Il 31 agosto, a Kiev, nella piazza antistante la Verkhovna Rada (il Parlamento) si sono verificati violenti scontri tra la Guardia Nazionale e diverse centinaia di manifestanti appartenenti a partiti e movimenti nazionalisti ucraini. Il bilancio delle violenze è di 3 morti (tutti membri della Guardia Nazionale, deceduti a causa di una granata lanciata da uno dei manifestanti) e diverse centinaia di feriti.
La manifestazione dei nazionalisti, tra i quali il partito di estrema destra Svoboda (Libertà), era stata indetta per protestare contro la “legge sull’autonomia”, misura legislativa mirante ad aumentare i poteri degli organi locali, tra i quali la raccolta e l’impiego diretto dei tributi nonché la gestione di “forze di sicurezza” su base cittadina e regionale. Tale legge, concepita in accordo alle disposizioni dei Protocolli di Minsk II, è stata giudicata dagli estremisti di destra come anti-nazionale e come legittimante l’insurrezione dei ribelli filo-russi nella regione orientale del Donbass. Tuttavia, tale accusa appare infondata, in quanto la Rada e Governo da una parte hanno aperto a timide misure di de-centralizzazione, ma dall’altra non hanno ancora chiarito quello che sarà lo status giuridico degli enti locali e, soprattutto, hanno disposto la nomina centrale dei Prefetti regionali. In ogni caso, prima di essere approvata, la “legge sull’autonomia” dovrà essere sottoposta al giudizio di conformità della Corte Costituzionale e, successivamente, passare il voto parlamentare con una maggioranza qualificata di almeno 300 voti. Un obbiettivo non facile, soprattutto se si considera il fatto che la legge ha passato la prima consultazione della Rada con appena 265 preferenze.
Al di là della questione del de-centramento, legato inevitabilmente alla guerra in Donbass e all’irredentismo filo-russo dell’est del Paese, le proteste del 31 agosto appaiono sintomatiche del malessere che attanaglia la società civile ucraina, frustrata dal perdurare della crisi economica e dalle feroci misure di austerity del governo. Deluso dalla lentezza o addirittura dalle mancanze del processo di riforme auspicato durante la Rivoluzione di Euromaidan, alcune sezioni del popolo ucraino hanno cominciato a vedere con scetticismo l’attuale classe dirigente. Grazie al malcontento e alla disillusione sempre più generalizzati, i movimenti populisti e ultra-nazionalisti hanno lentamente aumentato il proprio sostegno, ponendo una complessa sfida di governabilità per il presidente Poroshenko e il Premier Yatseniuk.
La manifestazione dei nazionalisti, tra i quali il partito di estrema destra Svoboda (Libertà), era stata indetta per protestare contro la “legge sull’autonomia”, misura legislativa mirante ad aumentare i poteri degli organi locali, tra i quali la raccolta e l’impiego diretto dei tributi nonché la gestione di “forze di sicurezza” su base cittadina e regionale. Tale legge, concepita in accordo alle disposizioni dei Protocolli di Minsk II, è stata giudicata dagli estremisti di destra come anti-nazionale e come legittimante l’insurrezione dei ribelli filo-russi nella regione orientale del Donbass. Tuttavia, tale accusa appare infondata, in quanto la Rada e Governo da una parte hanno aperto a timide misure di de-centralizzazione, ma dall’altra non hanno ancora chiarito quello che sarà lo status giuridico degli enti locali e, soprattutto, hanno disposto la nomina centrale dei Prefetti regionali. In ogni caso, prima di essere approvata, la “legge sull’autonomia” dovrà essere sottoposta al giudizio di conformità della Corte Costituzionale e, successivamente, passare il voto parlamentare con una maggioranza qualificata di almeno 300 voti. Un obbiettivo non facile, soprattutto se si considera il fatto che la legge ha passato la prima consultazione della Rada con appena 265 preferenze.
Al di là della questione del de-centramento, legato inevitabilmente alla guerra in Donbass e all’irredentismo filo-russo dell’est del Paese, le proteste del 31 agosto appaiono sintomatiche del malessere che attanaglia la società civile ucraina, frustrata dal perdurare della crisi economica e dalle feroci misure di austerity del governo. Deluso dalla lentezza o addirittura dalle mancanze del processo di riforme auspicato durante la Rivoluzione di Euromaidan, alcune sezioni del popolo ucraino hanno cominciato a vedere con scetticismo l’attuale classe dirigente. Grazie al malcontento e alla disillusione sempre più generalizzati, i movimenti populisti e ultra-nazionalisti hanno lentamente aumentato il proprio sostegno, ponendo una complessa sfida di governabilità per il presidente Poroshenko e il Premier Yatseniuk.
Ucraina
Fonte C.E.S.I. Roma Vk 184
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