Francia
Sin
dagli albori dello Stato moderno, la Francia ha avvertito la necessità di
avvalersi in via sistematica di apparati preposti in via strutturata alla
raccolta di informazioni strategicamente rilevanti per la preservazione della
stabilità interna e l’accrescimento del proprio predominio d’oltralpe.
Oggigiorno,
i servizi di intelligence francesi sono sei e si dividono essenzialmente in
militari e civili, in linea con la tradizionale divisione amministrativa dello
Stato centralizzato[1].
In
particolare, dal dicastero della Difesa dipendono: la Direction Générale de
la Sécurité Extérieure (DGSE) competente per il servizio estero; la Direction
de la Protection et de la Sécurité de la Défense (DPSD) competente per la
sicurezza interna; la Direction du Renseignement Militaire (DRM)
competente per le informazioni tattico-strategiche delle Forze armate
nazionali, da cui dipende anche la gestione e l’impiego del satellite da
osservazione Hélios.
Dal
dicastero dell’Interno, invece, dipende la Direction Ccentrale du Renseignement
Intérieur (DCRI) competente per il controspionaggio e la lotta al
terrorismo interno.
Infine,
dal dicastero dell’Economia dipendono: la Direction Nationale du
Renseignement et des Enquêtes Douanières (DNRED), competente per le
indagini doganali e movimenti di merci sospette; la Cellule de Traitement du
Renseignement et de l'Action contre les Circuits Financiers clandestins
(TRACFIN), incaricati dell’attività di intelligence sui traffici finanziari
sospetti e clandestini.
Delineato
sommariamente l’organigramma strutturale dei servizi di intelligence, è
opportuno soffermarsi in maniera più analitica sulle agenzie di maggiore
interesse ai fini espositivi.
In
tal senso, la più importante tra le cennate agenzie è sicuramente la DCRI.
Istituita con decreto n. 445 del 30 Aprile 2014, la DCRI rappresenta un
servizio della polizia nazionale cui compete, tra l’altro, la prevenzione e
repressione degli atti di terrorismo diretti contro la sicurezza dello Stato,
l’integrità territoriale o le stesse istituzioni della Repubblica, partecipando
inoltre alla sorveglianza degli individui e dei gruppi di ispirazione radicale
che possano ricorrere alla violenza per attentare alla sicurezza nazionale. La
DCRI combatte la criminalità organizzata e le nuove forme di terrorismo
informatico, occupandosi anche di prevenzione contro la proliferazione delle
armi nucleari, biologiche, chimiche e balistiche.
Per
svolgere tali compiti, la DCRI è organizzata in una struttura nazionale,
facente capo al Ministero degli Interni, e in strutture territoriali con
competenza zonale od interdipartimentale, le quali, a loro volta, riferiscono
ai Prefetti, rappresentanti del Governo sul territorio. La duplice veste di
servizio di intelligence e di polizia giudiziaria consente all’agenzia un
approccio globale all'attività terroristica, strutturando la propria attività
di contrasto in quattro diversi ambiti: i) analisi del fenomeno della
radicalizzazione violenta; ii) analisi dell'evoluzione geopolitica delle
aree considerate sensibili (con particolare riguardo ai Paesi di cultura
islamica in Africa ed Asia che abbiano forti legami con la Francia); iii)
valutazione dei rischi rappresentati dall'integralismo islamico e dai foreign
fighters di ritorno; iv) identificazione dei gruppi o degli individui
attivi sul territorio nazionale e loro neutralizzazione. La DCRI attualmente
conta oltre 3600 unità di personale attivo ed è composta da una direzione per
l'intelligence e le operazioni, da una direzione tecnica, da un servizio di
amministrazione generale, da un ispettorato generale e da un gruppo di
intervento (Groupe d'Appui Opérationnel - GAO).
Il
core business della DPSD, invece, è la sicurezza interna del Paese,
concentrandosi essenzialmente sulle attività di spionaggio e controspionaggio
nonché su quelle di antiterrorismo e sovversione, oltre ad essere responsabile
della sicurezza del personale in servizio, delle informazioni e delle
infrastrutture sensibili.
La
DGSE, infine, si occupa della tutela degli interessi francesi all’estero con
particolare attenzione alla concorrenza straniera. Partendo dalla propria
appartenenza al contesto militare, vanta solide basi in tutte le zone del
vecchio impero francese: in questo modo ha creato e consolidato un reticolo
molto efficace, soprattutto in Africa nord-equatoriale, in Medio Oriente e nel
sud-est asiatico, dove ha raggiunto accordi di partenariato con le locali strutture
di sicurezza contro il terrorismo e la criminalità organizzata. Tuttavia, non
ha mancato di essere altrettanto dinamica in altri contesti geografici, anche
in tradizionali terreni di caccia di altre organizzazioni straniere.
Parigi,
del resto, rimane ancora il centro di un microcosmo, che va dal Maghreb alla
Polinesia, dalla Guiana a Gibuti: questa collocazione internazionale ha
amplificato la possibilità di minacce alla sicurezza interna destate dalle
ramificate attività sia delle organizzazioni criminali che terroristiche.
Per
questi motivi esiste una Comunità dell’intelligence francese (Communauté
Française de Renseignement - CFR), volta a includere la somma dei vari
servizi segreti del Paesi francofoni, la cui direzione dipende direttamente
dall’Eliseo.
Chiarita
a grandi linee la struttura dei servizi di intelligence d’oltralpe, sia
concessa qualche breve considerazione su alcuni profili di potenziale
vulnerabilità del sistema in essere[2].
Ebbene,
la tripartita dipendenza strutturale dei servizi di intelligence francesi, pur
essendo riconosciuta ormai da tutta la comunità nazione come parte dell’azione
di governo, costituisce al contempo uno degli elementi di maggiore criticità
del sistema nel contrasto al terrorismo. Invero, l’eccessiva frammentazione
degli apparati incide sull’efficienza operatività del sistema, come
emblematicamente dimostrato dagli attentati occorsi nel Paese tra il 2015 e il
2017. Al contempo, la presenza di diversi livelli intermedi all'interno dei
singoli servizi, rende più farraginosa la procedura di circuitazione delle
informazioni tra centro e periferia, a discapito della capacità di reazione del
sistema. Motivo per cui sarebbe auspicabile provvedere quanto prima ad una
semplificazione dell'attuale struttura di intelligence.
Inoltre,
la Francia, propria per la sua tradizione colonialista, è una delle nazioni
maggiormente esposte al fenomeno dei cosiddetti “lupi solitari”, ossia
individui che, radicalizzandosi autonomamente grazie alla propaganda veicolata
sul web, decidono di perpetrare attacchi terroristici, utilizzando solitamente
mezzi di facile ottenimento, come coltelli od autovetture. Si pensi, ad
esempio, all'attentato condotto a Nizza il 14 luglio 2016, durante il quale un
cittadino tunisino, Mohamed Lahouaiej Bouhlel, si è scagliato sulla folla con
un camion che aveva precedentemente rubato, finendo con l’uccidere 86 persone e
ferendone oltre 400.
Tuttavia,
ciò che più mette in allarme le autorità francesi è soprattutto il fenomeno dei
foreign fighters di ritorno: le autorità francesi temono che la
sconfitta dello Stato Islamico in Medio Oriente possa far sì che i numerosi
combattenti francesi sopravvissuti possano far rientro in patria con l'intento
di commettere attentati in nome del Califfato.
Da
ultimo, desta vieppiù preoccupazione il fenomeno della radicalizzazione sul
web, in grado di raccogliere molti proseliti soprattutto sui francesi di
seconda o terza generazione penetrandone la coscienza sin in profondità,
facendo leva sul galoppante disagio sociale giovanile e sul fattore identitario
musulmano.
[1] Per maggiori dettagli si veda Molteni M., Storia dei servizi segreti, Roma,
Newton, 2018.
[2] Per queste
ed altre riflessioni si rinvia a Fenech
M.G.-Pietrasanta M.S., Rapport n. 3922,
Assemblée Nationale, 5 luglio 2016.
[3] In argomento, si veda Krieger
W, Storia dei servizi segreti: dai Faraoni alla CIA, Sesto San Giovanni,
Mimesis Edizioni, 2013.
[4] Su queste ed altre tematiche, si veda Orsini A., “Gli attentati dell’Isis in Europa
occidentale. Un’interpretazione sociologica”, in Democrazia e Sicurezza,
Bologna, Il Mulino, vol. 3, 2018.
[5] Così
Rosenow Williams K., Organizing Muslims
and Integrating Islam in Germany. New Developments in
the 21st Century,
Leiden – Boston, BRILL, 2012.
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