Elezioni amministrative tedesche Germania, segnali di metamorfosi politica Gian Enrico Rusconi 23/03/2016 |
Angela Merkel ha vinto la sua scommessa elettorale interna, sia pure di misura, riuscendo nel contempo a far passare a Bruxelles la sua linea di contenimento del fenomeno migratorio di massa. Ma il successo di Alternative für Deutschland ha introdotto una variabile insidiosa. Se l'accordo Ue-Turchia non funziona come auspicato, la situazione si farà estremamente pericolosa per il governo della Cancelliera.
Politica di accoglienza tedesca
Nella politica tedesca nulla è più come prima - come era nella primavera 2015, quando la Germania merkeliana agiva e mediava il conflitto russo-ucraino nella veste di autorevole rappresentante dell'Europa. Quando metteva in gioco la sua vera o presunta egemonia, senza sospettare quanto fosse vulnerabile. Il quadro ora è profondamente cambiato, con un inedito nesso tra politica interna e politica esterna, che ruota attorno alla questione dei migranti.
Guardando indietro a meno di un anno fa, è difficile dire se la Cancelliera presagisse il precipitare della crisi dell'intera area mediorientale sotto il violento attacco dell'autoproclamatosi “stato islamico”, con la distruzione dell'equilibrio dell'intera regione, con il coinvolgimento della Turchia e con l'intervento militare e diplomatico della Russia di Putin.
È difficile dire in base a quali considerazioni la Cancelliera fosse convinta che la sua politica di accoglienza contribuisse a risolvere il problema della fuga della popolazione civile. Confusamente, la sua decisione combinava ragioni umanitarie con l'attesa di una strategia comune che avrebbe dovuto coinvolgere politicamente l'intera Europa.
Ma questa politica europea è mancata. La Germania ha agito da sola. Ne è derivata una grande incertezza con effetti negativi sia all'interno della Germania sia all'esterno negli altri paesi europei, soprattutto in quelli limitrofi.
Test di fiducia per Merkel
Le elezioni tedesche sono avvenute sotto il segno di questa doppia incertezza. Innanzitutto l'incertezza se la Cancelliera avesse agito bene, mantenendo fermamente, ostinatamente di contro a tutte le critiche, il suo punto di vista ("Ce la faremo"); in secondo luogo, se ci si poteva e se ci si può affidare all' Europa con la sua evidente riluttanza ad allinearsi alle proposte tedesche. Soprattutto per quanto attiene al coinvolgimento tanto impegnativo della Turchia. In questa ottica, le elezioni sono state un test di fiducia nella Cancelliera.
Il risultato complessivo - pur nelle sue articolazioni e variazioni interne regionali - è stato positivo per la Merkel. Paradossalmente, non per il suo partito (la Cdu) , ma per la linea da lei sostenuta anche contro il parere di molti suoi deputati. Questo non significa che la Cancelliera abbia ottenuto una approvazione incondizionata. Al contrario, è stata avvertita che ora deve mantenere le promesse di una sensibile e controllata diminuzione della migrazione in Germania. Senza dimenticare che deve ricuperare e rinsaldare il ruolo tedesco nelle questioni economiche e finanziarie sempre sul tappeto.
Nuovi orientamenti della politica tedesca
In termini di equilibri politici interni si apre ora una fase di non facile decifrazione per lo scarto tra i numeri e i rapporti di alleanza esistenti in parlamento e i nuovi orientamenti che si delineano con le consultazioni regionali. Se confermati alle prossime consultazioni politiche, questi nuovi orientamenti modificheranno il panorama politico tradizionale tedesco.
I "partiti popolari" (Volksparteien) democristiani e socialdemocratico perderanno progressivamente peso, mentre si rafforzeranno i partiti minori (Verdi, liberali e sinistra/Linke) già significativamente presenti sulla scena. Il tutto sotto la minaccia di un ulteriore rafforzamento della AfD. Sembra delinearsi una sorta di discriminante tra partiti "tradizionali", "pro-sistema", orientati positivamente verso 'Ue e la nuova forza "anti-sistema".
In realtà nessuna di queste definizioni coglie nel segno. Tutte le formazioni politiche in campo sentono l'urgenza di una ridefinizione della loro identità. Compresa l' AfD , la cui qualifica corrente di partito "populista" non vuol dire proprio niente, per l'abuso che viene fatto di questo aggettivo.
È verosimile che con il passare del tempo cerchi di liberarsi degli aspetti più aggressivamente xenofobi, per riprendere alcuni tratti originari di partito di destra nazionale, concentrato sugli interessi primari della Germania, partito anti-euro, pro-Russia con il ricupero di quella prospettiva che un tempo si sarebbe chiamato il Sonderweg tedesco ("la strada speciale tedesca").
Non è il caso per il momento di lasciarsi andare a queste speculazioni. A breve e medio termine è prevedibile una convergenza di tutte le forze orientate verso l'Europa (magari con toni più esigenti verso l'Ue a cominciare dalla questione migratoria) per arginare "l'estremismo di destra". Ma è prematuro parlare di una nuova ipotetica grande estesa "Coalizione per la Germania" con assestamenti interni, con l'inclusione dei Verdi e dei Liberali che sono tornati a farsi sentire.
Un punto però è sicuro: soltanto una personalità come Angela Merkel è in grado di guidare in questa nuova situazione.
Gian Enrico Rusconi è professore emerito di Scienza politica dell’Università di Torino. Per alcuni anni Gastprofessor presso la Freie Universitaet di Berlino. Tra le sue pubblicazioni: Germania Italia Europa. Dallo Stato di potenza alla ‘potenza civile’ (Einaudi 2003, trad. tedesca, 2006); Berlino. La reinvenzione della Germania (Laterza 2009). Cavour e Bismarck (il Mulino 2011; trad. tedesca 2013).
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Politica di accoglienza tedesca
Nella politica tedesca nulla è più come prima - come era nella primavera 2015, quando la Germania merkeliana agiva e mediava il conflitto russo-ucraino nella veste di autorevole rappresentante dell'Europa. Quando metteva in gioco la sua vera o presunta egemonia, senza sospettare quanto fosse vulnerabile. Il quadro ora è profondamente cambiato, con un inedito nesso tra politica interna e politica esterna, che ruota attorno alla questione dei migranti.
Guardando indietro a meno di un anno fa, è difficile dire se la Cancelliera presagisse il precipitare della crisi dell'intera area mediorientale sotto il violento attacco dell'autoproclamatosi “stato islamico”, con la distruzione dell'equilibrio dell'intera regione, con il coinvolgimento della Turchia e con l'intervento militare e diplomatico della Russia di Putin.
È difficile dire in base a quali considerazioni la Cancelliera fosse convinta che la sua politica di accoglienza contribuisse a risolvere il problema della fuga della popolazione civile. Confusamente, la sua decisione combinava ragioni umanitarie con l'attesa di una strategia comune che avrebbe dovuto coinvolgere politicamente l'intera Europa.
Ma questa politica europea è mancata. La Germania ha agito da sola. Ne è derivata una grande incertezza con effetti negativi sia all'interno della Germania sia all'esterno negli altri paesi europei, soprattutto in quelli limitrofi.
Test di fiducia per Merkel
Le elezioni tedesche sono avvenute sotto il segno di questa doppia incertezza. Innanzitutto l'incertezza se la Cancelliera avesse agito bene, mantenendo fermamente, ostinatamente di contro a tutte le critiche, il suo punto di vista ("Ce la faremo"); in secondo luogo, se ci si poteva e se ci si può affidare all' Europa con la sua evidente riluttanza ad allinearsi alle proposte tedesche. Soprattutto per quanto attiene al coinvolgimento tanto impegnativo della Turchia. In questa ottica, le elezioni sono state un test di fiducia nella Cancelliera.
Il risultato complessivo - pur nelle sue articolazioni e variazioni interne regionali - è stato positivo per la Merkel. Paradossalmente, non per il suo partito (la Cdu) , ma per la linea da lei sostenuta anche contro il parere di molti suoi deputati. Questo non significa che la Cancelliera abbia ottenuto una approvazione incondizionata. Al contrario, è stata avvertita che ora deve mantenere le promesse di una sensibile e controllata diminuzione della migrazione in Germania. Senza dimenticare che deve ricuperare e rinsaldare il ruolo tedesco nelle questioni economiche e finanziarie sempre sul tappeto.
Nuovi orientamenti della politica tedesca
In termini di equilibri politici interni si apre ora una fase di non facile decifrazione per lo scarto tra i numeri e i rapporti di alleanza esistenti in parlamento e i nuovi orientamenti che si delineano con le consultazioni regionali. Se confermati alle prossime consultazioni politiche, questi nuovi orientamenti modificheranno il panorama politico tradizionale tedesco.
I "partiti popolari" (Volksparteien) democristiani e socialdemocratico perderanno progressivamente peso, mentre si rafforzeranno i partiti minori (Verdi, liberali e sinistra/Linke) già significativamente presenti sulla scena. Il tutto sotto la minaccia di un ulteriore rafforzamento della AfD. Sembra delinearsi una sorta di discriminante tra partiti "tradizionali", "pro-sistema", orientati positivamente verso 'Ue e la nuova forza "anti-sistema".
In realtà nessuna di queste definizioni coglie nel segno. Tutte le formazioni politiche in campo sentono l'urgenza di una ridefinizione della loro identità. Compresa l' AfD , la cui qualifica corrente di partito "populista" non vuol dire proprio niente, per l'abuso che viene fatto di questo aggettivo.
È verosimile che con il passare del tempo cerchi di liberarsi degli aspetti più aggressivamente xenofobi, per riprendere alcuni tratti originari di partito di destra nazionale, concentrato sugli interessi primari della Germania, partito anti-euro, pro-Russia con il ricupero di quella prospettiva che un tempo si sarebbe chiamato il Sonderweg tedesco ("la strada speciale tedesca").
Non è il caso per il momento di lasciarsi andare a queste speculazioni. A breve e medio termine è prevedibile una convergenza di tutte le forze orientate verso l'Europa (magari con toni più esigenti verso l'Ue a cominciare dalla questione migratoria) per arginare "l'estremismo di destra". Ma è prematuro parlare di una nuova ipotetica grande estesa "Coalizione per la Germania" con assestamenti interni, con l'inclusione dei Verdi e dei Liberali che sono tornati a farsi sentire.
Un punto però è sicuro: soltanto una personalità come Angela Merkel è in grado di guidare in questa nuova situazione.
Gian Enrico Rusconi è professore emerito di Scienza politica dell’Università di Torino. Per alcuni anni Gastprofessor presso la Freie Universitaet di Berlino. Tra le sue pubblicazioni: Germania Italia Europa. Dallo Stato di potenza alla ‘potenza civile’ (Einaudi 2003, trad. tedesca, 2006); Berlino. La reinvenzione della Germania (Laterza 2009). Cavour e Bismarck (il Mulino 2011; trad. tedesca 2013).
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