Elezioni greche Effetto Syriza sulle dinamiche politiche europee Chiara Franco, Eleonora Poli 18/02/2015 |
La vittoria di Syriza in Grecia avrà forti ripercussioni sull’economia dell’eurozona. Non sono meno rilevanti le conseguenze che la vittoria di Alexis Tsipras avrà sugli altri paesi dell’Unione europea (Ue) e sul suo Parlamento.
Fine del bipolarismo greco
A parte il pericolo di una deriva populista della democrazia greca, la vittoria di Tsipras rappresenta una débacle storica per i due protagonisti indiscussi del teatro politico ellenico da ormai quattro decenni, Nuova democrazia e Pasok.
Schierati rispettivamente a destra e sinistra del quadro elettorale, entrambi i partiti sono stati fortemente indeboliti dalla crisi economica e dalle conseguenze delle politiche di austerità. Dal novembre 2011 nessuno dei due è stato in grado di disporre di una larga maggioranza con cui governare il paese, ottenendo alle ultime elezioni rispettivamente il 27,81% (9 punti meno di Syriza) e il 4,68% dei voti.
Alla loro sconfitta politica si deve sommare quella morale. Tsipras infatti non si è limitato a vincere le elezioni. Alleandosi con il partito di estrema destra ed euroscettico Anel ha di fatto mosso i primi passi verso lo smantellamento di quel sistema bipolare fondato su una logica di antagonismo, almeno di forma, tra destra e sinistra che ha caratterizzato i governi di Atene dalla fine della dittatura dei colonnelli.
Questo trend non è senza dubbio scevro di implicazioni sui partiti euroscettici ed eurocritici della scena europea.
Parlamento europeo: laboratorio di alleanze inedite?
Le ultime elezioni del Parlamento europeo del maggio 2014 hanno visto numerosi partiti euroscettici ed eurocritici, situati alla periferia della scena politica, divenire attori centrali con 140 seggi.
Se il gruppo dei critici non contesta il progetto di integrazione europeo di per sé, ma è fortemente contrario alle attuali politiche europee, i partiti euroscettici puntano invece a uno smantellamento più o meno radicale delle istituzioni comuni cha va da Schengen alla politica monetaria.
Se la valanga euroscettica ha suscitato numerosi timori a livello europeo, di fatto l’incapacità di questi gruppi di allearsi, prescindendo dal loro schieramento ideologico, ha indebolito notevolmente la loro forza di azione.
Per esempio, gli inglesi di Ukip (24 seggi) hanno rifiutato di accordarsi con il Front National della francese Marine Le Pen, considerato troppo razzista e xenofobo, mentre, per gli stessi motivi, Alternative for Germany non ha a sua volta accettato l’invito di Ukip di unirsi al gruppo Europa della libertà e della democrazia diretta. Solo il Movimento 5 Stelle (17 seggi), che di fatto si definisce un’associazione né di destra né di sinistra, si è associato ad Ukip.
A prescindere dal superamento del bilateralismo ideologico a favore di un bieco pragmatismo, una vittoria di Tsipras sulle politiche di austerità imposte dalla troika andrà senza dubbio a beneficiare il Gruppo confederale della sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica (Gue/Ngl, 52 seggi), di cui fanno parte sei rappresentanti di Syryza. Questo potrà acquisire maggiore legittimità agli occhi di quei partiti che, a prescindere dal loro colore, criticano l’Europa e le politiche di austerità.
Eurocritici, euroscettici ed europeisti
Le più immediate conseguenze politiche della vittoria di Tsipras si riscontrano nel rafforzamento dei partiti “eurocritici”, che, come Syriza, non contestano il progetto di integrazione di per sé, ma sono fortemente contrari alle attuali politiche di austerità europee.
È il caso dello spagnolo Podemos, fondato nel 2014 e il cui leader, Pablo Iglesias, si rifà esplicitamente a Syriza. Podemos sfiorerebbe oggi il 30% delle intenzioni di voto, rischiando di diventare il primo partito in gara per le prossime elezioni nazionali del 2015.
Se l’effetto immediato della vittoria di Syriza su Podemos è positivo, nel medio periodo, però, bisognerà vedere quali risultati concreti Tsipras saprà ottenere. Se l’esperimento di Syriza dovesse rivelarsi fallimentare, gli elettori spagnoli che (tra elezioni amministrative e politiche) saranno chiamati al voto più volte nel corso del 2015, sarebbero più restii a concedere fiducia a Iglesias.
Il fallimento di Tsipras nei negoziati con la troika e una conseguente Grexit, potrebbe invece rafforzare i partiti propriamente euroscettici, in particolare Ukip e Front national che propongono scenari più manichei. Ciò infatti dimostrerebbe la difficoltà di sostenere una politica moderata che concili integrazione europea ed interessi nazionali.
A poter capitalizzare sui nuovi venti che soffiano dalla Grecia sono anche i partiti europeisti che, seppur con strategie diverse dalla retorica infiammata di Tsipras e con obiettivi forse più modesti, premono anch’essi per un allentamento delle politiche di austerità.
È questo il caso soprattutto del Pd e del Partito socialista francese. Per il momento, Matteo Renzi e François Hollande hanno adottato una retorica cauta che, pur riconoscendo le esigenze greche, evita il conflitto aperto con le posizioni rigoriste. Si apre per loro una grande opportunità: quella di agire come mediatori nella ricerca di un compromesso che riconcili Atene e Bruxelles.
Chiara Franco è stagista dello IAI. Eleonora Poli è ricercatrice dello IAI.
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Fine del bipolarismo greco
A parte il pericolo di una deriva populista della democrazia greca, la vittoria di Tsipras rappresenta una débacle storica per i due protagonisti indiscussi del teatro politico ellenico da ormai quattro decenni, Nuova democrazia e Pasok.
Schierati rispettivamente a destra e sinistra del quadro elettorale, entrambi i partiti sono stati fortemente indeboliti dalla crisi economica e dalle conseguenze delle politiche di austerità. Dal novembre 2011 nessuno dei due è stato in grado di disporre di una larga maggioranza con cui governare il paese, ottenendo alle ultime elezioni rispettivamente il 27,81% (9 punti meno di Syriza) e il 4,68% dei voti.
Alla loro sconfitta politica si deve sommare quella morale. Tsipras infatti non si è limitato a vincere le elezioni. Alleandosi con il partito di estrema destra ed euroscettico Anel ha di fatto mosso i primi passi verso lo smantellamento di quel sistema bipolare fondato su una logica di antagonismo, almeno di forma, tra destra e sinistra che ha caratterizzato i governi di Atene dalla fine della dittatura dei colonnelli.
Questo trend non è senza dubbio scevro di implicazioni sui partiti euroscettici ed eurocritici della scena europea.
Parlamento europeo: laboratorio di alleanze inedite?
Le ultime elezioni del Parlamento europeo del maggio 2014 hanno visto numerosi partiti euroscettici ed eurocritici, situati alla periferia della scena politica, divenire attori centrali con 140 seggi.
Se il gruppo dei critici non contesta il progetto di integrazione europeo di per sé, ma è fortemente contrario alle attuali politiche europee, i partiti euroscettici puntano invece a uno smantellamento più o meno radicale delle istituzioni comuni cha va da Schengen alla politica monetaria.
Se la valanga euroscettica ha suscitato numerosi timori a livello europeo, di fatto l’incapacità di questi gruppi di allearsi, prescindendo dal loro schieramento ideologico, ha indebolito notevolmente la loro forza di azione.
Per esempio, gli inglesi di Ukip (24 seggi) hanno rifiutato di accordarsi con il Front National della francese Marine Le Pen, considerato troppo razzista e xenofobo, mentre, per gli stessi motivi, Alternative for Germany non ha a sua volta accettato l’invito di Ukip di unirsi al gruppo Europa della libertà e della democrazia diretta. Solo il Movimento 5 Stelle (17 seggi), che di fatto si definisce un’associazione né di destra né di sinistra, si è associato ad Ukip.
A prescindere dal superamento del bilateralismo ideologico a favore di un bieco pragmatismo, una vittoria di Tsipras sulle politiche di austerità imposte dalla troika andrà senza dubbio a beneficiare il Gruppo confederale della sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica (Gue/Ngl, 52 seggi), di cui fanno parte sei rappresentanti di Syryza. Questo potrà acquisire maggiore legittimità agli occhi di quei partiti che, a prescindere dal loro colore, criticano l’Europa e le politiche di austerità.
Eurocritici, euroscettici ed europeisti
Le più immediate conseguenze politiche della vittoria di Tsipras si riscontrano nel rafforzamento dei partiti “eurocritici”, che, come Syriza, non contestano il progetto di integrazione di per sé, ma sono fortemente contrari alle attuali politiche di austerità europee.
È il caso dello spagnolo Podemos, fondato nel 2014 e il cui leader, Pablo Iglesias, si rifà esplicitamente a Syriza. Podemos sfiorerebbe oggi il 30% delle intenzioni di voto, rischiando di diventare il primo partito in gara per le prossime elezioni nazionali del 2015.
Se l’effetto immediato della vittoria di Syriza su Podemos è positivo, nel medio periodo, però, bisognerà vedere quali risultati concreti Tsipras saprà ottenere. Se l’esperimento di Syriza dovesse rivelarsi fallimentare, gli elettori spagnoli che (tra elezioni amministrative e politiche) saranno chiamati al voto più volte nel corso del 2015, sarebbero più restii a concedere fiducia a Iglesias.
Il fallimento di Tsipras nei negoziati con la troika e una conseguente Grexit, potrebbe invece rafforzare i partiti propriamente euroscettici, in particolare Ukip e Front national che propongono scenari più manichei. Ciò infatti dimostrerebbe la difficoltà di sostenere una politica moderata che concili integrazione europea ed interessi nazionali.
A poter capitalizzare sui nuovi venti che soffiano dalla Grecia sono anche i partiti europeisti che, seppur con strategie diverse dalla retorica infiammata di Tsipras e con obiettivi forse più modesti, premono anch’essi per un allentamento delle politiche di austerità.
È questo il caso soprattutto del Pd e del Partito socialista francese. Per il momento, Matteo Renzi e François Hollande hanno adottato una retorica cauta che, pur riconoscendo le esigenze greche, evita il conflitto aperto con le posizioni rigoriste. Si apre per loro una grande opportunità: quella di agire come mediatori nella ricerca di un compromesso che riconcili Atene e Bruxelles.
Chiara Franco è stagista dello IAI. Eleonora Poli è ricercatrice dello IAI.
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