Europa

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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

venerdì 29 novembre 2013

Sapienza. Geopolitical Structures of the post soviet space. 3 Dicembre ore 15 e 4 dicembre ore 9,30



I profondi mutamenti che hanno caratterizzato il sistema delle relazioni internazionali dopo il 1991 hanno determinato crescente attenzione verso il mondo eurasiatico.
Nel volgere di due decenni le repubbliche sovietiche hanno definito una propria identità, hanno dato vita a varie organizzazioni sovranazionali e un insieme di fattori strategici ed economici ne hanno fatto uno scacchiere geopolitico di importanza primaria. Motivi più che sufficienti per fare il punto della situazione e per questo il 3 dicembre dalle 15 ed il 4 dicembre della 9,30 presso il Rettorato si terrà il Convegno internazionale "Geopolitical structures of the post-soviet space".
Sarà un momento di confronto scientifico e culturale cui prenderanno parte ospiti d'eccezione, tra cui ambasciatori e diplomatici di tutti i paesi ex sovietici presenti in Italia.
Un'occasione preziosa per gettare luce su un'area ancora poco conosciuta per quanto d'interesse vitale per l'Italia e per l'Europa.




-- 
Antonello Folco Biagini,
Prorettore Vicario,
Prorettore per la Cooperazione e Rapporti Internazionali,
Sapienza, Università di Roma
P.le Aldo Moro, 5 00185, Roma

martedì 26 novembre 2013

Ucraina: un virata di 180° gradi nei confronti dell'EU

Ucraina
Ucraina 129
Il 21 novembre il Parlamento ucraino ha bocciato le sei proposte di legge sulla procedura di sospensione condizionale della pena avanzate dai movimenti di opposizione per cercare di consentire al loro leader Yulia Tymoshenko, in carcere dall’agosto 2011, di recarsi in Germania per sottoporsi a trattamenti medici specialistici. Non è stata infatti raggiunta la soglia, prevista dalla Costituzione, di 226 voti a causa dell’astensione dei deputati del Partito delle Regioni del Presidente Viktor Yanukovich e del Partito Comunista guidato da Petro Simonenko, che insieme detengono la maggioranza dei seggi alla Verchovna Rada, il Parlamento ucraino. 
La Tymoshenko era stata arrestata con l’accusa di aver concluso, nel 2009, un contratto per la fornitura di gas russo senza l’approvazione del Parlamento. La detenzione dell’ex Primo Ministro ucraino, tuttavia, è stato strumentalizzato dal Presidente Yanucovich per limitare l’azione politica della Tymoshenko, suo principale avversario. Con la bocciatura della scarcerazione della Tymoshenko il processo di integrazione nell’Unione Europea di Kiev è stato di fatto bloccato. Non a caso, alcune ore dopo la votazione parlamentare, il governo di Kiev ha annunciato di aver interrotto le negoziazioni per l’accordo di associazione con l’UE, preferendo implementare il processo di integrazione nell’Unione Doganale Eurasiatica, area di libero scambio a cui partecipano molti Paesi dell’ex URSS. 
Bruxelles aveva posto la liberazione della leader ucraina come condizione per poter procedere alla firma dell’Accordo di Associazione a Vilnius, prevista per il 28 novembre. La decisione del Parlamento di Kiev potrebbe essere stata condizionata dall’incontro, appena pochi giorni fa, tra Putin e Yanukovich, nel quale il Presidente russo avrebbe fatto pressioni perché l’Ucraina non aderisse al partenariato con l’Unione Europea. Il 15 novembre, inoltre, la compagnia energetica statale ucraina Naftogaz ha ripreso ad acquistare gas dal colosso del metano russo Gazprom, promettendo di pagare il debito di 1,3 miliardi di dollari per le forniture da agosto ad ottobre, segnando il consolidamento dei rapporti tra i due Paesi.

sabato 23 novembre 2013

UE: La burocrazia europea celebrai suoi riti

Verso le elezioni europee 
Toto nomine per la lotteria Ue 
Giampiero Gramaglia
13/11/2013
 più piccolopiù grande
I concorrenti sono sui blocchi di partenza. Tutti tranne uno. Ma la corsa potrebbe non scattare mai, se il Partito popolare europeo (Ppe) non manda in pista il proprio campione. E la grande novità delle elezioni europee 2014, concepita pure per stimolare la partecipazione e contrastare l’euro-scetticismo, potrebbe restare incompiuta.

La designazione, da parte delle grandi famiglie politiche europee, di un candidato alla presidenza della Commissione europea non equivale a un’elezione diretta, ma è destinata a condizionare pesantemente le scelte dei leader dei 28, cui spetterà decidere - l’anno prossimo - quale successore di Manuel Barroso proporre all’investitura del Parlamento europeo.

Ricco bottino
Nei criteri di valutazione dei leader, i fattori politici e quelli nazionali s’intrecciano. E conta pure l’equilibrio degli incarichi. La posta in palio nel 2014 è ricca con i posti di presidente del Consiglio, della Commissione e del Parlamento europei, oltre che di ‘ministro degli esteri’, cioè, a dirla tutta burocraticamente, l’alto responsabile per la politica estera e di sicurezza comune. Senza contare, nell’orto vicino dell’Alleanza atlantica, l’incarico di segretario generale.

Per l’Italia, che ha già Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea sarà difficile partecipare alla spartizione del bottino, anche se Mario Monti ed Enrico Letta hanno profilo e titoli per puntare a succedere al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. Nessun italiano ha poi mai guidato il Parlamento eletto a suffragio universale. Sul fronte Nato, è in lizza l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini.

Popolari a carte coperte 
Finora, solo il Partito socialista europeo ha già indicato un candidato alla presidenza della Commissione: è Martin Schulz, il tedesco attualmente presidente del Parlamento europeo, la cui nomination ufficiale avverrà in un congresso a Roma all’inizio del 2014. Gli altri partiti hanno tracciato un percorso per giungere alla designazione. Tutti tranne i popolari, che nicchiano e per ora giocano a carte coperte: non hanno un candidato e non si sono neppure impegnati a darselo; se lo faranno, sarà non prima di un congresso a marzo.

Le considerazioni che frenano il Ppe sono essenzialmente due. La speranza, fondata, di essere ancora il gruppo più forte nel prossimo Parlamento e la certezza, quasi matematica, che i leader popolari siano maggioranza nel Consiglio che sceglierà il successore di Barroso. A meno che euro-scettici e populisti non spariglino i giochi, almeno nell’Assemblea, sfruttando a maggio la disaffezione verso l’Europa degli elettori.

In attesa del Ppe, l’ultimo nome spuntato nel ‘toto Commissione’ è quello del premier irlandese Enda Kenny, leader del Fine Gael, che potrebbe essere il campione dei conservatori britannici. Per il momento Kenny è più un’indiscrezione che una certezza.

Invece, la candidatura del greco Alexis Tsipras, leader del partito di sinistra radicale Syriza, è un progetto ben avanzato: i leader dei partiti del gruppo della Sinistra unitaria europea (Gue/Ngl) lo propongono per il post-Barroso, ma la designazione dovrà essere confermata dal congresso in programma a Madrid a metà dicembre.

In una nota del partito, si legge: ''Syriza riunisce il popolo greco contro l'autoritarismo'' della troika, Tsipras sarebbe una voce “di resistenza e speranza contro le politiche ultra-liberiste e contro la minaccia dell'estrema destra''. E nonostante la Gue non creda che la scelta del presidente della Commissione da parte dei partiti aiuti a democratizzare la politica europea, vuole comunque puntare su un proprio campione. Ma gli italiani di Sinistra ecologia e libertà si smarcano: loro puntano su Schulz.

Anche il gruppo dei liberal-democratici europei (Alde) è in fase decisionale: momento cruciale, fine novembre, quando il partito terrà una riunione a Londra e discuterà le candidature alla ‘nomination’. In prima fila, ci sono l’ex premier belga Guy Verhofstadt, liberale fiammingo, federalista convinto, e Olli Rehn, finlandese, attuale commissario europeo all’economia e alla finanza. Rehn è una vecchia conoscenza italiana: dal 2009, ci spulcia i conti per mestiere.

Requisito indispensabile per essere un candidato dei liberal-democratici alla poltrona di Barroso è avere l’appoggio di almeno due partiti di due diversi paesi Ue o di almeno il 20% dei deputati del gruppo. Il 19 e 20 dicembre, i leader del partito valuteranno i nomi sul tavolo e chiuderanno il lotto degli aspiranti alla ‘nomination’. Alla scelta del candidato procederà un Congresso straordinario a Bruxelles il 1° febbraio 2014.

I Verdi europei hanno appena lanciato primarie online per scegliere i due finalisti alla nomination, su cui poi si pronuncerà un congresso. Fra quelli in lizza alle primarie, l’italiana Monica Frassoni, co-presidente del Partito verde europeo, e l’eurodeputato José Bové, un agricoltore francese, già leader del movimento anti-globalizzazione.

Schulz in campagna elettorale
Libero da pastoie interne al suo partito, Schulz è da mesi impegnato in una frenetica campagna elettorale personale che l’ha già portato più volte in Italia e pure in Vaticano, ricevuto in udienza dal Papa. L’idea è di avere Francesco a Strasburgo prima della fine della legislatura. Il presidente del Parlamento si batte per la crescita e il lavoro e critica la scelta del rigore, denunciando, specie quando è in Grecia, i “misfatti” della troika. Ma tira il freno a mano, quando si tratta di criticare la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Il nome di Schulz è pure entrato nei negoziati per la formazione della grande coalizione tedesca: i socialisti lo vogliono blindare fin d’ora come commissario tedesco, rendendo più difficile alla Merkel contrastarne poi l’ascesa alla presidenza della Commissione a favore di un popolare non tedesco. Pesa pure il fatto che la Germania non ha più avuto la guida dell’esecutivo comunitario dagli anni 50, quando Walter Hallstein aprì la serie.

Giampiero Gramaglia è consigliere per la comunicazione dello IAI (Twitter: @ggramaglia).
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Europa. Problemi di Menagement Documetazione

• EU Crisis Management After Lisbonby N.Pirozzi

The Lisbon Treaty has introduced a number of innovations in the field of the EU's crisis management which have the potential to reinvigorate the Union's security actorness, both as a norm setter (model by being) and an operational crisis manager (model by doing). This paper investigates the prospects for the EU to become a credible security actor in the 21st century in connection with its capacity to adapt the conceptual framework of its crisis management system to the current security scenario and impl ement effective action on the ground. In particular, this analysis will take into consideration three main developments in the global security environment: (1) the rise of new security-political challenges; (2) the evolution of the concept of security; and (3) the proliferation of non-state actors in the field of security.

Europa: il problema energetico. Documetazione

 Energy and Politics: Behind the Scenes of the Nabucco-TAP Competitionby N.Sartori

The EU launched the Southern Gas Corridor initiative with the twofold aim of strengthening the diversification of Europe's gas sources and transportation routes, and reducing the role of upstreamers in the European gas market. The preference expressed by the European Commission - the corridor’s mastermind - for the Nabucco pipeline was expected to weigh in heavily, allowing the EU-backed project to easily win the competition. However, other factors ende d up tilting the balance decisively in favour of Nabucco West's final rival, the Trans-Adriatic Pipeline (TAP). These include the technical and commercial criteria set out by the Shah Deniz II consortium, Nabucco West's complex organizational and decision-making procedures, the attractiveness of the exemption from Third Party Access (TPA) granted by the EU to TAP, and SOCAR's specific interest in the Greek market. When it comes to energy, political support not always represents the decisive element, and may be counterproductive at times.

• The Winner is TAP: The EU's Failed Policy in the South Caucasusby N.Mikhelidze

Between the two competitors for the delivery of Azerbaijani gas to Europe ­ Nabucco West and the Trans-Adriatic Pipeline (TAP) ­ the winner is the latter, a project designed to transport Caspian gas via Greece and Albania and across the Adriatic Sea to southern Italy. The EU welcomed the decision of the Shah Deniz consortium. Yet the political objective of the Southern Corridor was to diversify gas supp ly to Europe and reduce the energy dependence of some EU member states on Russia. With TAP as the winner, it is questionable whether the EU has truly met these goals. As for Azerbaijan, the selection of TAP can be viewed as a commercially sound decision and a political balancing act by Baku to gain access to European markets and to avoid angering the Kremlin. Yet this choice came only after President Alyev failed to convince the EU to take a clearer stance on the Nagorno-Karabakh conflict resolution process in exchange for Nabucco West.

• What Role for the Commission in the New Governance of the Economic and Monetary Union?by R.Cisotta

In recent years, the EU and its member states have tried to offer credible responses to the financial and economic crisis often outside the EU legal order and with a significant impact on the institutional balance of the Union itself. Many of these reforms concern the Commission, which has been entrusted with new tasks mainly related to the provision of financial assistance to member states experiencing major economic difficulties, the overview of national budget ary decisions and, to a lesser extent, actions to foster economic growth. In some areas – like the new rules on fiscal discipline – the Commission has gained strong powers. The solutions raise many legal concerns and may alter long-standing balances between institutions. Furthermore, they are clearly inspired by intergovernmentalism and principally conceived within intergovernmental structures like the European Council.

venerdì 22 novembre 2013

AMERICA’ DEBT CRISIS MAY DRAG THE ERUOZONE DOWN

(conctac:massimo coltrinari: geografia2013@libero.it)

The temporary agreement to avoid a debt default in the US will produce severe
consequences, not only in America but also in the rest of the world, notably in
the eurozone.
As long as Barack Obama’s administration and US Congress remain in the
hands of different parties, they will muddle through, trying to gain time by
postponing the fundamental decisions. The deadline for raising the debt
ceiling will be pushed forward, but there is no certainty that the worst scenario
can be definitely avoided. In fact, the two main actors have an incentive each
time to move ever closer to the precipice and try to obtain some advantage by
threatening a default.
This is similar to the game of chicken European policy makers played during
the eurozone debt crisis, bringing the single currency very close to collapse.
Only at the last minute, when the risk of implosion became apparent, did
European politicians ultimately decide to create a European Stability
Mechanism and to move towards a banking union. The intervention by the
European Central Bank, pledging to do whatever it takes to avoid a collapse of
the monetary union, calmed the markets but catastrophic risk has not
disappeared. It is reflected in the risk premium of some eurozone sovereign
bonds.
If the US political authorities continue to follow the same pattern, market
participants will have to start pricing in a non-zero probability of a disaster
scenario. The memory of Lehman Brothers has not faded away, after all. Tail
risk is likely to increase in the near future.
A repricing of risk for Treasuries can be expected to affect a whole range of
asset prices, including in other countries. At the global level, international
October 23, 2013
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America’s debt crisis may drag the eurozone down | The A-List http://blogs.ft.com/the-a-list/2013/10/23/americas-debt-crisis-may-drag...
1 di 3 23/10/2013 18.00investors will be induced to further diversify their portfolios, reducing the
overweight of dollar-denominated assets in favour of real assets or financial
assets denominated in liquid currencies such as the euro.
The incentive to rebalance investors’ portfolios may also be influenced by the
US Federal Reserve’s reaction to the recent deal. Interest rates may remain low
for longer and capital may be induced to flow outside the US, chasing higher
returns.
Overall, the increased tail risk on US government bonds and the likely reaction
of US monetary policy should increase demand for non-US assets. The best
rated European sovereigns should benefit from such a portfolio shift. It is less
clear, however, that the eurozone as a whole will benefit.
Indeed, the supply of euro-denominated assets is not increasing at the same
pace as the global demand. As a result, the euro exchange rate can be expected
to further appreciate, continuing the trend of the past few weeks. In fact, the
European currency is rapidly heading towards the levels prevailing before the
start of the euro crisis. The rising current account surplus of the eurozone,
resulting from asymmetric internal adjustment, is further contributing to this
trend. This restricts monetary conditions in the eurozone.
On balance, the recent US budgetary events will produce direct and indirect
restrictive spillover effects in the eurozone, symmetrical with those the
eurozone crisis produced in the US at the peak of the crisis between mid-2011
and 2012. However, eurozone authorities seem less well equipped to deal with
these spillovers than the US authorities.
While at the peak of the euro crisis the US authorities flew frequently over the
Atlantic to convince European policy makers to get their act together and take
the steps needed to complete the institutional framework underpinning the
single currency, it is more difficult to imagine Herman Van Rompuy, European
Council president, meeting back and forth with John Boehner, speaker of the
US House of Representatives, and Mr Obama to convince them they need to
reach an agreement on the next debt limit in the interests of the world
economy.
Furthermore, while the Fed embarked on various waves of quantitative easing
to inundate financial markets with liquidity, avoiding an over-appreciation of
the dollar, the ECB’s options are more limited. Cutting further the policy
interest rate may help divert some of the demand for euro-denominated assets.
The acknowledged weakness of the eurozone recovery and the low inflation
rate – increasingly distant from the 2 per cent ceiling – provide the necessary
justification for such a cut. It would hardly be sufficient, however, to
discourage international investors’ demand for euro-denominated assets.
If the strengthening of the euro is a result of increased demand for euro assets
America’s debt crisis may drag the eurozone down | The A-List http://blogs.ft.com/the-a-list/2013/10/23/americas-debt-crisis-may-drag...
2 di 3 23/10/2013 18.00by international investors, the only way to counter it – in the absence of capital
controls – is to increase the supply of euro assets or to discourage demand.
The only institution in a position to do so is the ECB. It could increase overall
euro liquidity by operating directly in the markets, which would not be
inflationary as long as the liquidity is held by foreign investors for
diversification reasons. Alternatively, it could discourage demand for euro
liquidity by imposing a negative interest rate on euro deposits held by the
central bank.
Either measure would be a significant innovation for the eurozone. However,
they may in the end be unavoidable to counteract the unintended
consequences of the way the US is managing its debt problems.
The writer is a former member of the executive board of the European
Central Bank and currently visiting scholar at Harvard’s Weatherhead
Center for International Affairs and at the Istituto Affari Internazionali in

Rome

giovedì 14 novembre 2013

Immigrazione: iniziative concrete nel Mediterraneo

Immigrazione
Mare Nostrum, mare comune
Fabio Caffio
23/10/2013
 più piccolopiù grande
Avendo in mente una positiva visione geopolitica del Mediterraneo, moderna, ma non priva di radici storiche, l'operazione di soccorso umanitario e controllo dei flussi migratori lanciata dal nostro paese è stata denominata Mare Nostrum.

L’espressione indica una piena assunzione di responsabilità italiana nella sorveglianza dei mari adiacenti. Contiene poi un chiaro messaggio rivolto all’Europa: la protezione delle frontiere marittime non può essere disgiunta dalla tutela della vita e dei diritti delle persone che cercano di attraversarle.

Sorveglianza alto mare
La cornice della nuova operazione, che si basa su un robusto e variegato dispositivo di navi d'altura, naviglio costiero, elicotteri e velivoli da pattugliamento (compresi quelli senza pilota), è il controllo dell'immigrazione via mare facente capo al ministero dell'interno.

La normativa di riferimento è infatti contenuta nel decreto interministeriale del 2003, attuativo della Fini-Bossi. Questo prevede che la sorveglianza in alto mare sia incentrata sul coordinamento operativo della Marina militare nei confronti di Guardia di finanza e capitaneria di porto-guardia costiera.

In relazione alle recenti sciagure ed alla provenienza dei flussi l'attività delle forze aeronavali, tale sorveglianza non potrà che svolgersi nello stretto di Sicilia e nel mar Ionio.

Protezione e prevenzione
Il ruolo assunto dalla Marina militare è inquadrabile nella funzione non militare di guardia costiera riconosciutale dal codice dell'ordinamento militare. La missione prioritaria del dispositivo navale della Marina è ora quella di garantire il salvataggio della vita umana (Search and Rescue, Sar) in favore di imbarcazioni in difficoltà. Proprio per questo è stata prevista la presenza di una nave anfibia, il San Marco, dotata di capacità mediche e di elisoccorso.

Di certo non saranno comunque tralasciati gli aspetti di ordine pubblico di competenza delle forze di polizia, quali l'identificazione delle persone salvate, anche ai fini della concessione dell'eventuale successiva protezione umanitaria, e il contrasto delle attività criminali di trafficanti, scafisti e "navi madre".

Condivisione informazioni
Essenziale per il buon esito dell'operazione è la disponibilità del quadro di situazione dello scenario marittimo, la cosiddetta Maritime Situational Awareness (Msa), fornita dal dispositivo interministeriale integrato di sorveglianza marittima (Diism) realizzato dalla Marina militare.

La prospettiva che anima il Diism quale strumento di condivisione dei dati sulla situazione marittima con tutte le amministrazioni pubbliche è il rafforzamento dell'azione unitaria dello stato sul mare. Non solo nel Sar, ma anche nel controllo dei traffici marittimi, la tutela dell'ambiente marino e la prevenzione delle attività illegali.

Questa è d'altronde la direzione verso cui va la politica marittima integrata dell'Unione europea e questa è la precondizione operativa adottata dalla Commissione nel varare il sistema di sorveglianza Eurosur che sarà messo a disposizione di Frontex.

Ipotetica zona cooperazione SAR
L’iniziativa con la quale l’Italia ha deciso di dar vita ad un'attività nazionale di pattugliamento delle rotte provenienti dalle zone di crisi dell'Africa e del Medio Oriente.è la prova più evidente dei limiti dell'Unione europea nel confrontarsi con il problema.

Non è tuttavia esclusa una cooperazione dell'Italia con i paesi che si affacciano sul teatro dell'operazione. Viene da pensare non solo a Tunisia, Francia, Spagna e Grecia, ma anche a Malta che ha mostrato di recente volontà di rafforzare le relazioni marittime con l'Italia.

Non solo Frontex 
Vuoi per l'ambiguità della sua missione, vuoi per il suo gravitare in zone di interesse di Spagna e Grecia, Frontex non è stata sinora di grande aiuto all'Italia. Il commissario europeo agli affari interni Cecilia Malmstrom promette tuttavia un suo allargamento a tutto il Mediterraneo centrale.

Nel frattempo Il grande impegno dell'Italia nel Sar e nell'assistenza umanitaria (oscurato purtroppo, nel 2009, dalla parentesi del "caso Hirsi") potrà essere sbandierato con orgoglio in Europa. Il modello italiano di integrazione interagenzia tra tutti gli attori operanti sul mare -peraltro adottato anche dalla Francia- è un valido esempio da seguire.

Le soluzioni da affiancare a Frontex possono essere varie. In applicazione dell'art. 44 del Trattato sull'Unione europea si potrebbe, per ipotesi, realizzare una forma di cooperazione rafforzata in materia di missioni umanitarie e di soccorso (un tempo inquadrabili nelle c.d. "missioni di Petersberg") mediante una forza navale di sorveglianza con funzioni di Guardia costiera.

Non senza dimenticare che esiste già una forza marittima europea (Euromarfor) incaricata di svolgere queste missioni, attivata nel quadro della vecchia Unione europea occidentale sin dal 1995 ad opera di Francia, Italia, Portogallo e Spagna.

Fabio Caffio è Ufficiale della Marina Militare in congedo, esperto di diritto internazionale del mare.
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mercoledì 13 novembre 2013

Turchia e i rapporti con L'Europa

Series of commentaries, policy briefs and working papers published in the context of the IAI-Istanbul Policy Center-Mercator Foundation project "Turkey, Europe and the World" on the political, economic and foreign policy dimensions of Turkey's evolving relationship with the EU.

• The Future of Europe, Differentiated Integration and Turkey’s Roleby M.Müftüler-Baç

What impact would Turkish EU membership have on the future of the EU, which is now hotly debated in crisis-ridden European countries? Turkish membership could be a blessing in disguise. The evolution of the EU towards a path of differentiated integration, with a new type of membership for Turkey, could provide the Union with further opportunities to deepen integration in different policy areas. Turkey might adopt the EU’s acquis on key polic ies such as energy, transport, the single market or common security and defence, but remain outside of the EU framework as far as parts of EU social agenda and the Schengen regime are concerned. If Turkey becomes one of the first examples of such a scheme, the future of European integration could drastically change, as the EU would become a blend of an organizational core and a system of functionally differentiated units.


• Turkey, Europe and the Syrian Crisis: What Went Wrong?by N.Tocci

Syria should have united, not torn, Turkey and Europe apart. It should have led both sides to work together, and through closer foreign policy coordination, possibly rebuild part of that long-lost trust that is badly needed to re-launch the broader EU-Turkey agenda. But when on 21 August 2013 a chemical bombardment, allegedly carried out by government forces, killed hundreds on the outskirts of Damascus, the debate polarized. Turkey was quick to jump on the interventionist band wagon. The EU took a different line. With the sole exception of France, no member state openly backed the idea of a military attack without a UN Security Council resolution. In view of the current prospects for a reinvigorated diplomatic process, what should Europe, Turkey and the US do?

For further information visit our website

sabato 2 novembre 2013

Kiev: sempre più ad Occidente

L’UCRAINA SI UNISCE ALL’OPERAZIONE “OCEAN SHIELD” DELLA NATO

Dopo l’approvazione del parlamento ucraino e quella del Consiglio Atlantico della NATO, la fregata ucraina “Hetman Sahaydachnyy” ha preso il largo per raggiungere la regione del Corno d’Africa dove la NATO prosegue l’operazione anti pirateria “Ocean Shield”. La fregata darà manforte alle navi NATO già presenti nel teatro operativo, la HNOMS Fridtjof Nansen e la USS De Wert.

RUSSIA:CONTRARIA ALLA ADESIONE DI KIEV ALLA UE, MOSCA FA PRESSIONI SULL’UCRAINA USANDO L’ARMA DELLE FORNITURE DI GAS. .


La Russia di Putin non tollera che l’Ucraina entri nell’area economica occidentale ed usa ogni mezzo per costringere Kiev a desistere dalle sue intenzioni.
L’Ucraina ha ribadito la sua volontà di firmare l’accordo di Associazione all’UE. In occasione del vertice europeo che si svolgerà a Vilnius il 28 ed il 29 novembre prossimo, La Lituania è presidente di turno della UE, Kiev auspica di firmare un accordo di associazione e di libero scambio con l’Unione Europea. Mosca invece vuole, di contro, che l’Ucraina entro nell’area di libero scambio a guida russa che include già la Bielorussia ed il Kazachistan.
Negli ultimi mesi, su questa linea, Il Cremlino sta intensificando le pressioni su Kiev imponendo controlli doganali più duri e bloccando alcune importazioni di determinati beni.
L’ultima iniziativa proveniente  dalla Russia è la richiesta  del saldo delle forniture di Gas. Gazprom, attraverso il suo amministrazione delegato, Alexei Miller, ha affermato che l’Ucraina deve 640 milioni di euro di pagamenti arretrati per le consegne di metano, pur avendo già esteso al 1 ottobre la scadenza iniziale.
In passato Gazprom ha già interrotto per due volte le forniture di gas all’Ucraina per controversie sui pressi di fornitura. In quelle occasioni le interruzioni avevano colpito anche le consegne dirette ai Paesi dell’Unione Europea e ciascuna delle due parti aveva scaricato sull’altra le responsabilità dell’accaduto.
Ormai è chiaro che è in corso un braccio di ferro tra Bruxelles e Mosca, con Kiev contesa come potenziale membro delle rispettive aree di libero scambio.
Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha tentato di gettare acqua sul fuoco, escludendo, in una dichiarazione, che l’iniziativa di Gazprom sul debito del’Ucraina non è assolutamente una ritorsione contro Kiev, ma una normale procedura commerciale tra patners in affari.
Ma la situazione non può non essere intesa nei suoi reali termini. A Soci, il 28 novembre si è avuto un incontro ulteriore tra Putin e il presidente ucraino Victor Ianukovich, in cui si discute del problema, con Putin che cerca ad ogni costo di impedire che l’Ucraina  sfugga dalla zona di libero scambio russa.
Mentre i due leader erano a colloquio, il ministro degli esteri ucraino, Leonida Zozharaha ribadito la recente porposta di Kiev di istituire un Consiglio economico con rappresentanti dell’Ucraina della UE e dell’Unione doganale di Russia Bileorussia e Kazakhstan per avvicinare tutte le parti coinvolte.
 (chi non desidera ricevere questo post è pregato di comunicarlo a: geografia2013@libero.it)