Master
in
“Terrorismo
e Antiterrorismo Internazionale.
Obiettivi,
Piani e Mezzi.”
Terrorismo internazionale e dispositivo integrato di sicurezza: verso
un’agenzia europea di intelligence
PREMESSA
Fino
alla caduta del muro di Berlino la sicurezza internazionale coincideva con la
mera protezione manu militari della
sovranità territoriale nell’ottica del mantenimento dello status quo. Pertanto, nella concezione “tradizionale” di sicurezza
vi era spazio per un unico tipo di attore, ovvero lo Stato, ed un unico tipo di
strumento di risoluzione delle controversie, ossia le forze armate. Sennonché
la frantumazione del sistema bipolare ha indotto ad un cambiamento strutturale
delle relazioni di sicurezza a livello globale[1].
Così,
da una concezione “statocentrica” ed unidirezionale delle minacce, ben presto,
si è passati ad una visione multiforme e multidimensionale delle sfide alla
stabilità internazionale. In tale rinnovato scenario la concezione
“tradizionale” di sicurezza è apparsa ampiamente inadeguata alle necessità e
sfide del tempo, incapace com’è di tenere in debita considerazione le altre
fonti di insicurezza che caratterizzano un sistema mondo altamente globalizzato
e, per tale motivo, esposto ad un ampio spettro di minacce attuali e potenziali[2].
Rebus sic stantibus accanto allo Stato, attore protagonista per
definizione, emergono nuove entità che reclamano a gran voce maggior visibilità
sul palcoscenico internazionale. Tale novità sulla scena globale ha indotto ad
un ripensamento delle politiche di sicurezza contemporanee, nella matura
consapevolezza della variabilità delle minacce alla stabilità internazionale e
della loro possibile provenienza da attori di tipo diverso[3].
Peraltro,
se è pur vero che l’attuale quadro di rischio è in buona parte il risultato
dell’incompiuta opera di restaurazione di un ordine internazionale
politicamente stabile all’indomani della fine della Guerra Fredda, tuttavia,
anche il fenomeno della globalizzazione ha giocato un ruolo di primo piano
nella ridefinizione sostanziale delle politiche di sicurezza contemporanee[4].
Al
cospetto di un fenomeno spesso caotico e contraddittorio, in cui coesistono
spinte centrifughe e centripete, interdipendenza e frammentazione, squilibri
economici e sviluppo accelerato delle tecnologie dell’informazione, si
appalesano così tutte le difficoltà della comunità internazionale nella
corretta gestione delle odierne minacce alla sicurezza, vieppiù articolate e
complesse[5].
Il
presente lavoro ha ad oggetto proprio l’antiterrorismo internazionale,
ovverosia l’analisi di tutte quelle iniziative finalizzate al contrasto del
terrorismo ovunque questo si manifesti, senza dubbio una delle sfide più ambiziose
e, al contempo, delicate del nuovo millennio.
Pur
senza pretesa alcuna di esaustività, nel corso dell’elaborato sarà premura di
chi scrive fornire al lettore un quadro aggiornato sia delle minacce
terroristiche di nuova generazione alla stabilità internazionale, sia dello
stato dell’arte delle conseguenti politiche di sicurezza contemporanee, per poi
concludere indicando talune prospettive di riforma propedeutiche ad una
gestione più efficace ed efficiente degli attuali principali fattori di rischio
alla luce del contesto di riferimento che ne fa da sfondo.
[1] In argomento, si rinvia a Foradori P., “Sfide globali
e risposte nazionali: le trasformazioni della sicurezza nell’era
dell’interdipendenza”, in Globalizzazione
e processi di integrazione sovranazionale: l’Europa, il mondo, Soveria
Mannelli, Rubbettino, 2006, pp. 179-209.
[2] Con le parole di Krause K.-Williams M.C., “Broadening
the agenda of security studies: politics and methods”, in Mershon International Studies Review, Cambridge, Cambridge
University Press, n. 40, 1996, p. 230, «in
uno scenario sempre più caratterizzato da turbolenza e da crisi di
prevedibilità, l’esclusivo fuoco neorealista sulla salvaguardia dei core values
di uno Stato dalle minacce militari provenienti dall’esterno dei propri confini
non appare più adeguato (se mai lo è stato) per comprendere cosa (o chi) deve
essere protetto, da quali minacce e con quali mezzi».
[3] Non a caso, dagli anni ’80 in poi, la tradizionale e
circoscritta definizione di “sicurezza” è stata progressivamente identificata
con il termine “difesa”, mentre il più ampio concetto di “sicurezza” è stato
sempre più utilizzato con riferimento ad un numero crescente di attori (non
solo gli Stati) e di strumenti (non solo militari). Per un’analisi della prefata
evoluzione, si veda: Attinà F., Il
sistema politico globale, Bari, Laterza, 2003; e Giacomello G.-Nation R.C.,
Security in the west: evolution of a
concept, Milano, Vita e Pensiero, 2009.
[4] Cfr. Held
D.-McGrew A.G., Globalismo e antiglobalismo, Bologna, Il Mulino, 2010.
[5] Sul tema, si veda Monteleone C., “Sicurezza: una
nuova agenda per un concetto in evoluzione”, in Teoria politica, Milano, Franco Angeli, vol. 16, n. 2, 2000, pp.
161-176.
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