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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

sabato 19 aprile 2025

Il Problema del sistema difensivo unificato nella U.E.

 Sergio  Benedetto  Sabetta


            La caduta dell’Unione Sovietica ha fatto credere di avere vinto definitivamente la Guerra Fredda, risolvendo tutto in termini economici gli USA non hanno pianificato alcuna strategia se non quali poliziotti globali, spettacolarizzando i conflitti secondo una narrazione distaccata dalla realtà, così che la guerra diventa fine a se stessa, slegata da precisi disegni politici, fondata su elementi esclusivamente tecnologici e di comunicazione ( G. De Ruvo, La guerra post – moderna e il principio d’irrealtà, 57 – 68 in “ Fine della guerra” Limes 4/2024).

            Una serie di insuccessi e la crisi economica ha portato gli USA a ritirarsi da varie aree del globo, a concentrarsi sul settore più sensibile, il Pacifico, valorizzando la propria potenza navale in antitesi alla potenza di terra, un vuoto che altre potenze regionali cercano di riempire affiancando il conflitto USA – Cina.

            In questo processo si è ridefinita la funzione della NATO, utilizzata dalla fine della Guerra Fredda in modo improprio con interventi fuori area a sostegno degli USA,  sebbene nata con fini distensivi.

            Il conflitto in Ucraina ha evidenziato tutte queste problematiche rimaste sotto traccia, come la volontà della Russia di riaffermare una propria area di influenza necessaria a mantenere una coesione interna, essendo nata come impero su vasti territori e differenti storie etniche, in contrapposizione all’allargamento della NATO e dell’UE.

            La necessità dell’UE di difendersi autonomamente mette in evidenza i suoi limiti e tempi necessari, nonostante i proclami fondati su una spesa del 2% del PIL da raggiungere in tempi brevi, che per l’Italia dovrebbe essere di circa 36-38 miliardi di euro all’anno, anche se per gli USA l’Europa dovrebbe spendere fino al 5% del PIL.

            Dobbiamo considerare che la Cina nel 2021 è arrivata al 7,1% del PIL, pari a 243 miliardi di dollari, posizionandosi per il decennio 2010-2020 al terzo posto con 381,6 miliardi di dollari, dopo gli USA con 2.880 miliardi di dollari e il Regno Unito con 481,5 miliardi di dollari, ma davanti alla Russia con 356,8 miliardi e alla Francia con 277,3 miliardi (Dati Sipri-Stockholm International Peace Research Institute).

            Vi è la necessità di un ordine, in quanto il caos è peggiore dell’autoritarismo, tanto è vero che il disordine richiama la volontà di un qualche ordine che dia sicurezza, come ricorda Kaplan, ma l’arroganza di una classe dirigente senza una visione strategica coerente e una popolazione messa in un eterno presente senza storia, crea le premesse del disastro (F. Petroni, La perduta sensibilità tragica dell’America, 81-91, in “Fine della guerra”, Limes 4/2024).

            Vi è una difficoltà nell’individuare nel Nuovo Ordine gli obiettivi finali della nuova amministrazione USA, risulta peraltro chiaro il rientro di attività strategiche quali la cantieristica, decentrata in Asia e la spinta di un maggiore impegno finanziario dei paesi UE in materia miliare, tenendo presente che vi sarebbe peraltro un notevole ritorno economico in commesse militari per l’industria USA, favorendo al contempo il rientro dal notevole debito accumulato in questi decenni.

            In questo incrocio tra il riequilibrio strategico e quello economico  attraverso dure trattative sui dazi, considerando che gli USA sono i consumatori finali più grandi, l’UE ha la necessità di trovare nuovi accordi commerciali e al contempo finanziare il riarmo, scorporando le spese per la difesa dal Patto di stabilità e crescita quale debito oppure tagliando altre spese o alzando le tasse.

            Parlando di difesa europea occorre preliminarmente distinguere tra “esercito europeo” e “difesa europea”, nel primo caso occorrono le stesse armi, un comando unificato e un indirizzo politico comune, ossia un unico soggetto politico, cosa non attuale per l’UE, nel secondo caso vi è un semplice coordinamento.

            Oltre all’aumento della spesa vi è il problema tecnico dei diversi modelli di armamento che si riflette sia sulla spesa che sulla logistica, oltre al divario tecnologico con gli USA, a cui si affianca la capacità produttiva che potrebbe essere colmata in un lasso temporale dai tre ai cinque anni se non oltre, si parla per l’Italia tra i cinque e i quindici anni.

            Attualmente le spese europee per la difesa dovrebbero andare per il 50% alla acquisto di forniture dagli USA, con piccole quote a Israele e Corea del Sud, anche l’idea di schierare truppe in Ucraina è irrealistica mancando un sistema satellitare adeguato oltre ad una capacità logistica sufficiente per supportare un elevato numero di soldati che dovrebbero avere peraltro adeguati turni di rotazione (G. Cossiga – Presidente Aiad, Difesa comune, non servono solo i fondi, 4-5, Il Secolo XIX, 4 marzo 2025).

            A questo si affianca un problema culturale dovuto al lungo periodo di pace e alle narrazioni a – storiche che sono state diffuse, lontane da una visione politico-strategica ed economica, in particolare per l’Italia in cui vi è stato un indebolimento del concetto di Stato e della narrazione Risorgimentale ( A. Schiavone, Italiani senza Italia. Storia e identità, Einaudi 1998).

            Per ottenere i materiali e i sistemi d’arma che ci occorrono, ci vorranno invece dai cinque ai quindici anni. Cambiare la mentalità di un sistema e la cultura politico-strategica del nostro paese, infine, sarà un processo ancora più lungo, complesso e incerto, a meno che non si verifichi un grosso shock.  Specialmente per noi italiani, tra i quali è già affiorata la tentazione di trasferire al più presto la delega a proteggerci dagli Stati Uniti, che non vogliono più assumersi questa responsabilità, a un’Europa nella quale sarà difficile trovare interlocutori più sensibili di noi alla salvaguardia dei nostri interessi nazionali” (G. Dottori, L’Italia riarma lentamente, 183-189, in “Una certa idea di Italia”, Limes 2/2024).    

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