Alla vigilia delle elezioni politiche in Finlandia, domenica 19 aprile, i sondaggi danno un elettorato con gli indecisi in crescita.
Le elezioni per il rinnovo dell’Eduskunta, il Parlamento unicamerale finlandese composto da 200 membri, si svolgono ogni 4 anni, con il sistema proporzionale.
Secondo un rilevamento di Taloustutkimus per conto della Yle, la radio televisione finlandese, le scelte in extremis degli indecisi potrebbero essere determinanti per l’esito elettorale.
Allo stato, il partito di centro, Kesk, ora all’opposizione, registra un 24,9% dei consensi, seguito dai socialdemocratici, Sdp, e dai conservatori, Kok, col 16 % circa ciascuno. Il partito populista dei Finlandesi segue a ruota col 14,6%, davanti ai Verdi, 8,9%. Quindi la Sinistra di VL con l’8,5%, il partito svedese, Rkp, con il 4,5% ed i democristiani del KD col 3,9%.
Un altro sondaggio mostra la tendenza degli elettori a favorire un governo-duetto, ovvero formato da centristi e socialdemocratici.
Il governo uscente, che guida il Paese dal 2011, è costituito da una coalizione di 4 partiti, conservatori, socialdemocratici, svedesi e democristiani; fino al 2014 ne facevano parte anche i Verdi e l’Alleanza di Sinistra, poi uscitine per dissensi politici.
Un elettorato indeciso I circa 4 milioni e mezzo di finlandesi che eleggeranno il nuovo Parlamento designeranno probabilmente come vincitore il partito centrista, rimasto all’opposizione nella attuale legislatura, guidato da Juha Sipilä, che potrebbe quindi formare una coalizione a due con i socialdemocratici, i quali, nel sondaggio, sono in un testa a testa coi conservatori per il secondo posto.
I temi economici e i rapporti col vicino russo sono i punti nodali su cui verte l’imminente tornata elettorale. I risultati che presenta la coalizione uscente non sono valutati in modo omogeneo.
L’economia è in recessione per il terzo anno consecutivo. Le sanzioni Ue imposte alla Russia per la crisi ucraina stanno avendo un impatto negativo anche sui rapporti economici bilaterali tra la Finlandia ed il suo grande vicino: il commercio con la Russia rappresenta infatti un decimo delle esportazioni totali finlandesi e un 4% del suo prodotto interno lordo.
Ulteriori frizioni con la Russia sono state sviluppate dalle recenti dichiarazioni dei paesi nordici di voler rafforzare la cooperazione militare che la Russia ritiene, e non a torto, in funzione antirussa.
Il tasso di disoccupazione in Finlandia è salito al 10% come è salito anche il debito pubblico e gli elettori avrebbero quindi la tendenza a punire il governo uscente del premier Alexander Stubb, Kok, per non aver saputo affrontare al meglio questa contingenza.
Negli ultimi anni, il Paese ha sofferto una serie di circostanze non positive: la de-finlandizzazione del colosso Nokia, che aveva fatto da volano allo sviluppo tecnologico finlandese e che era stato leader di mercato nel mondo fino al 2011; il forte declino di domanda dei prodotti dell’industria della carta, di cui la Finlandia è leader in Europa, causato dal calo di pubblicazioni per lo sviluppo del settore web, il citato incremento del debito pubblico, salito dal 48,5% del PIL del 2011 al 59% attuale, al limite della soglia del 60% fissata dal patto Ue di crescita e stabilità.
A ciò, si deve aggiungere l’incremento medio delle tasse del 3-4% circa nell’ultimo quadriennio, che si è tentato di fronteggiare con crescenti tagli di bilancio.
A fronte di questi sviluppi negativi, il governo Stubb ha risposto riducendo la tasse societaria dal 24,5 al 20% per incoraggiare gl investimenti diretti esteri; o con l’innalzamento della soglia pensionistica da 63 a 65 anni visto che, dopo il Giappone, la Finlandia è il Paese ove l’età media sta innalzandosi sempre più rapidamente.
Secondo il leader del Sdp, attuale ministro delle Finanze, Antti Rinne, l’economia non potrà crescere se non aumentano i consumi interni.
Il calo dei consensi quindi verso i centristi sarebbe dovuto più allo scontento verso la situazione attuale che non ad un’alternativa meditata. Il programma del leader del Kesk privilegia tagli di bilancio più che aumenti di tasse, riduzione del debito pubblico entro il 2017, creazione di almeno 20.000 posti di lavoro entro i prossimi dieci anni (la Finlandia ha 5 milioni e mezzo di abitanti), riduzione di spesa pubblica e dei benefici di disoccupazione, riduzione del numero dei ministeri, attualmente 13.
Il calo dei veri finlandesi Il partito nazionalpopulista dei Finlandesi, che negli ultimi anni era sorto come vera sorpresa del panorama politico finnico, sorta di partito ‘grillino’, ottenendo nel 20\11 il 19,1% dei voti, vede ridursi la propria attrattività sull’elettorato, per l’edulcorarsi delle proprie posizioni nazionaliste ed anti-Ue ed anti Euro. Iil suo leader, Timo Soini, dichiara di esser pronto ad entrare in una colazione coi centristi.
I finlandesi all’estero hanno già votato in un turno elettorale anticipato dall’8 all’11 aprile in 233 seggi dislocati in 89 Pesi. In Italia, a cura dell’ambasciata di Finlandia, a Roma, Milano, Firenze, Catania e Torino.
Gianfranco Nitti è giornalista, corrispondente di mass media finlandesi dall’Italia.
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