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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

martedì 31 marzo 2015

Grecia: un piano dietro l'altro per uscire dalla crisi

Ue/Grecia
Il Piano Merkel di Yanis Varoufakis
Oliviero Pesce
30/03/2015
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Il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ha proposto un nuovo piano di investimenti europeo, che si aggiunge, tra i vari schemi avviati, promessi o inattuati, al cosiddetto Piano Juncker e al più concreto Quantitative Easing (QE).

Il piano avviato dalla Banca centrale europea (Bce) per l’acquisto di titoli di stato europei è l’unico finora di dimensioni adeguate - oltre 1000 miliardi di euro - ad affrontare il problema di “rilanciare la crescita”.

Il Piano Varoufakis rappresenta una forma alternativa di Quantitative Easing: la Banca europea degli investimenti chiederebbe ai governi di guidare un programma per la ripresa, finanziato al 100% mediante obbligazioni dalla stessa Bei acquistate dalla Bce sul mercato secondario.

Varoufakis lo chiamerebbe volentieri, se la Germania vi aderisse e ne permettesse il lancio, “Piano Merkel”. Proposta, vista la provenienza, amaramente canzonatoria e ironica.

I limiti del Piano Juncker e del QE
Il suggerimento di Varoufakis mette in luce i limiti evidenti del Piano Juncker e il fatto che col QE la liquidità immessa nel sistema dalla Bce non si tramuta di per sé in investimenti. Nonché, com’è evidente, che i debiti si rimborsano meglio in una cornice di crescita che non di diffusa anemia e stagnazione.

Mentre si grida al portento se, dopo avere perso negli ultimi sette anni numerosi punti percentuali di Pil, si torna a ritmi di crescita di qualche decimale di punti base all’anno.

Ma l’idea che possa essere la Banca europea per gli investimenti (Bei) a propugnare piani di investimenti dei propri Stati membri, e non questi ultimi – potendo - a effettuarli, trascura tutta una serie di vincoli e di fattori.

In primo luogo, la Bei non ha mai avuto problemi di provvista. Le sue obbligazioni, classificate AAA da tutte le agenzie di rating, godono di un mercato ampio e pronto ad assorbirle nella misura sinora normale, compresa tra 50 e 70/80 miliardi di euro per esercizio.

E mai la Bei, malgrado recenti e reiterati aumenti di capitale, ha accordato prestiti per più di 70/80 miliardi di euro l’anno, erogandone al massimo 60, per limiti tecnici e statutari.

Limiti che non vennero certo imposti negli Anni Cinquanta del Novecento per motivi di austerità, che allora nessuno propugnava, tanto meno la Germania; ma piuttosto per assicurarsi che la Banca operasse con i criteri prudenziali propri del credito.

I limiti e le caratteristiche della Bei
Il più importante limite prudenziale imposto alla Bei dal suo statuto (art.16, punto 5), è che il totale degli impegni derivanti dai prestiti e dalle garanzie accordati dalla Banca non può essere superiore al 250 % del capitale sottoscritto, delle riserve, degli accantonamenti non assegnati e dell'eccedenza del conto profitti e perdite, dedotte le quote di partecipazione, versate o sottoscritte, in altre entità.

Su tale base al 31 dicembre 2013 (capitale sottoscritto 243,3 miliardi, riserve e profitti 36,2 miliardi, per un totale di 279,5 miliardi, meno 5,7 miliardi di partecipazioni), il totale degli impegni non poteva superare 680 miliardi di euro, a fronte di prestiti in essere e da erogare per circa 500 miliardi; un margine operativo di 180 miliardi circa, pari a circa tre anni di attività ordinaria, al lordo dei rientri.

La Banca ha rischiato, in passato, di perdere il rating massimo, in presenza di una massa di crediti di buona qualità e performing, ma rimborsabili da debitori caratterizzati anche da rating assai inferiori.

Per ovviare al problema, e affrontare la crisi europea, sono stati effettuati aumenti del capitale sottoscritto della Banca di oltre il 40% nel 2009 (da 164,8 a 232, 4 miliardi di euro) e di altri 10 miliardi nel biennio scorso, quest’ultimo versato, a differenza dei precedenti, per intero.

Abbandonare criteri prudenziali - tenuto conto che il capitale della Banca è rappresentato in misura predominante da impegni degli stati membri (il capitale versato è pari al 9% di quello sottoscritto) - incluso il rapporto di 9-10 a uno tra prestiti e mezzi propri disponibili - non potrebbe che allontanare dal mercato la Bei, in particolare se fosse la Bce a dovere comprare titoli che il mercato assorbe senza difficoltà in tutto il mondo.

Le questioni vanno quindi affrontate dalla politica, e da una politica europea. Sta all’Unione risolvere i problemi europei, senza devolverli alle banche; e alla Grecia risolvere i propri.

Oliviero Pesce è stato funzionario della Word Bank, direttore centrale del Crediop e amministratore delegato di banche italiane all’estero.

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