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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

lunedì 20 ottobre 2014

Svezia: nuovo corso sulla cultura dell'accoglienza

Elezioni svedesi
Se anche la Svezia inizia ad avere paura dell’immigrazione
Chiara Ruffa
25/09/2014
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Le recenti elezioni politiche rischiano di trasformare l’immagine positiva della Svezia. Anche se la sua economia è solida e il suo stato sociale forte, inclusivo e sostenibile, i risultati elettorali mostrano un profondo malcontento.

I Socialdemocratici, il partito all’opposizione, sono diventati la prima forza con un solido 31,2%, superando così il principale partito di centro-destra, i Moderati, del primo ministro uscente Reinfeldt. Il risultato che fa discutere è però l’exploit dei Democratici Svedesi, partito populista e xenofobo di estrema destra che ha raddoppiato i propri voti aggiudicandosi la medaglia di bronzo con il 12,9% delle preferenze.

L’exploit dei Democratici Svedesi
Questo successo mostra il profondo malcontento diffuso tra la popolazione, in particolare sulle questioni dell’immigrazione.

I democratici sembrano avere indistintamente successo in città e in campagna, soprattutto tra i giovani, afflitti da una disoccupazione che tocca il 24%. Durante la campagna elettorale, i leader politici non si sono voluti confrontare con i democratici svedesi sulle questioni di immigrazione ed integrazione e questo ha danneggiato i due maggiori schieramenti.
 Il risultato elettorale riflette molte tensioni esacerbate e taciute e suggerisce come intere fasce della popolazione si sentano marginalizzate e perdenti davanti a movimenti e partiti tradizionali che non riescono più a catturarle.

Per molti, queste elezioni non fanno che dimostrare come la Svezia non sia un paese poi così diverso dagli altri stati europei con la scalata dei partiti di estrema destra. Eppure, i Democratici Svedesi presentano dei tratti completamente nuovi. La loro retorica ed i loro programmi sono profondamente in contrasto con i valori e i principi fondanti della Svezia: il consenso, l’apertura e lo sforzo di essere al di là di tutto un grande potere normativo capace di accogliere popolazioni in difficoltà, attraverso generose politiche di protezione.

Fonte: Transatlantic Trends 2014.

Il risiko di Löven
Stefan Löven, leader del partito socialdemocratico, tenta ora di formare una coalizione di governo. L’accordo con i Verdi sembra concluso, ma porta la coalizione ad un magro 38%. Löven ha ormai anche apertamente escluso il partito di Sinistra da ogni trattativa per poter aprire negoziazioni con i piccoli partiti del centro destra, ovvero il partito Liberale e il partito di Centro. Entrambi finora hanno rifiutato di iniziare trattative e paiono intenzionati a rimanere all’opposizione.

Due sono le ipotesi principali al momento. La prima è che Löven non riesca a creare una coalizione più ampia e che quindi decida di provare a governare con un esecutivo di minoranza, una pratica diffusa in Svezia. In questo caso, lo scoglio principale sarebbe rappresentato dalla legge finanziaria. Se i socialdemocratici propongono una legge finanziaria congiuntamente ai soli Verdi il rischio è che vengano sorpassati da una proposta di legge alternativa che, anche senza il probabile sostegno esterno dei Democratici Svedesi, raggiungerebbe 142 voti (contro i 137 della coalizione di centro-sinistra).

Questo significherebbe la caduta del governo neo-incaricato e probabilmente la formazione di un governo di centro-destra. Anche nell’ipotesi fortuita in cui i Socialdemocratici insieme ai Verdi riuscissero a far passare la finanziaria, il loro percorso non sarebbe senza intoppi. Ci si troverebbe in una situazione che richiederebbe accordi temporanei su questioni specifiche.

Il secondo scenario è più ottimista, ma non meno rischioso. Se Löven riuscisse a strappare un accordo con i Liberali ed il partito di Centro, le questioni principali tuttavia rimarrebbero: ovvero la capacità di portare avanti un programma di governo con un partito (i Verdi) a favore dei tagli alla difesa, e dell’incremento delle tasse e due partiti - i liberali ed i centristi - a favore di una difesa più forte, ulteriori privatizzazioni, ma contro l’aumento delle tasse. I Socialdemocratici si troverebbero contesi tra queste forze opposte.

Se la Svezia entrasse nella Nato
Tutto ciò non fa che allontanare ulteriormente la questione dell’ingresso nella Nato. Come mostrano i dati dei Transatlantic Trends 2014. L’opinione pubblica era parsa negli ultimi anni scaldarsi tiepidamente all’idea, ma le prospettive attuali mettono in secondo piano un palesato, quanto discusso, ingresso della Svezia.

L’unica certezza al momento è che nessuna forza politica è intenzionata a confrontarsi con i Democratici Svedesi. Eppure questi ultimi hanno saputo farsi interpreti di profonde tensioni sociali che nessun altro partito è stato in grado di capire.

Il dibattito sulle questioni di immigrazione ed integrazione devono essere affrontate e discusse più apertamente. La radicata cultura del consenso e della Svezia come un’attiva forza aperta e solidale alle persone in difficoltà rende molto difficile per il pubblico e per i partiti politici di lanciarsi in discussioni aperte sul modello di integrazione, sulle questioni dell’accoglienza e sul loro impatto. Il silenzio gioca però a favore dei Democratici Svedesi, che potrebbero guadagnare ulteriore consenso.

Chiara Ruffa è Senior Lecturer presso lo Swedish National Defense College a Stoccolma. Si occupa di eserciti in operazioni di pace, relazioni civili-militari e sociologia militare.
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