Il Primo ministro ungherese Viktor Orban, leader del partito nazionalista Fidesz, ha varato, lunedì 11 marzo, una riforma della Corte Costituzionale aspramente contestata dall’opposizione e dall’Unione Europea. La riforma limiterà il potere della Corte, uno degli organi istituzionali con cui il Governo di Orban si è più frequentemente scontrato.
La riforma, passata grazie al voto della supermaggioranza parlamentare di Orban e all’astensione dell’opposizione, priva la Corte Costituzionale del diritto di esaminare il contenuto degli emendamenti alla Costituzione presentati dal Governo, limitando il suo compito alla sola verifica procedurale. In tal modo la Corte non potrà più impedire al Governo di Orban il varo di modifiche alla Costituzione come ha fatto nel corso degli ultimi 18 mesi.
L’opposizione ha duramente attaccato Orban, sostenendo che il provvedimento sia destinato a mettere a tacere ogni voce di dissenso, depo! tenziando il sistema giudiziario e quindi la democrazia intera. L’accentramento dei poteri compiuto da Orban potrebbe aumentare il fastidio internazionale nei confronti di Budapest, in un momento in cui il Paese sembra prossimo a dover richiedere assistenza internazionale per via della sua fragilità economica, della sua moneta debole e del crollo dell’investimento straniero.
La riforma, passata grazie al voto della supermaggioranza parlamentare di Orban e all’astensione dell’opposizione, priva la Corte Costituzionale del diritto di esaminare il contenuto degli emendamenti alla Costituzione presentati dal Governo, limitando il suo compito alla sola verifica procedurale. In tal modo la Corte non potrà più impedire al Governo di Orban il varo di modifiche alla Costituzione come ha fatto nel corso degli ultimi 18 mesi.
L’opposizione ha duramente attaccato Orban, sostenendo che il provvedimento sia destinato a mettere a tacere ogni voce di dissenso, depo! tenziando il sistema giudiziario e quindi la democrazia intera. L’accentramento dei poteri compiuto da Orban potrebbe aumentare il fastidio internazionale nei confronti di Budapest, in un momento in cui il Paese sembra prossimo a dover richiedere assistenza internazionale per via della sua fragilità economica, della sua moneta debole e del crollo dell’investimento straniero.
(Da Ce.S.I. Geopolitical Weekly n. 103)
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