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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

giovedì 29 ottobre 2015

Svizzera: i risultati delle elezioni generali

Elezioni Svizzere
Tra la paura dei migranti, Berna si sposta a destra
Cosimo Risi
24/10/2015
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La Svizzera va così spesso al voto che il lettore straniero tende a non accorgersene. Questa volta la scadenza è stata importante. Il 18 ottobre le elezioni politiche generali si sono svolte in una calma che a noi parrebbe innaturale.

Scomparso il comizio, poco frequentati i salotti televisivi, dibattiti composti alla vigilia, reazioni altrettanto composte il giorno dopo. La regola aurea è la tenuta del sistema che deve proiettare senso di stabilità.

Non è soltanto questione d’immagine, è la pratica della stabilità che sta alla base del modello svizzero: la sua capacità di attrarre persone e capitali da tutto il mondo, malgrado una serie di eventi che potrebbe fare temere turbolenze.

Il franco alto rispetto all’euro e libero di fluttuare dopo la decisione della Banca Nazionale Svizzera di gennaio 2015. L’interesse negativo che le banche praticano sui depositi a vista. L’accettazione degli standard Ocse sullo scambio automatico d’informazioni. Il pagamento di sanzioni al fisco americano da parte di alcune banche. Le restrizioni in materia migratoria. Tutti gli elementi di rischio stingono a cospetto del dogma della stabilità.

Blocco conservatore e Lega ticinese 
La prevedibilità dell’esito elettorale conferma questa impressione di fondo. I sondaggi davano in vantaggio il blocco conservatore imperniato sull’Udc (Unione democratica di centro) e sull’alleata Lega Ticinese. Il voto premia l’Udc, fino ad eleggere nei Grigioni Magdalena Blocher, figlia dello storico leader Christoph Blocher.

Il partito guadagna qualche punto percentuale e incassa un numero di seggi mai ottenuto prima. Non tale da garantire la maggioranza assoluta, ma sufficiente a sostenere la pretesa di avere un secondo consigliere federale, un membro di governo che affianchi l’uscente.

Poiché il governo è composto di sette membri, l’ingresso del secondo Udc comporterà il sacrificio di un esponente di un partito già di governo. Altra questione è la distribuzione dei portafogli. È presumibile che l’Udc rivendichi per sé quello della sicurezza e dell’immigrazione per dare seguito coerente alla campagna elettorale.

I giochi si condurranno in novembre, la nomina del governo essendo prevista per i primi di dicembre. Nel frattempo si attende l’esito del ballottaggio per il Consiglio degli Stati (la seconda camera), dove il risultato si profila meno netto.

Stranieri svizzeri
Spostamento a destra dunque, a conclusione di una campagna incalzante sui temi della sicurezza. L’Udc, già all’origine del referendum costituzionale del 9 febbraio 2014, ha replicato il copione di successo. L’immigrazione di massa è un pericolo per la stabilità della Confederazione. Non importa se sotto la voce “immigrazione” si mettano confusamente gli immigrati “veri”, i frontalieri, i profughi, i richiedenti asilo. Il diffuso timore per l’invasione, quale ne sia l’origine e la ragione, fa premio sulla considerazione anche economicistica dell’esigenza di valersi del lavoro straniero.

La Svizzera ha oltre il 20 % di stranieri sul proprio territorio. Con la Svezia accoglie il maggiore numero pro capite di profughi. Pratica una politica avanzata di accoglienza e integrazione. Centinaia di migliaia di lavoratori varcano ogni giorno le frontiere e rendono viabili le economie locali, massimamente nei Cantoni confinanti con Francia e Germania.

Aderisce a Schengen e Dublino. Ha una rete articolata di accordi con l’Unione europea. Con la sottoscrizione delle convenzioni Ocse rinuncia di fatto al segreto bancario per clienti stranieri. Negozia il pacchetto fiscale con l’Italia. Il paese è aperto all’esterno, eppure al momento del voto si ritrae, teme che l’eccessiva apertura mini il welfare diffuso.

Possono sembrare argomenti di propaganda minuta, ma l’intasamento delle strade in prossimità delle frontiere, l’affollamento degli autobus e dei treni, lo scadere dell’assistenza sanitaria, sono tutti punti a favore di chi voglia frenare gli afflussi dall’esterno.

Il futuro del rapporto Svizzera-Ue
Ora tutti a chiedersi se ed in quale misura il voto del 18 influirà sulle trattative in corso, e principalmente quella con l’Unione europea che consegue al referendum 2014. La via è stretta, ne sono consapevoli gli stessi negoziatori svizzeri. Talmente stretta che essi hanno la consegna del silenzio. Nulla o quasi deve trapelare dalle conversazioni con Bruxelles, salvo quel poco che la Commissione lascia filtrare agli stati membri.

Stiamo nella fase delle conversazioni - essi sostengono - presto dovremo avviare veri e propri negoziati. Nel 2016 andrà definita la legislazione interna di attuazione della modifica costituzionale. Si spera che essa recepisca l’accordo con l’Unione e non si ponga in contrasto. La prima opzione consentirebbe di continuare come se tutto fosse (quasi) come prima, la seconda opzione sarebbe di rottura. La rottura dispiacerebbe alla Confederazione che con l’Unione ha la massima parte del commercio estero.

Per non parlare dell’afflusso dei lavoratori. Questi sono una costante del sistema svizzero. Lo dimostra ad abundantiam uno studio dell’Università della Svizzera Italiana. L’effetto di sostituzione (prendo il frontaliere anziché il connazionale perché quello costa meno) è secondario nella valutazione dell’imprenditore. Al primo posto l’imprenditore pone l’infungibilità della professionalità dello straniero rispetto al connazionale.

A fine ottobre si riunisce a Milano il Forum di dialogo a alto livello fra Italia e Svizzera. Giunge così alla terza edizione un format di successo, merito della lungimiranza dei suoi promotori italiani e svizzeri.

Cosimo Risi, Ambasciatore a Berna, è docente di Relazioni internazionali al Collegio europeo di Parma.
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