a cura di Federico Salvati
La seguente intervista è stata condotta a Tbilisi a maggio del 2014. Uno
degli “officals ” del Ministero degli Interni della Repubblica Georgiana ha
accettato di parlare con me in merito ai conflitti Georgiani, una volta saputo
che stavo svolgendo un lavoro di ricerca sul Caucaso. La situazione è
abbastanza tranquilla Mr Trinzkiladze mi fa entrare nel suo ufficio dopo una breve
anticamera. Egli è un omino piccolo dall'aria solare ma dalla maniera in cui
tutti si rivolgono a lui si nota subito che sto parlando con una personalità
all'interno del Ministero (più tardi verrò a sapere che è a capo di un
importante dipartimento del Ministero degli Interni).
Dopo alcune chiacchiere di circostanza e un buon tè la conversazione parte
spontanea e l'intervista comincia:
APRIAMO CON UNA DOMANDA ABBASTANZA SCONTATA: PER RISOLVERE UNA CONFLITTO
BISONGA ANDARE SEMPRE ALLA BASE DI QUESTO E PARTIRE DAI BISOGNI E DAGLI
INTERESSI PRIMARI CHE MUOVONO L'AZIONE. LA MIA DOMANDA È PROPRIO QUESTA: QUALI
SONO QUESTI INTERESSI?
È difficile
spiegare determinate dinamiche a chi non viene dal Caucaso. Se dovessi
individuare il problema con una sola parola direi: riconoscimento. I gruppi
combattono per un problema di riconoscimento. In questo momento i russi sono
stati più bravi di noi a dare questo riconoscimento e ci troviamo nella
situazione attuale.
POCO TEMPO FA HO INTERVISTATO IL PROFESSOR MARSKHILADZE CHE IN RELAZIONE A
QUESTA DOMANDA CI HA DETTO QUESTO: PER CAPIRE IL CAUCASO NON DEVI UTILIZZARE
HUNTINGTON MA UNA CARTA ETNIGRAFICA. CONCORDA CON QUEST'AFFERMAZIONE?
Assolutamente.
Le relazioni tra le persone sono la cosa più importante del Caucaso e non c'è
nessuna teoria alternativa che possa spiegare in altro modo le relazioni tra i
popoli se non le nostre dinamiche interne.
PASSIAMO AD UNA DOMANDA PIÙ CONCRETA MA PIÙ AMPIA: LA POSIZIONE DELLA
RUSSIA.
Questo è il
centro della questione. Durante la cronologia del conflitto nel 2008 è chiaro
come siano ben presenti delle prove che dimostrano la provocazione russa
riguardo la guerra di Agosto. La situazione della Giorgia e il suo rapporto con
le nazioni separatiste erano sicuramente in fase di miglioramento prima di
allora. Dopo gli eventi del 2008 questi si sono riaggravati facendo dei
considerevoli passi in dietro rispetto al punto dove si era arrivati. Partiamo
dall'assunto che l'obbiettivo di Mosca è quello di riconquistare il potere e
l'influenza persa con la caduta dell'Unione sovietica. L'enigma delle regioni
occupate in Georgia è spiegabile semplicemente in quest'ottica. In un primo
momento la strategia di Mosca si basava sul riconoscimento delle repubbliche
come enti autonomi. Una volta che la comunità internazionale avesse definito
queste come “sovrane”, si sarebbe quindi dovuti passare all'annessione dei
territori secessionisti tramite “referendum” popolare. La strategia è fallita
dal momento che quasi nessun paese ha riconosciuto l'Abkhazia e l'Ossetia come
repubbliche autonome. La politica di Mosca in merito è quindi cambiata. Oggi il
Kremlino punta soprattutto all'isolamento delle comunità dal resto della
Madrepatria........
….....IN QUESTO MODO SI CREA POLARIZZAION E IL CONFLITTO DIVENTA MENO
TRATTABILE.
Esattamente.
Una volta che la situazione sarà polarizzata la Russia provvederà alla
sicurezza di queste “nazioni” (un enfasi particolare sull'inappropriatezza del
termine “nazioni” traspare dal tono di voce dell'intervistato ). Questo è dimostrato
dalla costruzione di basi russe in territorio abkhazo e ossezo; le quali basi
costituiranno l'avamposto della Russia nel Caucaso e in Georgia.
QUAL'È QUINDI LA STRATEGIA D'INGAGGIO DELLA GEORGIA PER QUESTO PRBLEMA.
Dopo il 2008
la Georgia ha adottato una nuova strategia d'ingaggio. A centro di questa c'è
il riavvicinamento delle popolazioni attraverso una riconciliazione della base
sociale. Centrale nella nostra politica sarà il rapporto con l'UE che è l'unico
soggetto che potrà provvedere i mezzi necessari per realizzare il nostro
progetto. Democrazia e sviluppo sono le nuove parole chiave per il nostro
popolo. Dobbiamo creare opportunità di sviluppo ed un ambiente favorevole al
riavvicinamento delle persone tra di loro. Vogliamo creare una Georgia in cui
tutti possano vivere beneficiando dei frutti della ricchezza economica che la
partnership con Bruxelles potrà darci. Non dobbiamo dimenticare che la Georgia
in questo momento ha al suo interno quasi un milione di sfollati e che queste
persona hanno bisogno di essere inserite all'interno del contesto sociale in
maniera efficace. Non possiamo rischiare di creare altri problemi interni
trascurando questa situazione. Al tempo stesso dobbiamo dare una prospettiva di
rientro a queste persone altrimenti il ponte tra noi e i territori occupati
sarà per sempre reciso. Su questo piano le relazioni con Mosca continuano ad
essere complesse. La Russia, soprattutto dal punto di vista mediatico, ha
un'azione più diretta è più di successo. Mi diceva prima lei che si è occupato
anche del conflitto azero-armeno. La Georgia non è di certo l'Azerbaijan e non
abbiamo le stesse risorse che ha questa nazione da investire in tale campo.
Nonostante questo il nostro ministero per la riconciliazione si impegna giorno
dopo giorno a raggiungere gli obiettivi prefissati con una strategia che noi
giudichiamo appropriata e vincente.
QUAL'È DUNQUE IL PROBLAMA PRINCIPALE DA AFFRONTARE ADESSO?
Sicuramente
ristabilire la libertà di movimento tra le frontiere. In questo momento tra
Ossetia e Georgia ad esempio c'è un solo checkpoint che non è sempre aperto. Il
ruolo della missione di osservazione dell'EUMM rimane un'imprescindibile
risorsa che non deve essere sottovalutata. Abbiamo bisogno di ristabilire anche
un la presenza internazionale sul territorio. Mentre parliamo le frontiere dei
territori occupati sono pattugliate da guardie dell' FSB e non si permette che
informazioni e notizie entrino o escono in nessuno modo. Per questo motivo noi
non sappiamo con esattezza cosa stia succedendo all'interno e quale sia la
situazione. Dobbiamo rompere lo stato d'isolamento ma questo è possibile solo
con l'appoggio dei mostri partner, l'aiuto della popolazione e della società
civile. I russi sanno che quando avremmo libertà di movimento e d'informazione
i numeri non saranno più dalla loro parte
e perderanno le leve che hanno acquistato negli anni contro di noi e
contro i territori occupati stessi......
….IN CHE SENSO “CONTRO I TERRITORI OCCUPATI STESSI”?
Be, perché in
questa storia Mosca è l'unica vincitrice. I territori occupati sono ostaggi
delle strategie del Kremlino e si sono ritrovati strumento della politica
russa.
PER CHIUDERE UN COMMENTO SULLA SITUAZIONE UCRAINA
La questione
ucraina è sicuramente correlata allo scenario georgiano. La situazione si
risolverà nel migliore dei modi se la popolazione giocherà un ruolo più attivo
al suo interno. Come in Ucraina anche in Georgia, Mosca ha bisogno di una leva
si cui appoggiarsi nello scenario. Un ruolo più attivo della popolazione potrà
eliminare la leva strategica per la Russia e ricomporre lo scenario. Non esiste una formula standard per questo ma
molto dipenderà dall'impegno sociale. D'altro canto un'azione che dia risultati
da parte dell'occidente rimane un fattore irrinunciabile per la buona riuscita
della questione.
Federico Salvati federicoslvt@gmail.com
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