OPERAZIONE “Caso Verde”.
L’occupazione della Cecoslovacchia
Sergio Benedetto
Sabetta
Nell’attuale
tensione diplomatica in cui le parti giocano al rilancio per ottenere il
massimo dalle trattative, se non addirittura di realizzare l’obiettivo
primario, è da ricordare il “Caso Verde” del 1938-39, ossia il nome in codice
del piano segreto per attaccare e occupare la Cecoslovacchia e gli eventi che
ne conseguirono.
La
Cecoslovacchia era il frutto della sconfitta dell’Impero asburgico nella Grande
Guerra e delle teorie Wilsoniane, il 14 novembre 1918 il Comitato nazionale di
Praga assumeva i poteri militari e civili proclamando la Repubblica.
Con i successivi trattati di
Versailles e di Saint-Germain ottenne, da parte tedesca, il territorio nella
Slesia di Hlucin e dalla dissoluzione dell’Impero asburgico, oltre che la
Boemia e la Slovacchia, anche la Moravia e la Slesia.
Sebbene uno
dei paesi più progrediti culturalmente ed economicamente dell’Europa centrale,
soffrì da subito del revanscismo tedesco e dei problemi etnico -territoriali
derivanti dalla varietà della sua popolazione.
Su
15.240.000 di cittadini nel 1937, il 50% era costituto da Cechi, il 17% da
Slovacchi, il 22,3% da Tedeschi dei Sudeti, il 4,8% da Magiari, il 3,8 % da
Ucraini – Ruteni, l’ 1,3% da Ebrei e, infine, dallo 0,6 % di Polacchi, oltre ad
ulteriori minoranze tra cui Romeni e Zingari.
Il 28 maggio
1938 Hitler, riunito nella Cancelleria lo Stato Maggiore della Wehrmacht,
annunciò l’intenzione di invadere la Cecoslovacchia ( Piano Verde), la notizia
giunta a conoscenza degli Inglesi e dei Francesi spinse il primo ministro
inglese, d’intesa con il governo francese, Lord Arthur Neville Chamberlain, a
recarsi più volte in Germania per trattare con Hitler senza alcun esito.
Il 12
settembre, con il favore dell’Italia, Hitler ripresentò la richiesta di una
piena autonomia e del diritto di autodecisione per i Tedeschi dei Seduti, alla
quale Inghilterra e Francia fecero sostanziali concessioni.
Hitler ormai
convinto che le Potenze occidentali non sarebbero entrate in guerra rialzò la
posta, puntando segretamente allo smembramento dello Stato Cecoslovacco sotto
controllo tedesco.
La crisi era
ormai diventata una crisi europea e Chamberlain, consultatosi con il primo
ministro francese Daladier, chiese un incontro urgente con Hitler che fu
fissato per il 15 settembre.
A
Berchtesgaden il pomeriggio del 15 Hitler ribadì la ferma volontà di ottenere
la secessione dei Sudeti, Chamberlain chiese di potere consultare il suo
Gabinetto e il governo francese in cambio della promessa che nel frattempo i
Tedeschi non si sarebbero mossi.
Tornato a
Londra, mentre i Francesi si dimostrarono come gli Inglesi favorevoli ad
accettare le richieste tedesche, vi fu un netto rifiuto da parte del governo
céco che ricordò alla Francia il patto di alleanza firmato, tuttavia innanzi ai
tentennamenti francesi il governo céco , sentendosi abbandonato, il 21
settembre si dimise.
Il 22
settembre Chamberlain ritornò in Germania e nel pomeriggio a Godesberg sul Reno
incontrò Hitler, riferì che le richieste tedesche erano state accettate e che i
Sudeti potevano passare alla Germania senza la necessità di un plebiscito, per
le aree a popolazione mista una futura commissione di tre membri, tedesca, ceca
e neutrale, avrebbe deciso.
Infine, i
trattati di assistenza della Francia e della Russia potevano essere sostituiti
da una garanzia internazionale, così da rendere la Cecoslovacchia assolutamente
neutrale.
Hitler
pretese, rialzando la posta, che i Sudeti venissero immediatamente occupati
dalla Germania entro il 1 ottobre, le trattative proseguirono il giorno
seguente per via epistolare, alla sera vi fu un ulteriore drammatico colloquio.
Allo
statista inglese fu presentato un memorandum con allegata una carta geografica
contenente le pretese territoriali tedesche, l’evacuazione dei cechi dai Sudeti
doveva iniziare il 26 e terminare il 28 settembre, davanti alle proteste
inglesi il termine fu spostato al 1 ottobre, data che peraltro era già stata
segretamente fissata per l’attuazione del piano “Caso Verde”.
L’ultimatum
fu respinto dai governi francese, inglese e céco, la Francia dichiarò che
avrebbe mobilitato, lo stesso l’Inghilterra in appoggio della Francia in caso
di guerra, mentre Praga aveva già ordinato la mobilitazione.
L’ultimatum scadeva
alle ore 14,00 del 28 settembre, la guerra appariva inevitabile, sebbene buona
parte dei generali della Wehrmacht fossero contrari, quando nella tarda
mattinata Chamberlain chiese la mediazione di Mussolini, che accettò anche per
evitare gli obblighi del “Patto di acciaio”.
Nel
pomeriggio, durante una drammatica seduta della Camera dei Comuni, arrivò la
notizia che Hitler aveva accettato di spostare la mobilitazione di 24 ore per
incontrare a Monaco Chamberlain e Daladier con la mediazione di Mussolini,
esplose un applauso con la sola astensione di Churchill.
Il 29
settembre 1938 nel pomeriggio avvenne l’incontro a Monaco senza la
Cecoslovacchia per volontà tedesca, Mussolini presentò un memorandum ispirato
dai tedeschi per i negoziati che fu accettato a notte inoltrata.
L’accordo
prevedeva l’immediato inizio della evacuazione dai Sudeti dei céchi da
completarsi entro il 10 ottobre, senza alcun indennizzo per i beni lasciati e a
completo carico di Praga.
Sei mesi
dopo, tra il 15 e il 16 marzo 1939, violando gli accordi di Monaco tutta la
Boemia e la Moravia fu occupata e dichiarata Protettorato, il 16 marzo anche la
Slovacchia fu posta sotto la protezione tedesca, la Polonia e l’Ungheria
presero a loro volta i territori a maggioranza polacca e magiara.
Il risultato
immediato fu l’ulteriore decisione di Hitler di alzare la posta anche sulla
Polonia, la diffidenza dei Russi verso le potenze occidentali con il
conseguente patto Ribbentrop - Molotov dell’agosto 1939, la crescita
dell’ammirazione di Mussolini per la spregiudicatezza di Hitler, ma anche
l’eliminazione di qualsiasi opposizione tra i generali nella Wehrmacht che di
fronte all’aggressività di Hitler erano rimasti titubanti, oltre
all’acquisizione dei territori centrali dell’Europa per la successiva offensiva
verso la Polonia.
Bibliografia
·
R.
Cartier, La seconda guerra mondiale, Vol. I, Arnoldo Mondadori ed. 1968;
W. L.
Shirer, Il convegno di Monaco, 36 – 62, Vol. I , Tutta la seconda guerra