venerdì 23 dicembre 2022
lunedì 19 dicembre 2022
GERMANIA: GLI ARRESTI DEL 7 DICEMBRE 2022 Rinasce l'imperialismo tedesco
Emersa in Germania una vasta rete di nostalgici del Reich che, inizialmente intesi come pazzi o visionari si sono rilevati un gruppo molto forte in grado di preparare in vero e proprio colpo di Stato. Il 7 dicembre 2022 la polizia ha effettuato centinaia di arresti in 12 dei 16 Lander tedeschi. A capo di questo movimento il principe Reuss, i cui piani spaventano la classe dirigente tedesca. Le correnti eversive riescono a penetrare negli organi dello Stato con sempre maggiore disinvoltura. Interessante l'analisi che cita anche la Organizzazione Geblen ed il caso KSK che l'articolo, a firma di Giacomo Mariotto, cita dando un ampio quadro di come l'estremismo di destra tedesco, oltre a mettere in discussione i fondamenti della Repubblica non accetta ne la sconfitta del 1918 ne quella del 1945 riproponendo i temi sia imperiali che nazisti della Grande Germania. Si può dire che è iniziata la terza ondata.
Master in Terrorismo ed Anti Terrosimo
MariottoG.GERMANIA: REICHBURGER. i NOSTALGICI DELL'IMPERO TEDESCO, in LIMES, 12/2022 pag. 209 -2015
venerdì 9 dicembre 2022
Schieramento in Europa della Bomba atomica di nuova generazione B61-2
La nuova versione della bomba atomica tattica denominata B61-12, a seguito della tensione sul confine orientale, è in corso di dislocazione in Europa da parte degli Stati Uniti. Questa versione era previsto fosse assegnata alle basi NATO nella primavera estate del 2023 Il 26 ottobre u.s. è stato deciso in una riunione a Bruxelles che queste nuove armi siano messe in linea entro il 12 dicembre 2022. . Il modello verrà prodotto in 500 esemplari per una spesa di 10 miliardi di dollari. Questa atomica può essere agganciata ad un aereo F-15E, ma anche all'F-35. La potenza della B61-12 è regolabile da un minimo di 0,3 ad un massimo di 50 kilotoni con graduazioni intermedie di 1,5 e 10 kilotoni. Pertanto questo tipo di bomba avrà sopratutto un impiego tattico.
L'Italia ha in corso la sostituzione del Tornato con questi modelli F-35 e, quindi, in ambito NATO avrà come in passato, capacità nucleare nell'ambito della Alleanza Atlantica.
martedì 29 novembre 2022
Russia: la potenza navale.
IL sottomarino russo a propulsione nucleare K-329 Belgorod attualmente in navigazione nelle acque artiche attentamente monitorato dalla intelligence occidentale. Tra le armi a bordo sembra avere anche il drone-siluro Poseidon, una ulteriore capacità nucleare di questa unità
sabato 19 novembre 2022
Massimo Iacopi. RICERCA DELLE RAGIONI DEL CONFLITTO RUSSIA - UCRAINA
Pubblicato
su Rivista Informatica Graffiti on
line.com del mese di giugno 2022. https://www.graffiti-on-line.com/home/opera.asp?srvCodiceOpera=2027
Un breve commento sull’Operazione
Speciale russa in atto (eufemismo di “guerra d’invasione”) dove, anche se con
gravi ritardi, l’orientamento generale degli eventi in corso sembra, in
prospettiva, dare ragione ai Russi. La cosa che non torna è però il fatto che
tutto è nato dalla manifestata volontà russa di “denazificare” la nazione
ucraina e di garantire la sicurezza della stessa Russia dall’avanzante minaccia
occidentale (USA e NATO). Orbene, questa brutale ed assurda logica russa
sembrerebbe abbeverarsi ai principi e alle logiche mutuati proprio dal Nazismo,
oltre che dalla scuola geopolitica di riferimento (Ratzel, Haushofer).
Di fatto, proprio dal Nazismo nasce il concetto di “spazio vitale” (Lebensraum),
che oggi Putin, antistoricamente e con denominazione diversa, ci sciorina come
una esigenza imprescindibile di sicurezza della nazione russa moderna, erede
dell’imperialismo degli zar, prima e sovietico, dopo. La Russia di Putin,
sostenuta dall’influenza religiosa che il Patriarca di Mosca Kirill esercita su
gran parte del popolo russo, si sente la portabandiera dell’ortodossia cristiana ed ha assorbito l’idea predicata dalla
Chiesa Ortodossa russa secondo cui l’Occidente sia divenuto un mondo corrotto e
scandaloso, patria di ogni libertinaggio sociale e morale (questo punto
necessiterebbe effettivamente di una meditazione profonda “pro domo nostra”.
Dove va a finire una società senza i doveri tipici di ogni contratto sociale e
senza freni, nella quale conta soltanto la libertà a tutti i costi ed in ogni
campo ? ...). Tornando all’argomento
introduttivo, a mio avviso, la pretesa contaminazione nazista dell’Ucraina,
paragonata alla situazione sociale russa, presenta molti aspetti in termini di sociali,
a vantaggio dell’Ucraina. Inoltre, la struttura organizzativa del Nazismo paragonata a
quella attuale russa, presenta enormi differenze in termini di efficienza, a
vantaggio del primo !!! In effetti, per i Tedeschi, lo spazio vitale
era quello ad est del loro territorio. Per conseguire gli obiettivi che si
erano prefissati, i Nazisti si sono dotati di un adeguato strumento militare:
hanno predisposto una potente aviazione di supporto tattico, nel numero e nelle
caratteristiche ed una massa d’urto corazzata di livello avanzato rispetto al
livello esistente negli altri Paesi. Insomma, uno strumento strettamente
coordinato in grado di poter condurre una guerra lampo (Blitzkrieg),
inaugurando così la stagione, pur vecchia, della politica del “fatto compiuto”.
In pratica, questo era il programma di Putin, calcolato a ridosso del nuovo
clima di disimpegno che, da Trump in poi, anima la strategia americana, che è
quello dell’abbandono frettoloso dei teatri di spiegamento delle forze in
funzione bellica e/o di peacekeeping, divenuti un peso in fatto di mezzi e di
vite umane. Potremmo quindi affermare che l’Occidente, a parte forse
l’Inghilterra, davanti alle ambiguità, all’impreparazione ed alle irrisolutezze
degli avversari tedeschi di allora, si trovasse nelle stesse condizioni morali
e materiali dell’Occidente di oggi e di questa situazione anomala, credo, abbia
approfittato Putin. Ma qui viene al pettine la differenza dell’iniziativa
tedesca del 1939 rispetto al progetto russo di oggi: pur conducendo Putin una
cinica Realpolitik, secondo la logica del Lebensraum nazista, i Russi
hanno nettamente messo in evidenza di non aver saputo predisporre uno strumento
militare adeguato per accompagnare, con una blitzkrieg, il loro malcelato e strisciante desiderio di ritorno
all’imperialismo. La guerra lampo per impadronirsi di tutta l’Ucraina (merito
del popolo ucraino e dell’intelligence USA), prima di qualsiasi reazione
occidentale, è miseramente fallita. La sorpresa strategica non si è verificata
ed ora la Russia deve lottare contro il tempo, in una situazione di grave
disagio, (problemi interni, situazione economica, costi del conflitto, scarsità
di risorse, elevato numero di perdite umane e di mezzi, opinione pubblica
mondiale, atteggiamento ambiguo della Cina più che altro preoccupata di subire
una grave recessione a causa del rallentamento dei commerci), per cercare di conseguire almeno i suoi
prefissati risultati minimi. A prescindere di come andrà a finire il conflitto in atto, rimane
comunque il fatto che l’iniziativa russa si è rivelata in primo luogo, una tragedia per le numerose vittime provocate dal
conflitto: le migliaia di militari ucraini e russi morti nei combattimenti e le
migliaia di civili uccisi nei bombardamenti e, a quanto dicono, nei
rastrellamenti, nella resistenza ed in altre operazioni che sono tuttora
oscure. Tra le “vittime” vanno annoverati anche circa 10 milioni di Ucraini
costretti a fuggire dalle loro residenze, all’interno o verso l’Europa, oltre
ad una minoranza deportata, a quanto si dice, in territorio russo, secondo
Putin, per fornire loro aiuto ed assistenza temporanei.
Non si hanno
dati precisi sulla dimensione di questo esodo; si sospetta comunque che,
almeno dal punto di vista numerico, esso possa essere il più importante in
Europa dalla 2^ Guerra Mondiale, con la non trascurabile differenza che le
frontiere europee dell’Occidente si sono aperte senza difficoltà a nuclei
familiari, malati, minori, senza far loro mancare nulla, anzi assegnando subito
a ciascuno un assegno personale in danaro. Rimane comunque il fatto che si tratta di uno enorme sperpero di risorse umane che segnerà
durevolmente il destino di tutta l’Europa e di una profonda
frattura, difficilmente sanabile appare, nell’immediato futuro, prodottasi fra
i popoli delle due nazioni, da secoli Paesi fratelli. Non sarà facile scrivere
la storia reale delle ragioni, dei precedenti, dei motivi scatenanti, di questa
vicenda davvero ingarbugliata fino talvolta a rasentare i toni del romanzo
giallo.
mercoledì 9 novembre 2022
Michail Gorbaciov Una figura complessa.
Merita una attenzione particolare la figura di Michail Gorbaciov nel quadro della storia contemporanea. E' stata una delle personalità più contraddittorie della nostra storia recente ed allo stesso tempo una delle più influenti. Senza dubbio ha cambiato il corso della storia, ma il modo in cui roa viene visto dipende anche da quello che hanno fatto dopo della sua eredità quanti sono venuti dopo di lui. Per poterlo comprendere meglio come politico dobbiamo ritornare al tempo in cui egli ha preso in mano il potere: allora non era possibile per il Paese rimanere nella situazione in cui si trovava. Tuttavia ciò che Gorbaciov ha fatto lo avrebbe potuto fare meglio? Certamente. Ma in ogni caso bisognava fare qualcosa. E per quello che è avvenuto dopo Gorbaciov in Russia come pure in occidente noi stessi dobbiamo assumercene le responsabilità.
Articolo di Vladimi Pachkov SI in LA CIVILTA' CATTOLICA N. 4136 ANNO 1873.
Materiali per Temi di Tesi di Laurea. Master 1° Liv. in Politica MIlitare Contemporanea dal 1960 ad ogg. Obbiettivi, Piani e Mezzi. www.unicusano.it / matser
domenica 30 ottobre 2022
Europa. La paura convolge tutti. Aumento generale del PIL dedicato alla difesa.
I Paesi dell'Europa hanno paura della Russia. Tutti i paesi confinanti temono di essere trattati come l'Ucraina ed invasi dalla Russia di Putin. La corsa ai ripari è cominciata già all'indomani del 24 febbraio 2022.
Tutti i paesi Nato a Madrid hanno adottato il nuovo concetto strategico basato sulla deterrenza. Vengono abbandonati al loro destino i concetti, o come meglio dire, sono diventati complementari, cioè assolti dopo aver assolto quelli principali.
La Germania riarma, e vuole portare il suo esercito almeno a 100.000 uomini operativi; chiede e negozia l'acquisizione di 2 gruppi di F35. che , come noto, aerei da penetrazione da primo giorno, e vettori ideali per le atoniche tattiche USA già schierate in Europa.
La Polonia ha dichiarato che porterà al 3% del Pil per la Difesa, La Gran Bretagna, in attesa di sapere quale sarà il suo primo ministro, ha pianificato un 2,5% per la Difesa con ampi margini di aumento, iLa Germania parla di 2% sicuro, La Francia a fine ottobre annuncierà le sue intenzioni che certamente sono in linea con un aumento delle spese per la Difesa..)
Secondo fonti Nato su 27 Paesi, 9 di loro hanno già raggiunto il 2%, mentre altri 19 lo raggiungeranno entro il 2024.
Tutti sono convinti che beni come "Pace, Libertà e Sicurezza" sono beni preziosi ma molto costosi. Ma il motore di tutto è la paura, Non è questione di difendere o meno l'Ucraina, è di non fare la fine degli Ucraini.
(Nota di Aggiornamento. Master Politica Militare Comparata. Obiettivi, Piani Mezzi. Sinossi Moduli di riferimento)
mercoledì 19 ottobre 2022
Citta del Vaticano: il viaggio del Papa in Kasikistan
Dal 13 al 15 settembre si è svolto il viaggio apostolico di papa Francesco in Kazakistan definito dal Pontefice "un laboratorio multi etnicoculturale e multi-religioso unico. che ne rileva la peculiare vocazione , quella di essere Paese dell'incontro. Occasione della visita e stato il Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizIonali. che si è tenuto nella Capitale dello Stato dell'Asia Centrale, ponte tra Oriente ed Occidente. Il Direttore di Civiltà Cattolica Antonio Spadaro S.I.era al seguito del Papa e racconta nell'articolo le tappe del viaggio e il significato dei vari incontri avuti dal Pontefice con le autorità civili, i leader religiosi e la comunità cattolica. Il senso profondo dell'itinerario si può riassumere nell'invito a edificare il futuro senza mai dimenticare la "trascendeza" e la "fratellanza".
CIVILTA' CATTOLICA. il viaggio di francesco in Kazakistan PAESE DELL'INCONTRO
1/15 OTTOBRE 20220 ANNO 173 PAG. 65
domenica 9 ottobre 2022
Terrorismo. Russia
• MOSCA, attentato a ufficio Sicurezza federale. Terrorismo ceceno, attentato dinamitardo ai danni di un ufficio della Sicurezza federale a Mosca compiuto nell’aprile del 1999 R28496 - • MOSCA, attentato viale Kashirskoje. Mosca, attentato compiuto nel viale Kashirskoje il 13 settembre 1999: bilancio 118 morti R28497 -
• MOSCA, ceceni: attentati a sinagoghe. Terrorismo ceceno, Mosca: attentati dinamitardi compiuti nel novembre del 1999 ai danni delle due più importanti sinagoghe della capitale russa R28498 -
• MOSCA, Mosca: attentato a edificio residenziale periferia. Mosca, attentato dinamitardo compiuto l’8 settembre 1999 ai danni di un edificio residenziale popolare nella periferia cittadina: bilancio 92 morti R28499 -
• SERVIZI SEGRETI, terrorismo: destabilizzazione interna. Russia, terrorismo: attentati compiuti da gruppi caucasici e/o di matrice islamista e azioni destabilizzanti poste in essere da settori dei servizi segreti russi R28500 -
• TERRORISMO, paure russe e affermazione di Putin. Terrorismo ceceno: le paure dei russi e l’affermazione politica di Vladimir Putin R28501 -
• TERRORISMO, War on Terror: Putin. Russia, Vladimir Putin e la War on Terror R28502 - •
TERRORISMO, War on Terror: coalizione dopo 9/11. Russia, estero vicino e terrorismo: coalizione contro il terrorismo costituitasi a seguito degli attentati dell’11 settembre, partecipazione di Mosca; annuncio ufficiale del presidente Vladimir Putin, 22 settembre 2001; La Russia e il suo estero vicino R28503 -
• TERRORISMO. Russia e America partner strategici nella guerra al terrorismo. Di fronte alla minaccia islamista, che investe l’integrità territoriale russa, Putin ha scelto l’Occidente. Una svolta strategica, che europei e americani non devono disperdere. Una collaborazione che ricorda quella contro il nazismo R28504 -
• UZBEKISTAN, MIU: sostegno occulto russo. Russia, sostegno occulto fornito al MIU (Movimento Islamico dell’Uzbekistan) R28505 -
• VOLGODONSK, attentato a edificio residenziale. Volgodonsk, attentato compiuto mediante l’uso di un camion-bomba ai danni di un edificio residenziale il 16 settembre 1999: bilancio 17 morti R28506
- • WAHHABITI, Daghestan: Berezovski, dichiarazioni su responsabilità attentati. Boris Berezovski, oligarca russo vicino al presidente Boris Eltsin: dichiarazioni rese il 17 settembre 1999 riguardo alle responsabilità dei gruppi wahhabiti daghestani in ordine agli attentati terroristici compiuti in Russia R28507 -
Fonte Military Balance
venerdì 30 settembre 2022
martedì 20 settembre 2022
Terrorismo Russia.
RUSSIA terrorismo •
ARABIA SAUDITA, terrorismo islamista. Russia, conflitto in Cecenia: denuncia da parte delle autorità di Mosca dei legami tra la dirigenza politico-militare indipendentista di Grozny (Maschadov e Basajev) con i maggiori esponenti delle organizzazioni terroristiche islamiste internazionali; emersione della figura di Abdeljasis (Abdelaziz) Ben Said Ben Ali al-Gamdi, personaggio di origini saudite ritenuto vicino ad al-Qa’eda ed emissario nel Caucaso dell’organizzazione dei Fratelli musulmani R28478 - •
BESLAN (strage di), destabilizzazione in funzione dei conflitti nel Caucaso. Confederazione dei popoli dei monti del Caucaso indipendente, progetto di unificazione in chiave anti-russa delle varie repubbliche musulmane della regione: attentato terroristico di Beslan compiuto nel settembre 2004, azione rientrante nel più ampio disegno politico di destabilizzazione mirante a far riesplodere nuovi e più vasti conflitti etnici R28479 - •
CAUCASICI. Russia, terrorismo: attentati compiuti da gruppi caucasici e/o di matrice islamista e azioni destabilizzanti poste in essere da settori dei servizi segreti russi R28480 -
• CECENI, asimmetria azioni terroristiche. Cecenia, terrorismo anti-russo: asimmetria, compensazione della potenza militare delle forze armate e di sicurezza russe mediante il ricorso agli attentatori suicidi; il “modello” rappresentato dagli shuhada palestinesi R28481 -
• CECENI, strage teatro Dubrovka. Russia, terrorismo ceceno: la strage compiuta al teatro Dubrovka di Mosca il 23 ottobre 2002 R28482 -
• CECENI, strage teatro Dubrovka: Medio Oriente, Yandarbiyev. Zelimkhan Yandarbiyev, esponente del governo indipendentista ceceno e rappresentante in Medio Oriente degli indipendentisti caucasici: (presunto) coinvolgimento nell’azione terroristica compiuta al teatro Dubrovka di Mosca nell’ottobre 2002 e contatto telefonico stabilito dal Medio Oriente col capo del commando ceceno Moysar Barajev R28483 -
• CECENI, strage teatro Dubrovka: Moysar Barajev. Moysar Barajev, guerrigliero wahhabita ceceno a capo del commando terroristico che assaltò il teatro Dubrovka di Mosca il 23 ottobre 2002 R28484 - • CECENI, strage teatro Dubrovka: operazione “Bufera”. Russia, terrorismo ceceno: operazione “Bufera” condotta dalle forze speciali della Sicurezza russa alle ore 05:15 del 26 ottobre 2002 al teatro Dubrovka di Mosca, finalizzata alla liberazione degli ostaggi sequestrati da un commando terroristico ceceno R28485 -
• CECENI, strage teatro Dubrovka: operazione “Bufera”, gas tossici utilizzati. Gas, agenti tossici utilizzati il 26 ottobre 2002 dalle forze speciali della Sicurezza russa nel corso del blitz per la liberazione degli ostaggi sequestrati dai terroristi ceceni all’interno del teatro Dubrovka di Mosca: ipotesi formulate sul tipo (oppure “i tipi”, magari in forma di miscela) di sostanza impiegata; Lev Fjodorov, scienziato: direttore de “L’Unione per la sicurezza chimica” e strenuo accusatore della Russia di violazioni dei trattati internazionali sul bando delle armi chimiche e batteriologiche, denuncia dei gravi errori commessi durante il blitz elle forze di sicurezza di Mosca al teatro Dubrovka R28486 - • CECENI, strage teatro Dubrovka: trattative con sequestratori. Trattative finalizzate alla liberazione degli ostaggi sequestrati dai terroristi ceceni barricatisi all’interno del teatro Dubrovka di Mosca: azione svolta dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), in particolare dal suo capo delegazione Michel Minnig, che gestì in prima persona il contatto con i sequestratori R28487 -
• CONSIGLIO DI SICUREZZA, Vladimir Putin. Nomina di Vladimir Putin alla carica di Segretario del Consiglio di Sicurezza della Federazione russa: 30 marzo 1999, diffusione della notizia R28488 - • CONSIGLIO DI SICUREZZA. Federazione russa, Consiglio di Sicurezza R28489 -
• GROZNY, fallito attentato a Maschadov. Cecenia, fallito attentato compiuto a danno di Maschadov: Grozny, 21 marzo 1999 R28490 -
• ISLAMISTI. Russia, terrorismo: attentati compiuti da gruppi caucasici e/o di matrice islamista e azioni destabilizzanti poste in essere da settori dei servizi segreti russi R28491 -
• ISLAMISTI, organizzazioni internazionali e ramificazioni saudite. Russia, conflitto in Cecenia: denuncia da parte delle autorità di Mosca dei legami tra la dirigenza politico-militare indipendentista di Grozny (Maschadov e Basajev) con i maggiori esponenti delle organizzazioni terroristiche islamiste internazionali; emersione della figura di Abdeljasis (Abdelaziz) Ben Said Ben Ali al-Gamdi, personaggio di origini saudite ritenuto vicino ad al-Qa’eda ed emissario nel Caucaso dell’organizzazione dei Fratelli musulmani R28492 -
• MEDIA, Moskovskij Komsomolec. Russia, “Moskovskij Komsomolec”: testata e intelligence R28493 -
• MEDIA, Moskovskij Komsomolec: dubbi su campagna terroristica cecena. Russia, “Moskovskij Komsomolets”: dubbi sollevati riguardo alla reale paternità degli attentati compiuti in Russia nel 1999, non ricondotti alle organizzazioni terroristiche cecene bensì ai servizi segreti di Mosca R28494 - • MENA, Russia: dinamismo nell’area. Russia, sempre più dinamico ruolo svolto nel Mediterraneo allargato (area “MENA”, Medio Oriente e Nord Africa): negoziato sul nucleare iraniano, supporto logistico fornito alla NATO in Afghanistan, crisi siriana, relazioni con la Turchia e l’Egitto
R28495 -
Fote. MIlitary Balance London.
sabato 10 settembre 2022
mercoledì 31 agosto 2022
SEi Mesi di Guerra in Ucraina
di Raffaele Crocco
La stazione è – forse meglio dire era – quella di Chaplyne, a 100 chilometri a est della città di Zaporizhzhia, nell’Ucraina centrale. Le bombe russe l’hanno spazzata via nel giorno della festa dell’Indipendenza del Paese. Il bilancio dei morti è di 22 persone, ma potrebbe crescere. Inevitabile si allunghi il rosario delle vittime civili di questa allucinante guerra d’invasione. Evitabile, invece, la dichiarazione del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che commentando l’attacco missilistico russo alla stazione si è detto “inorridito”: scopre ora, Michel, che la guerra ammazza la gente e che per questa ragione andrebbe fermata prima.
Siamo ormai oltre i 180 giorni di guerra. I profughi, secondo le stime delle agenzie internazionali sarebbero 7milioni. La via diplomatica sembra impercorribile, nonostante si tentino alcune pressioni: 54 Paesi dell’Assemblea dell’Onu hanno approvato un documento in cui si chiede “l’immediata cessazione delle ostilità”. Difficile che Mosca ascolti A firmare quel documento sono Paesi che Putin ritiene ostili, Stati Uniti in testa e lo scritto certamente non è conciliante, dato che ribadisce la condanna all’aggressione russa.
E ad inasprire gli animi è stato anche l’attentato che il 20 agosto ha ucciso la giornalista Darya Dugina, figlia del cosiddetto “ideologo di Putin” Alexander Dugin. Mosca attribuisce l’attentato agli ucraini, Kiev nega. Dalla Russia i dissidenti fanno filtrare la voce di una “azione interna”, cioè di un attentato messo in piedi da nemici di Putin. Altri osservatori dicono che sarebbero stati effettivamente gli ucraini ad agire, per far capire ai russi che la “operazione speciale” voluta dal Cremlino è in realtà una guerra che coinvolge tutti.
Per ora, nulla è certo, se non che Putin e il suo governo stanno utilizzando la morte della giornalista per attaccare il governo di Zelensky. E sono poi in molti, proprio in Russia, a ricordare come durante la guerra in Cecenia furono attributi ai servizi segreti del Cremlino molti degli attentati che consentirono a Putin di scatenare ritorsioni e violenze contro i ceceni. Resta una guerra sempre più immobile, dal punto di vista militare. Gli esperti parlano di “fase di assestamento”. I russi controllano circa il 20% del Paese – soprattutto Donbass e parte Sud – gli ucraini non hanno risorse, uomini e mezzi per mettere in campo l’offensiva che hanno annunciato.
Lo stallo potrebbe durare a lungo e il sostegno militare europeo tende a calare. I magazzini si sono svuotati e l’industria bellica europea non regge il ritmo delle esigenze ucraine. La guerra ucraina sta diventando “ordinaria amministrazione” e questo potrebbe renderla sempre meno affascinante e sempre più scomoda per gli europei. Un pericolo che Zelensky pare avere ben in testa, per questo continua a sollecitare aiuti e interventi. Il presidente ucraino sa bene che il tempo gioca a favore di Mosca.
Fonte: L'Atlante dei Conflitti Settembre 22
sabato 20 agosto 2022
mercoledì 10 agosto 2022
Il problema nucleare, oggi
La guerra in Ucraina ha sollevato preoccupazioni riguardo ad un possibile impiego degli armamenti nucleari da parte della Russia e quindi di un’eventuale conseguente risposta statunitense. Con queste infografiche – curate da Valentina Ochner – cerchiamo di dare una panoramica degli armamenti nucleari russi, del loro numero, tipo e della presunta presenza di basi destinate a missili balistici intercontinentali sul territorio russo.Nella cartina seguente è possibile localizzare le varie basi e ricevere informazioni aggiuntive riguardo ai tipi e alla quantità di armamenti presenti oltre che alla loro potenza.
Fonti:
Hans M. Kristensen & Matt Korda (2022): Russian nuclear weapons, 2022, Bulletin of the Atomic Scientists, DOI: 10.1080/00963402.2022.2038907
NATO – Definitions of Nuclear Forces: https://www.nato.int/docu/glossary/eng-nuclear/eng-app3.pdf
International Campaign to Abolish Nuclear Weapons – COMPLICIT: 2020 GLOBAL NUCLEAR WEAPONS SPENDING https://d3n8a8pro7vhmx.cloudfront.net/ican/pages/2161/attachments/original/1622825593/Spending_Report_Web.pdf?1622825593
SPIRI Yearbook 2021 – Armaments, Disarmament and International Security https://sipri.org/sites/default/files/2021-06/sipri_yb21_summary_en_v2_0.pdf
Federation of American Scientists – Status of War Nuclear Forces – https://fas.org/issues/nuclear-weapons/status-world-nuclear-forces/
fonte: atlante delle guerre, aprile 2022
domenica 31 luglio 2022
Da Atlante delle Guerre
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martedì 19 luglio 2022
domenica 10 luglio 2022
Nicolò Paganelli Analisi Parametrale,Giugno 2022 RUSSIa
La
Russia è uno dei c.d. Stati transcontinentali poiché la sua superficie si
estende per un quarto in Europa e il restante in Asia, oltre ad essere il più
vasto Paese al mondo, e confina a SE-SO con Corea del Nord, Cina, Mongolia,
Kazakistan, Azerbaigian e Georgia, a SO-NO con Ucraina, Bielorussia, Polonia,
Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia e Norvegia. La Russia è bagnata a N dal
Mar Glaciale Artico, a E dai Mare di Bering, Mare di Ohotsk e Mare del Giappone
(Oceano Pacifico), a SO dai Mar Caspio, Mar d'Azov e Mar Nero, a NO dal Mar
Baltico. Il Paese ha una superficie totale di 17.125.300 kmq di cui le foreste
occupano 8.153.116 kmq.
Tenendo
conto della sua Storia, nonché la sua localizzazione geografica e la situazione
attuale che caratterizza il Paese, si è analizzata la Russia secondo 4
parametri, numerati 1-2-6-7, rientranti nell'ambito “Sicurezza”, di seguito
elencati: 1) “Fattore Storico: Conflitti”, stimando esclusivamente i conflitti
classici dichiarati Stato contro Stato in cui è stato o è coinvolto il Paese,
da 5-10 anni ad oggi; 2) “Paesi Limitrofi in Conflitto”, sempre usando lo
stesso criterio del parametro precedente si sono contate le Nazioni confinanti
attualmente in conflitto con altre, poiché possono influenzare di molto la
stabilità politica dello Stato vicino, destabilizzandolo e determinando un alto
rischio di crisi economica nello stesso, ma anche trascinarlo anch'esso nel
conflitto; 6) “Area Geografica”, intesa come la superficie totale del Paese; 7)
“Area Forestale”, ossia la porzione di superficie coperta appunto da foreste.
Esaminare
i conflitti avvenuti negli ultimi 5-10 anni, terminati o tutt'ora in corso, in
cui il Paese è o è stato coinvolto, è servito per cercare di determinare la
probabilità che se ne possano innescare di successivi. I conflitti nei Paesi
confinanti possono influenzare di molto la stabilità politica dello Stato
vicino, destabilizzandolo e determinando un alto rischio di crisi economica
nello stesso, ma anche trascinarlo anch'esso in conflitto. Quanto alle
rispettive aree geografica e forestale, si nota che con l'aumentare sia
dell'ampiezza del territorio da controllare sia della superficie coperta da
foreste aumenta anche la complessità nella gestione delle relative
problematiche.
Dalle
analisi effettuate, la Russia non è più stata coinvolta in un conflitto aperto
serio e dichiarato con nessuno Stato estero, ma svolge operazioni militari in
vari teatri operativi in gran parte del mondo in ambito di contingenti
multilaterali o secondo accordi bilaterali, con funzioni di interposizione e di
sostegno alla stabilità istituzionale. Nei vari scenari di conflitto operano
anche forze di agenzie di sicurezza privare (con base principale in Russia),
presenti in Repubblica Centrafricana, Libia, e in altri teatri operativi. I
rapporti con i Paesi occidentali sono tese, con l'allargamento della NATO in
est-Europa e l'appoggio da parte di gruppi antigovernativi in regioni
periferiche russe, ciò fa temere per la propria sicurezza nazionale; con la
crisi in Ucraina, dal 2014 sono state applicate sanzioni internazionali verso
la Federazione per la preoccupazione sull'ampliamento della “sfera di
sicurezza” russa. Il Paese ha sviluppato sempre più stretti rapporti specialmente
con la Cina, primo partner commerciale. Le attività russe in corso in
territorio ucraino non intendono un conflitto ufficialmente ed apertamente
dichiarato, ma trattasi di operazioni militari speciali; l'Ucraina trovandosi
quindi a difendere i propri confini ha dichiarato “guerra” alla Federazione
Russa. La Corea del Nord attualmente non è in conflitto aperto con nessuno, ma
si verificano frequenti scontri al confine con la Corea del Sud tra i due
rispettivi eserciti. La Cina non è in guerra aperta con nessuno, ma ha scontri
con l'India per i territori del Kashmir-Labakh. Gli altri Paesi limitrofi non
sono attualmente in conflitto con altri Stati esteri, tranne l'Ucraina
ovviamente.
Si è
sviluppato quindi uno Scenario, contando i Fattori di Squilibrio
(quali i 4 parametri utilizzati) in relazione alla Capacità dello Stato
(Sicurezza) su cui essi premono, per avere un quadro generico della situazione
del Paese in esame dal punto di vista dei conflitti interstatali nell'area in
cui esso e i suoi confinanti possono essere coinvolti. È risultato uno scenario
di stabilità, in cui le Capacità dello Stato hanno delle debolezze indicanti
che il Paese non è né in un “circolo vizioso” né in un “circolo virtuoso”: il
primo inteso come ulteriore indebolimento di capacità e resistenza dello Stato,
il secondo invece come rafforzamento di esse.
In
conclusione, la Russia attualmente è in una condizione stabile in relazione a
situazioni conflittuali nell'area.
mercoledì 29 giugno 2022
Antonio Trogu. L'Evoluzione della Nato
La NATO nasce dal Patto Atlantico, firmato a
Washington il 4 aprile 1949, ed entrato in vigore il 24 agosto dello
stesso anno. L'organizzazione ha sede a Bruxelles, in Belgio e i paesi
fondatori sono stati 12 mentre oggi la lista dei paesi membri ha invece
raggiunto quota 30:
BELGIO (1949) |
REGNO UNITO (1949) |
ESTONIA (2004) |
CANADA (1949) |
STATI UNITI (1949) |
LETTONIA (2004) |
DANIMARCA (1949) |
GRECIA (1952) |
LITUANIA (2004) |
FRANCIA (1949) |
TURCHIA (1952) |
ROMANIA (2004) |
ISLANDA (1949) |
GERMANIA (1955) |
SLOVACCHIA (2004) |
ITALIA (1949) |
SPAGNA (1982) |
SLOVENIA (2004) |
LUSSEMBURGO (1949) |
POLONIA (1999) |
ALBANIA (2009) |
NORVEGIA (1949) |
REPUBBLICA CECA (1999) |
CROAZIA (2009) |
PAESI BASSI (1949) |
UNGHERIA (1999) |
MONTENEGRO (2017) |
PORTOGALLO (1949) |
BULGARIA (2004) |
MACEDONIA DEL NORD (2020) |
periodico italiano.it
L'elenco è in continuo aggiornamento, poiché, come previsto dal regolamento
dell'organizzazione, può diventare
membro della NATO “qualsiasi altro Stato europeo in condizione di soddisfare i
principi di questo trattato e di contribuire alla sicurezza dell'area
nord-atlantica”; ma con solo due limiti generali:
·
Solo gli
Stati europei sono candidabili per l'ingresso
·
I
candidati devono essere approvati da tutti i membri attuali
La NATO si impegna a risolvere
pacificamente le controversie. In caso di fallimento degli sforzi diplomatici,
ha il potere militare di intraprendere operazioni di gestione delle
crisi in base alla clausola di difesa collettiva presente nell'Articolo 5
del Trattato di Washington o dietro mandato delle Nazioni Unite, da
soli o in collaborazione con altre organizzazioni internazionali.
L'articolo 5 del Trattato
di Washington stabilisce
che un attacco armato a uno dei paesi membri viene considerato un
attacco diretto contro tutte le parti dell'organizzazione. Ciò comporta, si
legge nell'articolo, che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse,
nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva,
riconosciuto dall'art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte
o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di
concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi
compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza
nella regione dell'Atlantico settentrionale.
Durante
la Guerra Fredda, la NATO aveva una missione chiara e rigorosa contrastare e
sconfiggere il Patto di Varsavia[1]. Dopo la caduta del muro
di Berlino e il dissolvimento del nemico storico rappresentato dal Blocco
Orientale, la NATO ha perso il suo status difensivo, trasformandosi in un
partenariato di collaborazione militare tra gli aderenti e agendo secondo le
risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU relative a situazioni di crisi
di importanza globale.
Nel
corso della Guerra Fredda, la NATO non si è mai impegnata in operazioni
militari, ma negli anni '90 nel corso del conflitto jugoslavo e della
guerra in Kosovo l'alleanza ha imposto una no-fly zone, quindi ha schierato una
forza di mantenimento della pace e nel 1999 ha effettuato bombardamenti sulla Jugoslavia
dal termine dei quali guida una operazione di sostegno alla pace in Kossovo,
KFOR. L'intero processo ha messo allo scoperto le inadeguatezze della NATO
nell'affrontare una guerra calda. Negli anni 2000, la NATO dopo gli
attacchi dell'11 settembre è andata in prima linea combattendo in Afghanistan e
addestrando le forze afghane a partire dal 2003, contrastando la pirateria
nelle acque vicino alla Somalia e poi in un intervento militare che aveva lo
scopo di proteggere i civili in Libia ed è andato molto più lontano del suo
mandato approvato dalle Nazioni Unite nel rovesciare il tiranno Muammar
Gheddafi.
La
Nato ovviamente in questi 73 anni ha dovuto adattare la sua natura e i suoi
obiettivi ai numerosi cambiamenti nello scenario internazionale, dalla sua
nascita sotto diversi aspetti è molto
cambiata ma rimane un’alleanza
transatlantica dove il ruolo principale, la regia, rimane agli USA che però per decidere ha bisogno del consenso e
dell’appoggio della sponda europea. Nel corso degli anni il rapporto interno
all’Alleanza è molto cambiato, durante la Guerra fredda la Nato era più ridotta
nel numero dei suoi componenti ma maggiormente
coesa per una sorta di comune “sentimento atlantico”, questo permetteva che
anche in situazioni difficili si potessero raggiungere decisioni importanti e
delicate, partendo anche da punti di vista e interessi differenti.
Oggi
la Nato è aumentata nel numero dei suoi membri e questo “sentimento atlantico” è
in parte cambiato, perché come prevedibile, è più influenzato anche dai punti
di vista e dalle priorità dei singoli Paesi, è condizionato dalla presenza dei
nuovi membri dell’Alleanza e da alcuni elementi critici nuovi, oggi presenti.
La
NATO ha intensificato la propria presenza nei Balcani. Prima nel 2009, con
l’ingresso di Albania e Croazia,
poi nel 2017 con l’inclusione del Montenegro e nel 2020 con l’adesione
dalla Macedonia del Nord, l’alleanza si è garantita la presenza su tutti gli
sbocchi europei sul mar Mediterraneo. Da sottolineare che la Russia da sempre
considera i Balcani una propria naturale zona d’influenza ed attualmente questa
è limitata alla sola Serbia, dove la NATO rimane altamente impopolare per via
del ricordo vivo dei bombardamenti.
Sul
piano europeo è evidente che vi sono differenze tra i Paesi membri, da un lato vi sono i Paesi dell’est e i
Baltici, entrati nell’Alleanza più recentemente, che hanno come priorità il
contenimento russo e questo allargamento ad est ha provocato uno sgretolamento delle
relazioni USA-Russia.
Sul
versante meridionale la tendenza e’ dare priorità al tema del Mediterraneo che
è però un tema poco sentito dai Paesi del nord-est. Vi e’ poi, all’interno
dell’Alleanza, una questione aperta che riguarda il rapporto con un alleato
importante come la Turchia. La trasformazione del ruolo della Turchia
nell’Alleanza va di pari passo con la trasformazione impressa dal presidente
Recep Erdogan alla politica estera e di difesa del paese, l’intervento militare
diretto di Ankara nel conflitto siriano allo scopo di contrastare la presenza
curda lungo i suoi confini meridionali, che viene percepita come una minaccia
alla sicurezza nazionale, ha sollevato
timori di uno scontro con Washington, alleata invece delle forze curde nella
lotta allo Stato islamico. Vi e’ poi la contesa che la Turchia ha con la Grecia
reclamando un “diritto” di trivellazione in area di competenza greca e questo
e’ fonte di imbarazzo nella NATO.
Come
detto e’ inevitabile che esistano sia in ambito atlantico sia in ambito europeo
delle diffidenze reciproche, l’Unione europea può avere interessi prioritari e
propri su aree o tematiche che magari interessano meno alla Nato come ad
esempio all’Africa, un continente in “esplosione” con grandi problematiche che
ci riguardano molto da vicino e anche con grandi potenzialità, che per gli
europei è una necessaria priorità.
Dall’altro
lato dell’Atlantico invece, negli Stati Uniti, il tema dell’adesione alla Nato negli
ultimi anni è stato un tema dibattuto anche se oggi, sia in ambito militare sia
politico sembra essere chiaro che l’esistenza della Nato e il rapporto con gli
alleati è centrale anche per la sicurezza nazionale americana.
Ma
nonostante questa adesione alla Nato in molti ambienti militari e politici
americani, qualche elemento di dubbio ha riguardato, in alcuni casi,
l’atteggiamento da parte della precedente presidenza, da cui la Nato è stata
spesso inquadrata più come un costo e non sempre in termini positivi. Si e’
visto che Trump non credeva nelle alleanze e negli impegni presi nei trattati, aveva molti dubbi sui partner europei e che
la leadership americana significava che
gli Stati Uniti avrebbero fatto ciò che volevano con gli europei che si
sarebbero adattati. Trump aveva bollato l’Alleanza atlantica come una
struttura obsoleta, un relitto della Guerra Fredda che metteva i bastoni
tra le ruote al suo tentativo di arrivare a una distensione con la Russia di
Vladimir Putin, questo aveva messo in crisi quello che sembrava un asse
politico militare indistruttibile.
Dopo
lo stupore per gli attacchi del presidente americano le capitali europee hanno
tratto le proprie conclusioni. È stata soprattutto Parigi ad essersi mossa con
più decisione per guidare l’Unione europea verso una maggiore indipendenza in
materia di sicurezza e difesa. In una intervista all’Economist a novembre
2019 il Presidente francese Macron aveva detto con parole inequivocabili
“stiamo vivendo la morte cerebrale della NATO” con riferimento alla mancanza di
coordinamento tra Europa e Stati Uniti e all'azione aggressiva in Siria della
Turchia, un membro chiave dell'Alleanza Atlantica. "Non c'è alcun coordinamento del
processo decisionale strategico tra gli Stati Uniti e i suoi alleati",
aveva dichiarato Macron, "c'è un'azione aggressiva non coordinata da
parte di un altro alleato della Nato, la Turchia, in un'area in cui sono in
gioco i nostri interessi". In pratica si riferiva al l'intervento militare
turco contro le forze curde nel Nord in Siria, fortemente criticato da alcuni
membri Nato, ma reso possibile dal ritiro delle truppe Usa, ordinato dal
presidente Usa Donald Trump.
Ricordiamo che nel 1966 la
Francia cessò la sua partecipazione al comando militare integrato e questa
decisione si e’ prolungata quarantatré anni, anni nei quali la Francia non ha
però mai fatto mancare l’appoggio all’Alleanza, con la partecipazione diretta
alle operazioni militari, dalla Bosnia ed Erzegovina, al Kosovo,
all’Afghanistan. Solo nel 2009 , con il Presidente Sarkozy e’ rientrata a pieno titolo nel comando
integrato dell’Alleanza.
La presidenza Biden è stata
accolta inizialmente dai membri della NATO con un sospiro di sollievo nella
speranza di ricucire gli strappi che si erano accumulati in quattro anni di
presidenza di Donald Trump. Rimangono però fattori di tensione che riguardano
le recriminazioni USA per gli scarsi contributi europei alle spese
dell’alleanza, lo spostamento del focus americano verso il Pacifico e non
ultimo il desiderio e tentativo europeo di avere una politica estera e di
sicurezza sempre più autonoma dalle risorse di Washington.
Inoltre gli alleati europei si sono lamentati di
quella che vedevano come un'inconcepibile mancanza di consultazione anticipata
ovvero il recente ritiro caotico delle forze occidentali dall'Afghanistan, che
e’ stato da alcuni visto come la più grande debacle che la Nato abbia subito
dalla sua fondazione.
L’intervento russo in Ucraina ha in un certo
modo ricompattato l’Alleanza anche se rimane la questione dell’ulteriore
allargamento della NATO con il possibile ingresso di Finlandia e Svezia. In
realtà i due Stati scandinavi, pur formalmente estranei al blocco atlantico,
sono da tempo integrati nel blocco occidentale essendo entrambi membri dell’Unione
europea e partner della NATO.
Sembra quindi superata la
posizione francese di “morte cerebrale dell’alleanza” che ora ritiene non
valido l’aspetto competitivo tra difesa europea e Alleanza transatlantica e che
quest’ultima può essere rafforzata da una sovranità europea.
E’ inevitabile che sia in
ambito atlantico che in ambito europeo vi siano delle diffidenze reciproche ma
ora più che mai un forte pilastro europeo può solo essere un valore aggiunto
per la NATO. Il quadro della sicurezza europea sta cambiando rapidamente,
rimane prioritario assicurare la difesa dell’integrità’ territoriale anche in
considerazione dell’intervento della Russia con forze militari nei confronti di
uno stato sovrano come in Georgia nel 2008, in Crimea nel 2014 ed ora in
Ucraina. E’ il momento di pensare ad una comune politica estera e di difesa
europea.
La sfida principale per la
NATO del futuro e’ prendere atto che l’Alleanza non dipende dalle scelte strategiche
delle amministrazioni americane e non funge da strumento della politica estera
di Washington ma è dotata di una componente, quella europea, che concorre
all’esistenza dell’ombrello Nato. Il progetto di “difesa europea” deve essere
sviluppato in tempi brevi con una linea politica chiara, condivisa ed unitaria
che potrebbe portare, in futuro ad una divisione dei compiti tra UE e NATO.
[1]
Nel
1955, l’URSS e gli altri stati socialisti del cosiddetto “blocco orientale”
sottoscrissero il Patto di Varsavia,
un’alleanza militare che aveva a sua volta lo scopo di fare da deterrente, dopo
l’ingresso della Germania Ovest nella NATO