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Metodo di Ricerca ed analisi adottato

Medoto di ricerca ed analisi adottato
Vds post in data 30 dicembre 2009 sul blog www.coltrinariatlanteamerica seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità delloStato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento al citato blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

venerdì 30 settembre 2022

martedì 20 settembre 2022

Terrorismo Russia.

 RUSSIA terrorismo • 

ARABIA SAUDITA, terrorismo islamista. Russia, conflitto in Cecenia: denuncia da parte delle autorità di Mosca dei legami tra la dirigenza politico-militare indipendentista di Grozny (Maschadov e Basajev) con i maggiori esponenti delle organizzazioni terroristiche islamiste internazionali; emersione della figura di Abdeljasis (Abdelaziz) Ben Said Ben Ali al-Gamdi, personaggio di origini saudite ritenuto vicino ad al-Qa’eda ed emissario nel Caucaso dell’organizzazione dei Fratelli musulmani R28478 - • 

BESLAN (strage di), destabilizzazione in funzione dei conflitti nel Caucaso. Confederazione dei popoli dei monti del Caucaso indipendente, progetto di unificazione in chiave anti-russa delle varie repubbliche musulmane della regione: attentato terroristico di Beslan compiuto nel settembre 2004, azione rientrante nel più ampio disegno politico di destabilizzazione mirante a far riesplodere nuovi e più vasti conflitti etnici R28479 - •

 CAUCASICI. Russia, terrorismo: attentati compiuti da gruppi caucasici e/o di matrice islamista e azioni destabilizzanti poste in essere da settori dei servizi segreti russi R28480 -

 • CECENI, asimmetria azioni terroristiche. Cecenia, terrorismo anti-russo: asimmetria, compensazione della potenza militare delle forze armate e di sicurezza russe mediante il ricorso agli attentatori suicidi; il “modello” rappresentato dagli shuhada palestinesi R28481 - 

• CECENI, strage teatro Dubrovka. Russia, terrorismo ceceno: la strage compiuta al teatro Dubrovka di Mosca il 23 ottobre 2002 R28482 - 

• CECENI, strage teatro Dubrovka: Medio Oriente, Yandarbiyev. Zelimkhan Yandarbiyev, esponente del governo indipendentista ceceno e rappresentante in Medio Oriente degli indipendentisti caucasici: (presunto) coinvolgimento nell’azione terroristica compiuta al teatro Dubrovka di Mosca nell’ottobre 2002 e contatto telefonico stabilito dal Medio Oriente col capo del commando ceceno Moysar Barajev R28483 - 

• CECENI, strage teatro Dubrovka: Moysar Barajev. Moysar Barajev, guerrigliero wahhabita ceceno a capo del commando terroristico che assaltò il teatro Dubrovka di Mosca il 23 ottobre 2002 R28484 - • CECENI, strage teatro Dubrovka: operazione “Bufera”. Russia, terrorismo ceceno: operazione “Bufera” condotta dalle forze speciali della Sicurezza russa alle ore 05:15 del 26 ottobre 2002 al teatro Dubrovka di Mosca, finalizzata alla liberazione degli ostaggi sequestrati da un commando terroristico ceceno R28485 -

 • CECENI, strage teatro Dubrovka: operazione “Bufera”, gas tossici utilizzati. Gas, agenti tossici utilizzati il 26 ottobre 2002 dalle forze speciali della Sicurezza russa nel corso del blitz per la liberazione degli ostaggi sequestrati dai terroristi ceceni all’interno del teatro Dubrovka di Mosca: ipotesi formulate sul tipo (oppure “i tipi”, magari in forma di miscela) di sostanza impiegata; Lev Fjodorov, scienziato: direttore de “L’Unione per la sicurezza chimica” e strenuo accusatore della Russia di violazioni dei trattati internazionali sul bando delle armi chimiche e batteriologiche, denuncia dei gravi errori commessi durante il blitz elle forze di sicurezza di Mosca al teatro Dubrovka R28486 - • CECENI, strage teatro Dubrovka: trattative con sequestratori. Trattative finalizzate alla liberazione degli ostaggi sequestrati dai terroristi ceceni barricatisi all’interno del teatro Dubrovka di Mosca: azione svolta dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), in particolare dal suo capo delegazione Michel Minnig, che gestì in prima persona il contatto con i sequestratori R28487 -

 • CONSIGLIO DI SICUREZZA, Vladimir Putin. Nomina di Vladimir Putin alla carica di Segretario del Consiglio di Sicurezza della Federazione russa: 30 marzo 1999, diffusione della notizia R28488 - • CONSIGLIO DI SICUREZZA. Federazione russa, Consiglio di Sicurezza R28489 -

 • GROZNY, fallito attentato a Maschadov. Cecenia, fallito attentato compiuto a danno di Maschadov: Grozny, 21 marzo 1999 R28490 - 

• ISLAMISTI. Russia, terrorismo: attentati compiuti da gruppi caucasici e/o di matrice islamista e azioni destabilizzanti poste in essere da settori dei servizi segreti russi R28491 -

 • ISLAMISTI, organizzazioni internazionali e ramificazioni saudite. Russia, conflitto in Cecenia: denuncia da parte delle autorità di Mosca dei legami tra la dirigenza politico-militare indipendentista di Grozny (Maschadov e Basajev) con i maggiori esponenti delle organizzazioni terroristiche islamiste internazionali; emersione della figura di Abdeljasis (Abdelaziz) Ben Said Ben Ali al-Gamdi, personaggio di origini saudite ritenuto vicino ad al-Qa’eda ed emissario nel Caucaso dell’organizzazione dei Fratelli musulmani R28492 -

 • MEDIA, Moskovskij Komsomolec. Russia, “Moskovskij Komsomolec”: testata e intelligence R28493 -

 • MEDIA, Moskovskij Komsomolec: dubbi su campagna terroristica cecena. Russia, “Moskovskij Komsomolets”: dubbi sollevati riguardo alla reale paternità degli attentati compiuti in Russia nel 1999, non ricondotti alle organizzazioni terroristiche cecene bensì ai servizi segreti di Mosca R28494 - • MENA, Russia: dinamismo nell’area. Russia, sempre più dinamico ruolo svolto nel Mediterraneo allargato (area “MENA”, Medio Oriente e Nord Africa): negoziato sul nucleare iraniano, supporto logistico fornito alla NATO in Afghanistan, crisi siriana, relazioni con la Turchia e l’Egitto 

R28495 -

Fote. MIlitary Balance London.


sabato 10 settembre 2022

mercoledì 31 agosto 2022

SEi Mesi di Guerra in Ucraina

 di Raffaele Crocco

La stazione è – forse meglio dire era – quella di Chaplyne, a 100 chilometri a est della città di Zaporizhzhia, nell’Ucraina centrale. Le bombe russe l’hanno spazzata via nel giorno della festa dell’Indipendenza del Paese. Il bilancio dei morti è di 22 persone, ma potrebbe crescere. Inevitabile si allunghi il rosario delle vittime civili di questa allucinante guerra d’invasione. Evitabile, invece, la dichiarazione del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che commentando l’attacco missilistico russo alla stazione si è detto “inorridito”: scopre ora, Michel, che la guerra ammazza la gente e che per questa ragione andrebbe fermata prima.

Siamo ormai oltre i 180 giorni di guerra. I profughi, secondo le stime delle agenzie internazionali sarebbero 7milioni. La via diplomatica sembra impercorribile, nonostante si tentino alcune pressioni: 54 Paesi dell’Assemblea dell’Onu hanno approvato un documento in cui si chiede “l’immediata cessazione delle ostilità”. Difficile che Mosca ascolti A firmare quel documento sono Paesi che Putin ritiene ostili, Stati Uniti in testa e lo scritto certamente non è conciliante, dato che ribadisce la condanna all’aggressione russa.

E ad inasprire gli animi è stato anche l’attentato che il 20 agosto ha ucciso la giornalista Darya Dugina, figlia del cosiddetto “ideologo di Putin” Alexander Dugin. Mosca attribuisce l’attentato agli ucraini, Kiev nega. Dalla Russia i dissidenti fanno filtrare la voce di una “azione interna”, cioè di un attentato messo in piedi da nemici di Putin. Altri osservatori dicono che sarebbero stati effettivamente gli ucraini ad agire, per far capire ai russi che la “operazione speciale” voluta dal Cremlino è in realtà una guerra che coinvolge tutti.

Per ora, nulla è certo, se non che Putin e il suo governo stanno utilizzando la morte della giornalista per attaccare il governo di Zelensky. E sono poi in molti, proprio in Russia, a ricordare come durante la guerra in Cecenia furono attributi ai servizi segreti del Cremlino molti degli attentati che consentirono a Putin di scatenare ritorsioni e violenze contro i ceceni. Resta una guerra sempre più immobile, dal punto di vista militare. Gli esperti parlano di “fase di assestamento”. I russi controllano circa il 20% del Paese – soprattutto Donbass e parte Sud – gli ucraini non hanno risorse, uomini e mezzi per mettere in campo l’offensiva che hanno annunciato.

Lo stallo potrebbe durare a lungo e il sostegno militare europeo tende a calare. I magazzini si sono svuotati e l’industria bellica europea non regge il ritmo delle esigenze ucraine. La guerra ucraina sta diventando “ordinaria amministrazione” e questo potrebbe renderla sempre meno affascinante e sempre più scomoda per gli europei. Un pericolo che Zelensky pare avere ben in testa, per questo continua a sollecitare aiuti e interventi. Il presidente ucraino sa bene che il tempo gioca a favore di Mosca.


Fonte: L'Atlante dei Conflitti Settembre 22

sabato 20 agosto 2022

Nucleare in Russia


Fonte: Atlante delle guerre aprile 2022

 

mercoledì 10 agosto 2022

Il problema nucleare, oggi

 La guerra in Ucraina ha sollevato preoccupazioni riguardo ad un possibile impiego degli armamenti nucleari da parte della Russia e quindi di un’eventuale conseguente risposta statunitense. Con queste infografiche – curate da Valentina Ochner –  cerchiamo di dare una panoramica degli armamenti nucleari russi, del loro numero, tipo e della presunta presenza di basi destinate a missili balistici intercontinentali sul territorio russo.Nella cartina seguente è possibile localizzare le varie basi e ricevere informazioni aggiuntive riguardo ai tipi e alla quantità di armamenti presenti oltre che alla loro potenza.


Fonti:

Hans M. Kristensen & Matt Korda (2022): Russian nuclear weapons, 2022, Bulletin of the Atomic Scientists, DOI: 10.1080/00963402.2022.2038907

NATO – Definitions of Nuclear Forces: https://www.nato.int/docu/glossary/eng-nuclear/eng-app3.pdf

International Campaign to Abolish Nuclear Weapons – COMPLICIT: 2020 GLOBAL NUCLEAR WEAPONS SPENDING https://d3n8a8pro7vhmx.cloudfront.net/ican/pages/2161/attachments/original/1622825593/Spending_Report_Web.pdf?1622825593

SPIRI Yearbook 2021 – Armaments, Disarmament and International Security https://sipri.org/sites/default/files/2021-06/sipri_yb21_summary_en_v2_0.pdf

Federation of American Scientists – Status of War Nuclear Forces – https://fas.org/issues/nuclear-weapons/status-world-nuclear-forces/


fonte: atlante delle guerre, aprile 2022

domenica 31 luglio 2022

Da Atlante delle Guerre

 

Il cantiere della Pace distrutto in un mese

Il disastro in Ucraina tiene banco, occupa ogni possibile spazio in queste ultime settimane. Troppe le implicazioni: l’orrore per i troppi innocenti uccisi dalla volontà di un solo uomo, la paura per una guerra che potrebbe allargarsi, lo stupore per le scelte belligeranti e guerrafondaie dell’Italia e dell’Europa. È la spirale della guerra che torna ad avvolgerci, mettendo nell’angolo anni di duro lavoro per tentare di costruire una solida e razionale cultura di Pace. Vince il machismo armato, l’idea di una pace conquistata combattendo. Un’idea che va oltre il legittimo diritto alla difesa del popolo Ucraino, aggredito. Mentre tutto ciò accade, il Mondo va avanti, combattendo anche nello Yemen, nel Corno d’Africa, in Asia. In Siria. Non possiamo e non dobbiamo chiudere gli occhi. Per questo l’Atlante continua il suo lavoro, moltiplicando la presenza – anche fisica – negli incontri e nelle scuole, scrivendo e fotografando, ragionando su ciò che accade. Perché l’informazione è l’unico strumento che abbiamo per non cadere nella trappola di chi – ancora una volta - vuole farci credere che la guerra è l’unica vera strada verso la Pace.

domenica 10 luglio 2022

Nicolò Paganelli Analisi Parametrale,Giugno 2022 RUSSIa

 

La Russia è uno dei c.d. Stati transcontinentali poiché la sua superficie si estende per un quarto in Europa e il restante in Asia, oltre ad essere il più vasto Paese al mondo, e confina a SE-SO con Corea del Nord, Cina, Mongolia, Kazakistan, Azerbaigian e Georgia, a SO-NO con Ucraina, Bielorussia, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia e Norvegia. La Russia è bagnata a N dal Mar Glaciale Artico, a E dai Mare di Bering, Mare di Ohotsk e Mare del Giappone (Oceano Pacifico), a SO dai Mar Caspio, Mar d'Azov e Mar Nero, a NO dal Mar Baltico. Il Paese ha una superficie totale di 17.125.300 kmq di cui le foreste occupano 8.153.116 kmq.

Tenendo conto della sua Storia, nonché la sua localizzazione geografica e la situazione attuale che caratterizza il Paese, si è analizzata la Russia secondo 4 parametri, numerati 1-2-6-7, rientranti nell'ambito “Sicurezza”, di seguito elencati: 1) “Fattore Storico: Conflitti”, stimando esclusivamente i conflitti classici dichiarati Stato contro Stato in cui è stato o è coinvolto il Paese, da 5-10 anni ad oggi; 2) “Paesi Limitrofi in Conflitto”, sempre usando lo stesso criterio del parametro precedente si sono contate le Nazioni confinanti attualmente in conflitto con altre, poiché possono influenzare di molto la stabilità politica dello Stato vicino, destabilizzandolo e determinando un alto rischio di crisi economica nello stesso, ma anche trascinarlo anch'esso nel conflitto; 6) “Area Geografica”, intesa come la superficie totale del Paese; 7) “Area Forestale”, ossia la porzione di superficie coperta appunto da foreste.

Esaminare i conflitti avvenuti negli ultimi 5-10 anni, terminati o tutt'ora in corso, in cui il Paese è o è stato coinvolto, è servito per cercare di determinare la probabilità che se ne possano innescare di successivi. I conflitti nei Paesi confinanti possono influenzare di molto la stabilità politica dello Stato vicino, destabilizzandolo e determinando un alto rischio di crisi economica nello stesso, ma anche trascinarlo anch'esso in conflitto. Quanto alle rispettive aree geografica e forestale, si nota che con l'aumentare sia dell'ampiezza del territorio da controllare sia della superficie coperta da foreste aumenta anche la complessità nella gestione delle relative problematiche.

Dalle analisi effettuate, la Russia non è più stata coinvolta in un conflitto aperto serio e dichiarato con nessuno Stato estero, ma svolge operazioni militari in vari teatri operativi in gran parte del mondo in ambito di contingenti multilaterali o secondo accordi bilaterali, con funzioni di interposizione e di sostegno alla stabilità istituzionale. Nei vari scenari di conflitto operano anche forze di agenzie di sicurezza privare (con base principale in Russia), presenti in Repubblica Centrafricana, Libia, e in altri teatri operativi. I rapporti con i Paesi occidentali sono tese, con l'allargamento della NATO in est-Europa e l'appoggio da parte di gruppi antigovernativi in regioni periferiche russe, ciò fa temere per la propria sicurezza nazionale; con la crisi in Ucraina, dal 2014 sono state applicate sanzioni internazionali verso la Federazione per la preoccupazione sull'ampliamento della “sfera di sicurezza” russa. Il Paese ha sviluppato sempre più stretti rapporti specialmente con la Cina, primo partner commerciale. Le attività russe in corso in territorio ucraino non intendono un conflitto ufficialmente ed apertamente dichiarato, ma trattasi di operazioni militari speciali; l'Ucraina trovandosi quindi a difendere i propri confini ha dichiarato “guerra” alla Federazione Russa. La Corea del Nord attualmente non è in conflitto aperto con nessuno, ma si verificano frequenti scontri al confine con la Corea del Sud tra i due rispettivi eserciti. La Cina non è in guerra aperta con nessuno, ma ha scontri con l'India per i territori del Kashmir-Labakh. Gli altri Paesi limitrofi non sono attualmente in conflitto con altri Stati esteri, tranne l'Ucraina ovviamente.

Si è sviluppato quindi uno Scenario, contando i Fattori di Squilibrio (quali i 4 parametri utilizzati) in relazione alla Capacità dello Stato (Sicurezza) su cui essi premono, per avere un quadro generico della situazione del Paese in esame dal punto di vista dei conflitti interstatali nell'area in cui esso e i suoi confinanti possono essere coinvolti. È risultato uno scenario di stabilità, in cui le Capacità dello Stato hanno delle debolezze indicanti che il Paese non è né in un “circolo vizioso” né in un “circolo virtuoso”: il primo inteso come ulteriore indebolimento di capacità e resistenza dello Stato, il secondo invece come rafforzamento di esse.

In conclusione, la Russia attualmente è in una condizione stabile in relazione a situazioni conflittuali nell'area.     

mercoledì 29 giugno 2022

Antonio Trogu. L'Evoluzione della Nato

 



 La sigla NATO sta per North Atlantic Treaty Organization, ovvero Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord. Si tratta di un'organizzazione internazionale che ha lo scopo di creare una collaborazione fra i paesi membri sotto il punto di vista della difesa.

 

La NATO nasce dal Patto Atlantico, firmato a Washington il 4 aprile 1949, ed entrato in vigore il 24 agosto dello stesso anno. L'organizzazione ha sede a Bruxelles, in Belgio e i paesi fondatori sono stati 12 mentre oggi la lista dei paesi membri ha invece raggiunto quota 30:

BELGIO (1949)

 

REGNO UNITO (1949)

 

ESTONIA (2004)

 

CANADA (1949)

 

STATI UNITI (1949)

 

LETTONIA (2004)

 

DANIMARCA (1949)

 

GRECIA (1952)

 

LITUANIA (2004)

 

FRANCIA (1949)

 

TURCHIA (1952)

 

ROMANIA (2004)

 

ISLANDA (1949)

 

GERMANIA (1955)

 

SLOVACCHIA (2004)

 

ITALIA (1949)

 

SPAGNA (1982)

 

SLOVENIA (2004)

 

LUSSEMBURGO (1949)

 

POLONIA (1999)

 

ALBANIA (2009)

 

NORVEGIA (1949)

 

REPUBBLICA CECA (1999)

 

CROAZIA (2009)

 

PAESI BASSI (1949)

 

UNGHERIA (1999)

 

MONTENEGRO (2017)

 

PORTOGALLO (1949)

 

BULGARIA (2004)

MACEDONIA DEL NORD (2020)

 

 

                    periodico italiano.it

 

L'elenco è in continuo aggiornamento, poiché,  come previsto dal regolamento dell'organizzazione,  può diventare membro della NATO “qualsiasi altro Stato europeo in condizione di soddisfare i principi di questo trattato e di contribuire alla sicurezza dell'area nord-atlantica”; ma con solo due limiti generali:

·                Solo gli Stati europei sono candidabili per l'ingresso

·                I candidati devono essere approvati da tutti i membri attuali

La NATO si impegna a risolvere pacificamente le controversie. In caso di fallimento degli sforzi diplomatici, ha il potere militare di intraprendere operazioni di gestione delle crisi in base alla clausola di difesa collettiva presente nell'Articolo 5 del Trattato di Washington o dietro mandato delle Nazioni Unite, da soli o in collaborazione con altre organizzazioni internazionali.

 L'articolo 5 del Trattato di Washington stabilisce che un attacco armato a uno dei paesi membri viene considerato un attacco diretto contro tutte le parti dell'organizzazione. Ciò comporta, si legge nell'articolo, che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale.

Durante la Guerra Fredda, la NATO aveva una missione chiara e rigorosa contrastare e sconfiggere il Patto di Varsavia[1]. Dopo la caduta del muro di Berlino e il dissolvimento del nemico storico rappresentato dal Blocco Orientale, la NATO ha perso il suo status difensivo, trasformandosi in un partenariato di collaborazione militare tra gli aderenti e agendo secondo le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU relative a situazioni di crisi di importanza globale.  

 

Nel corso della Guerra Fredda, la NATO non si è mai impegnata in operazioni militari, ma negli anni '90 nel corso del conflitto jugoslavo e della guerra in Kosovo l'alleanza ha imposto una no-fly zone, quindi ha schierato una forza di mantenimento della pace e nel 1999 ha effettuato bombardamenti sulla Jugoslavia dal termine dei quali guida una operazione di sostegno alla pace in Kossovo, KFOR. L'intero processo ha messo allo scoperto le inadeguatezze della NATO nell'affrontare una guerra calda. Negli anni 2000, la NATO dopo gli attacchi dell'11 settembre è andata in prima linea combattendo in Afghanistan e addestrando le forze afghane a partire dal 2003, contrastando la pirateria nelle acque vicino alla Somalia e poi in un intervento militare che aveva lo scopo di proteggere i civili in Libia ed è andato molto più lontano del suo mandato approvato dalle Nazioni Unite nel rovesciare il tiranno Muammar Gheddafi.

La Nato ovviamente in questi 73 anni ha dovuto adattare la sua natura e i suoi obiettivi ai numerosi cambiamenti nello scenario internazionale, dalla sua nascita sotto  diversi aspetti è molto cambiata ma rimane  un’alleanza transatlantica dove il ruolo principale, la regia, rimane agli USA che però  per decidere ha bisogno del consenso e dell’appoggio della sponda europea. Nel corso degli anni il rapporto interno all’Alleanza è molto cambiato, durante la Guerra fredda la Nato era più ridotta nel numero dei suoi componenti ma maggiormente  coesa per una sorta di comune “sentimento atlantico”, questo permetteva che anche in situazioni difficili si potessero raggiungere decisioni importanti e delicate, partendo anche da punti di vista e interessi differenti.

Oggi la Nato è aumentata nel numero dei suoi membri e questo “sentimento atlantico” è in parte cambiato, perché come prevedibile, è più influenzato anche dai punti di vista e dalle priorità dei singoli Paesi, è condizionato dalla presenza dei nuovi membri dell’Alleanza e da alcuni elementi critici nuovi, oggi presenti.

La NATO ha intensificato la propria presenza nei Balcani. Prima nel 2009, con l’ingresso di Albania e Croazia,  poi nel 2017 con l’inclusione del Montenegro e nel 2020 con l’adesione dalla Macedonia del Nord, l’alleanza si è garantita la presenza su tutti gli sbocchi europei sul mar Mediterraneo. Da sottolineare che la Russia da sempre considera i Balcani una propria naturale zona d’influenza ed attualmente questa è limitata alla sola Serbia, dove la NATO rimane altamente impopolare per via del ricordo vivo dei bombardamenti.

Sul piano europeo è evidente che vi sono differenze tra i Paesi membri,  da un lato vi sono i Paesi dell’est e i Baltici, entrati nell’Alleanza più recentemente, che hanno come priorità il contenimento russo e questo allargamento ad est ha provocato uno sgretolamento delle relazioni USA-Russia.

Sul versante meridionale la tendenza e’ dare priorità al tema del Mediterraneo che è però un tema poco sentito dai Paesi del nord-est. Vi e’ poi, all’interno dell’Alleanza, una questione aperta che riguarda il rapporto con un alleato importante come la Turchia. La trasformazione del ruolo della Turchia nell’Alleanza va di pari passo con la trasformazione impressa dal presidente Recep Erdogan alla politica estera e di difesa del paese, l’intervento militare diretto di Ankara nel conflitto siriano allo scopo di contrastare la presenza curda lungo i suoi confini meridionali, che viene percepita come una minaccia alla sicurezza nazionale,  ha sollevato timori di uno scontro con Washington, alleata invece delle forze curde nella lotta allo Stato islamico. Vi e’ poi la contesa che la Turchia ha con la Grecia reclamando un “diritto” di trivellazione in area di competenza greca e questo e’ fonte di imbarazzo nella NATO.

Come detto e’ inevitabile che esistano sia in ambito atlantico sia in ambito europeo delle diffidenze reciproche, l’Unione europea può avere interessi prioritari e propri su aree o tematiche che magari interessano meno alla Nato come ad esempio all’Africa, un continente in “esplosione” con grandi problematiche che ci riguardano molto da vicino e anche con grandi potenzialità, che per gli europei è una necessaria priorità.

Dall’altro lato dell’Atlantico invece, negli Stati Uniti, il tema dell’adesione alla Nato negli ultimi anni è stato un tema dibattuto anche se oggi, sia in ambito militare sia politico sembra essere chiaro che l’esistenza della Nato e il rapporto con gli alleati è centrale anche per la sicurezza nazionale americana.

Ma nonostante questa adesione alla Nato in molti ambienti militari e politici americani, qualche elemento di dubbio ha riguardato, in alcuni casi, l’atteggiamento da parte della precedente presidenza, da cui la Nato è stata spesso inquadrata più come un costo e non sempre in termini positivi. Si e’ visto che Trump non credeva nelle alleanze e negli impegni presi nei trattati,  aveva molti dubbi sui partner europei e che la leadership  americana significava che gli Stati Uniti avrebbero fatto ciò che volevano con gli europei che si sarebbero adattati. Trump aveva bollato l’Alleanza atlantica come una struttura obsoleta, un relitto della Guerra Fredda che metteva i bastoni tra le ruote al suo tentativo di arrivare a una distensione con la Russia di Vladimir Putin,  questo aveva messo in crisi quello che sembrava un asse politico militare indistruttibile.

Dopo lo stupore per gli attacchi del presidente americano le capitali europee hanno tratto le proprie conclusioni. È stata soprattutto Parigi ad essersi mossa con più decisione per guidare l’Unione europea verso una maggiore indipendenza in materia di sicurezza e difesa. In una intervista all’Economist a novembre 2019 il Presidente francese Macron aveva detto con parole inequivocabili “stiamo vivendo la morte cerebrale della NATO” con riferimento alla mancanza di coordinamento tra Europa e Stati Uniti e all'azione aggressiva in Siria della Turchia, un membro chiave dell'Alleanza Atlantica. "Non c'è alcun coordinamento del processo decisionale strategico tra gli Stati Uniti e i suoi alleati", aveva dichiarato Macron, "c'è un'azione aggressiva non coordinata da parte di un altro alleato della Nato, la Turchia, in un'area in cui sono in gioco i nostri interessi". In pratica si riferiva al l'intervento militare turco contro le forze curde nel Nord in Siria, fortemente criticato da alcuni membri Nato, ma reso possibile dal ritiro delle truppe Usa, ordinato dal presidente Usa Donald Trump.

Ricordiamo che nel 1966 la Francia cessò la sua partecipazione al comando militare integrato e questa decisione si e’ prolungata quarantatré anni, anni nei quali la Francia non ha però mai fatto mancare l’appoggio all’Alleanza, con la partecipazione diretta alle operazioni militari, dalla Bosnia ed Erzegovina, al Kosovo, all’Afghanistan. Solo nel 2009 , con il Presidente Sarkozy e’ rientrata a pieno titolo nel comando integrato dell’Alleanza. 

La presidenza Biden è stata accolta inizialmente dai membri della NATO con un sospiro di sollievo nella speranza di ricucire gli strappi che si erano accumulati in quattro anni di presidenza di Donald Trump. Rimangono però fattori di tensione che riguardano le recriminazioni USA per gli scarsi contributi europei alle spese dell’alleanza, lo spostamento del focus americano verso il Pacifico e non ultimo il desiderio e tentativo europeo di avere una politica estera e di sicurezza sempre più autonoma dalle risorse di Washington.

Inoltre gli alleati europei si sono lamentati di quella che vedevano come un'inconcepibile mancanza di consultazione anticipata ovvero il recente ritiro caotico delle forze occidentali dall'Afghanistan, che e’ stato da alcuni visto come la più grande debacle che la Nato abbia subito dalla sua fondazione.

L’intervento russo in Ucraina ha in un certo modo ricompattato l’Alleanza anche se rimane la questione dell’ulteriore allargamento della NATO con il possibile ingresso di Finlandia e Svezia. In realtà i due Stati scandinavi, pur formalmente estranei al blocco atlantico, sono da tempo integrati nel blocco occidentale essendo entrambi membri dell’Unione europea e partner della NATO.

Sembra quindi superata la posizione francese di “morte cerebrale dell’alleanza” che ora ritiene non valido l’aspetto competitivo tra difesa europea e Alleanza transatlantica e che quest’ultima può essere rafforzata da una sovranità europea.

E’ inevitabile che sia in ambito atlantico che in ambito europeo vi siano delle diffidenze reciproche ma ora più che mai un forte pilastro europeo può solo essere un valore aggiunto per la NATO. Il quadro della sicurezza europea sta cambiando rapidamente, rimane prioritario assicurare la difesa dell’integrità’ territoriale anche in considerazione dell’intervento della Russia con forze militari nei confronti di uno stato sovrano come in Georgia nel 2008, in Crimea nel 2014 ed ora in Ucraina. E’ il momento di pensare ad una comune politica estera e di difesa europea.

La sfida principale per la NATO del futuro e’ prendere atto che l’Alleanza non dipende dalle scelte strategiche delle amministrazioni americane e non funge da strumento della politica estera di Washington ma è dotata di una componente, quella europea, che concorre all’esistenza dell’ombrello Nato. Il progetto di “difesa europea” deve essere sviluppato in tempi brevi con una linea politica chiara, condivisa ed unitaria che potrebbe portare, in futuro ad una divisione dei compiti tra UE e NATO.

 

 

 

 

 



[1] Nel 1955, l’URSS e gli altri stati socialisti del cosiddetto “blocco orientale” sottoscrissero il Patto di Varsavia, un’alleanza militare che aveva a sua volta lo scopo di fare da deterrente, dopo l’ingresso della Germania Ovest nella NATO

lunedì 20 giugno 2022

Le vittimi civili della guerra


 Manifesto inviato da Giuliano Evangelisti


La guerra in Ucraina ha riproposto in maniera drammatica il tema delle vittime civili della guerra. Una categoria che non ha protezioni e che spesso non ha prospettive di soluzione alle proprie avversità. La sensibilizzazione della opinione pubblica a livello europeo è fondamentale per lenire le sofferenze di persone che sono solo degli innocenti.

venerdì 10 giugno 2022

La Nato, difesa dell'Europa occidentale

 

Fonte: LIMES, Rivista di Geopolitica, n. 5 2022., Edoardo Boria

lunedì 30 maggio 2022

Rivista QUADERNI, Anno LXXXII, Supplemento, XXI, 2021, n. 5, 21° della Rivista


Nota Redazionale

Il numero 4 del 2021, come noto, è stato un numero speciale per il centenario della traslazione della salma del Milite Ignoto (1921-2021), con distribuzione straordinaria su tutto il territorio nazionale. A pag. 97di quel QUADERNO vi era il comunicato per le Scuole che indicava le modalità per la partecipazione al progetto “Storia in Laboratorio”, in cui tra l’altro, si indicavano i modi e i termini per la pubblicazione eventuale di elaborati scritti da parte degli studenti in merito alla tematica proposta. In questo numero pubblichiamo le risultanze di alcune scuole che hanno inviato materiali.

 

Il numero, inoltre, è tutto dedicato alla data centenaria del Milite Ignoto, nel solco della ricorrenza; pubblica anche un contributo di carattere nazionale, riguardante lo studio e la presentazione della storia della Bandiera nazionale Questo contributo è proceduto da una riflessione di Giancarlo Ramaccia sul Valore Militare ed il Milite Ignoto ed introdotto da una Poesia dedicata al Milite Ignoto di Beatrice Harrach.

 

A seguire Elisa Bonacini ci partecipa di una iniziativa presa in occasione della data centenaria a Latina, Stefano Mangiavacchi pubblica un articolo iconografico del passaggio del Treno del Milite Ignoto ad Arezzo e in vari comuni della sua provincia ed Alberto Vido della mostra organizzata a Sondrio sempre dedicata al Milite Ignoto.

 

Infine in Copertina è riprodotta la medaglia coniata dall’Istituto del Nastro Azzurro in occasione di questo citato centenario.

(massimo coltrinari)

 





venerdì 20 maggio 2022

Ukraina. La Serbia non accetta le sanzioni alla Russia

 Da Newsletter di Economics and Peace maggio 2022

SPECIAL EDITION: UKRAINE

Bosnian-Serb leader tells EU Bosnia cannot join sanctions against Russia. Milorad Dodik told the European Council President that Bosnia should maintain neutrality, and refrain from joining the EU sanctions against Russia over its invasion of Ukraine.

Russia is likely facing unmanned aerial vehicles shortage. The UK’s Ministry of Defence said that Russia is likely experiencing a shortage of reconnaissance UAVs, which it uses to identify targets to be attacked by air or land.

YouTube removes more than 9,000 channels relating to Ukraine war. Platform takes ‘unprecedented action’ to address mass content guideline violations since the invasion of 

Ukraine.



Fonte: Institute for Econimics and Peace
Contatti:info@economicsandpeace

ricerca.cesvam@istitutonastroazzurro.org

lunedì 9 maggio 2022

La NATO si allarga


 Il 24 febbraio 2022 è caduta in modo fragoroso la maschera sulla politica estera russa. La illusione, ma anche la speranza, che la Russia di Putin, dopo il gelo della guerra fredda potesse entrare nel novero delle Nazioni che ripudiassero la guerra come strumento di politica è praticamente fallita. Oggi dobbiamo prendere atto che i regimi totalitari, Russia e Cina, si preparano alla guerra per sopraffare quelli che loro decidono di essere i loro nemici. Dalla presa del potere il 31 dicembre 1999 Putin ha sempre lavorato a questo. Nel 2014 la presa della Crimea, preceduta da guerre volte ad affermare il potere di Mosca ed indebolire i suoi vicini non ha messo in allarme l'Occidente, che considerava questa azione come una naturale esigenza basata sulla cultura e sulla tradizione e sulla lingua. Il 24 febbraio 2022 l'Ucraina don le cattive, visto che con le buone non accettava di essere una seconda Bielorussia, è stata invasa. Guerra doveva essere e guerra è stata. Sullo sfndo la minaccia nucleare, bandita a cur leggero, come non mai prima. Guerra limitata, parziale, ma sempre nucleare. 

 Finlandia e Svezia hanno appreso che la neutralità è la premessa alla sottomissione. Come il Belgio nel 194 e nel 1940, la Norvegia e la Danimarca nel 1940,  davanti a dittatura la neutralità è un pretesto. Solo lo schieramento di equivalenti armamenti in un contesto di sicurezza nazionale. L'occidente ha compreso questo, davanti ad un mondo slavo che fa risorgere e rivivere fantasmi di un epoca che si credeva passata.

martedì 26 aprile 2022

Situazione in Ucraina. Aggiornamenti

 La Newsletter dell'Istitute for Economic & Peace  del 26 aprile 2022 riporta quanto segue

domenica 17 aprile 2022

Rivista QUADERNI, Anno LXXXII, Supplemento XX, 2021, n. 3 20° della Rivista. CESVAM REPORT Settembre 2019- agosto 2021

 


SOMMARIO

Anno LXXXII, Supplemento XX, 2021, n. 3,

20° della Rivista “Quaderni”

www.istitutodelnastroazzurro.it

centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

www.cesvam.org

 

CESVAM REPORT.  SETTEMBRE 2019 – AGOSTO 2021

 

1.      INTRODUZIONE

La necessità di un Report.

 

2.      STRUTTURA DEL CESVAM

a.       Istituto del Nastro Azzurro Ente Morale

Statuto; Regolamento

b.      Lo Statuto del CESVAM

c.       Il Regolamento del CESVAM

d.      Il Verbale  costitutivo del CESVAM del Consiglio Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro

 

3.      ATTIVITA’ DEL CESVAM

Editoria

a.       La Emeroteca del CESVAM

b.      L’Archivio-Biblioteca del CESVAM

c.       I Progetti di Ricerca. La realizzazione e la finalizzazione

Ricerca

d.      Le attività in essere.

e.       La Rivista “Quaderni del Nastro Azzurro”

f.        I “Quaderni On Line”

g.      I Blog di carattere storico, estensione di ricerca

h.      I Blog di carattere geografico, estensione di ricerca

i.        I Blog di carattere associativo e divulgativo

j.        I CESVAM Papers, collana “occasional” di pubblicazioni

k.      I Libri della Collana del Nastro Azzurro”

Didattica

l.        L’Attività didattica per Master di 1° e 2° Livello

m.    L’Attività didattica per Corsi di Formazione

Divulgazione

n.      Il Sito dell’Istituto del Nastro Azzurro. Concorso alla Gestione

o.      La Piattaforma del CESVAM. Lo strumento di divulgazione al passo con i tempi

p.      I Convegni e le Conferenze

q.      Gli “Incontri con l’Autore”

r.       Collaborazione con Enti, Istituti, Accademie, Università. Il Confronto

 

4.      CONCLUSIONE

. Lineamenti per il futuro

5.      IL PERIODICO “NOTIZIARIO DEL NASTRO AZZURRO

 

Nota redazionale:

Questo numero della Rivista “QUADERNI” come si può notare, pur mantenendo la struttura base, non porta la tradizionale suddivisione “Il mondo da cui veniamo: la memoria” e “Il mondo in cui viviamo: la realtà d’oggi” e le relative rubriche. Questo per lasciare lo spazio al Report del CESVAM, Questo Report, come ampiamente si è riportato nel Report stesso, vuole essere una documentazione fattiva della risposta che la Presidenza Nazionale ha voluto dare, con il Report pubblicato nel 2019 (N. 3° della Rivista, Supplemento XIII, Luglio-agosto 2019) alla lenta crisi che aveva attanagliato l’Istituto culminata, in chiave di retrospettiva storica, con l’anno 2014, considerando il 2015 l’anno della svolta a cui tutti hanno dato un ampio contributo. Questo numero della Rivista vuole essere la continuazione del Report per il quinquennio settembre 2014 – agosto 2019, mantenendo la stessa articolazione ed aggiornandone i contenuti per il periodo di riferimento. Si vogliono fornire elementi di riflessione sulle scelte fatte, sui successi ottenuti, sugli scostamenti da correggere, per proseguire, in vista degli anni futuri, verso una affermazione dell’Istituto sempre più ferma e decisa.

(massimo coltrinari)

 

I di Copertina: Lo stemma del CESVAM

 


Info:segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org

Il presente numero può essere richiesto gratuitamente in formato digitale. Su carta (fino ad esaurimento  copie ed addebito spese postali)   previo versamento di euro 5 a copia in bianco e nero e euro  10 a copia a colori da versare su conto corrente postale n. 25938002 intestato ad Istituto del Nastro Azzurro  oppure su C.C. Bancario BPER Banca Piazza Madonna di Loreto 24 C.C.703202000000002122 IBAM IT 85P0 5387 0320 200000000 2122.