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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

venerdì 23 gennaio 2015

Svizzera: rapporti più difficili con l'euro

Franco svizzero
Il franco si rafforza, addio convenienza Svizzera
Cosimo Risi
20/01/2015
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Giornata fatale, il 15 gennaio, nella storia dei rapporti fra Svizzera e zona euro. Roma e Berna annunciano l’intesa sul pacchetto fiscale. La Banca nazionale svizzera (Bns) decide di lasciare fluttuare il franco rispetto all’euro.

L’intesa fiscale pone termine a conversazioni durate tre anni, fra alti e bassi, fra momenti di tensione e distensione. Protrarle avrebbe significato offuscare il clima delle relazioni bilaterali che ha conosciuto momenti alti come la visita di stato del Presidente della repubblica Giorgio Napolitano, l’ultima prima delle dimissioni.

Addio politica del cambio stabile
La decisione della Bns ha sorpreso solo per chi aveva creduto alle assicurazioni del Presidente. Sosterremo il cambio 1,20 Chf - 1 Euro, aveva dichiarato appena pochi giorni prima, mentre i mercati già si esercitavano nel gioco al rialzo e costringevano la Bns a riempire i forzieri di euro e stampare franchi per tenere dietro alla speculazione.

La politica del cambio stabile risale al 2011 e fu adottata e mantenuta per evitare che l’apprezzamento del franco fosse frutto soltanto di manovre speculative contro l’euro e non di autentica fiducia nella tenuta dell’economia svizzera. L’economia teneva e continua a tenere, tanto che la Svizzera macina numeri positivi anche nell’epoca della deflazione.

Il tasso di disoccupazione si attesta fra il 2 e il 3% e il tasso di sviluppo previsto per il 2015 pari a circa il 3%. Vi erano le premesse perché crescesse la domanda di franchi e, viceversa, calasse la fiducia nella moneta unica.

Le attese sono state confermate dalle parole con le quali la Banca centrale europea (Bce) ha annunciato di intervenire sul mercato dei titoli di stato e dalla tendenza al ribasso dell’euro rispetto al dollaro.

A rischio frontalieri e turismo 
Il cambio stabile non teneva più. Almeno questa è stata la valutazione della Bns che, lasciando il franco libero di fluttuare, ne ha visto l’immediato apprezzamento rispetto all’euro fino alla soglia “fisiologica” di 1 - 1.

La Borsa di Zurigo è franata sotto al crollo dei titoli industriali, le stime sulla crescita la collocano all’1,5%, la metà della percentuale attesa, per il prevedibile peggioramento della bilancia commerciale. Il 50% delle esportazioni è diretto verso l’eurozona.

L’aggravio dei prezzi nell’ordine del 20% non sarà facile da assorbire. Già si scrive di prenotazioni cancellate nel settore turistico, malgrado la stagione invernale in pieno svolgimento, e di un calo di domanda di lavoro straniero anche riguardo ai frontalieri.

Splitting fiscale
Per restare ai frontalieri, il loro regime fiscale è oggetto dell’intesa italo-svizzera del 15 gennaio. Grazie a una forma di doppia imposizione, il cosiddetto “splitting”, il lavoratore frontaliere paga una parte di tasse in Svizzera (70%) e una parte in Italia (30%), come già oggi accadeva per chi vive oltre la soglia dei 20 chilometri.

Il pacchetto fiscale dell’intesa consta di quattro capitoli: scambio d’informazioni e black list, regime fiscale dei lavoratori frontalieri, apertura dei mercati ai servizi finanziari, Campione d’Italia (per definire il regime delle imposte indirette nell'enclave italiana).

Per ciascun capitolo si sono individuate le soluzioni appropriate, alcune delle quali hanno bisogno di essere affinate. Questi aggiornamenti saranno oggetto di gruppi di lavoro che dovrebbero concludersi in parte per l’estate e comunque entro l’anno.

Le reazioni in ambedue i paesi sono generalmente positive. Oltre alla soddisfazione di avere chiuso una lunga trattativa, lo scambio di informazioni coadiuva l’applicazione della legge italiana sulla voluntary disclosure.

Cresce la pressione sui contribuenti “distratti” a regolarizzare volontariamente la loro posizione col fisco, sottoponendosi a sanzioni amministrative in misura contenuta. Un certo ammontare di euro dovrebbe entrare nelle casse dello stato grazie alla regolarizzazione, ma il cliente resta libero di conservare il deposito all’estero e non è sottoposto a sanzioni penali.

Si volta pagina. Il cambiamento sarà completo appena l’intero pacchetto sarà attuato. Alcuni provvedimenti andranno ratificati dai Parlamenti, il che allunga i tempi. Altri sono di subitanea applicazione.

Interrogativi sull’intesa italo-svizzera 
Incombe sull’intesa l’interrogativo del tasso di cambio: se e in quale misura la fluttuazione del franco influenzerà il flusso dei frontalieri e la consistenza dei depositi oltre frontiera. Alcuni analisti svizzeri ipotizzano che la valuta forte deprimerà l’occupazione e renderà meno vantaggioso l’investimento in franchi, specie nel settore immobiliare dove potrebbe scoppiare la bolla di prezzi esagerati rispetto al mercato.

Altri ritengono che il nuovo corso del franco favorirà la regolarizzazione dei capitali, poiché le sanzioni saranno compensate dall’apprezzamento della valuta. In certi casi l’operazione potrebbe avvenire a costo zero.

Per i frontalieri, l’aumento delle imposte sarà bilanciato dall’incremento del potere d’acquisto: essi sono retribuiti in franchi e spendono prevalentemente in euro. Gli esercenti delle zone limitrofe attendono frotte di consumatori svizzeri, specie nel fine settimana quando i supermercati d’oltre frontiera chiudono in anticipo.

A breve i due ministri delle Finanze saranno chiamati a firmare la parte del pacchetto che necessita di ratifica. Sarà una buona opportunità per una prima valutazione dell’intesa.

Cosimo Risi, Ambasciatore a Berna, è docente di Relazioni internazionali al Collegio europeo di Parma.
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