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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

sabato 9 luglio 2016

Presidenza semestrale della Slovacchia alla UE

Presidenza del Consiglio Ue
Slovacchia, socialisti populisti alla guida dell'Ue
Matteo Garnero
02/07/2016
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Per la prima volta dal 2004, anno della sua adesione all’Unione europea, Ue, la Slovacchia si prepara ad assumere la presidenza di turno del Consiglio europeo. A partire dal primo luglio, Bratislava è succeduta ai Paesi Bassi e si troverà a gestire uno dei periodi più difficoltosi del progetto europeo.

Dopo il referendum dello scorso 23 giugno in Gran Bretagna che ha visto la maggioranza dei votanti scegliere l'uscita dall'Ue si è aperto un periodo di incertezza in merito alle modalità e alle tempistiche del divorzio, con buona probabilità che il tema capitalizzi la maggior parte degli sforzi della presidenza slovacca. Per questi motivi, l'agenda della presidenza slovacca è stata adottata il 30 giugno, ad una settimana dal voto inglese, in discontinuità con la tradizionale presentazione un mese prima dell'assunzione dell'incarico.

Fico, l’Orbàn slovacco
Intervenendo sulla Brexit prima del voto, il Primo Ministro slovacco Robert Fico aveva sottolineato come il referendum, indipendentemente dal suo risultato, avrebbe preso atto di un'evoluzione della Ue in un'Europa a due velocità, in cui il processo di integrazione è destinato ad interessare solo i Paesi dell'eurozona, lasciando spazio a forme di cooperazione su base volontaria e meno stringenti con gli altri membri. Fico aveva quindi riconosciuto il potenziale centrifugo di questa prospettiva, ma aveva assicurato che il futuro di Brastilava è parte dell'Ue e dell'eurozona.

Proprio su quest'ultimo tema il Primo Ministro è intervenuto più volte, lanciando l'allarme sulla necessità di preservare l'identità culturale del proprio Paese a fronte di un'immigrazione incontrollata. Proprio facendo leva su sentimenti nazionalisti e xenofobi, il governo slovacco ha fatto ricorso alla Corte europea di Giustizia in merito al piano di redistribuzione dei migranti fra i Paesi membri promosso dalla Commissione e ha mantenuto una retorica anti-islamica, definendo i musulmani come impossibili da integrare.

Fico è al terzo mandato e a capo di una coalizione divenuta necessaria dopo le elezioni del 5 marzo scorso che hanno visto la perdita della maggioranza parlamentare del suo partito Smer Sd. Dichiaratamente social-democratico, lo Smer ha in realtà molto da spartire con le formazioni politiche populiste di sinistra che hanno consolidato la propria posizione nella scena politica dell’Europa mediterranea.

L'Ue vuole risolvere in più fretta possibile il "divorzio" con la Gran Bretagna, proprio per evitare che un ennesimo immobilismo delle istituzioni europee possa favorire i partiti euroscettici, già incoraggiati dal risultato del voto e decisi a ripeterlo nei rispettivi Paesi. La necessità dell'Europa di implementare delle politiche efficaci volte a temperare la disaffezione in crescita resta una priorità.

Slovacchia, ostacolo alle politiche migratorie?
Per questi motivi, a Bruxelles si guarda con preoccupazione alla presidenza della Slovacchia, temendo che il Paese possa diventare un ostacolo nella definizione delle strategie per far fronte alla crisi migratoria, secondo tema centrale del semestre europeo. La Slovacchia è infatti parte del gruppo Visegrád (con Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria), fortemente opposto alle politiche di accoglienza e redistribuzione dei migranti ed è stato in prima linea per premere e favorire la chiusura della rotta balcanica l’autunno scorso.

Il 7 giugno la Commissione europea ha presentato un nuovo piano nel quadro dell'European Agenda on Migration, con l'obiettivo di investire in Paesi terzi e ridurre il flusso di migranti verso l'Europa. I fondi messi a disposizione - 8 miliardi nel periodo 2016-2020 - saranno vincolati al rispetto di parametri definiti dall'Ue e contano sul coinvolgimento del settore privato e dei Paesi membri, sperando in un effetto moltiplicativo, sulla falsariga del Piano Juncker presentato nel 2014.

Proprio su questo tema, la Slovacchia si è dichiarata contro dei meccanismi obbligatori per i Paesi membri e ha sollevato molti dubbi in merito a una guardia costiera comune per la protezione dei confini esterni dell'Ue che non risponda direttamente ai governi nazionali.

Agenda mediocre
Al netto delle paure di Bruxelles, certo è che la Slovacchia non vuole spendere il semestre europeo dedicandosi al crisis management. Diplomatici slovacchi hanno rivelato che l'agenda si occuperà di diverse tematiche, proseguendo da un lato nel solco del lavoro portato avanti dai Paesi Bassi, dovendo per esempio chiudere entro l'anno con la definizione del bilancio per il 2017 e continuare con i negoziati sul Ttip, mentre dall'altro lato si vuole accelerare sull'Energy Union e sul Digital Single Market.

Il ministro degli Esteri Miroslav Lajčák ha fatto eco alle posizioni di molti leader europei che hanno chiesto alla Gran Bretagna di avviare il processo di fuoriuscita previsto dall'art. 50 del Trattato sull'Unione europea. Tuttavia, un negoziato rapido ed ordinato non sembra plausibile.

Le premesse, insomma, non sono le migliori per portare avanti un'agenda ambiziosa, visti i temi pressanti che stanno capitalizzando il discorso europeo. In un momento così delicato, tuttavia, la Slovacchia dovrebbe avere tutto l'interesse a placare le paure di Bruxelles e favorire la stabilità del blocco, rischiando, al contrario, di essere messa ai margini del processo decisionale.

Matteo Garnero è stagista dell’area Europa dello IAI.

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