Trans Adriatic Pipeline Il gas del Mar Caspio arriva in Italia Nicolò Sartori 28/06/2013Fonte I.A.I. |
Voci sempre più insistenti da Baku, in Azerbaigian, indicano che il consorzio di Shah Deniz II ha scelto la rotta meridionale come percorso per trasportare il gas del Mar Caspio in Europa. Attraverso la Trans-Adriatic Pipeline (Tap), quindi, le risorse dell'Azerbaijan arriveranno in Italia, contribuendo in modo significativo ad ampliare le fonti di approvvigionamento del nostro paese e a rafforzarne la sicurezza energetica.
Il gas azero potrà modificare la posizione dell’Italia nel mercato energetico europeo, trasformandola potenzialmente in quell’hub del gas naturale che la stessa Strategia energetica nazionale (Sen) identifica come un obiettivo primario del paese.
Diversificazione
A partire dal 2019 il giacimento di Shah Deniz II - operato dalla britannica BP e dalla norvegese Statoil - fornirà al mercato italiano 10 miliardi di metri cubi (Bcm) di gas naturale trasportati attraverso Grecia e Albania dal gasdotto Tap. Il gas azero andrà ad aggiungersi ai volumi provenienti dagli storici partner energetici dell’Italia, Algeria, Russia e Libia, ai quali negli ultimi anni - grazie all’espansione del mercato Lng (Liquefied natural gas) - si è aggiunto il Qatar.
L’accesso diretto ai giacimenti del Mar Caspio rappresenta un risultato strategico per l’Italia, frutto soprattutto dalla bontà tecnica ed economico-commerciale della proposta avanzata da Tap al consorzio Shah Deniz e al governo azero, ma anche risultato delle iniziative del governo italiano che - cambiando in corsa la propria posizione nei confronti del Corridoio Sud - ha posto la tutela dell’interesse energetico nazionale come obiettivo primario della sua azione.
In prospettiva, l’iniziale successo potrebbe avere effetti di più ampia portata. La scelta di Tap, contribuisce infatti a consolidare la posizione italiana nei mercati energetici del mar Caspio anche in vista dei futuri volumi di gas estratti dai giacimenti azeri di Absheron e Umid e - nel lungo periodo - dell’ingresso sul mercato del gas turkmeno. Il gasdotto guidato da Statoil, infatti, ha una struttura flessibile, e con l’aggiunta di stazioni di compressione lungo il suo percorso potrà incrementare la sua capacità di trasporto fino ad un massimo di 20 Billion cubic meters (Bcm) annui.
Transito o hub?
Il gas azero, oltre a rafforzare significativamente la politica di diversificazione degli approvvigionamenti energetici storicamente perseguita dall’Italia, rappresenta un fattore fondamentale per permettere al paese di diventare un hub di riferimento per il mercato del gas dell’Europa meridionale. Tale obiettivo, identificato come una delle sette priorità d’azione da parte della Sen adottata a marzo dal governo Monti, si inquadra bene rispetto al traguardo fissato in ambito europeo per la realizzazione del mercato unico del gas entro il 2014.
È tuttavia fondamentale chiarire quale sia, nella realtà, la differenza tra un hub del gas ed un semplice paese di transito attraverso il cui territorio vengono trasportati volumi di gas destinati ad altri mercati europei. L’hub del gas, per poter svolgere il suo ruolo, deve dotarsi di una serie di infrastrutture ridondanti e di meccanismi di scambio efficienti, che gli permettano di diventare un riferimento - in termini di capacità, trasporto e prezzi - per chiunque abbia la necessità di vendere ed acquistare determinati quantitativi di gas naturale.
Con la diminuzione del ruolo dei contratti take or pay (a lungo termine) in Europa, e la correlata espansione delle contrattazioni sui mercati spot, la capacità italiana di proporsi come punto di riferimento per il trading fisico e virtuale in ambito europeo, non soltanto potrà contribuire a migliorare la concorrenza interna e a ridurre i prezzi del gas per i consumatori italiani, ma sarà anche in grado di generare margini di profitto per shipper e intermediari.
Mosse necessarie
Trasformare un paese fortemente dipendente dalle importazioni in un hub del gas di riferimento per l’Europa richiede, ovviamente, l’attuazione di una serie di misure e interventi mirati. L’iniziativa, in questo senso, spetta innanzitutto al decisore politico nazionale, che sarà tuttavia chiamato a lavorare in forte sinergia e con il supporto degli operatori energetici attivi (o desiderosi di entrare) in Italia.
La trasformazione del paese in hub del gas richiede, innanzitutto, infrastrutture per il trasporto e lo stoccaggio di gas che siano ridondanti e altamente interconnesse, tanto in territorio nazionale quanto verso l’estero. A ciò, si aggiunge la necessità di rafforzare la capacità in contro-flusso (reverse flow) della rete di trasporto italiana verso i mercati nord europei, e la capacità di recezione per le forniture di Lng, anche in vista di potenziali approvvigionamenti provenienti dal mercato americano.
Durante il suo breve mandato il governo Monti - a partire dalla separazione di Snam da Eni, fino ad arrivare ai due decreti ministeriali dello scorso febbraio sull’assegnazione delle capacità di stoccaggio di modulazione e quelle associate ai servizi di rigassificazione - ha lavorato intensamente in questo senso, con l’obiettivo finale di rafforzare il processo di liberalizzazione del settore del gas italiano e di integrare completamente quest’ultimo nel mercato europeo.
Il futuro dell’Italia come punto di riferimento per il mercato europeo del gas sarà pertanto determinato dai risultati delle iniziative avviate dal precedente governo, e da come - sulla scia di quest’ultime - il nuovo esecutivo opererà per garantire quel level playing field necessario a promuovere la competizione tra i diversi operatori energetici e al completo dispiegamento dei meccanismi di mercato.
In questo contesto l’impulso europeo - con le normative introdotte dalla Dg Energia e il ruolo di coordinamento e controllo affidato all’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (Acer) - sarà ancora una volta fondamentale per permettere all’Italia di raggiungere il suo obiettivo.
Nicolò Sartori è ricercatore presso l'Area Sicurezza e Difesa dello Iai.
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Il gas azero potrà modificare la posizione dell’Italia nel mercato energetico europeo, trasformandola potenzialmente in quell’hub del gas naturale che la stessa Strategia energetica nazionale (Sen) identifica come un obiettivo primario del paese.
Diversificazione
A partire dal 2019 il giacimento di Shah Deniz II - operato dalla britannica BP e dalla norvegese Statoil - fornirà al mercato italiano 10 miliardi di metri cubi (Bcm) di gas naturale trasportati attraverso Grecia e Albania dal gasdotto Tap. Il gas azero andrà ad aggiungersi ai volumi provenienti dagli storici partner energetici dell’Italia, Algeria, Russia e Libia, ai quali negli ultimi anni - grazie all’espansione del mercato Lng (Liquefied natural gas) - si è aggiunto il Qatar.
L’accesso diretto ai giacimenti del Mar Caspio rappresenta un risultato strategico per l’Italia, frutto soprattutto dalla bontà tecnica ed economico-commerciale della proposta avanzata da Tap al consorzio Shah Deniz e al governo azero, ma anche risultato delle iniziative del governo italiano che - cambiando in corsa la propria posizione nei confronti del Corridoio Sud - ha posto la tutela dell’interesse energetico nazionale come obiettivo primario della sua azione.
In prospettiva, l’iniziale successo potrebbe avere effetti di più ampia portata. La scelta di Tap, contribuisce infatti a consolidare la posizione italiana nei mercati energetici del mar Caspio anche in vista dei futuri volumi di gas estratti dai giacimenti azeri di Absheron e Umid e - nel lungo periodo - dell’ingresso sul mercato del gas turkmeno. Il gasdotto guidato da Statoil, infatti, ha una struttura flessibile, e con l’aggiunta di stazioni di compressione lungo il suo percorso potrà incrementare la sua capacità di trasporto fino ad un massimo di 20 Billion cubic meters (Bcm) annui.
Transito o hub?
Il gas azero, oltre a rafforzare significativamente la politica di diversificazione degli approvvigionamenti energetici storicamente perseguita dall’Italia, rappresenta un fattore fondamentale per permettere al paese di diventare un hub di riferimento per il mercato del gas dell’Europa meridionale. Tale obiettivo, identificato come una delle sette priorità d’azione da parte della Sen adottata a marzo dal governo Monti, si inquadra bene rispetto al traguardo fissato in ambito europeo per la realizzazione del mercato unico del gas entro il 2014.
È tuttavia fondamentale chiarire quale sia, nella realtà, la differenza tra un hub del gas ed un semplice paese di transito attraverso il cui territorio vengono trasportati volumi di gas destinati ad altri mercati europei. L’hub del gas, per poter svolgere il suo ruolo, deve dotarsi di una serie di infrastrutture ridondanti e di meccanismi di scambio efficienti, che gli permettano di diventare un riferimento - in termini di capacità, trasporto e prezzi - per chiunque abbia la necessità di vendere ed acquistare determinati quantitativi di gas naturale.
Con la diminuzione del ruolo dei contratti take or pay (a lungo termine) in Europa, e la correlata espansione delle contrattazioni sui mercati spot, la capacità italiana di proporsi come punto di riferimento per il trading fisico e virtuale in ambito europeo, non soltanto potrà contribuire a migliorare la concorrenza interna e a ridurre i prezzi del gas per i consumatori italiani, ma sarà anche in grado di generare margini di profitto per shipper e intermediari.
Mosse necessarie
Trasformare un paese fortemente dipendente dalle importazioni in un hub del gas di riferimento per l’Europa richiede, ovviamente, l’attuazione di una serie di misure e interventi mirati. L’iniziativa, in questo senso, spetta innanzitutto al decisore politico nazionale, che sarà tuttavia chiamato a lavorare in forte sinergia e con il supporto degli operatori energetici attivi (o desiderosi di entrare) in Italia.
La trasformazione del paese in hub del gas richiede, innanzitutto, infrastrutture per il trasporto e lo stoccaggio di gas che siano ridondanti e altamente interconnesse, tanto in territorio nazionale quanto verso l’estero. A ciò, si aggiunge la necessità di rafforzare la capacità in contro-flusso (reverse flow) della rete di trasporto italiana verso i mercati nord europei, e la capacità di recezione per le forniture di Lng, anche in vista di potenziali approvvigionamenti provenienti dal mercato americano.
Durante il suo breve mandato il governo Monti - a partire dalla separazione di Snam da Eni, fino ad arrivare ai due decreti ministeriali dello scorso febbraio sull’assegnazione delle capacità di stoccaggio di modulazione e quelle associate ai servizi di rigassificazione - ha lavorato intensamente in questo senso, con l’obiettivo finale di rafforzare il processo di liberalizzazione del settore del gas italiano e di integrare completamente quest’ultimo nel mercato europeo.
Il futuro dell’Italia come punto di riferimento per il mercato europeo del gas sarà pertanto determinato dai risultati delle iniziative avviate dal precedente governo, e da come - sulla scia di quest’ultime - il nuovo esecutivo opererà per garantire quel level playing field necessario a promuovere la competizione tra i diversi operatori energetici e al completo dispiegamento dei meccanismi di mercato.
In questo contesto l’impulso europeo - con le normative introdotte dalla Dg Energia e il ruolo di coordinamento e controllo affidato all’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (Acer) - sarà ancora una volta fondamentale per permettere all’Italia di raggiungere il suo obiettivo.
Nicolò Sartori è ricercatore presso l'Area Sicurezza e Difesa dello Iai.
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