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La scorsa settimana il Consiglio europeo presieduto dal polacco Donald Tusk si è espresso sul contenuto della comunicazione sull’Unione energetica presentata il 25 febbraio dal vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič.
L’idea dell’Unione energetica - sulla quale l’Esecutivo guidato da Jean-Claude Juncker ha investito notevole capitale politico - è stata lanciata proprio dallo stesso Tusk lo scorso aprile, quand’era ancora premier polacco, alla luce dell’acuirsi del conflitto in Ucraina e dai possibili rischi per gli approvvigionamenti energetici ai paesi dell’Europa centrale. Nelle loro conclusioni, i capi di Stato e governo dei 28 Stati Ue hanno sostanzialmente avallato quanto proposto dalla Commissione nella comunicazione, ribadendo l’impegno verso le cinque priorità d’azione per l’Unione energetica: sicurezza energetica, solidarietà e fiducia; piena integrazione del mercato europeo dell'energia; efficienza energetica per contenere la domanda; de-carbonizzazione dell'economia; ricerca, innovazione e competitività. Pur sottolineando la necessità di rafforzare l’azione dell’Ue in materia, il Consiglio europeo non ha però mancato di ricordare la sovranità degli Stati membri e il loro diritto di definire autonomamente i mix energetici nazionali, un elemento che in qualche modo rischia di limitare la portata innovativa dell’Unione energetica stessa. Il gas (e la Russia) elementi centrali Il protrarsi della crisi ucraina e l’incerto destino degli approvvigionamenti di gas russo pesano, eccome, sulle scelte del Consiglio europeo. Non è un caso che il primo tema trattato nelle conclusioni sia la realizzazione di progetti infrastrutturali, in particolar modo le interconnessioni per il trasporto dell’elettricità e del gas nelle regioni periferiche del continente, quelle più vulnerabili in caso di interruzioni degli approvvigionamenti energetici. In quest’ottica l’Unione energetica dovrà garantire la totale conformità alle normative Ue degli accordi per la fornitura di gas tra Stati membri e paesi terzi, rafforzando misure di coordinamento e trasparenza pur nel rispetto delle esigenze di confidenzialità e segretezza fondamentali per un settore complesso come quello energetico. Tali misure, ha sottolineato lo stesso Tusk, potranno prevenire pratiche di abuso di posizione dominante contrarie al diritto europeo da parte di fornitori esterni (c’è chi legge qui Gazprom), rafforzando concretamente la sicurezza energetica dell’Ue. Poco o nulla di fatto, invece, per gli acquisti collettivi di gas, uno dei principali cavalli di battaglia dell’ex premier polacco.L’idea di un acquirente europeo rimane per ora in naftalina, mentre si prospetta la creazione di meccanismi volontari che permettano agli Stati membri di aggregare la propria domanda al fine rafforzare il potere negoziale nei confronti dei fornitori pur rispettando le regole europee della concorrenza. Mercato sì, ma con un occhio alla sicurezza Tra gli obiettivi del Consiglio europeo non poteva mancare il rafforzamento dei meccanismi di mercato attraverso la completa implementazione e la rigorosa applicazione della legislazione europea in materia energetica. Nulla di nuovo sotto il sole, pertanto, e nessun forte riferimento alla competitività del sistema e alla riduzione del costo dell’energia in Europa. Il tema dei costi per cittadini e imprese viene trattato in modo tangenziale affrontando la spinosa questione del modello d’integrazione delle rinnovabili nel mercato elettrico europeo. Le conclusioni sottolineano correttamente la necessità di elaborare un modello decisamente più flessibile ed efficiente di quello attuale - ponendo l’accento sul contributo delle cooperazioni regionali -, che da un lato rispetti le regole europee in materia di aiuti di stato ma che dall’altro non vada a incidere sulla libertà degli stati membri di definire in autonomia il loro mix energetico. Significativa l’attenzione prestata al rafforzamento del frame work regolatorio per garantire agli Stati membri la sicurezza degli approvvigionamenti di gas ed elettricità. Reti energetiche più robuste, maggiore attenzione all’efficienza energetica e sviluppo delle risorse domestiche sono gli ingredienti principali della ricetta del Consiglio europeo per un mercato orientato in primo luogo alla sicurezza energetica. Un’Europa energeticamente sostenibile Non potevano infine mancare i riferimenti alla sostenibilità, per un’Unione che mira a consolidare il suo ruolo di guida globale sui temi delle politiche ambientali e che punta forte sulla sua diplomazia climatica in vista della COP21 di Parigi. In questo contesto, sarà necessario utilizzare gli strumenti dell’Unione energetica per sviluppare una solida e coerente legislazione in materia di emissioni, efficienza e rinnovabili sulla base degli obiettivi fissati al 2030. Significativo il riconoscimento da parte del Consiglio europeo della necessità di implementare un sistema di governance efficace e trasparente, un elemento cruciale per il futuro di ogni ambizione europea in materia di energia, ma che finora non è stato trattato a dovere né dalla Commissione né dagli Stati membri nei loro precedenti incontri. Infine, viene sottolineata l’importanza della dimensione tecnologica dell’Unione energetica, un elemento di assoluta novità inserito tra le priorità d’azione nel documento redatto dalla Commissione Juncker. Gli Stati membri invitano l’Ue a sviluppare una strategia per la tecnologia e l’innovazione nei settori dell’energia e del clima, un elemento di grande rilevanza non soltanto in ambito interno per ridurre e razionalizzare consumi ed emissioni, ma anche per consolidare leadership europea nel settore in vista dell’appuntamento di Parigi e delle strategie post-2020. Nicolò Sartori è responsabile di ricerca del Programma Energia dello IAI (@_nsartori). | ||||||||
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