento del Gasdotto Trans-Adriatico, potrebbe essere economicamente più conveniente per Socar adoperare il Turkish Stream, e in particolare la sua appendice greco-russa per allargare la propria offerta commerciale.
Alessandro Ronga è giornalista e collaboratore del settimanale "Il Punto".
- See more at: http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=3112#sthash.6h6jaD3l.dpufAtene poche settimane or sono ha siglato un memorandum d’intesa con Mosca, finalizzato alla realizzazione di un prolungamento del gasdotto sul proprio territorio: un impegno da due miliardi di dollari che può rivelarsi strategico, soprattutto politicamente, in un momento in cui il governo greco è impegnato in un negoziato con quella stessa Unione europea (Ue) che ha appena prolungato le sanzioni economiche contro il Cremlino.
L’Anatolia hub energetico
La formalizzazione dell’accordo per la realizzazione del Turkish Stream tra Mosca e Ankara è attesa a giorni. Ed è difficile pensare che, come accaduto con il suo abortito predecessore, l’infrastruttura nemmeno stavolta venga portata a compimento: troppo alto è l’interesse russo di trovare al più presto un sostituto del South Stream, impantanatosi in cavilli burocratici locali e norme anti-trust comunitarie, troppo appetitoso per la Turchia il ruolo di hub energetico tra Mediterraneo ed Europa.
Nella regione turca dell’Anatolia sta già per essere realizzato il Tanap, il Gasdotto Trans-Anatolico, che al confine tra Turchia e Grecia si unirà con il Tap, Gasdotto Trans-Adriatico, a completamento del Southern Gas Corridor, la colossale infrastruttura di 3500 chilometri che dal 2020 trasporterà il gas estratto nel Mar Caspio, al largo delle coste dell’Azerbaijan, fino in Puglia, da dove Snam Rete Gas (che potrebbe anche entrare nel progetto come azionista) avrà il compito di distribuirlo nel Vecchio Continente.
Ridurre la dipendenza dalla Russia
Il Tap rappresenterà qualcosa di più di un semplice gasdotto: segnerà un vero e proprio cambiamento epocale, poiché andrà a sfidare il monopolio russo per ciò che riguarda le forniture di gas all’Europa ed eleverà ulteriormente l’Azerbaijan al ruolo di potenza energetica, con tutti i benefici politico-economici che questo status comporta.
Se dunque il Turkish Stream costituirà una sorta di variante del South Stream, il Tap è destinato ad assumere il ruolo che avrebbe dovuto avere Nabucco, il gasdotto che l’Ue programmava di costruire per sganciarsi dall’eccessiva dipendenza dalle fonti energetiche russe, il cui progetto è stato accantonato per l’enormità dei costi.
A conferma dell’endorsement comunitario per il progetto azero, basta considerare un fattore non da poco. Nonostante appartenga per il 20% alla Socar, la compagnia energetica di Stato dell’Azerbaijan da cui l’Europa comprerà anche il gas, dal 2013 il Tap è esente dal rispetto delle rigidissime norme Ue contenute nel Terzo Pacchetto Energia, che proibiscono ad una compagnia energetica di essere contemporaneamente proprietario e gestore dell’infrastruttura attraverso cui la risorsa energetica verrà distribuita: un muro giuridico contro il quale invece è andato a schiantarsi il South Stream, bloccato dall’Ue per via del doppio ruolo di gestore-proprietario della russa Gazprom.
L’arma della norme anti-trust
Sebbene in questi mesi di crisi tra Ue e Russia si sia parlato spesso di diversificare le fonti di approvvigionamento con gas proveniente anche dall’Iran e dal Turkmenistan, ad oggi l’ “oro blu” dell’Azerbaijan resta l’unica alternativa concreta a quello russo: l’Europa ha già siglato accordi di fornitura di gas azero per 25 anni ed anche se le relazioni con Mosca dovessero tornare al sereno gli obblighi contrattuali imporrebbero comunque agli acquirenti europei di ricevere specifici quantitativi di gas.
Tuttavia, lo sbarco in Europa del gas azero non significherà affatto l’esclusione di Mosca dall’ ‘Albo Fornitori’ comunitario. Attraverso il Tap, infatti, l’Azerbaijan potrà inizialmente soddisfare il fabbisogno energetico dell’Europa per soli 10 miliardi di metri cubi di gas, un quantitativo notevole per la piccola repubblica ex sovietica, ma di molto inferiore a quello che la Russia è in grado di fornire: basti pensare che nel 2014 la quantità di gas russo giunto in Europa è stata di circa 155 miliardi di metri cubi.
Le scelte in bilico della Socar
Di questo gap con Gazprom la Socar è consapevole, tanto che l’obiettivo della compagnia azera per i prossimi anni sarà quello di incrementare la produzione per venire sempre più incontro alla domanda dei consumatori europei.
Ciò richiederà necessariamente altri investimenti per ampliare la capacità distributive del Tap in Europa, a meno che la Socar, considerate la vicinanza geografica e politica tra Turchia ed Azerbaijan, non decida di servirsi anch’essa del Turkish Stream, che a regime avrà una capacità annua di 63 miliardi di metri cubi di gas.
Un’ipotesi tutt’altro che remota, stando alle recenti dichiarazioni del numero due del colosso energetico azero Elshad Nasirov, secondo il quale, invece di investire sull’ampliamento del Gasdotto Trans-Adriatico, potrebbe essere economicamente più conveniente per Socar adoperare il Turkish Stream, e in particolare la sua appendice greco-russa per allargare la propria offerta commerciale.
Alessandro Ronga è giornalista e collaboratore del settimanale "Il Punto".
Nessun commento:
Posta un commento