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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

lunedì 20 marzo 2023

Salvatore Domenico Vassapolli. I Servizi di Intelligence negli Stati UE.. La Francia

 


Francia

Sin dagli albori dello Stato moderno, la Francia ha avvertito la necessità di avvalersi in via sistematica di apparati preposti in via strutturata alla raccolta di informazioni strategicamente rilevanti per la preservazione della stabilità interna e l’accrescimento del proprio predominio d’oltralpe.

Oggigiorno, i servizi di intelligence francesi sono sei e si dividono essenzialmente in militari e civili, in linea con la tradizionale divisione amministrativa dello Stato centralizzato[1].

In particolare, dal dicastero della Difesa dipendono: la Direction Générale de la Sécurité Extérieure (DGSE) competente per il servizio estero; la Direction de la Protection et de la Sécurité de la Défense (DPSD) competente per la sicurezza interna; la Direction du Renseignement Militaire (DRM) competente per le informazioni tattico-strategiche delle Forze armate nazionali, da cui dipende anche la gestione e l’impiego del satellite da osservazione Hélios.

Dal dicastero dell’Interno, invece, dipende la Direction Ccentrale du Renseignement Intérieur (DCRI) competente per il controspionaggio e la lotta al terrorismo interno.

Infine, dal dicastero dell’Economia dipendono: la Direction Nationale du Renseignement et des Enquêtes Douanières (DNRED), competente per le indagini doganali e movimenti di merci sospette; la Cellule de Traitement du Renseignement et de l'Action contre les Circuits Financiers clandestins (TRACFIN), incaricati dell’attività di intelligence sui traffici finanziari sospetti e clandestini.

Delineato sommariamente l’organigramma strutturale dei servizi di intelligence, è opportuno soffermarsi in maniera più analitica sulle agenzie di maggiore interesse ai fini espositivi.

In tal senso, la più importante tra le cennate agenzie è sicuramente la DCRI. Istituita con decreto n. 445 del 30 Aprile 2014, la DCRI rappresenta un servizio della polizia nazionale cui compete, tra l’altro, la prevenzione e repressione degli atti di terrorismo diretti contro la sicurezza dello Stato, l’integrità territoriale o le stesse istituzioni della Repubblica, partecipando inoltre alla sorveglianza degli individui e dei gruppi di ispirazione radicale che possano ricorrere alla violenza per attentare alla sicurezza nazionale. La DCRI combatte la criminalità organizzata e le nuove forme di terrorismo informatico, occupandosi anche di prevenzione contro la proliferazione delle armi nucleari, biologiche, chimiche e balistiche.

Per svolgere tali compiti, la DCRI è organizzata in una struttura nazionale, facente capo al Ministero degli Interni, e in strutture territoriali con competenza zonale od interdipartimentale, le quali, a loro volta, riferiscono ai Prefetti, rappresentanti del Governo sul territorio. La duplice veste di servizio di intelligence e di polizia giudiziaria consente all’agenzia un approccio globale all'attività terroristica, strutturando la propria attività di contrasto in quattro diversi ambiti: i) analisi del fenomeno della radicalizzazione violenta; ii) analisi dell'evoluzione geopolitica delle aree considerate sensibili (con particolare riguardo ai Paesi di cultura islamica in Africa ed Asia che abbiano forti legami con la Francia); iii) valutazione dei rischi rappresentati dall'integralismo islamico e dai foreign fighters di ritorno; iv) identificazione dei gruppi o degli individui attivi sul territorio nazionale e loro neutralizzazione. La DCRI attualmente conta oltre 3600 unità di personale attivo ed è composta da una direzione per l'intelligence e le operazioni, da una direzione tecnica, da un servizio di amministrazione generale, da un ispettorato generale e da un gruppo di intervento (Groupe d'Appui Opérationnel - GAO).

Il core business della DPSD, invece, è la sicurezza interna del Paese, concentrandosi essenzialmente sulle attività di spionaggio e controspionaggio nonché su quelle di antiterrorismo e sovversione, oltre ad essere responsabile della sicurezza del personale in servizio, delle informazioni e delle infrastrutture sensibili.

La DGSE, infine, si occupa della tutela degli interessi francesi all’estero con particolare attenzione alla concorrenza straniera. Partendo dalla propria appartenenza al contesto militare, vanta solide basi in tutte le zone del vecchio impero francese: in questo modo ha creato e consolidato un reticolo molto efficace, soprattutto in Africa nord-equatoriale, in Medio Oriente e nel sud-est asiatico, dove ha raggiunto accordi di partenariato con le locali strutture di sicurezza contro il terrorismo e la criminalità organizzata. Tuttavia, non ha mancato di essere altrettanto dinamica in altri contesti geografici, anche in tradizionali terreni di caccia di altre organizzazioni straniere.

Parigi, del resto, rimane ancora il centro di un microcosmo, che va dal Maghreb alla Polinesia, dalla Guiana a Gibuti: questa collocazione internazionale ha amplificato la possibilità di minacce alla sicurezza interna destate dalle ramificate attività sia delle organizzazioni criminali che terroristiche.

Per questi motivi esiste una Comunità dell’intelligence francese (Communauté Française de Renseignement - CFR), volta a includere la somma dei vari servizi segreti del Paesi francofoni, la cui direzione dipende direttamente dall’Eliseo.

Chiarita a grandi linee la struttura dei servizi di intelligence d’oltralpe, sia concessa qualche breve considerazione su alcuni profili di potenziale vulnerabilità del sistema in essere[2].

Ebbene, la tripartita dipendenza strutturale dei servizi di intelligence francesi, pur essendo riconosciuta ormai da tutta la comunità nazione come parte dell’azione di governo, costituisce al contempo uno degli elementi di maggiore criticità del sistema nel contrasto al terrorismo. Invero, l’eccessiva frammentazione degli apparati incide sull’efficienza operatività del sistema, come emblematicamente dimostrato dagli attentati occorsi nel Paese tra il 2015 e il 2017. Al contempo, la presenza di diversi livelli intermedi all'interno dei singoli servizi, rende più farraginosa la procedura di circuitazione delle informazioni tra centro e periferia, a discapito della capacità di reazione del sistema. Motivo per cui sarebbe auspicabile provvedere quanto prima ad una semplificazione dell'attuale struttura di intelligence.

Inoltre, la Francia, propria per la sua tradizione colonialista, è una delle nazioni maggiormente esposte al fenomeno dei cosiddetti “lupi solitari”, ossia individui che, radicalizzandosi autonomamente grazie alla propaganda veicolata sul web, decidono di perpetrare attacchi terroristici, utilizzando solitamente mezzi di facile ottenimento, come coltelli od autovetture. Si pensi, ad esempio, all'attentato condotto a Nizza il 14 luglio 2016, durante il quale un cittadino tunisino, Mohamed Lahouaiej Bouhlel, si è scagliato sulla folla con un camion che aveva precedentemente rubato, finendo con l’uccidere 86 persone e ferendone oltre 400.

Tuttavia, ciò che più mette in allarme le autorità francesi è soprattutto il fenomeno dei foreign fighters di ritorno: le autorità francesi temono che la sconfitta dello Stato Islamico in Medio Oriente possa far sì che i numerosi combattenti francesi sopravvissuti possano far rientro in patria con l'intento di commettere attentati in nome del Califfato.

Da ultimo, desta vieppiù preoccupazione il fenomeno della radicalizzazione sul web, in grado di raccogliere molti proseliti soprattutto sui francesi di seconda o terza generazione penetrandone la coscienza sin in profondità, facendo leva sul galoppante disagio sociale giovanile e sul fattore identitario musulmano.



[1] Per maggiori dettagli si veda Molteni M., Storia dei servizi segreti, Roma, Newton, 2018.

[2] Per queste ed altre riflessioni si rinvia a Fenech M.G.-Pietrasanta M.S., Rapport n. 3922, Assemblée Nationale, 5 luglio 2016.

[3] In argomento, si veda Krieger W, Storia dei servizi segreti: dai Faraoni alla CIA, Sesto San Giovanni, Mimesis Edizioni, 2013.

[4] Su queste ed altre tematiche, si veda Orsini A., “Gli attentati dell’Isis in Europa occidentale. Un’interpretazione sociologica”, in Democrazia e Sicurezza, Bologna, Il Mulino, vol. 3, 2018.

[5]  Così Rosenow Williams K., Organizing Muslims and Integrating Islam in Germany. New Developments in the 21st Century, Leiden – Boston, BRILL, 2012.

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