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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

venerdì 23 dicembre 2016

Il colpo d'ala di Putin

Energia
Il ritorno di Mosca nello scacchiere energetico globale
Nicolò Sartori
29/12/2016
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Le sanzioni internazionali per il conflitto in Ucraina, la seguente svalutazione del rublo e il crollo dei prezzi del greggio sembravano averla messa irreparabilmente in ginocchio.

Se a ciò si aggiungono una domanda di gas praticamente piatta in Europa - primo mercato di esportazione per Mosca - e la crescente competizione sui mercati globali con l’entrata di nuovi protagonisti nel mercato del gas naturale liquefatto, ecco servito uno dei periodi più complessi e incerti della storia recente della Russia.

Nonostante tali difficoltà, o forse proprio alla luce di queste, nelle ultime settimane il Cremlino è riuscito a mettere a segno una serie di iniziative internazionali, dall’accordo Opec all’ingresso nel settore estrattivo egiziano, in grado di riportare la Russia prepotentemente al centro dello scacchiere energetico globale.

Prezzo del petrolio in aumento
Dal 2008, i membri dell’Opec non riuscivano a raggiungere un accordo per il taglio alla loro produzione complessiva, e addirittura dal 2001 il Cartello non trovava una linea comune con gli altri Paesi produttori.

Negli ultimi mesi, la diplomazia di Mosca ha lavorato intensamente per uscire dal tunnel dei prezzi bassi, presentandosi da un lato come partner credibile impegnato a limitare la propria produzione nazionale e dall’altro come broker di un allineamento - tutt’altro che scontato - tra Arabia Saudita e Iran, in crescente competizione per questioni di leadership regionale.

L’aver inoltre portato al tavolo paesi non-Opec come Azerbaijan, Bahrain, Bolivia, Brunei, Guinea equatoriale, Kazakistan, Malesia, Messico, Oman, Sudan e Sud Sudan rappresenta la ciliegina sulla torta preparata dal Cremlino.

Anche se i tagli pattuiti durante il meeting di Vienna - 1.8 milioni di barili al giorno, circa il 2% della produzione globale - hanno condotto a un aumento del prezzo del greggio, ora sopra i 50 dollari al barile, questa crescita non è stata poi così significativa e sostenuta come ci si poteva aspettare. In futuro, molto dipenderà dall’effettiva capacità del gruppo dei produttori di coordinarsi (e rassicurarsi) attraverso meccanismi informali e rapporti di forza estremamente delicati.

Quanto potrà durare tutto questo rimane quindi un grande punto di domanda. Resta tuttavia la percezione che la Russia potrà giocare un ruolo chiave in questa partita, presentandosi come ‘indispensable nation’ di fronte a un’Opec sempre più consapevole della sua incapacità/inadeguatezza a influenzare - da sola e indipendentemente - il funzionamento del mercato petrolifero.

Mosca entra nel Mediterraneo orientale
A distanza di poche settimane dall’accordo con l’Opec, Mosca ha assestato un importante colpo, questa volta nel settore del gas naturale. Attraverso la compagnia Rosneft, il Cremlino ha sancito il proprio ingresso nel Mediterraneo orientale, dal 2009 terra di conquista di compagnie statunitensi e in seguito europee.

Rosneft, di certo non un attore di primo piano nel settore del gas, ha infatti acquisito da Eni il 30% della concessione Shourouk, all’interno della quale, lo scorso anno, la compagnia italiana ha scoperto il mega giacimento Zohr.

L’accordo è particolarmente rilevante perché negli ultimi anni il Mediterraneo orientale è emerso come una delle principali direttrici della strategia di diversificazione degli approvvigionamenti dell’Unione europea, Ue, volta soprattutto a ridurre la dipendenza dal gas di Mosca.

Tuttavia, sebbene sia chiaro che la mossa permette alla Russia di entrare in gioco in una regione chiave per la sicurezza energetica europea, non vanno comunque sottovalutate la rivalità industriale tra Rosneft e Gazprom (attuale monopolista dell’export di gas russo in Europa) e le possibili implicazioni che questa potrebbe avere sull’unità delle strategie energetiche di Mosca verso l’Ue.

Quello che ormai è certo, ad ogni modo, è che il Cremlino ha ben più di un piede nel Mediterraneo orientale: partendo dalla Grecia, e passando per Turchia, Cipro, e Israele per arrivare fino all’Egitto del presidente Abdel Fattah al-Sisi (e addirittura alla disastrata Siria), l’allineamento astrale regionale sembra essere stato disegnato appositamente per gli interessi strategici di Putin.

Tillerson, altra pedina della collaborazione Usa-Russia
La ciliegina sulla torta, per la leadership di Mosca, potrebbe arrivare in seguito all’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Il tycoon non ha infatti mai nascosto il suo obiettivo di una normalizzazione delle tensioni con la Russia. La nomina di Rex Tillerson - ex Amministratore Delegato del gigante petrolifero Exxon Mobil - potrebbe essere strumentale a un riavvicinamento tra le parti.

La potenziale convergenza tra Usa e Russia sul piano energetico potrebbe ad esempio sancire una rimozione - progressiva e/o parziale - delle sanzioni, magari proprio quelle sulle attività del settore petrolifero nell’Artico, dove la compagnia del futuro Segretario di Stato Usa ha forti interessi industriali in collaborazione con i russi.

Anche l’approccio cooperativo di Mosca con l’Opec potrebbe però essere nell’interesse di Washington che grazie a prezzi del greggio in crescita avrebbe la possibilità di vedere le sue compagnie non convenzionali riprendere a produrre, evitando la (parziale) bancarotta di un settore messo duramente alla prova dalla guerra dei prezzi in atto dal Cartello.

Se a ciò si aggiunge il potenziale disimpegno dell’amministrazione Trump nel Mediterraneo, nuova frontiera delle politiche energetiche di Mosca, il cerchio è presto chiuso.

Nicolò Sartori è responsabile di ricerca e coordinatore del Programma Energia dello IAI.

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