Europa

Cerca nel blog

Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

venerdì 10 gennaio 2025

Tesi di Laurea Elda Franchi Terrorismo. I Campi di concentramento in Cina

   Master in

 “TERRORISMO E ANTITERRORISMO INTERNAZIONALE”

Terrorismo. i campi di concentramento in Cina                       

ANNO ACCADEMICO 2023/2024

(dalla presente tesi si estrare il paragrafo - capitolo III- La questione Uigura nella Regione Autonoma dello Xinjiang)


La questione Uigura nella Regione Autonoma dello Xinjiang

Gli Uiguri sono una minoranza turcofona musulmana che vive nel nord-ovest della Cina, soprattutto nello Xinjiang, una regione autonoma della Cina nord-occidentale dal 1955, ed è tra le più grandi della nazione: si trova tra Mongolia, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Afghanistan, Pakistan, India, la regione autonoma del Tibet e le province del Qinghai e del Gansu. Gli Uiguri hanno una discendenza diretta dalle tribù nomadi provenienti dalla Mongolia che si insediarono nel bacino del Tarim, circondato da catene montuose quali Tian a nord, Pari a ovest e i Kunlun a sud, intorno al VII secolo.

Lo Xinjiang, ceduto dal Guomindang alle forze comuniste durante la guerra civile del 1949, ha acquisito lo status di regione autonoma nel 1955 per la presenza sul territorio della minoranza Uigura, uno dei cinquantasei gruppi etnici riconosciuti dal Partito Comunista Cinese. Questo status le garantisce un proprio governo locale e una maggiore autonomia legislativa.

Questa popolazione è caratterizzata da tratti antropometrici simili a quelli delle popolazioni dell’Asia Centrale, la confessione religiosa (Islam sunnita) e la lingua turcofona.

La “Questione Uigura” comincia con il crollo dell’Unione Sovietica e l’istituzione delle repubbliche indipendenti di Kazakistan, Kirghizistan e Tajikistan lungo i confini della regione, e nasce dalla paura del governo di Pechino della nascita di stati indipendenti in Asia Centrale, infatti, il crollo dell’unione sovietica contribuì a riaccendere i sentimenti secessionisti della minoranza. Nonostante che l’allora presidente cinese Jiang Zemin si affrettò a regolarizzare i rapporti con gli stati emersi dal crollo, gli Uiguri iniziarono degli scambi commerciali con altri Uiguri del Kazakistan e del Kirghizistan: è proprio per questi che la popolazione riscoprì un ideale “panturco” e a fomentare un nuovo ciclo di moti separatisti nella regione.

Le autorità di Pechino hanno racchiuso in questo separatismo la “guerra globale al terrorismo”, trasformando ufficialmente gli Uiguri in “terroristi” per il governo centrale. Gli Uiguri rappresentano la somma di separatismo, estremismo religioso e terrorismo.

È nata così, con la potenziale instabilità creata dagli Uiguri, La Struttura Regionale per l’Antiterrorismo, un’agenzia a cooperazione in Asia Centrals, il cui scopo è quello di scambio di informazioni sui gruppi terroristici nazionali e internazionali. Quest’agenzia fa capo alla SCO, l’organizzazione per la Cooperazione di Shangai che riunisce Cina, Russia, Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan, Uzbekistan, India e Pakistan.

Con i nuovi progetti della Via della Seta, la posizione dello Xinjiang si è aggravata ulteriormente, poiché la regione è attraversata da tre (su cinque) corridoi economici, questa nazione rappresenta una priorità fondamentale per la politica estera della Cina. Il primo corridoio economico, il New Eurasian Land Bridge (NELBEC), connette le regioni costiere della Cina orientale ai mercati dell’Europa settentrionale, valicando le frontiere nazionali proprio tra lo Xinjiang e la zona economica speciale di Khorghos in Kazakistan. Il secondo corridoio, il Cina-Asia Centrale-Asia Occidentale (CCAWAEC), parte dalla capitale regionale dello Xinjiang, la città di Urumqi, e attraversa il Medio Oriente fino a raggiungere il porto del Pireo in Grecia. Il terzo corridoio, il Cina-Pakistan Economic Corridor (CPEC), è uno degli interessi principali di Pechino, connette la città di Kashgar nello Xinjiang meridionale al Mar Arabico, offrendo un accesso diretto alle rotte marittime per i porti di Kenya, Sri Lanka ed Europa. Lo Xinjiang risulta quindi un “tunnel” obbligatorio nei progetti della Nuova via della seta.

A partire dal 2017, secondo le stime, più di un milione di Uiguri si trovano imprigionati nei “centri di formazione professionale”, obbligati ad essere rieducati attraverso il lavoro, a svolgere lavoro forzato, a bassissimo costo, in condizioni disumane. Questi campi sono volti alla rieducazione dei membri delle minoranze islamiche nella regione. Attualmente la dottrina pare essersi concentrata sullo studio della propaganda comunista e la ripetizione di slogan a supporto del presidente Xi; la principale fonte di informazione rimangono le testimonianze.

Gli attentati dell’11 settembre 2001 sono serviti al governo cinese per puntare il dito contro la minaccia terroristica rappresentata dallo Xinjiang, visti già allora come separatisti e inasprendo la loro condizione affermando l’esistenza di un legame tra questi e il terrorismo internazionale e che “separatismo” e “terrorismo” fossero una cosa sola.

Dopo questi avvenimenti, Pechino chiese supporto alla comunità internazionale al fine di debellare questi gruppi di opposizione che minacciavano la stabilità del paese, e nel fronte interno iniziò ad intensificare la repressione religiosa: da un report di Amnesty (marzo 2002) emerge che nei sei mesi successivi agli attentati dell’11 settembre sono state arrestate migliaia di persone, per la maggior parte Uiguri.

Nel settembre 2003, fonti Uigure in esilio hanno affermato che, con la scusa di operazioni di sicurezza contro il terrorismo, decine di migliaia di persone sono state arrestate e accusate di “separatismo” o “terrorismo” perché trovate in possesso di libri Uiguri ed altri documenti sospettati di promuovere l’indipendenza (poi dati alle fiamme). Vennero inoltre chiusi i luoghi che esercitavano una “cattiva influenza sui giovani”. Da questo momento in poi, venne istituita nella regione una campagna di “rieducazione politica” che prevedeva delle lezioni obbligatorie di “educazione politica”aventi il fine di chiarire la politica del governo sulle questioni religiose e le minoranze etniche, di adattare poi la religione alla visione socialista della società per dare stabilità alla regione.

Attualmente, sono considerate legali le pratiche religiose conosciute e controllate dal governo, mentre le attività non riconosciute sono considerate illegali e vengono represse. Le pratiche riconosciute devono avere le seguenti caratteristiche:

  • appartenere ad una delle cinque religioni ufficiali riconosciute dal governo: buddismo, taoismo, cattolicesimo, protestantesimo e islam;
  • essere amministrate da personale ufficialmente accreditato;
  • essere esercitate in luoghi adibiti a questo scopo dal governo;
  • essere svolte nel rispetto e all’interno delle regole fissate dal Partito.

Sono emerse serie preoccupazioni sulla condizione degli Uiguri dopo il rapporto annuale della United States Commission on International Religious Freedom del 2004, dedicato alle misure adottate dalle autorità cinesi per reprimere la libertà di religione nel Xinjiang, in particolare dopo l’annuncio del 2003 del partito della loro intenzione di reprimere gli estremisti religiosi, i terroristi e i separatisti. La commissione chiedeva:

    • “to respect fully the universality of the right to freedom of religion or belief and other human rights and ratify the International Covenant on Civil and Political Rights;
    • to undertake to strengthen scrutiny by international and U.S. bodies of China's human rights practices and the implementation of its international obligations;
    • to raise the profile of the conditions of Uighur Muslims by addressing religious freedom and human rights concerns in bilateral talks; by increasing the number of educational opportunities in the United States available to Uighurs; and by increasing radio broadcasts in the Uighur language”.

La maggior parte dei prigionieri dei Laogai sono di origine Uigura, incarcerati per care di sinizzare il popolo degli Uiguri per farli diventare davvero cinesi: gli Uiguri devono mangiare carne di maiale, bere alcolici e ballare, imposto con la minaccia di morte. "Vivono” in celle sovraffollate e sporche, cantano slogan e sono costretti a guardare video di propaganda. Viene insegnato loro a non essere musulmani e a proteggere la Cina.

Il Partito Comunista Cinese, come di consueto, nega l’esistenza di questa tipologia di carceri nello Xinjiang. Il Ministero degli Esteri cinese ha dichiarato: “Tutti i gruppi etnici nel territorio del Xinjiang vivono in un clima di pace e prosperità.”

Nel novembre del 2019, il New York Times di New York pubblicò più di 400 pagine di documenti riservati che accusavano e dimostravano che la minoranza etnica dello Xinjiang, gli Uiguri, fossero rinchiusi nei campi di rieducazione. Non è stata però la prima volta che veniva esposta questa pratica, infatti, già nel 2008, secondo un’indagine della Laogai Research Foundation, nella Repubblica Popolare Cinese questi campi ammonterebbero a 1.422 per l’esattezza.

Non è certo, anni dopo, quanti siano i campi attualmente attivi. Certo è il punto svelato dalla BBC, ossia che questi campi siano realmente in funzione, che siano incarcerate migliaia e migliaia di persone provenienti dallo Xinjiang, che siano incarcerati uomini, donne, bambini provenienti dalle altre regioni della Cina, che vengano lavorare in condizioni di schiavitù e che vengano sottoposte a torture. Senza alcun tipo di ripercussione sul Governo Cinese.

 

 


Nessun commento: