Paese
di illustre tradizione coloniale, posto al confine tra l’Europa e l’Africa, la
Spagna ha da sempre avuto una vocazione transfrontaliera e multiculturale.
La
fine della stagione imperialista, gli sconvolgimenti politici del Novecento e
il trentennio franchista hanno prodotto una notevole instabilità interna e un
diffuso senso di spaesamento sociale, parzialmente attenuato dall’adesione alla
Nato nel 1982 e dalla successiva adesione alla Comunità Europea, che hanno
comunque costituito l’occasione per un nuovo rilancio della cooperazione
internazionale soprattutto in chiave politica, militare ed economica.
Le
sfide del nuovo millennio non hanno esentato Madrid da un complessivo
ripensamento della propria collocazione internazionale, anche in ragione delle
sfide, dei rischi e delle possibilità esistenti all’orizzonte. Del resto,
l’asse Baleari-Gibilterra-Canarie rimane tuttora un punto nevralgico del
sistema di sicurezza del Paese. L’enclave di Ceuta, pur di indiscusso valore
strategico, pone la Spagna quale avamposto dell’Unione Europea verso i rischi
derivanti dal caos politico-sociale del Mediterraneo allargato in punto di
immigrazione clandestina e terrorismo, come tragicamente dimostrato
dall’attentato condotto alla metropolitana di Madrid l’11 marzo 2004.
Non
stupisce, dunque, come i servizi di intelligence nazionali siano lo specchio di
uno scenario così composito, la cui priorità rimane comunque la stabilità politica
interna[1].
Nati
nel periodo della dittatura franchista e completamente rivisitati all’indomani
della sua caduta, i servizi di intelligence spagnoli sono stati oggetto di
un’ulteriore riforma dopo gli attentati dell’11 Settembre 2001, nell’ambito di
un più ampio ripensamento della strategia di difesa e sicurezza nazionale volta
ad uno snellimento burocratico e ad un consolidamento delle regole
democratiche.
In
tale contesto, nel 2002, trovò i natali il Centro National de Inteligencia
(CNI), formalmente dipendente dal dicastero della Difesa ma di fatto
costituente un’entità a sé stante, chiamata a rendere conto dell’attività
svolta unicamente al Primo Ministro spagnolo.
Il
CNI assomma il ruolo di servizio preposto allo spionaggio e controspionaggio,
interno ed estero, facendosi garante anche della funzione di coordinamento con
le altre strutture informative del sistema di intelligence nazionale. In tal
senso, il riferimento corre al Centro de Inteligencia de las Fuerzas Armadas
(CIFAS), con competenza in materia di spionaggio militare, nonché al Centro
Nacional de Coordinación Antiterrorista (CNCA), ovvero la struttura
deputata in via sistematica all’antiterrorismo.
Dal
momento che il personale del CNI è privo della qualifica di agente di polizia
giudiziaria, ogni azione di contrasto al crimine di supporto nella lotta al
terrorismo è per forza di cose devoluta ad appositi comparti della polizia
nazionale (Comisaría General de Información
- CGI) e della gendarmeria (Servicio de Información de la Guardia Civil
- SIGC).
La
matrice terroristica dei recenti attacchi condotti nel Vecchio Continente ha
indotto la Spagna, analogamente ad altre realtà europee, a concentrare i propri
sforzi principalmente per arginare il fenomeno dei lupi solitari, anche se il
redivivo attivismo di alcune cellule dell’indipendentismo basco (ETA)
suggerisce di non sottovalutare la minaccia posta da un possibile partenariato
cointeressato delle stesse con esponenti del network del terrore, per creare quel clima di instabilità
interna funzionale al raggiungimento dei rispettivi obiettivi criminali[2].
[2] A titolo esemplificativo, cfr. Santucci G., “Volevano lanciare un tir contro la Sagrada
Familia”, in Corriere della Sera, 20 Agosto 2019.
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