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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

lunedì 7 settembre 2015

Immigrazione. L'Europa affronta il problema

Mediterraneo e oltre
Europa: le fughe e i ritardi
Pasquale Lino Saccà
04/09/2015
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Ipse, la signora dell’Est, dixit da Berlino 24 agosto, vertice Merkel-Hollande: aprire o attivare centri di registrazione o identificazione.

Però, successivamente venne la politica, con un “auspicio” - l’Unione può accogliere i rifugiati - e una scelta esemplare: sospende Dublino, ribadisce che la Germania non può essere nazista ed accoglie i profughi siriani. Ubi lex voluit, dixit; ubi noluit, tacit.

La Merkel, quindi, nel recente incontro con Hollande (direttorio non democraticamente incisivo) ha invitato Italia e Grecia ad aprire i centri di registrazione per identificare i rifugiati (migranti o disperati), rilanciando la necessità che l’Unione risponda con una propria politica alla massa di esseri umani che fuggono dalla fame e dalle bombe, convinti che l’Europa li accolga.

Ma nel contempo la Merkel, coerentemente, condannando ogni forma di razzismo che si era manifestata vicino a Dresda, ha sospeso Dublino ed ha aperto all’accoglienza in Germania dei rifugiati o profughi o disperati siriani.

Le sfide esterne sono in continuità: unificare l’Europa dopo la Germania, sensazioni vissute e rischi superati di una Germania “oscura”, approdata a Berlino.

Solidarietà “spontanea” e politica condivisa
Certamente, il fenomeno o apocalisse dei fuggitivi (fame e bombe) non riguarda soltanto il Medio Oriente con i tanti campi profughi e vuole una risposta politica che è in forte ritardo condizionata da interessi commerciali e finanziari.

La demografia, non secondaria, impone una governance continentale e intercontinentale: basti pensare che a Sud del Sahara vive o tenta di non morire una popolazione di quasi un miliardo di persone, per non trascurare la vicina Cina il cui muro vacilla tra mercato e governance.

L’Europa vive i suoi ritardi nel coniugare insieme integrazione economica e politica. Gli equilibri istituzionali attuali non consentono alla Commissione di governare l’Unione in un rapporto democratico ed istituzionale con il Parlamento e il Consiglio, ma sempre di più le sfide esterne, vedasi i fuggitivi per fame e bombe, impongono politiche europee essendo insufficienti e a volte dannose le scelte di singoli Stati.

In questo, aiuta rilevare le contraddizioni: mentre i Paesi Baltici chiedono una maggiore protezione militare ai sorvoli “turistici” provenienti dalla Russia, rifiutano la richiesta di aiuto dei disperati del Sud; così pure l’Ungheria, la cui memoria storica è latente, dimentica gli aiuti finanziari dell’Unione, per integrarsi senza soffrire, ed alza una barriera che come dimostrano i fatti è inutile; mentre si legge che la Serbia organizza un servizio di pullman che “alleggerisce” il viaggio di chi transita dai Balcani per raggiungere l’Europa del Nord, dove la Svezia rappresenta un esempio di accoglienza, assistenza ed integrazione.

Ci si chiede se non sia possibile attivare un servizio navale dal Sud al Nord per impedire tanti morti e costi di pattugliamento e salvataggio, in ritardo, così da gestire positivamente per vie legali la domanda di Europa.

Non si riflette abbastanza sulle conseguenze o incapacità di rendere lo sviluppo locale dei Paesi travolti dalle bombe, dalle guerre civili e religiose, usufruibile anche ai giovani e non solo a egoistiche e miopi oligarchie locali spesso connesse con la fiorente industria delle armi, che “però” aumenta il Pil.

La democrazia una via obbligata per una Comunità di dialogo
I confini nell’era digitale e delle fughe alla ricerca di un mondo migliore rimangono una sovrastruttura culturale, dovuta anche ai ritardi nel condividere le diversità. L’Unione dei piccoli passi è un esempio che è stato preso in considerazione per dare alle Organizzazioni internazionali un ruolo politico condiviso: non lasciamo che prevalga “la dottrina”.

Ma i recenti fatti dimostrano che bisogna rendere le Istituzioni europee più democratiche ed incisive, come così pure l’Onu; la Merkel ha detto, ma l’Unione ancora non ha deciso; così pure Ban Ki-moon ha convocato un vertice Onu “straordinario”, che si riunirà il 30 settembre.

In questo contesto è utile richiamare la scelta di Tsipras che, dopo aver raggiunto l’accordo con i creditori, ha ritenuto che ancora una volta i greci democraticamente si pronunciassero, mentre in altre realtà la sovranità popolare è “burocraticamente tutelata” - vedasi la vicenda di Roma.

Tante esperienze che aiutano a capire i ritardi nel definire i livelli di partecipazione e le paure a far prevalere la res pubblica. Non sfugge che i sistemi elettorali mostrano il loro deficit democratico non consentendo che tutte le esperienze o bisogni siano rappresentati.

Il contesto è geopolitico: per l’Europa s’impone di riconsiderare Barcellona e rilanciare una politica mediterranea di sviluppo locale, integrazione ed innovazione.

Il Sud con le tre penisole (Balcanica, Italica ed Iberica), in cui l’Italia è centrale, può svolger un ruolo; le Università possono innovare in ricerca e nella formazione di nuove figure professionali (ricordiamo Europa 2020 e la cattedra Jean Monnet ad personam); mentre le infrastrutture sia invisibili che visibili con i loro corridoi vanno rilanciate guardando a Suez ed a Kelibia in Tunisia.

In questo contesto nel nostro Sud va realizzata l’alta velocità e data continuità alla conurbazione dell’area dello Stretto di Messina.

Certo non è secondario ricordare che, nell’unificare una politica di accoglienza, va unificata la politica fiscale per non lasciare in terra i tanti paradisi fiscali, dove proventi leciti ed illeciti partecipano ad arricchire una finanza che non aiuta lo sviluppo locale aspettando Juncker ed il suo discorso al Parlamento di Strasburgo ed il vertice dell’Onu, preceduto dalla “benedizione” di papa Francesco, con sempre maggiore sofferenza, parziale indifferenza e deficit democratico.

La plenaria dell’Assemblea che inizia il 7 settembre darà la possibilità al presidente Juncker (che ha memoria storica) di esercitare il potere d’iniziativa della Commissione davanti ai rappresentanti del popolo europeo, così da evitare un ritorno all’Europa del Commonwealth con divieto di circolazione o delle Patrie e da riaffermare la Comunità oltre il Mediterraneo prima del prossimo vertice del 14 settembre: una Odissea con ritorno a Bruxelles nel segno della democrazia.

Pasquale Lino Saccà, J.M. Chair ad personam E.C. Roma.
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