Allargamento Ankara nell’Ue? No, grazie Fabio Turato 11/03/2016 |
Il rapporto tra Bruxelles e Ankara ha vissuto giorni migliori. È questo uno dei risultati emersi da un’indagine condotta da Demos&Pi sull’ingresso della Turchia nell’Unione europea, Ue.
Rispetto alla rilevazione condotta nel 2009, il pessimismo prevale nel 51% degli intervistati. Gli italiani che ritengono la Turchia non adatta all’Ue o che ne ritenevano un possibile ingresso non prima di dieci anni, salgono di 9 punti percentuali rispetto al 2009.
Calano invece di 15 punti percentuali gli ottimisti. Ovvero coloro che ritengono che Ankara possa entrare nell’Ue da subito o entro i cinque anni. In aumento invece il grado di incertezza sull’argomento che sale di sei punti percentuali (arrivando al17%); probabile riflesso della crisi geopolitica siriana.
Si tratta di orientamenti che, con ogni probabilità, risentono in buona misura della democrazia in chiave autoritaria interpretata dal presidente Racep Tayyip Erdogan, ma anche della costruzione mediatica occidentale che ne è seguita: dalla dura repressione a Gezi Park, agli scontri con la minoranza curda, all’ambiguo rapporto con l’autoproclamatosi “stato islamico”. Il che ne aumenta il grado di diffidenza nell’opinione pubblica italiana, come si può riscontrare anche nelle opinioni espresse.
Gli italiani e l’entrata della Turchia nell’Ue
Se consideriamo i cittadini in base alla intenzione di voto emerge come gli intervistati vicini alla Lega Nord ritengano pressoché irrealizzabile l’ingresso della Turchia nell’Ue nel 75% dei casi.
Un elevato grado di pessimismo (65%) è espresso anche da chi si percepisce vicino al Movimento 5 stelle, ma in questo caso la lettura risulta più sfumata. Tanto che, una parte consistente del suo bacino elettorale (31%) ritiene che Ankara possa ancora aspirare all’adesione comunitaria.
Si tratta di una lettura simile a quella offerta dagli intervistati prossimi a Forza Italia. In questo caso, la quota dei pessimisti scende al 59%, ma una componente cospicua (31%) è ancora possibilista, mentre gli incerti salgono al 10%.
Infine, l’entrata della Turchia nell’Ue risulta pressoché impossibile per il 45% degli elettori del Pd, ma in questo caso troviamo la componente percentuale più ottimista del quadro politico nazionale (36%), mentre il grado di incertezza e la sospensione del giudizio sale al 19% rispetto agli altri partiti.
Ue-Turchia: la collaborazione sui migranti
L’adesione turca sintetizza temi cari all’opinione pubblica italiana: dall’immigrazione al rapporto con l’Islam. Inoltre, non va dimenticato che i negoziati avviati da Bruxelles nel 2005 sono oggi praticamente bloccati e la crisi siro–irachena ci permette di toccare con mano gli effetti negativi nei ritardi dell’intesa.
Ragionare su forme di partenariato più stringente potrebbe altresì risultare una via per mantenere aperti canali di dialogo con un attore geopolitico determinante per la cerniera Europa-Medio Oriente.
Ne è un esempio la proposta europea di sostenere finanziariamente la gestione dei migranti sul territorio turco (solo dall’area siro-irachena sono presenti oltre due milioni di rifugiati). Nonché della possibilità della liberalizzazione dei visti verso l’Ue per i cittadini turchi entro ottobre 2016 qualora si inneschi un clima di reciproca collaborazione.
Tuttavia, tatticismi e rigidità manifestate sull’argomento da diversi paesi comunitari, sfidanole concrete capacità dell’Ue europea nell’attuazione del progetto.
Fabio Turato insegna Relazioni internazionali presso la Scuola di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”.
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Calano invece di 15 punti percentuali gli ottimisti. Ovvero coloro che ritengono che Ankara possa entrare nell’Ue da subito o entro i cinque anni. In aumento invece il grado di incertezza sull’argomento che sale di sei punti percentuali (arrivando al17%); probabile riflesso della crisi geopolitica siriana.
Si tratta di orientamenti che, con ogni probabilità, risentono in buona misura della democrazia in chiave autoritaria interpretata dal presidente Racep Tayyip Erdogan, ma anche della costruzione mediatica occidentale che ne è seguita: dalla dura repressione a Gezi Park, agli scontri con la minoranza curda, all’ambiguo rapporto con l’autoproclamatosi “stato islamico”. Il che ne aumenta il grado di diffidenza nell’opinione pubblica italiana, come si può riscontrare anche nelle opinioni espresse.
Gli italiani e l’entrata della Turchia nell’Ue
Se consideriamo i cittadini in base alla intenzione di voto emerge come gli intervistati vicini alla Lega Nord ritengano pressoché irrealizzabile l’ingresso della Turchia nell’Ue nel 75% dei casi.
Un elevato grado di pessimismo (65%) è espresso anche da chi si percepisce vicino al Movimento 5 stelle, ma in questo caso la lettura risulta più sfumata. Tanto che, una parte consistente del suo bacino elettorale (31%) ritiene che Ankara possa ancora aspirare all’adesione comunitaria.
Si tratta di una lettura simile a quella offerta dagli intervistati prossimi a Forza Italia. In questo caso, la quota dei pessimisti scende al 59%, ma una componente cospicua (31%) è ancora possibilista, mentre gli incerti salgono al 10%.
Infine, l’entrata della Turchia nell’Ue risulta pressoché impossibile per il 45% degli elettori del Pd, ma in questo caso troviamo la componente percentuale più ottimista del quadro politico nazionale (36%), mentre il grado di incertezza e la sospensione del giudizio sale al 19% rispetto agli altri partiti.
Ue-Turchia: la collaborazione sui migranti
L’adesione turca sintetizza temi cari all’opinione pubblica italiana: dall’immigrazione al rapporto con l’Islam. Inoltre, non va dimenticato che i negoziati avviati da Bruxelles nel 2005 sono oggi praticamente bloccati e la crisi siro–irachena ci permette di toccare con mano gli effetti negativi nei ritardi dell’intesa.
Ragionare su forme di partenariato più stringente potrebbe altresì risultare una via per mantenere aperti canali di dialogo con un attore geopolitico determinante per la cerniera Europa-Medio Oriente.
Ne è un esempio la proposta europea di sostenere finanziariamente la gestione dei migranti sul territorio turco (solo dall’area siro-irachena sono presenti oltre due milioni di rifugiati). Nonché della possibilità della liberalizzazione dei visti verso l’Ue per i cittadini turchi entro ottobre 2016 qualora si inneschi un clima di reciproca collaborazione.
Tuttavia, tatticismi e rigidità manifestate sull’argomento da diversi paesi comunitari, sfidanole concrete capacità dell’Ue europea nell’attuazione del progetto.
Fabio Turato insegna Relazioni internazionali presso la Scuola di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”.
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