Europa Austria, salvataggio in corner Francesco Bascone 24/05/2016 |
Evitata, per un soffio, la conferma dei pronostici della vigilia. Quanti già vedevano l'Austria come il primo Paese di vecchia democrazia rappresentato da un estremista di destra sono stati costretti a ricredersi. A spuntarla è stata alla fine il verde van Der Bellen. Indipendentemente dai tre punti decimali che hanno deciso tale esito, domenica però entrambi i candidati potevano sentirsi soddisfatti.
Superiore alle aspettative è stata la rimonta dell'ex-leader dei Verdi: doveva conquistare un altro 30% dell'elettorato, mentre a Norbert Hofer, del partito delle libertà, Fpoe, ne bastava la metà. Se Van Der Bellen è riuscito nell’impresa è anche grazie anche alle indicazioni di voto contro Hofer date, dopo un iniziale riserbo, sia dalla candidata arrivata terza al primo turno, che da alcuni notabili democristiani e dal neo-cancelliere socialista, Christian Kern.
Ma non tutti i loro elettori hanno ottemperato: cinque su otto tra quanti appartengono al primo gruppo, metà del secondo, tre quarti del terzo. Quanti voti sarà costato allo stimato professore di economia il fatto di essere un ateo, ex-massone e fumatore incallito?
Austria divisa
Hofer può vantarsi di aver aggiunto al 35% di sostenitori acquisiti al primo turno un 15% di benevolmente neutrali. Avendo sfondato l'ostracismo dei partiti tradizionali, può affermare che è lui a rappresentare il popolo scontento dei partiti. E allora il parlamento non è più rappresentativo, servono elezioni anticipate; il suo sodale Heinz Christian Strache, già sicuro della maggioranza relativa, cavalcherà questa onda del 50%, sarà Cancelliere.
Van der Bellen, e quindi il fronte anti-Fpoe, ha una solida maggioranza fra i giovani (56%), le donne, le persone istruite (70%); nelle quattro maggiori città supera il 60%. Hofer guida nel resto del paese, con pochissime eccezioni; e fra gli operai, già feudo dei socialisti, raggiunge il 70%.
Ma lasciamo ai quotidiani l'analisi sociologica di questa elezione. Quello che qui interessa sono le ripercussioni all'estero, le prospettive a breve e medio termine per il governo Kern appena insediato, l'evoluzione del sistema politico austriaco.
L' Europa vedrà dissolversi per ora l'incubo di un rafforzamento del fronte euro-scettico e anti-immigrazione polacco-ungherese. Ma i movimenti populisti di destra, dalla Lega al Front National, si sentiranno incoraggiati dal 50% sfiorato da Hofer. Dopo le elezioni parlamentari del 2018, probabilmente anticipate al 2017, se non al prossimo autunno, potremmo assistere alla vera svolta a destra dell'Austria, con l'irresistibile ascesa di Strache alla Cancelleria.
Un sospiro di sollievo per Kern
Sollevato, a seguito dell'insuccesso di Hofer, sarà soprattutto Kern, che potrà avviare il suo tentativo di rendere più efficiente l'apparato politico-amministrativo e l'economia del paese, senza dover temere il fuoco amico dalla presidenza. Van der Bellen, come il predecessore Fischer, aderisce alla visione restrittiva dei poteri del Presidente, oltre a condividere sostanzialmente gli obiettivi del nuovo capo del governo.
Ben più tempestosa sarebbe stata la navigazione in caso di vittoria di Hofer, il quale non aveva fatto mistero dell'intenzione di utilizzare il potere di licenziare il Cancelliere o l'intero governo e imporre elezioni anticipate, previsto dalla Costituzione pre-bellica, ma caduto in desuetudine.
Si era detto pronto a farlo qualora il governo violasse le leggi, aumentasse le imposte, non si opponesse all'ingresso della Turchia nell'Unione europea, o prendesse comunque decisioni “dannose per il Paese”. Il pericolo di uno scivolamento verso l'autoritarismo era dunque reale.
Ma più preoccupante è la già accennata prospettiva di una vittoria elettorale di Strache. Il presidente van der Bellen si troverà di fronte ad un dilemma difficilissimo: al momento non concepisce di poter conferire l'incarico al leader dell'estrema destra, ma sa che non potrebbe rifiutarsi. Può solo sperare in una evoluzione dell'Fpoe in senso moderato, o in un suo riflusso.
Ultima possibilità per rimettersi in carreggiata
La mancata vittoria di Hofer ridà fiato ai partiti tradizionali, li incoraggia a utilizzare al meglio i prossimi mesi, a superare i loro dissensi paralizzanti, affrontare le necessarie riforme; e quindi riconquistare il loro elettorato e sgonfiare la bolla populista. Sono questi i propositi espressi da Kern al momento della sua investitura, senza risparmiare critiche severe a chi ha governato sinora. Ha avvertito che questa è l'ultima opportunità per rimettersi in carreggiata, e che c'è pochissimo tempo: qualche mese.
Chi non crede nella capacità della classe politica di operare questa svolta parla già di “fine della Seconda Repubblica”: non tanto per l'involuzione autoritaria a cui puntava Hofer, comunque soggetta a limiti, ma per lo sganciamento dell'elettorato dall'ancoraggio alle Volksparteien, i partiti storici, portatori ciascuno di una cultura politica. E di conseguenza per la via spianata a campagne elettorali all'americana, basate su slogan, facce fotogeniche e duelli televisivi. Il tutto nell'assenza di veri programmi.
L'elezione di van der Bellen non cancella questa prospettiva, ma forse la allontana nel tempo.
Francesco Bascone è Ambasciatore d’Italia.
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Ma non tutti i loro elettori hanno ottemperato: cinque su otto tra quanti appartengono al primo gruppo, metà del secondo, tre quarti del terzo. Quanti voti sarà costato allo stimato professore di economia il fatto di essere un ateo, ex-massone e fumatore incallito?
Austria divisa
Hofer può vantarsi di aver aggiunto al 35% di sostenitori acquisiti al primo turno un 15% di benevolmente neutrali. Avendo sfondato l'ostracismo dei partiti tradizionali, può affermare che è lui a rappresentare il popolo scontento dei partiti. E allora il parlamento non è più rappresentativo, servono elezioni anticipate; il suo sodale Heinz Christian Strache, già sicuro della maggioranza relativa, cavalcherà questa onda del 50%, sarà Cancelliere.
Van der Bellen, e quindi il fronte anti-Fpoe, ha una solida maggioranza fra i giovani (56%), le donne, le persone istruite (70%); nelle quattro maggiori città supera il 60%. Hofer guida nel resto del paese, con pochissime eccezioni; e fra gli operai, già feudo dei socialisti, raggiunge il 70%.
Ma lasciamo ai quotidiani l'analisi sociologica di questa elezione. Quello che qui interessa sono le ripercussioni all'estero, le prospettive a breve e medio termine per il governo Kern appena insediato, l'evoluzione del sistema politico austriaco.
L' Europa vedrà dissolversi per ora l'incubo di un rafforzamento del fronte euro-scettico e anti-immigrazione polacco-ungherese. Ma i movimenti populisti di destra, dalla Lega al Front National, si sentiranno incoraggiati dal 50% sfiorato da Hofer. Dopo le elezioni parlamentari del 2018, probabilmente anticipate al 2017, se non al prossimo autunno, potremmo assistere alla vera svolta a destra dell'Austria, con l'irresistibile ascesa di Strache alla Cancelleria.
Un sospiro di sollievo per Kern
Sollevato, a seguito dell'insuccesso di Hofer, sarà soprattutto Kern, che potrà avviare il suo tentativo di rendere più efficiente l'apparato politico-amministrativo e l'economia del paese, senza dover temere il fuoco amico dalla presidenza. Van der Bellen, come il predecessore Fischer, aderisce alla visione restrittiva dei poteri del Presidente, oltre a condividere sostanzialmente gli obiettivi del nuovo capo del governo.
Ben più tempestosa sarebbe stata la navigazione in caso di vittoria di Hofer, il quale non aveva fatto mistero dell'intenzione di utilizzare il potere di licenziare il Cancelliere o l'intero governo e imporre elezioni anticipate, previsto dalla Costituzione pre-bellica, ma caduto in desuetudine.
Si era detto pronto a farlo qualora il governo violasse le leggi, aumentasse le imposte, non si opponesse all'ingresso della Turchia nell'Unione europea, o prendesse comunque decisioni “dannose per il Paese”. Il pericolo di uno scivolamento verso l'autoritarismo era dunque reale.
Ma più preoccupante è la già accennata prospettiva di una vittoria elettorale di Strache. Il presidente van der Bellen si troverà di fronte ad un dilemma difficilissimo: al momento non concepisce di poter conferire l'incarico al leader dell'estrema destra, ma sa che non potrebbe rifiutarsi. Può solo sperare in una evoluzione dell'Fpoe in senso moderato, o in un suo riflusso.
Ultima possibilità per rimettersi in carreggiata
La mancata vittoria di Hofer ridà fiato ai partiti tradizionali, li incoraggia a utilizzare al meglio i prossimi mesi, a superare i loro dissensi paralizzanti, affrontare le necessarie riforme; e quindi riconquistare il loro elettorato e sgonfiare la bolla populista. Sono questi i propositi espressi da Kern al momento della sua investitura, senza risparmiare critiche severe a chi ha governato sinora. Ha avvertito che questa è l'ultima opportunità per rimettersi in carreggiata, e che c'è pochissimo tempo: qualche mese.
Chi non crede nella capacità della classe politica di operare questa svolta parla già di “fine della Seconda Repubblica”: non tanto per l'involuzione autoritaria a cui puntava Hofer, comunque soggetta a limiti, ma per lo sganciamento dell'elettorato dall'ancoraggio alle Volksparteien, i partiti storici, portatori ciascuno di una cultura politica. E di conseguenza per la via spianata a campagne elettorali all'americana, basate su slogan, facce fotogeniche e duelli televisivi. Il tutto nell'assenza di veri programmi.
L'elezione di van der Bellen non cancella questa prospettiva, ma forse la allontana nel tempo.
Francesco Bascone è Ambasciatore d’Italia.
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