Spagna e Polonia Ue, nuovo allarme consenso Stefano Pioppi, Eleonora Poli 01/06/2015 |
Il risultato di Podemos in Spagna, le elezioni presidenziali polacche con la vittoria di Andrzej Duda, candidato di Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwosc), il trionfo di David Cameron in Gran Bretagna e la continua lotta politica di Syryza in Grecia costituiscono senza dubbio una sorta di grosso scheletro nell’armadio che mina la legittimità di Bruxelles.
Tuttavia, se l’insoddisfazione nei confronti dell’Unione e il desiderio di cambiamento caratterizzano tutti e quattro i Paesi in questione, la progettualità politica espressa dai rispettivi partiti non è allineata.
Cameron chiede meno Europa politica e più mercato comune e, forte dell’onda euroscettica, è in viaggio verso le capitali europee per ottenere il consenso degli Stati membri a una revisione dei trattati.
Tsipras, invece, vorrebbe un’Europa diversa e possibilmente meno austera, che consenta ad Atene di investire nel sistema di welfare e sull’economia reale. Ma cosa vogliono i leader di Diritto e Giustizia e di Podemos?
Diritto e Giustizia: un tradizionale euroscetticismo
Andrzej Duda, vincitore delle elezioni presidenziali grazie al 51,55 % ottenuto al secondo turno delle presidenziali del 24 maggio, inizierà il suo mandato il 6 agosto, in coincidenza con la fine di quello di Bronisław Komorowski.
Già europarlamentare, Duda si prepara a spianare la strada per una vittoria del suo partito, Diritto e Giustizia, alle elezioni legislative previste per ottobre. Diritto e Giustizia si colloca a destra del sistema politico polacco. Con forti posizioni nazionaliste, di conservatorismo, e tendenzialmente populiste, il partito del neo-presidente eletto ha costantemente ribadito la necessità di dare precedenza agli interessi nazionali rispetto a quelli europei.
Lo stesso Duda si è più volte espresso criticamente nei confronti non solo della gestione politico-economica da parte delle istituzioni europee o dell’euro, ma anche nei riguardi del processo di integrazione nel suo complesso, colpevole di avere privato la Polonia di parte della sua sovranità.
In un momento economico contraddistinto dalla crescita, l’euroscetticismo si giustifica con il nazionalismo. Economicamente il partito sostiene posizioni anti-liberali, più vicine al protezionismo e al patriottismo economico che all’integrazione.
Con 18 seggi nel Parlamento europeo (19 se consideriamo il seggio di Destra della Repubblica), Diritto e Giustizia si configura come la componente numericamente più rilevante, insieme al Partito Conservatore britannico, del gruppo parlamentare dei Conservatori e Riformisti Europei.
Non a caso, presenta posizioni che sono quelle del più tradizionale euroscetticismo, risultato della cultura nazionalista avversa alla cessione di poteri al livello sovranazionale. Questo non è un fenomeno nuovo, ma vecchio quanto lo stesso processo di integrazione europea.
Podemos sulla scia dell’eurocriticismo
Un’altra novità, forse più annunciata, del mese di maggio, è stato il grande successo di Podemos alle elezioni amministrative spagnole. Nonostante il Partito Popolare e il Partito Socialista Operaio Spagnolo restino le prime due forze del paese, la grande crescita di Podemos ha difatti messo fine al bipolarismo che ha contraddistinto la Spagna dalla fine del franchismo.
Il partito dei post-indignatos, guidato da Pablo Iglesias, ha un programma che si inspira ai principi della democrazia partecipativa e mira al cambiamento del sistema politico spagnolo per curarlo dai mali della corruzione e dell’inefficienza.
Il partito, di chiare tendenze populiste, si scaglia contro la classe politica dirigente, colpevole di avere messo in ginocchio il Paese con politiche distanti dagli interessi reali della popolazione.
Al piano di rivalsa cittadina e democratica si aggiunge una progettualità tipicamente di sinistra, irrorata di ispirazione socialista rivolta soprattutto al rilancio dell’economia e alla lotta alla disoccupazione attraverso un nuovo sistema-paese.
In ambito europeo, con i suoi 5 eurodeputati aderenti al gruppo di Sinistra Unitaria Europea - Sinistra Verde Nordica, in cui rientra anche Syriza, Podemos si inserisce prepotentemente nel calderone dell’eurocriticismo.
La sua critica è rivolta all’establishment europeo e riguarda prevalentemente due aspetti: primo, la scellerata gestione della crisi improntata al rigido rispetto dell’austerity e responsabile di un generale peggioramento delle condizioni sociali; secondo, l’adozione di un sistema decisionale contraddistinto dalla carenza di democraticità e dall’incapacità di rispondere alle esigenze dei cittadini.
Il partito che sta sconvolgendo la politica spagnola, non può essere definito anti-europeista, ma piuttosto critico nei confronti dell’attuale classe dirigente europea.
Un differente peso politico
Nonostante il diverso peso politico dovuto al fatto che sia Podemos che Diritto e Giustizia sono ancora distanti dall’ottenere la guida del governo, e nonostante un diverso atteggiamento nei confronti delle istituzioni europee, le recenti vittorie dei movimenti euroscettici ed eurocritici in Polonia e Spagna sono un ulteriore segnale di allarme della crisi del consenso europeista.
Segnale che ancora una volta non deve essere sottovalutato. C’è infatti necessità di dialogare con queste formazioni anti-europee, soprattutto con le loro ali eurocritiche, che spingono al cambiamento ma non alla distruzione del progetto europeo.
Il rischio è infatti, che forze anti-europee, come il partito dei Tories guidato da Cameron, strumentalizzino la necessità di cambiamento per ottenere uno smantellamento del progetto europeo ad uso e consumo nazionale.
Eleonora Poli è ricercatrice dello IAI. Stefano Pioppi è stagista dello IAI.
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Cameron chiede meno Europa politica e più mercato comune e, forte dell’onda euroscettica, è in viaggio verso le capitali europee per ottenere il consenso degli Stati membri a una revisione dei trattati.
Tsipras, invece, vorrebbe un’Europa diversa e possibilmente meno austera, che consenta ad Atene di investire nel sistema di welfare e sull’economia reale. Ma cosa vogliono i leader di Diritto e Giustizia e di Podemos?
Diritto e Giustizia: un tradizionale euroscetticismo
Andrzej Duda, vincitore delle elezioni presidenziali grazie al 51,55 % ottenuto al secondo turno delle presidenziali del 24 maggio, inizierà il suo mandato il 6 agosto, in coincidenza con la fine di quello di Bronisław Komorowski.
Già europarlamentare, Duda si prepara a spianare la strada per una vittoria del suo partito, Diritto e Giustizia, alle elezioni legislative previste per ottobre. Diritto e Giustizia si colloca a destra del sistema politico polacco. Con forti posizioni nazionaliste, di conservatorismo, e tendenzialmente populiste, il partito del neo-presidente eletto ha costantemente ribadito la necessità di dare precedenza agli interessi nazionali rispetto a quelli europei.
Lo stesso Duda si è più volte espresso criticamente nei confronti non solo della gestione politico-economica da parte delle istituzioni europee o dell’euro, ma anche nei riguardi del processo di integrazione nel suo complesso, colpevole di avere privato la Polonia di parte della sua sovranità.
In un momento economico contraddistinto dalla crescita, l’euroscetticismo si giustifica con il nazionalismo. Economicamente il partito sostiene posizioni anti-liberali, più vicine al protezionismo e al patriottismo economico che all’integrazione.
Con 18 seggi nel Parlamento europeo (19 se consideriamo il seggio di Destra della Repubblica), Diritto e Giustizia si configura come la componente numericamente più rilevante, insieme al Partito Conservatore britannico, del gruppo parlamentare dei Conservatori e Riformisti Europei.
Non a caso, presenta posizioni che sono quelle del più tradizionale euroscetticismo, risultato della cultura nazionalista avversa alla cessione di poteri al livello sovranazionale. Questo non è un fenomeno nuovo, ma vecchio quanto lo stesso processo di integrazione europea.
Podemos sulla scia dell’eurocriticismo
Un’altra novità, forse più annunciata, del mese di maggio, è stato il grande successo di Podemos alle elezioni amministrative spagnole. Nonostante il Partito Popolare e il Partito Socialista Operaio Spagnolo restino le prime due forze del paese, la grande crescita di Podemos ha difatti messo fine al bipolarismo che ha contraddistinto la Spagna dalla fine del franchismo.
Il partito dei post-indignatos, guidato da Pablo Iglesias, ha un programma che si inspira ai principi della democrazia partecipativa e mira al cambiamento del sistema politico spagnolo per curarlo dai mali della corruzione e dell’inefficienza.
Il partito, di chiare tendenze populiste, si scaglia contro la classe politica dirigente, colpevole di avere messo in ginocchio il Paese con politiche distanti dagli interessi reali della popolazione.
Al piano di rivalsa cittadina e democratica si aggiunge una progettualità tipicamente di sinistra, irrorata di ispirazione socialista rivolta soprattutto al rilancio dell’economia e alla lotta alla disoccupazione attraverso un nuovo sistema-paese.
In ambito europeo, con i suoi 5 eurodeputati aderenti al gruppo di Sinistra Unitaria Europea - Sinistra Verde Nordica, in cui rientra anche Syriza, Podemos si inserisce prepotentemente nel calderone dell’eurocriticismo.
La sua critica è rivolta all’establishment europeo e riguarda prevalentemente due aspetti: primo, la scellerata gestione della crisi improntata al rigido rispetto dell’austerity e responsabile di un generale peggioramento delle condizioni sociali; secondo, l’adozione di un sistema decisionale contraddistinto dalla carenza di democraticità e dall’incapacità di rispondere alle esigenze dei cittadini.
Il partito che sta sconvolgendo la politica spagnola, non può essere definito anti-europeista, ma piuttosto critico nei confronti dell’attuale classe dirigente europea.
Un differente peso politico
Nonostante il diverso peso politico dovuto al fatto che sia Podemos che Diritto e Giustizia sono ancora distanti dall’ottenere la guida del governo, e nonostante un diverso atteggiamento nei confronti delle istituzioni europee, le recenti vittorie dei movimenti euroscettici ed eurocritici in Polonia e Spagna sono un ulteriore segnale di allarme della crisi del consenso europeista.
Segnale che ancora una volta non deve essere sottovalutato. C’è infatti necessità di dialogare con queste formazioni anti-europee, soprattutto con le loro ali eurocritiche, che spingono al cambiamento ma non alla distruzione del progetto europeo.
Il rischio è infatti, che forze anti-europee, come il partito dei Tories guidato da Cameron, strumentalizzino la necessità di cambiamento per ottenere uno smantellamento del progetto europeo ad uso e consumo nazionale.
Eleonora Poli è ricercatrice dello IAI. Stefano Pioppi è stagista dello IAI.
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