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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

lunedì 2 marzo 2015

L'Energia al centro di qualche novità

Energia
L’Unione energetica tra passato e futuro dell’Ue
Lorenzo Colantoni, Nicolò Sartori
24/02/2015
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Un elemento risolutivo nel panorama tormentato della politica energetica europea, un esperimento ambizioso o semplicemente un nuovo nome per vecchie politiche?

Per sapere che cosa sarà l’Unione energetica bisognerà aspettare la comunicazione con la quale, il 25 febbraio, la Commissione europea chiarirà la sua natura. Quello che è certo è che il vice presidente Maroš Šefčovič guiderà una delle più importanti e dibattute novità introdotte dalla squadra di Jean Claude Juncker.

L’idea dell’Unione energetica è nata lo scorso aprile, su impulso dall’attuale presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. È stata poi accolta ufficialmente nei ranghi della Commissione con la distribuzione delle nomine fatte da Juncker il 10 settembre 2014.

Da allora, le informazioni sulla natura e sul contenuto dell’Unione energetica sono emersi in modo informale, fino alla pubblicazione di un documento di lavoro della Commissione trapelato il 30 gennaio.

Oltre a elencare dodici punti su cui intende focalizzarsi l’iniziativa, questo ha specificato che l’obiettivo dell’operazione è l’unione tra politiche energetiche e climatiche. Un elemento non del tutto inaspettato, se si considera la fusione voluta da Juncker dei portafogli Clima ed Energia della Commissione in un unico Commissario, Miguel Arias Cañete.

European energy trilemma
Nelle intenzioni della Commissione, l’Unione energetica dovrà essere lo strumento per risolvere il cosiddetto European Energy trilemma: unire sostenibilità ambientale, competitività economica e sicurezza energetica. Un proposito non semplice che dovrà sciogliere alcuni dei nodi fondamentali dell’energia in Europa e in cui finora l’Ue ha fallito.

In primis, l’effettiva realizzazione del mercato unico che doveva essere completato già entro il 2014, ma è stato ostacolato dall’incompleta liberalizzazione dei mercati nazionali e le inadeguate infrastrutture energetiche europee.

L’Unione energetica dovrà poi affrontare l’implementazione degli obiettivi su energia e clima per il 2030 che il Consiglio europeo ha deciso il 23 ottobre 2014: 40% di emissioni in meno rispetto al 1990 e un target del 27% per rinnovabili ed efficienza energetica.

Un compito difficile, dato che questi obiettivi sono obbligatori a livello europeo, ma non definiti a livello nazionale. Spetterà alla Commissione coordinare gli sforzi per raggiungere questi obiettivi. Il tutto in un contesto, quello post-crisi, più difficile del 2007, quando l’ultima strategia fu decisa.

Sempre sull’unione di clima ed energia, l’Unione energetica dovrà discutere della riforma del mercato europeo per l’emissions trading system, il sistema europeo di scambio di quote di emission (Ets).

Infine, dovrà affrontare il tema della sicurezza degli approvvigionamenti energetici, ed in particolare la possibilità che l’Unione europea (Ue) agisca come acquirente unico dell’energia che importa, quantomeno nel settore del gas naturale.

Freni all’Unione energetica
I primi ostacoli alla realizzazione dell’Unione energetica rischiano di essere le stesse disposizioni del Trattato sul funzionamento dell’Ue, che - art 194. E artt. 216-218 - attribuisce poteri limitati all’Ue in materia di energia. L’Unione energetica dovrebbe quindi proporre o un’interpretazione forzata o un’inverosimile modifica.

Inoltre, l’iniziativa della Commissione potrebbe soffrire della forte eterogeneità degli Stati membri in ambito energetico e, di conseguenza, delle differenti interpretazioni dell’Unione energetica da parte di quest’ultimi.

Mentre da un lato il Regno Unito tende a escludere poteri legislativi in capo all’Unione energetica, dall’altro la Germania insiste su una governance dell’Unione energetica che non sia semplicemente un soft law process.

L’enfasi su temi quali l’acquirente unico o il mercato del gas rischiano poi di accentuare la natura anti-russa dell’Unione energetica, indebolendone la visione olistica e di lungo termine, una questione già sollevata durante la discussione del pacchetto 2030.

Nome nuovo per vecchie politiche?
Sebbene le sfide siano molteplici, le opportunità non sembrano mancare. Per quanto riguarda la sicurezza degli approvvigionamenti, l’Unione energetica potrebbe favorire un’azione esterna forte dell’Ue sui temi dell’energia e del clima, convogliando i poteri di un altro Vice presidente della Commissione, l’Alto Rappresentante Federica Mogherini. Questo potrebbe garantire un approccio olistico nei confronti dei partner energetici internazionali, in particolare con i paesi confinanti con l’Ue.

Sul fronte interno sarà necessario sviluppare un approccio integrato, in cui i meccanismi di solidarietà, l’interconnessione e l’elasticità del sistema siano centrali sia per il settore del gas che dell’elettricità. In questo ambito, l’Unione energetica dovrebbe pensare a stimolare gli investimenti in settori chiave, evitando la dispersione del budget.

Per promuovere questi sviluppi, la priorità è che l’Unione energetica non diventi - volontariamente o meno - un nome nuovo per vecchie politiche e che la Commissione non venga relegata a un ruolo di consulenza o coordinamento degli interessi nazionali, con obiettivi ambiziosi, ma irrealizzabili.

La perdita di competitività europea determinata dal costo dell’energia, le tensioni con paesi fornitori come Russia e Libia, e l’avvicinarsi della conferenza di Parigi sul clima, rendono il momento ideale per un passo storico nella definizione di una vera politica energetica europea che superi - coordinandolo e integrandolo - l’agire singolo dei suoi Stati membri.

Starà alla Commissione dare una risposta a tutto questo, non solo con la Comunicazione del 25 febbraio, ma con il coraggio che dimostrerà negli anni a seguire.

Lorenzo Colantoni è consulente di ricerca dell’Istituto Affari Internazionali.
Nicolò Sartori è responsabile di ricerca del Programma Energia dello IAI (Twitter: @_nsartori)
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